31 dicembre, 2007

DICEMBRE 2007: Tramonto sul Bridge?

29 dicembre, 2007

DEAL?

Milan target Sheva.

[TheSun.co.uk] AC Milan are to renew their efforts to take Andriy Shevchenko back from Chelsea with a £14 million bid in January. The Italian giants will try again to re-capture the striker they sold to Chelsea for £31 million just 18 months ago. Super-agent Ernesto Bronzetti is to fly in for talks with Blues officials. The Ukraine idol has failed to reproduce his sensational Milan form at Stamford Bridge. He was snubbed by former Blues boss Jose Mourinho and outshone by red-hot Didier Drogba. Even after Avram Grant took over, Shevchenko has not been a regular starter. The hitman, 31, is said to be desperate to return to Milan who are only prepared to pay less than half what they got for him. That scuppered a deal last summer and could kill this move too.

16 dicembre, 2007

IL CERCHIO FANTASTICO

Yokohama, 16 Dicembre 2007: Milan 4 - Boca Juniors 2. Il Milan è campione del mondo per la quarta volta nella storia e diventa il club più titolato di sempre con 18 trofei internazionali.L'ultimo cerchio si è chiuso. Nel giorno dell'anniversario del Diavolo, il Destino consuma l'ultima fatale rivincita di questo gruppo di uomini ostinati e predestinati. È la fine del ciclo di Ancelotti, il pervicace di Reggiolo. È la fine del Milan di Maldini, il bel capitano dei record. È la fine del Milan di Dida, Cafu, Serginho, il clan brasiliano che ha ospitato fra gli altri anche le comparse Ronaldo ed Emerson. È forse (purtroppo) la fine anche del Milan di Inzaghi, il santo piacentino del Buon Carlone. Immenso, infinito, irripetibile esecutore d'area.

L'ultima icona capace di muovere ancora un fremito, di riaccendere la passione dissanguata e scarnificata di questi anni di decadenza brianzola. Superpippo a fine partita ha parlato con splendida lucidità: «oggi si chiude un cerchio fantastico». Il Grande Arrigo, collegato da Milano con Yokohama, ha mostrato gli occhi lucidi. Dentro le sue lacrime c'è tutta la nostalgia (la sua e la nostra) per un sogno chiamato Milan. Perché il Presidente non investirà per ricostruire, le carte ora mai sono scoperte. La finale giapponese ha messo a fuoco, oltre ai punti di forza (da cui si dovrebbe ripartire), tutti i punti deboli che di questo gruppo sono risaputi da non meno di tre stagioni. Parlo di 4 o 5 innesti di peso nell'undici titolare (portiere, laterali di difesa, centrocampista d'incontro, punta) oltre a 3 o 4 elementi d'esperienza e/o di buona prospettiva per la panchina (portiere, centrocampista di costruzione, punta).

Per completare il piano senza sbracare come un petroliere onesto, a Berlusconi occorrerebbe Moggi nel ruolo che è di Galliani. Non per nulla ci aveva provato in tempi non sospetti. Al più, potremo invece attenderci qualche nuovo colpo di teatro (alla Ronaldinho) per trascinare il carrozzone di questo calcio-zelig fino alla prossima campagna abbonamenti. Il geometra dal cranio lucente, dal canto suo, ha già assimilato il concetto: «il Milan non comprerà nessuno perché può contare su un gruppo molto forte capace di raggiungere venti finali internazionali». Fino a quando durerà l'inganno? Auspichiamo, non oltre l'ecatombe finale del prossimo mese di maggio. A quel punto saremo sufficientemente lontani sia da Mosca che dal dannato "obiettivo minimo", a meno di una imprevedibile joint-venture con i fratelli Della Valle... Un male cospicuo, ma necessario.

05 dicembre, 2007

GALAXY

Sheva come Beckham?

[Gazzetta.it] Andriy Shevchenko come David Beckham. Anche l’ucraino vorrebbe tentare l’avventura nella Major Soccer League, nel caso in cui dovesse lasciare il Chelsea. E pure in questo caso, come già per il campione dei Galaxy, a metterci lo zampino decisivo sarebbe la moglie. L’indiscrezione arriva dal “Daily Mirror”. Stando al tabloid, infatti, i New York Redbulls e i New England Revolution sarebbero pronti a ingaggiare l’attaccante e questa eventualità incontrerebbe il pieno favore della bella americana Kristen Pazik, sposata Shevchenko, colei già da tutti indicata come l’artefice del trasferimento del marito a Londra nell’estate del 2006, causa migliore qualità della vita per i figli rispetto a Milano.

L’esperienza a Stamford Bridge non è, però, andata secondo le speranze di Sheva e, soprattutto, di Roman Abramovich, che per portarlo via ai rossoneri scucì oltre 30 milioni di sterline (42 milioni di euro) e gli diede uno stipendio di 130.000 sterline (182.000 euro) a settimana. Del resto, i numeri parlano chiaro, con 2.149 minuti giocati in questa stagione in Premier League e appena 5 reti segnate (ovvero, una ogni 430 minuti), mentre i 17 gol complessivi sono costati ai Blues 2,36 milioni di sterline (3,3 milioni di euro) l’uno. Non solo. Per difendere Sheva, Abramovich litigò con Mourinho (che lo lasciava in panchina) e sappiamo tutti com’è andata a finire, ma nemmeno l’arrivo di Avram Grant a Stamford Bridge ha cambiato le carte in tavola. L’ucraino continua ad essere un elemento alieno alla squadra, la collaborazione con lo sprinter olimpionico Darren Campbell non ha portato i risultati tanto attesi e il tecnico lo ha detto chiaro e tondo al patron russo, che pare essersi finalmente deciso a dare il “via libera” alla vendita dell’ex pupillo.

L’estate scorsa, Silvio Berlusconi provò a riprendersi Shevchenko per meno della metà di quanto era costato ai Blues un anno prima, mentre la Dinamo Kiev cercò di farselo dare in prestito, ma entrambe le richieste vennero cassate. Ora, però, la situazione è diversa e se a gennaio arriveranno offerte, il Chelsea sarà pronto ad ascoltarle, pur sapendo che ci rimetterà un sacco di soldi. E nemmeno l’assenza di sei settimane di Drogba, impegnato con la sua nazionale in Coppa d’Africa, potrà scongiurare la partenza di Sheva se, come sembra sempre più probabile, il club londinese riuscirà ad arrivare a Nicolas Anelka del Bolton. Ecco perché gli Usa e la MLS sarebbero una possibile soluzione per il 31enne campione e farebbero contenta anche la signora Shevchenko, come fu per Beckham e la capricciosa moglie Victoria.

04 dicembre, 2007

END OF THE ROAD

Shev off for £12m.

[NewsOfTheWorld.co.uk] Chelsea will sell Andriy Shevchenko next month. His exit will leave the Blues with an £18million loss in just 18 months. Boss Avram Grant is willing to let Roman Abramovich's favourite player quit Stamford Bridge for a mere £12m. The club signed him for £30m in May 2006. Shevchenko looks sure to return to Italy, most likely with Inter Milan. Juventus are also monitoring the situation. Grant has made it clear the Ukrainian star will never be first choice under him and Abramovich has now given his permission for the striker to be sold once the transfer window opens. Ironically, it was Jose Mourinho's refusal to guarantee Shev a starting place which sealed the ex-manager's fate. But Abramovich has been forced to admit the player has become a very expensive spare part in the squad. Shevchenko would take a pay cut on his £140,000-a-week wages to help secure a move back to Serie A.

03 dicembre, 2007

DOPO SHEVA IL NULLA

Sheva, inizi a mancarci...

[Goal.com] Tre gol fatti in 7 partite a San Siro, dei quali due su rigore e uno (quello di Seedorf contro il Parma) arrivato da un rimpallo su calcio d’angolo. Numeri talmente netti da essere impietosi e invitare tutti ad un’analisi più approfondita del problema. Perché il Milan ha un problema tra le mura amiche in campionato ed è tanto evidente quanto sorprendente che nessuno in società, impegnato tra i festeggiamenti per il meritato Pallone d’Oro di Kakà (ma Pirlo meritava almeno il podio) e la partenza imminente per Tokyo – magari cercando domani di chiudere contro il Celtic al primo posto il girone di Champions, onde evitare un ottavo di finale da brivido – paia preoccuparsene. Adesso tutti aspettano il Messia Pato: i tifosi si augurano vivamente che a gennaio la situazione possa risolversi ma per il quarto posto, che sarebbe ad ogni modo un risultato deludente per le premesse di inizio stagione, occorre iniziare a correre da subito: la situazione è cambiata rispetto all’anno scorso e un margine pesante sarà ben più faticoso da recuperare.

Non piacerà sentirselo dire ai tifosi più viscerali del Diavolo, che considerano Shevchenko un traditore dopo il suo addio nel momento più difficile della storia recente rossonera, ma da quando è partito l’ucraino l’attacco del Milan non è più lo stesso. Il motivo tattico è di facile intuizione: Ancelotti non ha più a disposizione - se si eccettua Ronaldo, ormai però oggetto del mistero - uno stoccatore là davanti che sia capace di svariare su tutto il fronte dell’attacco e concludere anche dalla lunga distanza. Gilardino e Inzaghi hanno un’altra tipologia di gioco, che ben si adattava in simbiosi con l’ex numero sette del Milan: a loro non si possono richiedere certi movimenti perché non sono nel loro DNA, da qui lo spostamento in avanti di Kakà e Seedorf cui viene più facile partire da lontano e concludere anche da fuori area. Ma, i numeri lo dicono chiaramente, non è la stessa cosa.

Un giocatore come Shevchenko – e parliamo del vero Sheva, non della pallida copia di scena al Chelsea negli ultimi due anni – non è mai realmente stato sostituito dalla dirigenza. Non è tempo adesso di tornare a far emergere vecchie (ma sempre attuali, purtroppo) polemiche sulle strategie societarie; tuttavia la problematica tecnica è lampante e andrà risolta al più presto se si vuole continuare a poter parlare di “dimensione internazionale”. Questa passa senza appello dall’accesso alla prossima Champions e affidarsi solo alle prodezze di un 18enne di talento potrebbe risultare alla lunga deleterio nonché negativo per la crescita costruttiva del giovane su cui stanno ricadendo troppe speranze. Constatato che Ronaldo non dà ormai certezze, serve un attaccante in rosa capace di risolvere alcune gare con un guizzo personale senza attendere in area il lavoro offensivo della squadra (peraltro meno efficace con due interditori puri come Gattuso ed Ambrosini). Sheva l’ha fatto diverse volte in passato, togliendo spesso e volentieri le castagne dal fuoco ad Ancelotti. Da scartare un suo ritorno ma urge trovare un giocatore di tali caratteristiche. Parlano i numeri nel calcio, parlano però anche i nomi: tre stagioni fa, il Milan contava sul tandem Shevchenko – Crespo (il suo mancato riscatto grida ancora vendetta) con Kakà alle spalle e Tomasson o Inzaghi pronti all’uso. Ora i rossoneri giocano con Gilardino o Inzaghi supportati dal solo Kakà ed in panchina l’unico giocatore offensivo è Gourcuff. Aspettando Pato, qualcosa vorrà pur dire...

01 dicembre, 2007

C'ERA UNA VOLTA (segue)

L'ultimo imperatore.

[LaStampa.it] Quando Kakà atterrava su una spalla di Buffon e il Cavaliere, contrito, regalava Abbiati ai soci. Quando il trofeo Berlusconi si giocava a Manchester ed era la finale di Champions League. Quando Galliani era il presidente di Lega, e Giraudomoggibettega la Triade. Quando, ci siamo capiti, comandavano loro. Milan e Juventus. Calciopoli ha spaccato l’Azienda. Non più sinergie, e neppure coccole. Da stasera, Milan-Juventus torna a essere una grande partita «normale». Senza i tifosi bianconeri di fuori, senza più la Triade dentro. È rimasto lui, l’Adriano rossonero. In fin dei conti, ci ha rimesso solo la Lega, di cui era amministratore «designato», grazie alle ringhiose questue del trio Mo-Gi-Be, e oggi è inquilino «designante». Giraudo e Moggi sono stati squalificati dalla giustizia sportiva; Bettega è stato «espulso» dai nuovi dirigenti. Eppure erano tutti pappa e ciccia: così amici, così legati, così attirati dagli stessi progetti e le stesse antenne. Salvo 180' a stagione. L’ultima volta in serie A, al Meazza, fu il 29 ottobre 2005: Milan-Juventus 3-1. Al ritorno, 0-0. Scudetto alla Signora, il secondo consecutivo di Capello.

Nel maggio del 2006, è saltato il banco. Può darsi che il telefono allunghi la vita: di sicuro, non le carriere. Non tutte, almeno. E dire che c’era stato un momento in cui Berlusconi in persona aveva citato Moggi & Giraudo come modello di gestione, «questi qui, meno spendono più vincono», suscitando la malinconica invidia del fedelissimo vicario. Il quale, fra un Rivaldo e un Ronaldo appesi al muro dei rimorsi, potrà sempre scrivere nelle sue memorie di avergli portato Kakà, oltre alle strenne di Moratti, un certo Pirlo e un certo Seedorf che - in quanto tali, appunto - non fanno classifica. Il finimondo delle bobine miracolò Galliani. Con i designatori e i loro attendenti, è vero, parlavano tutti: chi più, chi meno e chi troppo (Lucianone). C’era, in compenso, chi usava il «preservativo»: lui. Si chiamava, e si chiama, Meani. Mica fesso, il vice presidente del Milan. Berlusconi, non pago, andò avanti per una settimana con la storia dei due titoli che dovevano tornare a casa. Guido Rossi, nel dubbio, uno non lo distribuì e l’altro lo assegnò alla «sua» Inter. La Juve sprofondò in B, il Milan recuperò addirittura i preliminari di Champions. E già che c’era, la vinse.

A essere pignoli, Galliani ha perso anche la battaglia dei diritti televisivi, che dal 2010 saranno venduti in blocco. Il suo posto, in Lega, l’ha preso Matarrese. Al Milan, nessuno. È l’unico sopravvissuto dei quattro che, dopo ogni trofeo Berlusconi, tiravano le due di notte attorno a un tavolo e, magari, al Pieri di turno. Il Massimo Fattore ha chiuso i rubinetti e, dunque, tocca ad Adriano inventarsi analisi che possano giustificare il ritardo dall’Inter, la nuova tiranna, senza minare il carisma dell’Onnipotente. Ah, Ibrahimovic. Ah, Zambrotta. In passato avrebbero preso la via di Milanello, matematico. Per tacere di Buffon, sedotto e abbandonato.

Il primo Milan-Juventus del dopo purga nasce, così, in condizioni inedite. Da una parte, la formazione tipo: Berlusconi, Galliani, Braida. Dall’altra, i «neopromossi» Cobolli Gigli, Blanc, Secco. Mancheranno Ronaldo (solita tegola) e Camoranesi (brutta tegola). Il Diavolo, in campionato, non ha mai vinto a San Siro. La Signorina, viceversa, in trasferta fatica ad alzare la voce. Dirigerà Morganti. Da quando gli arbitri li allena e li sceglie Collina, colui che chiedeva di nascosto a Meani di fissargli un appuntamento con il capo, Juve e Milan sono proprio le società che più si sentono danneggiate. Galliani ha già inoltrato i suoi dossier, da Torino è stata la vecchia guardia a tirare per la giacca i dirigenti: suvvia, dite qualcosa. In campo saranno botte guerriere, come sempre. Diverso, sarà il panorama in tribuna. L’operazione simpatia eccita Lapo, non il popolo. La Triade non c’è più. Resiste Galliani. Il «vedovo» allegro.


Ciò detto per non dimenticare... che c'era una volta un Presidente di Lega dal cranio lucente. E c'era un patto d'acciaio fra Mediaset S.p.A. e Giovanni Agnelli & C. S.a.p.a. che consentiva alla Juventus FC di incassare diritti televisivi satellitari criptati in anticipo di due anni per chiudere i bilanci in attivo. C'erano poi i compagni di merenda, Antonio e Luciano. E davanti ai soprusi perpetrati ogni domenica sul campo dalla loro combriccola romana, c'erano i "sofferti silenzi" dell'amministratore delegato del Milan AC. In aperto conflitto d'interessi con la sua carica di Presidente di Lega. Tutto questo c'era una volta, e oggi non c'è più.