28 marzo, 2008

IL COMMISSIONER PELATO (segue)

Finalmente sedici.

Non è un argomento da titolo come la confidenza di Drogba sul suo futuro interista, Shevchenko che sogna il ritorno al Milan o Lampard che ha già trovato casa a Torino (titoli realmente letti sulla stampa italiana dell'ultimo mese: questo Chelsea deve essere un inferno...), ma il ricorso di Sky all’Unione Europea è senz’altro più importante per l’assegnazione degli scudetti futuri. E non è un caso che i media abbiano quasi totalmente oscurato la vicenda, dal momento che gli editori puri di quotidiani e tivù (diverso per i libri) non esistono più da decenni. Per farla breve, da più di una settimana l’emittente di Murdoch ha presentato presso la Commissione Europea un ricorso contro la legge sui diritti televisivi, il cui volto è stato quello di Giovanna Melandri, perché lederebbe i diritti della concorrenza. Verissimo, da buone ultime ruote del carro l’abbiamo scritto sei mesi fa dopo avere consultato i nostri legali (in realtà uno solo, ma parlare al plurale fa effetto: ce l’ha insegnato quel direttore querelomane finito a fare l'ultrà): una norma anticostituzionale, perché va a toccare la libertà di impresa imponendo la vendita collettiva, prima ancora che contro un fantomatico mercato. Diciamo fantomatico perché si sta parlando dei soliti tre, quattro soggetti che decidono a tavolino come spartirsi tutto: a meno che non esista qualcuno di così stupido da rinunciare alla squadre con più tifosi per puntare su realtà geografiche e sportive dallo share infinitesimale. Per questo il ricorso di Sky è sembrato improvvisato, con argomentazioni quasi pretestuose, ispirato in fretta e furia, quasi a voler prevenire l’intervento in ordine sparso dei proprietari di società con tanti potenziali teleabbonati: prima di tutti Zamparini, che fra un esonero e l’altro (mentre scriviamo l'allenatore è Colantuono) aveva visto giusto parlando in Lega di anticostituzionalità, poi De Laurentiis convinto che in tutto il mondo ci sia voglia di Napoli, infine tutti gli altri medi con ambizioni. In una trascurata intervista ad Antenna Tre, Berlusconi aveva fatto intuire che la legge Melandri avrebbe avuto vita breve, ma non poteva certo mandare allo sbaraglio un Galliani che vuole giocarsi bene le sue carte da commissioner di una Lega depurata dalla B e dai piccoli. Una lega che vada verso un campionato semichiuso a 16 squadre, magari con fase a orologio per allungare il brodo e playoff per vendere qualche superevento anche al chiaro oltre al metadone della pay per noi tossici. Un presidente di queste medie con ambizioni ha spiegato qualche giorno fa ai suoi più stretti collaboratori che Matarrese ha i mesi contati, a meno che non si esibisca nell’ennesimo carpiato alla Louganis abbandonando la provincia al suo destino; e che milanesi, romane, Juve e Fiorentina hanno strategie diverse pur nella comune lotta alla legge comunista. Bianconeri e Inter vorrebbero tornare ai vecchi diritti soggettivi, che poi sono all’origine dei contratti in essere fino al 2010, Fiorentina e Lazio vorrebbero mettersi di traverso spuntando cifre superiori al numero assoluto dei propri tifosi (con questo trucco: stadio virtuale, cioè percentuale di diritti alla squadra in trasferta, del 19 per 100 quando in trasferta ci sono le piccole, e del 50 quando ci sono le sei sorelle), la Roma sta nel mezzo ed il Milan culturalmente starebbe con Moratti e Cobolli ma praticamente ha una mission che per il gruppo conta più della Champions League: sventare la nascita di quella tivù della Lega vagheggiata da Matarrese e ben delineata nel progetto di un giornalista oggi curiosamente alle dipendenze di Berlusconi, per salvare il digitale terrestre di Mediaset e le televisioni del finto nemico Murdoch. Che solo l’antiberlusconismo viscerale genere Micromega poteva trasformare in uno di sinistra... Conclusione: la serie A a sedici squadre è più vicina di quanto l'appassionato medio pensi, stando ad alcuni dei presidenti interessati. L'obiettivo sarebbe farla partire nel 2010: tutta in pay, con qualcosa di bello in chiaro, e magari il nostro Super Bowl. Massimo due romozioni/retrocessioni, temperate da criteri di ammissione oggettivi (tipo numero di abitanti della provincia, abbonati, eccetera). Secondo il manuale del giornalista sportivo dovremmo scrivere un'editorialessa sui bei tempi andati, ma onestamente ci sembra una buona idea.

di Stefano OIivari, su Settimana Sportiva

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