Galliani: Nostro uno fra Eto'o, Pato, Drogba, Dinho e Sheva.
[Gazzetta.it] Il pallone sbuca all’improvviso tra le cabine e finisce in spiaggia. Adriano Galliani, camicia e bermuda rigorosamente bianchi (se lo sapessero a Madrid...), non resiste alla tentazione del palleggio: tocco di destro, tocco di sinistro e poi la palla vola via. L’amministratore delegato rossonero è di ottimo umore, non lo infastidisce nemmeno l’impazienza generale per il primo acquisto del Milan. Che ancora non arriva e chissà quando arriverà: «Non è immobilismo, si tratta di scelte: il tempo dirà se sono giuste o sbagliate».
SOLO ACQUA - Nessuna vacanza esotica, solo qualche giorno a Forte dei Marmi: sul relax di Galliani sorveglia con dedizione l’equipe del Bagno Roma di Levante, oasi di tranquillità anche in un’affollata domenica di luglio. È quasi ora di pranzo, ma Galliani dribbla l’aperitivo alcolico. Solo un bicchiere d’acqua naturale prima di tuffarsi sul Milan. Galliani, quanto dovremo aspettare ancora il primo acquisto? «Non è neanche detto che si faccia... L’ottima campagna abbonamenti dimostra la fiducia dei tifosi. Noi vogliamo vincere in primavera, non in estate. E la squadra è già molto forte: siamo al completo in tutti i reparti».
ATTACCO - Anche in attacco? Sono in tre. «In realtà quattro: in ordine alfabetico Gilardino, Inzaghi, Kakà e Ronaldo. Su Pippo voglio aggiungere una cosa: sono felice per lui perché vive per il calcio. Non esce la sera dopo un certo giorno, cura l’alimentazione. E’ un bebè, altro che 33 anni: giocherà ancora a lungo. Quindi il nostro attacco è a posto. È vero, però, che cercheremo di prendere un altro grandissimo campione. Non posso fare i nomi dei candidati per rispetto dei loro club». Allora li facciamo noi e lei eventualmente ci corregge: sempre in ordine alfabetico Drogba, Eto’o, Pato, Ronaldinho, Shevchenko. Giusto? «Sì, da quei cinque non si esce. Anche se...»
EXTRACOMUNITARIO - Anche se? «Ce n’è un sesto, sempre extracomunitario, di cui però non dirò mezza parola neanche sotto tortura. Ma è un’ipotesi remota. Se arriverà qualcuno, comunque, sarà un extracomunitario. O almeno uno che attualmente ha questo status e magari il 31 agosto sarà comunitario». Sheva è anche un affare di cuore? «Il problema è che non me la sento di fare al Chelsea un’offerta al ribasso. Se vorranno venderlo, ce lo diranno. Lo stesso vale per Drogba, che attualmente è incedibile. Ronaldinho ed Eto’o aspettano di diventare comunitari: in Spagna cambiano status dopo due anni, in Italia dopo dieci. Non è la stessa cosa. L’Italia sta diventando esportatrice e non importatrice di giocatori: è un processo che temo diventi irreversibile. Meglio accorgersene in tempo perché la serie A rischia di impoverirsi».
PATO E KAKA' - Mette Pato già sul livello di quattro fuoriclasse affermati. «È un progetto di campione, ma per noi Pato vale gli altri quattro». Ogni anno lei è costretto a ricomprare Kakà. «Non lo ricompriamo: adeguiamo il contratto alla sua nuova realtà. Nel 2003 Kakà era il terzo numero 10 del Milan dopo Rui Costa e Rivaldo. Poi la sua crescita è stata esponenziale. Non ho parlato con lui, ma sono assolutamente tranquillo e ho fissato un appuntamento con suo padre per i giorni seguenti il raduno: il contratto sarà allungato e ritoccato. Kakà è felice, gioca nella squadra più titolata del mondo. Lui e tutti i giocatori del Milan sanno che lo stipendio annuale è determinato dal rendimento e dalla loro collocazione all’interno della rosa». Ma non è poco etico ridiscutere ogni dodici mesi un contratto pluriennale? «È una legge del mercato e un impegno d’onore che prendiamo con tutti i giocatori». Se non rendono, però, mica ritoccate verso il basso. «È vero, hanno questo potere».
GOURCUFF - Come spiega il rinnovo di Gourcuff dopo una stagione non esaltante? «È stata una scelta strategica, una dimostrazione di fiducia. Io capisco la psicologia dei calciatori e ho avuto l’impressione che Gourcuff abbia pensato di non essere ancora nel giro della nazionale francese a causa dello scarso utilizzo nel Milan. Con Ancelotti abbiamo allora deciso di non prendere nessun centrocampista e di puntare su di lui». In realtà, però, il vostro obiettivo per il centrocampo era un giocatore con le caratteristiche di Emerson. Che è ben diverso da Gourcuff. «È vero, ma Emerson o Motta avrebbero comunque tolto spazio proprio a Gourcuff. Quindi abbiamo deciso di stimolare Ancelotti, bravissimo a studiare sempre soluzioni nuove, e lo stesso Gourcuff che nei nostri piani può giocare anche al posto di Gattuso o Ambrosini». Tornando a Kakà, è vero che pensate di dargli la fascia di capitano dopo il ritiro di Maldini? «Io credo che spetti a Gattuso, in corsa c’è anche Ambrosini che ha più anzianità. Ma da questa scelta io mi chiamo fuori: sarà lo spogliatoio a decidere». Voto palese? «Vedremo... Magari facciamo anche le primarie... Scherzi a parte, tra i segreti delle vittorie del Milan ci sono l’armonia e il senso di appartenenza: rendono tutto più facile».
OLIVEIRA - Come cataloghiamo Oliveira? Delusione, fallimento, scommessa persa? «Non sarei così negativo. L’hanno richiesto quattro squadre spagnole: significa che il suo valore non è in discussione. L’abbiamo prestato al Saragozza perché potrà dimostrare quello che sa fare. Tra un anno vedremo». È già concentrato sul Mondiale per club? «Mi emoziono e sono felice al pensiero di giocarlo: è il nostro primo obiettivo. La finale con il Boca sarebbe la partita delle partite». Come sarà il campionato? «Più interessante dell’anno scorso. La mia favorita è la Juve, l’ho detto anche a Cobolli Gigli qualche giorno fa. È una bella squadra, costruita bene e con il vantaggio di non fare le coppe. Mi è piaciuta molto la scelta di Buffon: come dice Berlusconi, le bandiere non si vendono e non si comprano».
MALDINI - Sta per iniziare l’ultima stagione di Maldini. «Lancio una proposta a France Football: ogni tanto, anche per dare lustro al loro trofeo, dovrebbero assegnare un Pallone d’oro alla carriera come si fa con gli Oscar del cinema. E naturalmente penso a Paolo. Quello "normale" immagino vada a Kakà: mi sembra il candidato unico». Galliani, quanto durerà l’effetto-Champions? «Spero tanto. E sa perché sono felice? Ho appena letto sulla Gazzetta che abbiamo la leadership tra i tifosi nella fascia fino a 24 anni. Questo mi fa pensare e sperare che presto saremo la squadra con più tifosi in Italia».
La nostra tortura è avere un amministratore delegato brianzolo... SILVIO, LIBERA NOS A MALO!
16 luglio, 2007
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