Diritti tv, la minaccia di Galliani.
[Corriere.it] Chiamata finale. L'ultimatum del ministro dello Sport, Giovanna Melandri, impone di fissare entro domenica un criterio di ripartizione dei diritti tv a partire dall'1 luglio 2010, quando entrerà in vigore la legge che prevede la vendita collettiva e non più soggettiva. Per discutere e (forse) deliberare, il presidente della Lega, Matarrese, ha convocato per oggi a mezzogiorno l'assemblea dei club di A (domani tocca alla B, alla ricerca di un contratto tv, ma per quest'anno). All'interno della Lega, la spaccatura c'è e non è una novità. Succede sempre così, quando si discute di soldi. Da una parte ci sono le grandi (Milan, Inter, Juve, Roma e Napoli); dall'altra 14 società, definite medio-piccole, guidate da Cellino (Cagliari) e Zamparini (Palermo, che però risulta in Egitto), mentre è da capire meglio la posizione della Fiorentina.
In base alla legge Melandri, il monte ricavi deve essere diviso in tre parti: una quota da ripartire in parti uguali fra i venti club; una da dividere secondo il numero dei tifosi; un'ultima in base ai meriti sportivi. Sul primo punto, quantificato nel 40%, c'è l'accordo; sugli altri due, il dissenso è totale, sia sulla quota, sia sui criteri temporali per determinare la questione dei meriti sportivi. Le grandi vogliono che si parta dal '46; le medio piccole partendo dal 2006-2007. La novità, rispetto ad un passato nel quale i litigi sono stati persino più aspri, è la delibera di luglio, in base alla quale nell'assemblea della serie A basta la maggioranza semplice e non più quella qualificata. Per questo le società medio-piccole spingono per votare, convinte di poter imporre a maggioranza la loro proposta.
In questo caso, le grandi sono decise a impugnare la delibera e a presentare un esposto in tribunale. Si aspetta con ansia la tabella delle ripartizioni elaborata dai vertici della Lega, dopo giorni e giorni di lavoro frenetico. «È un passaggio epocale», ha assicurato Matarrese. Tocca a lui oggi recuperare l'unità di una Lega, mentre Adriano Galliani, vicepresidente vicario e amministratore delegato del Milan, ha spiegato la posizione delle grandi, che hanno lavorato insieme fino a notte fonda, trovandosi di fronte ad una sorpresa: il presidente della Lazio, Lotito, ha cenato con loro. Forse sta cambiando idea.
Galliani, è il giorno delle decisioni. Come va a finire?
«Pronostico molto difficile...».
Qual è la linea di Milan, Juve, Inter, Roma, le grandi tradizionali e del Napoli sulla questione della ripartizione dei diritti tv?
«La legge indica tre parametri da rispettare: una quota, che ‘‘deve essere prevalente'', da dividere in 20 parti uguali e che rappresenta il 40% del totale; la seconda legata al bacino d'utenza, cioè ai tifosi; la terza in base alla storia, cioè ai risultati sportivi conseguiti. La nostra indicazione è 40% più 30% più 30%; il gruppo delle medio- piccole chiede percentuali differenti: 40%-20%-40%».
Come si può calcolare il bacino d'utenza?
«Questo non dovrebbe essere un problema, perché la Lega può affidarsi ad una società primaria di indagine demoscopica. Semmai c'è il tentativo di scendere al 20%, per schiacciare la differenza con chi ha più tifosi. In ogni caso, i calcoli fatti sono univoci: Milan, Juve, Inter, Roma e Napoli raccolgono l'84% dei tifosi italiani».
Il vero terreno di contrasto sembra essere quello legato ai meriti sportivi. Come si quantifica la storia?
«C'è chi vorrebbe partire dal campionato 2006-2007, prendendo in esame gli ultimi quattro anni. Ma questa non è storia, è cronaca. Prendere in esame la storia significa pensare al 1898, anno del primo campionato oppure al '29-'30, quando è nato il girone unico oppure al '46, quando è nata la Lega Calcio. E questa a noi sembra la data giusta dalla quale partire. Mi rendo conto che c'è chi, non avendo storia, voglia cancellare tutto e partire dal 2006, ma su questo non potremo mai essere d'accordo. Trovo poco comprensibile che chi ha preparato le tabelle a proprio uso e consumo raccolga l'adesione anche di chi ha alle spalle una storia importante. Mi sono permesso di ricordare a Diego della Valle la formazione della Fiorentina campione d'Italia del '56 e a Cellino che il Cagliari ha vinto lo scudetto nel '70. Ho chiesto a Cairo perché vuole dimenticare il Grande Torino, Valentino Mazzola, ma anche la squadra dello scudetto '76, quello di Pulici, Graziani e Claudio Sala. Invece noto che anche alcuni club di nobile lignaggio vogliono fare come i cinesi con i tibetani».
Qual è il criterio per compilare questa graduatoria meritocratica dal '46?
«Tenendo presente la circolare della Figc del 15 febbraio 2006, quella che fissava i criteri per i ripescaggi. Una tabella che assegna un punteggio per i campionati di A, B, C1 e C2, per le coppe europee e l'Intercontinentale più un bonus per scudetti e Coppe Italia. In classifica comanda la Juve, poi l'ordine è Milan, Inter, Roma, Fiorentina, Torino, Lazio, Sampdoria; il Napoli è nono e, a seguire, Atalanta, Genoa, Udinese, Cagliari, Palermo, Parma, Catania, Reggina, Empoli, Livorno e Siena. Pensiamo che questa graduatoria nasca da un criterio logico e che non sia giusto annullare la storia di Milan, Juve, Inter, soltanto perché si è affacciato un giustiziere della notte. Qui è arrivato Charles Bronson e spara all'impazzata nella metropolitana».
Avete calcolato quanto perderanno le grandi in base alla nuova legge?
«Non lo abbiamo calcolato e non è nemmeno sicuro che sia così. Anzi, noi speriamo che avvenga esattamente il contrario e che per le società di serie A aumentino gli introiti, perché pensiamo che il valore dei diritti tv possa crescere invece che diminuire. C'è una legge dello Stato e vogliamo rispettarla, a cominciare dalla quota del 40% da dividere in parti uguali che da sola può garantire una miglior distribuzione delle risorse. Un esempio: se si dovesse incassare un miliardo dalla vendita dei diritti tv, ci sarebbero 400 milioni da dividere in parti uguali e venti milioni sicuri sono più di quanto incassano oggi, complessivamente, sei o sette club di serie A. Quello che non possiamo accettare è che venga cancellata la storia dei nostri club per privilegiare la cronaca, come fa Zamparini. Ma non mi stupisco perché con il Palermo nella graduatoria che tiene conto dei piazzamenti dal '46 si troverebbe al 14˚posto, mentre se contasse la cronaca, cioè i campionati dal 2006-2007, la situazione per lui migliorerebbe. E questo spiega tante cose».
Ha detto il presidente della Sampdoria, Garrone: è venuto il tempo che le grandi scendano dal pero. Non teme che la nuova ripartizione delle risorse alla fine faccia perdere competitività ai club italiani in Europa...
«Il pero non mi interessa. Credo che far perdere competitività alle squadre italiane nelle coppe europee non sia utile a nessuno. Siamo terzi nel ranking europeo; possiamo schierare quattro club in Champions League, se due squadre superano i preliminari; cerchiamo di reggere la concorrenza con squadre straniere che hanno un fatturato superiore. Il Real Madrid, ad esempio, incassa 155 milioni dalla sola vendita dei diritti tv e il Barcellona è sulla stessa linea. Affossare il calcio di vertice può soltanto portare svantaggi a tutti, impoverire il prodotto, far diminuire i ricavi».
Il gruppo delle medio-piccole sostiene di essersi ispirato al modello inglese, preparando la tabella che oggi vogliono votare. È un riferimento che regge?
«Lascerei perdere il modello inglese e non soltanto per i soldi che versiamo alla serie B, cosa che non avviene in Inghilterra. La verità è che per i club della Premier i diritti tv rappresentano un terzo dei ricavi totali (un terzo arriva dagli incassi da stadio, e un terzo dagli sponsor); noi invece, siamo al 60%. Comunque, fra il Manchester United e l'ultima della Premier la forbice è più ampia rispetto a quanto avviene fra i club italiani».
Oggi il gruppo delle medio-piccole vuole arrivare al voto. E allora?
«Può darsi che si arrivi al momento della votazione e che ottengano la maggioranza. In questo caso, impugneremo la delibera dell'assemblea e presenteremo un esposto in tribunale per evitare che passi una decisione ispirata da criteri incomprensibili. Non avremmo altra strada. Poi vedremo come andrà a finire ».
Ciò detto per non dimenticare... che c'era una volta un Presidente di Lega dal cranio lucente. E c'era un patto d'acciaio fra Mediaset S.p.A. e Giovanni Agnelli & C. S.a.p.a. che consentiva alla Juventus FC di incassare diritti televisivi satellitari criptati in anticipo di due anni per chiudere i bilanci in attivo. C'erano poi i compagni di merenda, Antonio e Luciano. E davanti ai soprusi perpetrati ogni domenica sul campo dalla loro combriccola romana, c'erano i "sofferti silenzi" dell'amministratore delegato del Milan AC. In aperto conflitto d'interessi con la sua carica di Presidente di Lega. Tutto questo c'era una volta, e oggi non c'è più.
30 ottobre, 2007
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6 commenti:
Molto sottile lo snodo, duplice, sui criteri di ripartizione dei diritti televisivi. Il Vicario vorrebbe un 10% di più per il bacino d'utenza (ovvio) e un 10% di meno per il merito sportivo (ovvio ed emblematico). Mi pare un'ammissione di "colpa" piuttosto esplicita: negli ultimi 10 anni abbiamo vinto 2 scudettini. E allora, perché non allargare la finestra temporale fino al dopoguerra? L'esito sarebbe il seguente...
[TGcom] La classifica di merito dal 1946.
1. Juventus
2. Milan
3. Inter
4. Roma
5. Fiorentina
6. Torino
7. Lazio
8. Sampdoria
9. Napoli
10. Atalanta
11. Genoa
12. Udinese
13. Cagliari
14. Palermo
15. Parma
16. Catania
17. Reggina
18. Empoli
19. Livorno
20. Siena
Se viceversa passasse la linea di Zamparini e soci, il Milan annegherebbe nell'anonimato del suo ultimo decennio italiano, perdendo una quota significativa di ricavi dalle televisioni. Nel qual caso vuoi vedere che, come per magia, lo scudetto tornerebbe ad essere una priorità?
Finito a tarallucci e vino e con i meriti ricalcolati dal 1946 (sessantadue anni!): se avesse i coglioni che tira fuori in Lega, il brianzolo questa estate avrebbe speso i soldi per fare una squadra da scudetto. Ma gli interessa il Milan o Mediaset?
Danielone
DIRITTI TV SERIE A, TROVATO L'ACCORDO
30 ottobre 2007 - Dal 2010 il 40% in parti uguali tra tutte le società, il 30% per i meriti sportivi, il 30% in base al bacino d'utenza
MILANO - La formula «40-30-30» è quella che ha messo tutti d'accordo sulla divisione dei diritti televisivi della serie A evitando in questo modo il limite del 4 novembre indicato dal ministro Melandri prima di presentare un decreto. Dopo una discussione durata oltre otto ore, i club di serie A alla fine hanno raggiunto un accordo con 15 voti favorevoli e 4 contrari (Atalanta, Siena, Palermo e Cagliari, assente la Fiorentina) su come ripartire i soldi che a partire dal 2010 arriveranno dalla vendita centralizzata dei diritti televisivi.
40-30-30 - Il 40% sarà diviso in parti uguali tra tutte le 20 società di A (come stabilito dalla legge Melandri-Gentiloni), il 30% sarà calcolato in base ai meriti sportivi della squadra e il restante 30% in base al bacino di utenza. Il 30% in base ai meriti sportivi sarà calcolato considerando per un 5% la classifica dell'anno in corso, per un 15% i risultati ottenuti dal club nel quinquennio precedente e per il restante 10% la tradizione sportiva, ovvero i risultati ottenuti dal club a partire dal 1946-47. Il 30% legato al bacino d'utenza sarà calcolato per il 25% considerando il numero dei tifosi e per il restante 5% la popolazione residente nel Comune del club in questione. Questo meccanismo dovrebbe però permettere di contenere il divario tra il club che incasserà di più e quello che incasserà di meno entro il rapporto massimo di 4 a uno.
COMMENTI - Soddisfatto il presidente della Lega Calcio, Antonio Matarrese: «Oggi i presidenti hanno dimostrato un grande senso di responsabilità e che nei momenti difficili la Lega è capace di ritrovarsi. Abbiamo dato prova di compostezza e serietà». Contario il presidente del Palermo Zamparini: «È peggio dei diritti soggettivi: in questa maniera hanno stabilito che per i prossimi 50 anni vinceranno sempre le grandi».
MELANDRI - «Ha prevalso la ragione del calcio italiano», ha commentato il ministro dello Sport Giovanna Melandri. «È una svolta coerente con il dibattito europeo sulla dimensione sociale dello sport.È una delle poche riforme quasi bipartisan che cambia il volto del calcio italiano. Con i decreti attuativi faremo nostri i criteri che la Lega ha approvato. Il decreto di attuazione sarà portato tra pochi giorni in Consiglio dei ministri».
da: www.corriere.it
Il mio pensiero in merito è noto. Mi pare che gli ultimi fatti di cronaca, letti in retrospettiva, non facciano che confermare la mia tesi. In Lega Galliani faceva gli interessi economici di Mediaset oltre che del Milan, e li faceva a spese (sportive) del Milan quando era necessario. I diritti televisivi sono la voce di entrata primaria di una S.p.a del calcio, nel sistema che Berlusconi ha fortemente contribuito a costruire. Controllare la ripartizione dei diritti televisivi alle società significa pertanto controllare la prima voce di entrata a bilancio: per una società come il Milan, circa un centinaio di milioni. Da presidente di Lega, la ripartizione la controllava personalmente di diritto; da consigliere deferito ha dovuto battersi sulla definizione dei criteri per la ripartizione. Il risultato non cambia. Sono sempre più convinto che il ruolo del Vicario al Milan sia solo quello di far quadrare i conti del presidente.
DIRITTI TV, JUVE GIOIE E DOLORI
L'accordo sui diritti tv è stato trovato dopo un lungo dibattito ed ha fatto contenti quasi tutti. La Juventus è sempre la regina con poco più di 87 milioni di euro, ma è anche la più penalizzata circa 20 milioni in meno rispetto ad ora. Perdono una decina di milioni le milanesi, 8 la Roma, mentre le altre guadagnano tutti, soprattutto la Fiorentina che, con i 19 milioni in più, potrà diventare davvero da scudetto.
C'è chi ride, chi esulta e chi piange. Questo il risultato dell'accordo sui diritti tv, che pare, comunque, aver soddisfatto quasi tutti. Chi si è lamentato è stato sopratutto Maurizio Zamparini, che con il suo Palermo è uno dei pochi a non aver ricevuto vantaggi da questo accordo: prende 33 milioni di euro fino a quest'anno, ne prenderà 33.455.212 dal 2010, praticamente resta uguale.
Le uniche a perdere soldi dalla vendita collettiva sono le quattro grandi, con la Juventus che resta la più ricca, ma anche la più penalizzata. I bianconeri guadagneranno 87.130.957 euro dal 2010, ma ne perdono oltre 20 milioni rispetto ad ora (108.000.000). Più contenute le perdite delle due milanesi: entrambe prendevano 90 milioni, dal 2010 saranno quasi 80 per i nerazzurri e quasi 78 per i rossoneri. La Roma avrà un bilancio di -8 milioni.
Chi può sorridere davvero è la Fiorentina. La società dei Della Valle ricaverà 19 milioni di euro in più rispetto ad ora, soldi che potranno rafforzare ulteriormente la squadra, già molto competitiva, e farla diventare definitivamente da scudetto. Qualche ricavo in più anche per Lazio e Napoli, mentre un balzo notevole verrà fatto da Atalanta, Reggina, Empoli e Siena. Il mercato non si fa solo con i diritti tv, sicuramente, ma è probabile che, dal 2010, il campionato italiano sarà più combattuto.
da: www.tgcom.mediaset.it
DIRITTI TV, 19 MILIONI IN PIU' PER LA FIORENTINA
"I GRANDI club hanno avuto la sensibilità di distribuire diversamente i proventi dei diritti tv, adesso spero che i piccoli club utilizzino questi soldi in modo che rimangano nel calcio e non per altri fini". Parole di Antonio Matarrese, n. 1 della Lega Calcio. Ha ragione: c'è sempre il rischio che qualche presidente decida di portarsi all'estero i soldi, oppure investirli nella sua azienda. Si era studiato un sistema da parte del Ministero dello sport per obbligare i club a investire i soldi che prenderanno in più rispetto ad adesso nei settori giovanili e negli stadi per renderli "appetibili" dal punto di vista televisivo. Ma forse questo sistema non va bene, bisognerà studiare qualcos'altro. Giovedì intanto c'è l'assemblea decisiva in Lega: la serie B punta i piedi, non si accontenta di 90 milioni di euro ma ne vuole 120 (dal 2010, quando la legge andrà in vigore. Si troverà un accordo. Improbabile una rottura: anzi, la serie A prima o poi farà una sua Lega, così la B imparerà a camminare con le sue gambe. L'accordo raggiunto fra i club della massima serie prevede che sarà la Fiorentina quella che ci guadagnerà di più: 19 milioni di euro. Soldi che Della Valle potrà investire per fare ancora più competitiva la sua squadra e puntare dritto allo scudetto. Grossi vantaggi anche per Siena e Livorno (+13 a testa) e Empoli (+15). I club che ci rimetteranno di più saranno Juventus e Inter (meno venti ciascuna), Milan (-12) e Roma (-6,5). Ma sono calcoli che chissà se nel 2010 saranno ancora validi: i presidenti forse sono troppo ottimisti sui diritti tv. Ricordiamo solo che quest'anno la Serie B e anche la Coppa Italia sono scoperte e che a giugno del 2008 scade il contratto della Lega per gli highlights del campionato. Non sarà facile trovare un'altra Mediaset che paga 61,5 milioni di euro all'anno. La Lega ora sta cercando un advisor per vendere i diritti tv, ma Matarrese ha già un ottimo consulente nel broker televisivo Marco Bianchi, esperto tra l'altro di mercato estero. Un altro argomento di attualità è quello del campionato a 16 (o 18 squadre). Blatter spinge in questa direzione: il 15 novembre a Zurigo, in occasione del consiglio strategico del calcio mondiale, tirerà fuori (di nuovo) questo argomento. Ma in Italia sarà difficile fare un passo indietro, non lo vuole nessuno: il torneo a venti squadre porta soldi, i presidenti non si metteranno mai d'accordo. Lo sa bene anche Giancarlo Abete, presidente della Figc: "E' difficile ridurre il numero delle squadre perché ci vuole il consenso delle varie federazioni. Ci sono problemi economici e statutari". E Matarrese sostiene che "proporre è lecito, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. E' impossibile creare la situazione ideale. Anche il ministro Melandri ne ha parlato. Da noi se ne potrà discutere forse dopo il 2010, quando avremo sistemato la questione della vendita centralizzata dei diritti televisivi". Troppo ottimismo...
da Spycalcio del 5 novembre 2007
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