28 settembre, 2005

SCHALKE 2 - MILAN 2

(1 PT) Seedorf, (3 PT) Larsen, (14 ST) Shevchenko, (25 ST) Altintop.

Abbiamo giocato con Dida, Cafu (Stam dal 30 ST), Nesta, Maldini, Kaladze, Gattuso, Pirlo, Seedorf, Kakà (Rui Costa dal 28 ST), Shevchenko. Gilardino (Vieri dal 26 ST).

Il tema tattico: notte di coppa, notte da leoni. L'Arena di Gelsenkirchen è un muro umano di luci e tamburi: magia Champions senza fine. Per chi ne avesse dubitato, sugli Champs Elisée non arriveremo in carrozza. Chiedere a Poulsen e a Rodriguez, ma anche a Lincoln e a Kuranji per referenze. Come dire: gomiti e polmoni, punta e tacco. I ruvidi minatori della Ruhr - che nel '97 ci fecero sognare con il beniamino belga Marc Wilmots (Coppa Uefa sollevata davanti a settantamila neroblu con la bandiera e la trombetta, nel loro "Giuseppe Meazza") - oggi sono una compagine tosta, che picchia duro e ricama di fino. Splendida battaglia. Nel mezzo è una bolgia di pressing e raddoppi, spintoni e scarpate: Riccardino ci mette la sua faccia pulita e cade nella tela del ragno danese. Dirà Seedorf: "veniva voglia di ammazzarlo" e il sentimento è condiviso. Totti, che all'Europeo aveva reagito alla romana (sputinbocca) si è guadagnato la comprensione collettiva. Kakà non sputa, ma in compenso si innervosisce e tocca (male) pochi palloni. Pirlo (settima partita in venti giorni) annaspa. Totale: Gila (debuttante in Champions, e si nota) è di nuovo isolato in attacco e Sheva deve scendere a portar su palloni dalle fasce. Film già visto. In più, oggi abbiamo una certezza: Seedorf e Gattuso hanno in testa solo la Coppa con le grandi Orecchie. Sovrapensiero a Padova, lo Zionero gioca una gara straordinaria per quantità (cede solo nel finale), mentre il Rino triste di domenica torna a ringhiare dietro a tutto quello che si muove. Bentornato Sindaco! Sono segnali di salute, ma vanno interpretati. Converrà non attendersi troppo dal nostro campionato?

Gli episodi chiave: ancora lenti sulle palle alte. Iniziamo alla turca, con golasso di Seedorf dopo una ventina di secondi. Troppo facile per essere vero, infatti al primo affondo dei tedeschi andiamo a farfalle: quattro tocchi di testa su una rimessa laterale, contrasto al limite dell'area perduto, stile La Coruna, rimpallo fortuito al centro e noi fermi a guardare: pari. Possibile che non riusciamo ad attaccare quelle dannate palle alte? Dietro sbandiamo pericolosamente: la prima mezzora, la difesa si apre a destra e al centro. Per fortuna, davanti loro non hanno cecchini di razza. Dopo l'intervallo, il film non cambia. Ritmo parossistico dei tedeschi, con l'altro danese che fischia poco e ammonisce nessuno. Ma il calcio, che è un bel gioco per questo, serve la beffa allo Schalke 04: nel momento di massima pressione, il capitano coraggioso galoppa come un leone sulla sua fascia, mette a sedere un paio di panzer, e traccia la parabola letale a centro area. Il Balon d'Or si muove in armonia, scivola in mezzo ai due centrali, spicca il volo e frusta il pallone telecomandato da Maldini sulle dita di Rost... pieganodole (cinquantesimo gol di coppe). Ruggito da Vecchio Cuore Rossonero, vien voglia di crederci. Abbiamo tre palle in contropiede per chiudere il conto ma, come a Genova, leggiamo male i movimenti negli ultimi venti metri. La punizione arriva come un fulmine a ciel sereno.

La tribuna di Steve: più vicini a Istanbul che a Paris. Sicché il brodino della settimana scorsa era acqua tiepida: dopo la Samp, il primo avversario vero ci ha messo sotto. Pesante il 67% di possesso palla subìto nella fase centrale del secondo tempo. Stam doveva entrare un quarto d'ora prima che andassimo in apnea (di nuovo fondamentale su almeno quattro palle alte nel finale di fuoco) e Kakà andava sostituito prima di arrivare a subire il prevedibile cartellino giallo. Finezze che in panchina, a quanto pare, nessuno coglie. C'è da farsene una ragione: fino a giugno, ha detto il Presidente, non si muoverà una foglia.

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