31 maggio, 2007

MAGGIO 2007: Sheva, come back home!

Andriy Mykolayovych Shevchenko (Андрій Миколайович Шевченко) a 22 anni passa dalla Dinamo di Kiev al Milan: nella stagione del suo esordio con il 7 Rossonero sulla pelle, il frombloliere ucraino celebrerà il Centenario del Diavolo laureandosi capocannoniere della Serie A con 24 reti in 32 partite (29 reti complessive, includendo Coppa Italia e Champions League).

30 maggio, 2007

SENATORI (segue)

Shevchenko incontra Berlusconi, ma la squadra non lo vuole

[IlGiornale.it] Altro che shopping. Andrji Shevchenko è piombato a Milano lunedì mattina per spianarsi la strada in vista di un improbabile ritorno a Milanello. E come un anno prima, ha scelto l’interlocutore privilegiato, residente ad Arcore, Silvio Berlusconi, il padrino di suo figlio Jordan, presidente del Milan. Allora il colloquio chiesto e ottenuto dopo la partita col Parma risultò decisivo per ricevere dal numero uno del club rossonero via libera per il trasferimento in Inghilterra. L’incontro di lunedì, riservatissimo, si è svolto nelle ore che han preceduto lo spoglio delle elezioni amministrative: conclusa la missione diplomatica, Sheva si è diretto nel centro di Milano dove lo hanno poi immortalato i fotografi. Berlusconi era di ottimo umore, i primi dati provenienti dalla sua segreteria politica confermavano la tendenza positiva per la Cdl. Perciò l’ospite Shevchenko non ha impiegato molto tempo per esporre il suo piano. Pur di tornare nel calcio italiano e nel Milan, Sheva si è detto disposto a ridursi lo stipendio che nel frattempo gli è stato garantito da Abramovich a Londra, 6 milioni di euro netti l’anno e non i 9 milioni dei quali si è favoleggiato entrando così nei paletti fissati da Galliani per i rossoneri (Kakà è il più pagato con 5,5 milioni l’anno).

Se Shevchenko si è rivolto direttamente a Berlusconi (ma in programma c’è anche una cena con Paolo Maldini), che gli ha spalancato le porte, i motivi sono essenzialmente due: 1) a Milanello il gruppo della squadra non ha espresso il gradimento per il suo ritorno; 2) l’ucraino non ha ancora ottenuto il colloquio con il magnate russo Abramovich, decisivo per capire a quale cifra potrà eventualmente tornare indietro. Adriano Galliani, vice-presidente vicario, ha chiosato così la vicenda: «Io so perdonare». Che ha un sapore amarognolo. Vuol dire che da altre parti, il perdono non c’è stato. E che lo stesso sentimento è condiviso da gran parte della tifoseria milanista. E pensare che proprio Galliani aveva avvertito Sheva: «Ricordati che tornare sarà impossibile». Galliani, Ancelotti e lo spogliatoio sono dello stesso avviso: meglio Eto’o che Shevchenko.

E non certo per risentimenti personali ma per queste motivazioni tecniche ed economiche: 1) il Chelsea ha pagato Sheva 46 milioni di euro un anno prima, adesso che Abramovich ha lasciato la conduzione del club a Peter Kenyon è impensabile che possa rispedire al mittente senza reclamare un indennizzo sostanzioso; 2) Sheva nell’ultimo anno si è allenato secondo i sistemi del Chelsea e ha ridotto oltre che la propria performance anche la consistenza muscolare; 3) Eto’o è molto più giovane e può garantire il futuro mentre l’ucraino, 31 anni a settembre, può al massimo garantire un paio di stagioni ad altissimo livello. Altro particolare: il Milan è alla ricerca di un attaccante di grande spessore (che non ha divertito Gilardino) per un motivo inconfessato, legato agli interrogativi fisici sul conto di Ronaldo. La società punterà sul camerunense del Barcellona ma per farlo dovrà attendere la conclusione della Liga spagnola, fine giugno. Solo in caso di mancato acquisto di Eto’o è possibile ricucire con Sheva.


Leggere Ordine è sempre spassoso ed istruttivo: come in certi giochi enigmistici, che consistono nel localizzare nomi, aggettivi e verbi a tema in una griglia di lettere - tenendo presente che possono essere scritti dall'alto verso il basso e viceversa, da sinistra verso destra e viceversa, o persino in diagonale - tutto sta a riconoscere le "parole mascherate" nel defluvio di piaggerie e verità artefatte che rigurgita con studiato tempismo dalla gola profonda di Milanello, e ricomporle infine in un messaggio di significato univoco e inequivocabile: cronache di ordinaria disonestà giornalistica. Assieme a Mauro Suma e Luca Serafini - il gran trio dei Moschiettieri del Vicario - questo splendido esemplare di rampicante pugliese esce il meglio del proprio repertorio folk quando in televisione (preferibilmente sulle frequenze bulgare) si scompone, gesticola e alza i toni sino a diventare garrulo. Ogni parola vergata o strillata attraverso i media di regime, codifica o decodifica un diktat di matrice brianzola: è il cosiddetto Ordine di scuderia.

L'articolo che riproduco sopra, nel suo genere è un capolavoro. Il filo di arianna è quello che vado riavvolgendo dall'estate scorsa sotto il capitolo:
senatori. In buona sostanza, il Balon d'Or non se ne andò neppure per soldi, giacché guadagna a Londra due spiccioli (in valuta berlusconiana) più di quanto guadagni a Milano il Bambino d'Oro. Appurato che la benemerita Signora Pazik avrebbe già nostalgia del Lago di Como (o di Corso Como, non è rilevante) e che le lezioni d'inglese non hanno mai dato i frutti attesi, verrebbe spontaneo domandare al nostro Pifferaio Magico del Tavoliere quale sia stata la motivazione autentica dell'alto tradimento di Sheva. La motivazione è la medesima per la quale Sheva non tornerà, ed è sintetizzata nel titolo: «la squadra non lo vuole»! La "squadra", ça va sans dir, non è un congresso democratico ma un senato nel quale pochi eletti hanno diritto di voto (e nel caso specifico, di veto): tant'è che «in programma c'è anche una cena con Paolo Maldini». L'annunciata investitura dell'altra cariatide Costacurta a vice allenatore (by the way, con tanti cordiali saluti al caro vecchio Tasso...) chiude, una volta per tutte, il cerchio dei miei leciti sospetti e delle ipocrisie pelose confezionate ad uso e consumo del popolo bue.

Una volta pronunciata l'ingombrante verità, che è poi una sentenza definitiva, non resta che depositarne le motivazioni. Quelle che seguono sono tre pennellate da premio Pulitzer. Il "pollice verso" dei senatori si spiegherebbe «non certo per risentimenti personali» bensì per le seguenti «motivazioni tecniche ed economiche».
1) Il giocatore era stato venduto a 46 e andrebbe riacquistato oggi al costo di un sostanzioso indennizzo, si parla di 25-30. Un enigma finanziario: questa operazione non produrrebbe una plusvalenza di almeno 16 milioni (in un anno, senza contare i 6 milioni d'ingaggio risparmiati)?
2) Nove mesi in Blues non solo avrebbero deteriorato le performance del calciatore, ma addirittura la sua «consistenza muscolare». Un enigma medico: gli scienziati di Milan Lab, che hanno riportato in vita centravanti trapassati come Vieri o Ronaldo, e recentemente condotto il Santo Piacentino fin sull'Olimpo di Atene, guarderebbero ora impotenti ed arresi il nostro ucraino smagrito?
3) L'anagrafe di Sheva poi è da vertigine: classe 1975, con il pronostico benevolo di appena due anni di autonomia agonostica. Contemporaneamente in Via Turati, si rinnova il contratto a Fiori (1969), a Kakac (1972), e a Dida (1973). Poi a Cafu (1970), a Serginho (1971), a Favalli (1972) e naturalmente a Maldini (1968). Oltre che a Inzaghi (1973), per non dire di Ronaldo (1976). E della trattativa in corso con il Real Madrid per il coetaneo Emerson: classe 1975, da scambiare alla pari con il fenomeno Ricardo Oliveira (23 milioni un estate fa) oltre a una decina di milioni cash, cosa possiamo dire?

Le soluzioni del gioco si leggono in ultima pagina, capovolte, oppure nel prossimo numero.

29 maggio, 2007

C'È SOLO UN CAPITANO

[Gazzetta.it] Era stato zitto, ma a fatica. Fino a ieri sera, quando ha deciso che fosse giunto il momento di dire basta. Rino Gattuso è esploso e ha attaccato duramente l’Inter e il suo amico Marco Materazzi per la reazione nerazzurra allo striscione esposto da Massimo Ambrosini durante i festeggiamenti per la vittoria in Champions League («Lo scudetto mettilo nel culo»). Ieri sera Rino era sul divano davanti alla tv, stava guardando l’intervento di Adriano Galliani ad Antenna 3. Pochi minuti dopo il commiato dell’amministratore delegato, l’emittente lombarda ha mandato in onda le immagini della festa scudetto dell’Inter e le dichiarazioni di Materazzi. Per l’ennesima volta il difensore ha sottolineato la "pulizia" dell’Inter, simboleggiata a suo dire dallo smoking bianco indossato domenica sera a San Siro, e la differente eleganza dei nerazzurri con evidente riferimento all’ormai famoso striscione milanista sulla sede ideale in cui piazzare lo scudetto appena vinto.

REAZIONE - Gattuso è saltato sul divano e ha telefonato in diretta durante il programma condotto da Fabio Ravezzani. Ed è stato durissimo: «L’Inter non può insegnarci come dobbiamo comportarci. Forse Moratti si è già dimenticato il suo gesto dell’ombrello durante il derby. Dopo quello che hanno fatto a Valencia non accettiamo lezioni da loro. Io e Materazzi siamo amici, ma adesso Marco la deve finire: sembra diventato Gesù Cristo. Io dico basta. Non voglio difendere il Milan perché sullo striscione siamo indifendibili. Ma non ce la faccio più a sentire certe cose. Moratti ha detto che i giocatori dell’Inter non dimenticheranno lo striscione: ma cosa sono queste minacce? Io lo rispetto, ma un presidente non può dire certe cose. Noi ci siamo scusati, cosa dovremmo fare di più? Andare a piedi fino in Germania? In Italia perdoniamo chi fa cose ben peggiori e invece da giorni si parla solo dello striscione. E’ un’esagerazione».

UN ANNO DI SOFFERENZA - Nello sfogo di ieri sera c’è tutta la delusione accumulata in quasi un anno di accuse e insulti. Rino non ha dimenticato i cori che accompagnano il Milan (e la Juve) dalla scorsa estate, quella in cui esplose lo scandalo del calcio: «Di quello striscione sul pullman dei nostri festeggiamenti noi ci siamo accorti tardi, ma in ogni caso qualcuno finge di ignorare che noi e i giocatori della Juve da un anno siamo costretti a sentire la storia dello "scudetto degli onesti"... e questa cosa mi pesa, perché in campo abbiamo sudato come gli altri. Anche Del Piero dopo un po’ ha reagito: certe cose non si possono accettare. Dà fastidio sentire che qualcuno ci debba insegnare a vivere senza motivo».

LA PROPOSTA - Gattuso non si limita a rispondere alle provocazioni nerazzurre. Lui è soprattutto un grandissimo appassionato di sport e lo vive nella maniera migliore. Ecco perché, dal suo cuore, nasce una proposta molto intelligente in un momento come questo in cui la rivalità cittadina rischia seriamente di trascendere con possibili problemi di ordine pubblico in occasione dei futuri derby: «Queste polemiche sono un peccato — spiega Rino — anche perché l’atmosfera delle partite tra Milan e Inter deve restare tranquilla come è sempre stata. Io non ho problemi a chiarire la situazione con Materazzi: ci vedremo subito in Nazionale e ci parleremo. Io gli assicurerò pure che nessuno di noi milanisti ha mai fatto un coro offensivo nei suoi confronti. Ma spero anche che capitan Maldini e capitan Zanetti possano presto incontrarsi e risolvano questa storia». È la speranza di tutti.


La mia speranza è un'altra. Da due anni vado ripetendo su questo blog che il Capitano del Milan si chiama Gennaro Ivan e non Paolo e nemmeno Alessandro detto Billy. Grazie di cuore per questi vent'anni irripetibili a Maldini e a Costacurta, hanno tutta la nostra riconoscenza e l'abbiamo manifestata ad oltranza - spero per l'ultima volta ad Atene - con sincerità ed affetto. Ma ora è il momento di girare pagina e scrivere una storia nuova: con GATTUSO CAPITANO SUBITO!

25 maggio, 2007

WINDS OF CHANGE (segue)

«Caro Signor Galliani,

Noi desideriamo estendere le nostre sincere congratulazioni al vostro club per la sua vittoria nella finale di Champions League 2006-07 ad Atene.

C'era una meravigliosa atmosfera all'intero dello splendido Stadio Oaka Spiros Louis e la vittoria del Milan ha rispecchiato lo spirito di solidarietà della squadra del Milan, il suo impegno e il suo desiderio di rendere avvincente l'intero match.

Noi vorremmo anche congratularci con i vostri giocatori per la sportività con cui hanno rispettato i loro avversari dopo il fischio finale.

A questo proposito, vogliamo anche manifestare i sensi del nostro apprezzamento per i vostri tifosi che hanno celebrato la vittoria di mercoledì in maniera positiva e hanno dimostrato che il calcio può e deve essere una celebrazione sportiva e culturale.

Ancora una volta, ci congratuliamo con il vostro club per le sue prestazioni in questa stagione e diamo appuntamento a tutti voi anche per la Finale di Super Coppa a Monaco.

UEFA
Il presidente
MICHEL PLATINI»

24 maggio, 2007

REDS AGONY

L'agonia dei Rossi. L'agonia di Rossi?
Tornerà il Professorone degli Onesti, chiamerà il fido poliziotto Borrelli a riscrivere anche questa graduatoria?
Consegnerà una coppa di cartone - la già nota Cartoons Champions League - agli eliminati (con abominio e rissa proverbiale) nei quarti di finale?
Invocherà la nullità della nostra iscrizione dello scorso agosto, brandirà un nuovo artato diktat Uefa?
Riconvocherà infine i Tre Saggi?


Tutto ha un senso... questo pensiero sottile aveva iniziato a farsi strada nella mia mente la notte del 2 maggio scorso. Quella in cui il Diavolo Rossonero decideva di scrivere una nuova pagina di epica del calcio europeo annientando in semifinale gli altri Red Devils sotto un diluvio universale di sudore, di rabbia, di classe e di gol. Un pensiero sottile, che nasceva come un'intuizione diabolicamente provocatoria e che diventava certezza, giorno dopo giorno nell'attesa del nuovo Ventitre Maggio. E poi, minuto dopo minuto, nel settore 21 dello Stadio Oaka Spiros Louis di Atene: pessima prospettiva (del campo), visione geniale.

Bianchi contro Rossi, Milan e Liverpool di nuovo contro: la madre di tutte le rivincite. Succede solo al cinema, non appartiene alla realtà e non si era mai visto prima. Ecco il senso! Dall'ecatombe infernale di Istanbul al golpe bianco (o rosso?) di Calciopoli: un anno intero di incubi ad occhi aperti ha trovato non solo una ragion d'essere, ma la sua sublime legittimazione nel giorno del Settimo Sigillo. Perché non sarebbe mai esistita Atene se non fosse esistita Istanbul. Come non sarebbe esistito lo Scudetto degli Onesti se non fosse esistita Calciopoli. E tutto ciò è stato concepito dal grande dio del pallone affinché si compiesse la beffa ventennale - o meglio la "beffona", per dirla deliziosamente con Pellegatti al primo gol del nostro santo piacentino - del tricolore neroblu oscurato, non dalle antenne ma dalle Grandi Orecchie di Silvio.

Da oggi, gli stolidi dei vari media (di regime e non) spenderanno parole vane e vacue: si leggerà che abbiamo cancellato la notte delle streghe di Ataturk, riscritto il verdetto della Storia, prolungato ancora una volta il ciclo degli Immortali che è destinato a non finire mai... Nulla di tutto ciò, le ferite non si cancellano. Questo blog era nato proprio nell'estate del 2005 e da allora racconta - oltre che un sentimento con la A maiuscola - una sola verità. Quella dello spirito di rivalsa di un gruppo, sconfitto sanguinosamente sul campo (e in seguito, umiliato nelle aule dei tribunali), quale autentica e sola motivazione di sopravvivenza a se stesso: la sfida individuale e la promessa reciproca di tornare ad affrontare quei demoni rossi, l'unico collante in grado di cementare - per un anno ancora - un gruppo che aveva cessato di essere Squadra. Scommessa lecita, ho ripetuto fino all'ossessione durante questi due anni faticosi, scommessa perduta un passo prima di arrivare allo Stade de France di Parigi.


Ora l'anello si è chiuso. Il Destino lo ha voluto. Perciò non ho mai dubitato, in fondo al cuore, del trionfo finale di questi uomini straordinariamente ostinati e predestinati: tanto nella cattiva sorte turca, quanto nella buona sorte greca. Ma da qui bisogna partire con un nuovo progetto: un progetto che non può passare altro che per la testa e le tasche del nostro Presidente - «un Presidente! c'è solo un Presidente!», il coro spontaneo esploso ad Atene prima del fischio d'inizio - e mai più delegato a chi possiede, nella migliore delle ipotesi, intelligenza imitativa e mani equivocamente bucate.


Ancora una volta, in Rino veritas: ai microfoni del canale bulgaro, forse un'ora dopo il trionfo sul campo, la lucidità del nostro Capitano in pectore - difronte a un reverendo Suma prostrato, più per la gravità del verbo che per lo stress emotivo della serata - libera il campo da ogni residua velleità retorica. Ora ci aspettiamo un segnale forte dalla società - ha dichiarato Ivan il Terribile - perché abbiamo dimostrato di essere una grande squadra, ma ci manca ancora "qualcosina".

18 maggio, 2007

EYE OF THE STORM

Chelsea's Shevchenko talks about his difficult season

[SportsIllustrated.CNN.com] I finally have something in common with hundreds of thousands of Chelsea fans: I'm terribly disappointed in Andriy Shevchenko. But my frustration has little to do with his shortcomings on the field. Sure, I understand why Blues fans feel let down by the Ukrainian superstar. After all, Chelsea didn't pay AC Milan $60 million to see its prize acquisition struggle on the field and then sit out key Champions League matches, as well as this Saturday's FA Cup final against Manchester United. No, I'm more let down by the opportunity Sheva let slip away. Last week, SI.com's Gabriele Marcotti and I drove out to posh Wentworth golf club in the southwestern London suburbs for an exclusive interview with the Chelsea striker. Shevchenko's people have guarded him carefully during this tumultuous season, and he has given few interviews to the English-language press.

But his handlers graciously gave us an audience with the 30-year-old scoring machine, and the timing couldn't have been better. Shevchenko has been absolutely pummeled by Chelsea fans, the media and English fans in general for his failure to produce this season. After scoring 173 goals in all competitions over seven prolific seasons at AC Milan, Sheva has managed only 14 in 52 matches in his first season in England. He's also been the center of a supposed feud between manager José Mourinho and billionaire club owner Roman Abramovich, men with egos to match their expensive tastes. The story goes that Abramovich brought in both Sheva and German national-team captain Michael Ballack last summer against Mourinho's wishes.

Neither megastar fit into the outspoken Portuguese coach's system, and both players' inabilities to adapt this season threw the team off -- just one of many reasons why Chelsea flamed out of the Champions League again and came up short in its bid for a third straight English Premier league title. Worse, one tabloid reported Shevchenko faked his recent groin injury at the behest of Abramovich, who was hoping a frustrated Mourinho would leave Stamford Bridge at the end of the season. (Chelsea issued a statement denying the report.) That's quite a load to heap on Shevchenko's (very rich) shoulders. Yes, he's struggled mightily at times, but I don't believe it's all his fault.

He played out of position all season in a system that isn't geared to his strengths. The players who might have complemented his game the most -- Joe Cole and Arjen Robben -- struggled to stay in the lineup. And in Sheva's defense, without him on the pitch, there's probably no way Didier Drogba would have lit up Chelsea's opposition for 38 goals. Still, I wanted to hear Shevchenko's side of the story -- if he thought he'd been treated unfairly by the club, if he thought Mourinho's criticism of him was unfounded, if he felt the English fans have been too harsh. And for a moment, I thought we were going to get an exclusive confessional.

SI.com: "Do you feel the club has done everything in its power to support you this season?" I asked.

Marcotti quickly translated into Italian, the language Shevchenko speaks at home with his American model wife, Kristen Pazik, also in attendance at our interview. Sheva listened carefully to the question, looked me square in the eyes, and answered, point blank: "No."
After seven seasons at Milan, Shevchenko will watch ex-teammates Kaká and Clarence Seedorf in the Champions League final from afar next week. No? "No," he repeated. And then thought better of it after his handlers stepped in. "It's a long story, I'd rather not," he continued. "Maybe it's best if we leave this question out." So much for Sheva's side of the story.

I don't necessarily blame him. After all, he's still trying to make his English adventure work out. And if he really is planning on going back to AC Milan, as some speculation says (club president Silvio Berlusconi has repeated time and again he'd take Sheva back in a heartbeat), he doesn't want to burn any bridges. With my scoop dissolved into thin air, I pressed on. Sheva dished a little on his struggles, but we kept the conversation to mostly soccer: his experiences adapting to England (perhaps tellingly, in the past tense), his relationships with his teammates and what it will be like to see his former teammates at Milan back in the Champions League final without him. I found Shevchenko to be a fascinating guy, quite honestly, even second-hand through Marcotti's translating. It's not every day you talk to a man who lived through the Chernobyl nuclear disaster as a 9-year-old growing up in a small Ukrainian village.

We closed our conversation with the topic it seems every matured European star talks about these days: a desire to someday end his career in Major League Soccer. There's an image: And starting at center forward for Chivas USA, Andriiiiiiy Shev-CHENNNN-ko!! I doubt anyone in the U.S. would be disappointed in that.

SI.com: Has this been the most difficult season of your career?

Shevchenko: It wasn't a great season but it hasn't been the worst. It was a new experience, but I did my part. I ignored all the talk and worked for the time. I contributed the best I could to the results we reached.

SI.com: Has there been more pressure on you than before?

Shevchenko: People always expect a lot from me. And when you can only give, say, 20 percent less than what people expect, people will start talking. I wasn't well in the first four months, partly because of [fatigue from] the World Cup, partly because of the injury I was carrying. But then I had a good stretch in the middle of the season. I scored some important goals [and] we played well. In the end, despite everything, I ended up with 14 goals and 11 or 12 assists -- and that's not a bad season. I know people wanted 30 goals a season, but the reality is that it can't happen every season. With all the problems I had, I don't think I did that badly.

SI.com: Why do you think you struggled on the field this season?

Shevchenko: I didn't play in my position this year. I wasn't the key of the attack. I was playing further behind, away from goal, which is different from how I played at Milan and maybe that's why Drogba scored so many goals this year. We made a good partnership with me setting him up some of the time. At Milan I played in my natural role. Here I had to adapt to be something else. And I did it so I could help the team.

SI.com: So then why have you received such criticism this year?

Shevchenko: Because there were problems that were created, some of them invented by journalists. I think the club could have worked a lot better in that sense if they had communicated things better to the press in the right way and at the right time. The truth is that all I thought about here was trying to play better and trying to do my best, partly for myself and partly also for these fans who supported me all along and who deserve much better. I never created any problems, but there were many things that were written about me that were simply made up. And the media was able to do that because the club's p.r. department didn't communicate the truth in time.

SI.com: Have you been able to build friendships with your teammates here?

Shevchenko: I have good relationship with my teammates; I've never had conflicts with any of them. [Kristen and I] often go out with Frank Lampard and Michael Ballack and their girlfriends. I've played golf with John Terry. When I arrived, Lampard and his fiancée, Elen, immediately organized things for us and our families and invited the kids around -- they were very welcoming.

SI.com: What have you found to be the biggest differences in the English game?

Shevchenko: There is a lot of difference between the English and Italian leagues. In England, it's more physical. Some teams play simpler -- they just rely on the long ball and try to pick up scraps. But there is also a lot of difference between Milan and Chelsea, and a big difference between Chelsea and, say, some other English sides like Arsenal or Manchester United, whose game is perhaps closer to Milan's.

SI.com: Are you glad you made the move to Chelsea?

Shevchenko: Moving to Chelsea was a great experience despite the difficulties which, after all, are part of my job. The fans backed me all the way. They were always close to me. Plus, I really like England -- the quality of life is high. And it's been great to see all these different grounds, see the differences from club to club, the way the fans are, the way the teams play, discovering the Premiership. That has all been great. My main priority for me is feeling well next season.

SI.com: If Chelsea had made the Champions League final, you could have been playing against your former teammates.

Shevchenko: I don't know how I would have reacted. But I'm happy for Milan. They proved to all once again that they are a great club with great players who play great football. I talk often with them -- mostly Paolo Maldini, Kaká, Gennaro Gattuso, Clarence Seedorf and Kakha Kaladze.

SI.com: So what's your prediction for the rematch against Liverpool?

Shevchenko: 2-0 Milan. Kaká will score both goals.

SI.com: I hear you'd eventually like to raise your two sons in the U.S.?

Shevchenko: I'd like to play there, actually. Soccer is growing in the U.S. and I'd like to be a part of that. I played there last summer against the MLS All-Stars and I saw myself that it's definitely improving

07 maggio, 2007

SENATORI (segue)

Il desiderio di Sheva

I finalisti di Atene meritano rispetto, applausi e pacche sulle spalle. Se non gli rompessimo le scatole con le storie di mercato, e con il tormentone Ancelotti, sarebbe cosa buona e giusta. Ci proveremo. Intanto vi diamo un aggiornamento legato a Shevchenko: come anticipato, molto dipenderà dal destino di Mourinho. Che ieri ha perso anche la Premier, quindi ci sta che riceva il foglio di via. In tal caso, è complicato pensare a Shevchenko sul mercato: Abramovich ha appena investito un pacco di milioni. Se Mourinho restasse, Sheva sarebbe ben lieto di tornare a Milanello: c'è il placet di Berlusconi, la soddisfazione di Galliani, l'entusiasmo di Ancelotti. Dentro lo spoglitoio mica funziona così. Non gli hanno rimproverato il desiderio di tagliare la corda in uno dei momenti più delicati della storia rossonera. Tornare perché a Londra ha fallito, oppure perché Mourinho non si schioda, è un'aspirazione legittima. Ma andrebbe a sbattere contro qualche senatore che considera Sheva al Milan un capitolo chiuso. Quindi un romanzo già letto: dalla prima all'ultima pagina.

da Dieci di oggi.

05 maggio, 2007

CINQUE MAGGIO

Per festeggiare la ricorrenza, un estratto da "Il sistema Inter" di Emilio Cambiaghi.

Serie A:

Consideriamo gli anni dall’ultimo scudetto reale, quello del 1989 (tra parentesi i dati con i tre punti a vittoria)

▪ 1989/90 - TERZA: -7 (-11) punti dal Napoli vincitore
▪ 1990/91 - TERZA: -5 (-7) punti dalla Samp vincitrice
▪ 1991/92 - OTTAVA: -19 (-31) punti dal Milan vincitore
▪ 1992/93 - SECONDA: -4 (-5) punti dal Milan vincitore
▪ 1993/94 – TREDICESIMA: -19 (-27) punti dal Milan vincitore
▪ 1994/95 – SESTA: -21 punti dalla Juventus vincitrice
▪ 1995/96 – SETTIMA: -19 punti dal Milan vincitore
▪ 1996/97 – TERZA: -6 punti dalla Juventus vincitrice
▪ 1997/98 – SECONDA: -5 punti dalla Juventus vincitrice
▪ 1998/99 – OTTAVA: -24 punti dal Milan vincitore
▪ 1999/00 – QUARTA: -14 punti dalla Lazio vincitrice
▪ 2000/01 – QUINTA: -24 punti dalla Roma vincitrice
▪ 2001/02 – TERZA: -2 punti dalla Juventus vincitrice
▪ 2002/03 - SECONDA: -7 punti dalla Juventus vincitrice
▪ 2003/04 - QUARTA: -23 punti dal Milan vincitore
▪ 2004/05 - TERZA: -14 punti dalla Juventus vincitrice
▪ 2005/06 - TERZA: -15 punti dalla Juventus vincitrice

In sintesi, in 17 anni l’Inter ha raggiunto solo tre volte il secondo posto ed è stata in corsa per il titolo fino alla fine solo in due occasioni (1997/98, 2001/02). Nel 1992/93 e del 2002/03 l’Inter si è classificata seconda ma senza opporre una valida resistenza alle squadre campioni (Milan e Juventus). Ma i dati più significativi sono quelli legati ai punti di distacco. Considerando la formula dei tre punti a vittoria, nei diciassette anni presi in esame, si ottengono queste cifre: 255 punti di distacco dalla squadra campione. Una media esatta di 15 punti a stagione.

Champions League:

▪ Ultima vittoria: 1965
▪ Ultima finale: 1972
▪ Semifinali negli ultimi 35 anni: 2 (1981, 2003)


CALCIATORI IN ROSA DURANTE LA PRESIDENZA DI MASSIMO MORATTI (1994/95 – 2006/07)

PORTIERI (15): Ballotta, Bindi, Carini, Cordaz, Ferron, Fontana, Frey, Frezzolini, Julio Cesar, Mazzantini, Nuzzo, Orlandoni, Pagliuca, Peruzzi, Toldo.

DIFENSORI (63): Adani, Andreolli, Angloma, Barollo, Bergomi, Bia, Blanc, Bonucci, Brechet, Burdisso, Z.Camara, F.Cannavaro, Centofanti, Cirillo, Coco, Colonnese, M.Conte, Cordoba, Dellafiore, Domoraud, Favalli, Ferrari, Festa, Franchini, Fresi, Galante, Gamarra, Georgatos (due volte), Gilberto, Gresko, Grosso, Helveg, Macellari, Maicon, Materazzi, Maxwell, Mezzano, Mihajlovic, Milanese, Padalino, A.Paganin, M.Paganin, Panucci, Pasquale, Pedroni, Pistone, Potenza, Rivas, Roberto Carlos, Samuel, Sartor, M.Serena, Silvestre, Simic, Sorondo, Tarantino, Tramezzani, Vivas, West, Wome, J.Zanetti, Ze Maria.

CENTROCAMPISTI (66): Almeyda, Aloe, Beati, Belaid, Berti, Bianchi, Biava, Binotto, Brocchi, Cambiasso, Carbone, Cauet, Cinetti, Dabo, Dacourt, Dalmat, D’Autilia, Davids, Dell’Anno, Di Biagio, Djorkaeff, Emre, Fadiga, Farinos, Figo, Gonzalez, Guglielminpietro, Ince, Jonk, Jugovic, Karagounis, Kily Gonzales, Lamouchi, Luciano, Maa Boumsong, Manicone, Marino, Morfeo, Moriero, Nichetti, Okan, Orlandini, A.Orlando, Paulo Sousa, Peralta, Pinto Fraga, Pirlo, Pizarro, Rebecchi, Seedorf, Seno, Sergio Conceiçao, Sforza, Shalimov, Simeone, Solari, Stankovic, Trezzi, Vampeta, Van Der Meyde, Veron, Vieira, Winter, Zanchetta, C.Zanetti, Zé Elias.

ATTACCANTI (42): Adriano, M.Altobelli, Baggio, Batistuta, Bergkamp, Branca, Caio, Choutos, Colombo, Corradi, Crespo (due volte), Cruz, Delvecchio, Di Napoli, Ferrante, D.Fontolan, Ganz, Germinale, Ibrahimovic, Kallon, Kanu, R.Keane, Martins, Meggiorini, Momenté, Mutu, Pacheco, Pancev, Rambert, Recoba, Robbiati, Ronaldo, Ruben Sosa, Russo, Sinigaglia, Slavkovski, Hakan Sukur, Ventola, Veronese, C.Vieri, Zamorano.

ALLENATORI (14): Bianchi, Castellini (due volte), Cuper, Hodgson (due volte), Lippi, Lucescu, Mancini, Simoni, Suarez, Tardelli, Verdelli, Zaccheroni.


In totale, 186 calciatori e 14 allenatori (una media di 1,16 allenatori a stagione) sono entrati a libro paga dell’Inter nei 12 anni e mezzo di presidenza morattiana (Massimo rilevò l’Inter il 18 febbraio 1995). Per fare un confronto, la Juventus si è avvalsa di 135 calciatori e 4 allenatori (Lippi, Ancelotti, ancora Lippi, Capello) nell’analogo periodo. Alla fine del 2006 sono ben 120 i giocatori acquistati, grazie all’esborso di circa 700 milioni di euro, con una media di 56 milioni l’anno.

dal blog Camillo, di Christian Rocca

03 maggio, 2007

WINDS OF CHANGE

«Dear Mr. Galliani (caro Adriano)

We woul like to congratulate your club on reaching the final of the 2006/07 UEFA Champions League and to especially compliment AC Milan on their outstanding performances during the group stage, as well as the knock-out round, quarter-finals and semi-finals, and wish your team an equally brilliant performance in the final itself.

Your club's achievement in reaching the final of Europe's flagship club competition, reflects the professional attitude and commitment of your team and the club's officials, and confirms that AC Milan is a worthy member of the European football elite.

We should also like to express our sincere gratitude to you, to all of your club's officialS and staff, for the competent and friendly co-operation that we have enjoyed with your club throughout the season for all your home matches at "San Siro".

We look forward to a magnificent final, and wish you an excellent match.

Yours sincerely,

UEFA
Michel Platini
President».

02 maggio, 2007

GOOD WINNERS

Boss: Best team won

[ManUtd.com] Sir Alex held his hands up and admitted that the best team on the night had won as United fell to a 3-0 defeat in the San Siro. A poor start by the Reds was pounced upon by AC Milan with two goals in the first 30 minutes. As United sought to find some way back into the game, the Italians broke away to snatch a third late one, confirming their place in the Champions League final.

"We gave away goals very cheaply and at this level you can't do that," the United boss told Sky Sports. "Credit to Milan, they pressed us really well and were very well prepared. They were certainly sharper and quicker to the ball. They've been good winners". Gennaro Gattuso and Clarence Seedorf excelled in Milan's midfield, while Kaka again proved dangerous just behind the main striker. It forced United deep and allowed Paul Scholes and Michael Carrick little room in which to operate. "Without question, we were on the back foot all the time," added the boss. "Even in possession of the ball we found it difficult. I think they were better prepared, physically. They've been resting players and that can make a difference. We've had to play the same players all the time. For 15 minutes after half-time we looked like we were getting some momentum and had a few shots blocked. But we needed that goal to turn the game around. In fairness, we didn't really look like we were going to score."