31 marzo, 2007

MARZO 2007: La primavera di Shevy

LONDON - MARCH 19: Andrei Shevchenko of Chelsea scores the opening goal during the FA Cup sponsored by E.ON Quarter Final replay match between Tottenham Hotspur and Chelsea at White Hart Lane on March 19, 2007 in London, England. (Photo by Jamie McDonald/Getty Images)

13 marzo, 2007

IL GRAN SIGNORE

Moratti e quel gestaccio. Ora rischia il deferimento?

[Repubblica.it] Palla avvelenata. Più che mai. Massimo Moratti, patron dell'Inter, che in tribuna vip (vip?) a San Siro fa il gesto dell'ombrello e apostrofa così il suo ex pupillo Ronaldo ("vai a cagare, stronzo..."). Stranamente il procuratore federale non se ne accorge, eppure ci sono un sacco di immagini tv, e non lo deferisce in base all'articolo 1 (codice di lealtà). In molti altri casi, Stefano Palazzi, che aspira a fare il capo della nascente Superprocura del pallone, era stato molto più attento. Strano. Moratti ha ammesso di aver fatto "quel gesto" ma non ha intenzione stavolta di scusarsi: a Livorno aveva dato del "coglione" all'arbitro ma in quel caso aveva chiesto successivamente scusa.

12 marzo, 2007

VICOLO CIECO

Da Istanbul 2005 al derby: i 652 giorni dell'agonia-Milan.
A dispetto dell'orgoglio mostrato in Champions, il declino della squadra di Ancelotti è sotto gli occhi di tutti: anche dei suoi dirigenti?

Se Brigitte Bardot fosse italiana, dopo la campagna contro lo sterminio delle balene si starebbe dedicando, anima e corpo, a un’altra iniziativa di tipo umanitario: la campagna contro la demolizione del Milan. La demolizione del Milan è un fenomeno - apparentemente inspiegabile – in atto da 652 giorni, per l’esattezza dalla sera del 25 maggio 2005, sera in cui si giocò, a Istanbul, la finale di Champions League tra Milan e Liverpool. Come molti ricorderanno, fu la più incredibile finale giocata dal giorno dell’invenzione del pallone: il più bel Milan di sempre chiuse il primo tempo sul 3-0 (Maldini, Crespo, Crespo), pensò di avercela fatta, tornò in campo distratto, si fece fare 3 gol in 7 minuti, riprovò a prendere in mano la partita ma la palla non volle più saperne di entrare nella porta di Dudek. Così, si andò ai calci di rigore, gli inglesi furono più bravi e la Coppa finì in Inghilterra. Per la cronaca: il Milan aveva vinto la Champions due anni prima, a Manchester, ai rigori contro la Juventus, ma non aveva giocato bene, e non era sembrato forte come il Milan targato 2004-2005: quello, appunto, della notte folle di Istanbul.

Ebbene: dal 25 maggio 2005, una specie di 5 maggio moltiplicata per 5 (tornano anche i conti!), il Milan di Carlo Ancelotti – un vero e proprio inno al calcio con la formula magica di un centrocampo composto da Gattuso, Pirlo, Seedorf e Kakà, due esterni di difesa come Cafu e Maldini, un bomber insaziabile, e infallibile, come Shevchenko – è andato via via sbriciolandosi. Quel Milan, che si permetteva il lusso di tenere Rui Costa in panchina e di mandare in tribuna, il giorno della finale, un certo Inzaghi, perché in campo andavano Shevchenko e Crespo (2 gol) e in panchina bastava Tomasson; quel Milan che sfiorò, senza toccarla, la Perfezione (nel primo tempo di Istanbul, Kakà giocò come nemmeno Rivera e Cruijff fusi assieme in laboratorio); quel Milan, nei 652 giorni che si sono susseguiti, è diventato ben presto la controfigura di se stesso. E adesso, inseguendo una gloria ormai appassita, si dibatte disperatamente alla ricerca di un’identità perduta, in una partita persa in partenza.


Diciamo le cose come stanno. Il Milan sta arrancando perché i giocatori di oggi sono più vecchi, più stanchi e più scarsi di quelli che lo fecero grande nel periodo d’oro di Ancelotti: il ciclo, breve ma intenso, iniziato il 28 maggio 2003 all’Old Trafford di Manchester e concluso il 25 maggio 2005 allo stadio Ataturk di Istanbul col bottino di una Champions League, uno scudetto, una Supercoppa Europea e una Coppa Italia, più una Coppa Intercontinentale e una seconda Champions buttate via.
Più vecchi, più stanchi, più scarsi. Con tutto il rispetto per giocatori – anzi, campioni – che hanno fatto la storia del calcio, la verità sul conto del Milan è questa. Un Milan che annovera oggi tra le sue fila Costacurta, 40 anni e 11 mesi; Maldini, 38 anni e 9 mesi; Cafu, 36 anni e 9 mesi; Serginho, 35 anni e 9 mesi; per non parlare di nonno Fiori e dei molti altri over 30. Un Milan che nell’ultima campagna-acquisti ha pensato di rafforzarsi puntando sul 35enne Favalli, sul quasi 31enne Oddo, sul 30enne Storari; e ancora Ricardo Oliveira (sic), e poi Bonera e Gourcuff (praticamente ignorato da Ancelotti), e infine Ronaldo (ma il Fenomeno merita un discorso a parte). Un Milan che ha appena annunciato i rinnovi di contratto del 31enne Seedorf (fino al 2011), del 34enne Kalac (fino al 2010) e del 33enne Dida (fino al 2010), giocatori che hanno abbondantemente dato il meglio di sè e che già oggi, anzi già ieri, apparivano in chiara fase discendente.

Se a questo aggiungete il fatto che Shevchenko, l’estate scorsa, è stato ceduto al Chelsea per 45 milioni (di cui metà buttati per acquistare Ricardo Oliveira, che vale meno di Pozzi dell’Empoli); che Gilardino e Inzaghi, lontano da Sheva, hanno subìto un processo di “imbrocchimento” imprevisto ma evidente; che Kakà, unico fuoriclasse nello splendore della carriera, è costretto una partita sì e l’altra pure a provare a vincere, da solo, ogni match, Ascoli o Celtic non ha importanza; che i grandi vecchi – vedi Cafu, vedi Serginho, vedi Maldini - hanno smesso di essere i formidabili campioni di sempre, e ormai mostrano la corda di una carriera giunta al capolinea; se al quadro aggiungete queste pennellate, otterrete il Milan che abbiamo davanti agli occhi. Il Milan che una Roma in palla travolge come un birillo, a San Siro come all’Olimpico; il Milan che deve penare 210 minuti contro un modestissimo Celtic aspettando il prodigio del solo uomo capace di compiere i miracoli (per l’appunto, Kakà); il Milan che prova, con le unghie e coi denti, a vincere il derby – o almeno, a fare bella figura - ma che alla fine viene demolito a spallate da un’Inter più forte, più giovane, più dirompente, più cattiva. Il Milan che dopo 27 giornate naviga a 33 punti di distacco dall’Inter prima in classifica. Forse è veramente il caso di farlo stendere sul lettino e fargli dire 33!

Sia chiaro: nessuno discute il fatto che il Milan, unico club in Europa, sia giunto ai quarti di finale di Champions per il 5° anno consecutivo; nessuno discute la grandezza di un club che nel torneo più difficile e prestigioso arriva due volte in finale (una vittoria e una sconfitta) e una volta in semifinale nelle ultime 5 edizioni; nessuno discute l’importanza di vedere il Milan unico sopravvissuto in Champions fra gli 8 club approdati ai quarti un anno fa. Quello che il Milan sta facendo, a dispetto degli anni, degli acciacchi e dei guai, è una cosa grande, e nessuno lo può disconoscere. È giusto però chiedere ai dirigenti, e cioè a Galliani e Braida (o forse bisogna girare la domanda a Berlusconi?) se la strada che il Milan ha imboccato dopo la notte di Istanbul è la strada giusta oppure no. Perché a noi – anche se Ancelotti riuscisse nell’impresa di far fuori il Bayern e di saltare un’altra volta in semifinale – la strada su cui cammina il Milan sembra, davvero, un vicolo cieco.


di Paolo Ziliani

10 marzo, 2007

MANTOVA MANTOVA

Serie B TIM 2006-2007
Ventisettesima Giornata, sabato 10 marzo 2007
Stadio Danilo Martelli di Mantova (campo neutro)

BRESCIA - JUVENTUS 3-1
RETI: 4 p.t., 26 p.t. e 46 p.t. Serafini, 10 p.t. Del Piero


BRESCIA: Viviano; Santacroce, Zoboli, Mareco; Zambelli (dal 28 s.t. Stankevicius), Piangerelli, Lima, Hamsik (dal 43 s.t. Cerci), Dallamano; Serafini, Del Nero.
A disposizione: Ambrosio, Cortellini, Jadid, Zambrella, Roussel.
Allenatore: Cosmi.
JUVENTUS: Buffon; Zebina (dal 32 s.t. Bojinov), Boumsong, Chiellini, Balzaretti (dal 14 s.t. Palladino); Camoranesi (dal 1 s.t. Marchionni), Zanetti, Giannichedda, Nedved; Del Piero, Trezeguet.
A disposizione: Mirante, Birindelli, Legrottaglie, Paro.
Allenatore: Deschamps.

ARBITRO: De Marco di Chiavari.
ASSISTENTI: Rossomando e Angrisani.
QUARTO UOMO: Tommasi.
AMMONITI: 14 p.t. Giannichedda, 32 p.t. Zambelli, 40 p.t. Camoranesi, 6 s.t. Mareco, 12 s.t Piangerelli, 22 s.t. Trezeguet.

06 marzo, 2007

LA COPPA RUBATA

Ligue des Champions, le trophée 93 a disparu

[Lequipe.fr] L'Olympique de Marseille s'est fait voler son trophée récompensant sa victoire en Ligue des champions face à l'AC Milan en 1993 (1-0). La réplique de la vraie coupe a disparu des salons d'honneur du Stade Vélodrome. L'alerte a été donnée mardi matin par le personnel du club, qui a toutefois assuré qu'aucune porte n'avait été forcée. Une enquête est en cours.