23 agosto, 2008

SHEVA TORNA A CASA...

BENTORNATO SHEVA, 23/08/2008
19.58: Svolta nella trattativa per Andriy Shevchenko.

Ora si può dire: SHEVA TORNA IN ROSSONERO. Dopo giorni di attesa, il campione ucraino può tornare a sorridere e riprendersi la maglia che sente sua. Una lunga attesa, durata due anni. Andriy Shevchenko torna ad essere un giocatore del Milan. Il neo attaccante rossonero è felicissimo e a stento trattiene gioia e commozione: «Sto bene, sono contento. Era tempo che speravo di tornare e già ieri immaginavo che questa trattativa potesse concludersi bene. Per me è come aver vinto una Champions League. Ci sono state delle complicazioni, ma ora che tutto si è risolto sono proprio felice». Sono state queste le prime dichiarazioni di Sheva alla redazione di ACMilan.com e Milan Channel. Il suo arrivo è previsto nella giornata di domani, si sottoporrà alle visite mediche e poi comincerà ad allenarsi con la squadra. Le emozioni, le sensazioni provate nel corso di questi due anni sono state tante. Ora Sheva può contare sulla sua forza d'animo, sulla voglia di riscatto che ha, per tornare ad essere uno dei più grandi attaccanti del mondo. Il tabellino con i suoi 173 gol in rossonero (più il rigore di Manchester e il gol ingiustamente annullato nella semifinale di Barcellona nel 2006) aspetta solo di essere aggiornato, per la gioia e la felicità di tutti i tifosi del Milan. [ACMilan.com]

SHEVCHENKO BACK TO MILAN, Sat 23 Aug 2008

Chelsea Football Club has agreed terms for Andriy Shevchenko to return to AC Milan. Details of the agreement will remain confidential. The move is subject to a successful medical. Shevchenko signed for Chelsea from Milan before the 2006 World Cup for an undisclosed club record fee but the goals did not flow at the rate seen in Italy. He ended his first English season with 14 in total, four in the League, although there were some great strikes among them, not least at White Hart Lane in an FA Cup replay. However a hernia operation in the closing weeks of the 2006/07 season ruled him out of the Cup Final win at Wembley. By then he was already a Carling Cup winner, having played all but the closing seconds of a 2-1 win over Arsenal at Cardiff. Although the surgery cleared the way for a full pre-season the following summer, fitness problems returned to keep Andriy out of competitive action until mid-September 2007. In his second game back he scored the final goal of the José Mourinho era, in a home Champions League draw to Rosenborg. There followed an outstanding strike in the Carling Cup against Leicester but just as Shevchenko hit a good groove leading up to Christmas, scoring six important goals in ten appearances with Didier Drogba out injured, back-related problems called a seven-week halt. Although he made seven more sub appearances and scored the final league goal of last season, he did not start a game in 2008. His 2007/08 record was 8 goals in 12 starts 13 sub appearances, taking his Chelsea totals to 22 goals in 53+23 games. Further surgery this summer left him behind in the pre-season fitness schedule and although he was involved in games in Malaysia and Russia, he was not part of the opening weekend win against Portsmouth. A completed move to Milan will see Shevchenko return to a club he first joined in 1999 and one where is all-time second highest scorer with 173 goals in 296 games. Chelsea Football Club would like to thank Andriy for his contribution during his two seasons in England. [ChelseaFC.com]

... E SHEVALOVE SI CONGEDA

Il Balon d'Or torna a casa. Ma quale casa troverà? Per due lunghi, orribili anni abbiamo sognato ad occhi aperti di vivere una serata come quella di oggi. In principio, era pura e semplice utopia. L'estate scorsa ci eravamo quasi affezionati all'dea, prima di accorgerci del copione mediatico sottostante. Questa estate, in tutta onestà, avevamo smesso di crederci ben prima che il copione ci venisse riproposto, tale e quale a un anno fa. Di più, avevamo iniziato a sognare per Sheva un epilogo migliore: lontano dai livori del sordido Ancelotti, lontano dalle grinfie delle putrescenti cariatidi di Milanello (e cartastraccia circostante), lontano dai ghigni grotteschi del brianzolo Galliani. Avevamo sperato in una svolta inattesa, una nuova pista di mercato. Magari una luminosa redenzione sotto il sole caldo di Barcelona, nella splendida casa del Camp Nou... perché no, con il benefit di quella dimora da sogno a picco sul mare liberata proprio dall'ultimo fenomeno da baraccone di Bronzetti. Comunque fosse, lontano dalle macerie di questo povero Diavolo. Che non è più il Milan di Sheva, e purtroppo non è più il nostro Milan. Shevalove ha raccontato, dal 2005 ad oggi, la decadenza di un club che forse più di ogni altro in Italia ha interpretato il crepuscolo di un movimento sportivo, e volendo allargare ancora oltre l'orizzonte, il declino di una società civile. Restano solo disgusto e imbarazzo per questa dirigenza, per questo allenatore, per questi giocatori e per questo pubblico. Né dignità né onore per i nostri colori. Ma il Balon d'Or torna a casa. Ed un altro cerchio (forse l'ultimo) si chiude, per questo gruppo di uomini ostinati e predestinati. Resteremo in silenzio, a guardare. Da debita distanza. Siamo intimamente convinti che il ritorno sia un azzardo: perché due anni di sostanziale inattività pongono un'incognita, e soprattutto perché il contesto ambientale è il medesimo che due anni fa aveva creato le condizioni per il doloroso distacco. Il rischio concreto è che il Balon d'Or diventi il bersaglio principale ed il capro espiatorio di una nuova stagione fallimentare. Ma il calcio, si sa, è una scienza inesatta. E allora resteremo in silenzio, ad osservare e a sperare che il dio del pallone faccia accadere di nuovo la magia, e possa riaccendere la passione per la maglia e l'emozione inconfondibile che solo il 7 Rossonero ci può regalare. Comunque andrà, BENTORNATO AMATISSIMO CAMPIONE!

30 giugno, 2008

GIUGNO 2008: I am what I am



RBK - Me and my Heroes - Andriy Shevchenko
http://www.youtube.com/watch?v=EowQ4Y2GtCQ&feature=related

21 giugno, 2008

LA PROSSIMA EUROPA

[ACMilan.com] La Uefa ha reso note ieri le date della della Coppa Uefa 2008/2009. Il Milan esordirà il 18 settembre nell'andata del primo turno. La gara di ritorno, invece, si svolgerà il 2 ottobre. I rossoneri conosceranno il nome della prossima avversaria europea il 29 agosto alle ore 18.00 quando a Monaco andrà in scena il sorteggio del Primo Turno. La finalissima della Coppa Uefa 2008/2009 si disputerà il 20 maggio 2009 ad Istanbul all'Saraçoglu Stadium, stadio del Fenerbahce. Il cammino verso la Turchia prende il via il 1 luglio con il sorteggio del primo turno preliminare. Tra le 74 partecipanti spazio anche a quelle entrate grazie alla classifica Fair Play: Manchester City, Hertha BSC Berlin e FC Nordsjælland. Altre 27 squadre inizieranno dal secondo turno, comprese le ultime sette vincitrici della Coppa Intertoto Uefa. Le 32 compagini vittoriose se la vedranno con altre 48 (comprese le 16 eliminate dal terzo turno preliminare di Champions League) nella fase a gironi che durerà, dal 23 ottobre al 19 dicembre. Le prime tre dei gironi a cinque, più le terze in quelli di Champions League, parteciperanno alla fase a eliminazione diretta che inizierà il 18 febbraio.

QUESTE LE DATE DEI SORTEGGI DELLA COPPA UEFA 2008/2009

1 LUGLIO 2008 - 13.30 - Nyon: Primo turno preliminare
1 LUGLIO 2008 - 13.30 - Nyon: Secondo turno preliminare
29 AGOSTO 2008 - 18.00 - Monaco: Primo turno
7 OTTOBRE 2008 - 12.00 - Montecarlo: Fase a gironi
19 DICEMBRE 2008 - 13.00 - Nyon: Sedicesimi e ottavi
20 MARZO 2009 - 13.00 - Nyon: Quarti, semifinali e finale

QUESTO IL CALENDARIO COMPLETO DELLA COPPA UEFA 2008/09

Primo turno preliminare, andata 17 LUGLIO 2008
Primo turno preliminare, ritorno 31 LUGLIO 2008
Secondo turno preliminare, andata 14 AGOSTO 2008
Secondo turno preliminare, ritorno 28 AGOSTO 2008
Primo turno, andata 18 SETTEMBRE 2008
Primo turno, ritorno 2 OTTOBRE 2008

Fase a gironi, Matchday 1 - 23 OTTOBRE 2008
Fase a gironi, Matchday 2 - 6 NOVEMBRE 2008
Fase a gironi, Matchday 3 - 27 NOVEMBRE 2008
Fase a gironi, Matchday 4 - 3/4 DICEMBRE 2008
Fase a gironi, Matchday 5 - 17/18 DICEMBRE 2008

Sedicesimi, andata 18/19 FEBBRAIO 2009
Sedicesimi, ritorno 26 FEBBRAIO 2009
Ottavi, andata 12 MARZO 2009
Ottavi, ritorno 18/19 MARZO 2009
Quarti, andata 9 APRILE 2009
Quarti, ritorno 16 APRILE 2009
Semifinale, andata 30 APRILE 2009
Semifinale, ritorno 7 MAGGIO 2009

FINALE ad Istanbul (Saraçoglu Stadium) - 20 MAGGIO 2009

12 giugno, 2008

IL FALSO NEL BILANCIO ONESTO (segue)

Falsi in bilancio, Inter e Milan multate di 90 mila euro.

[IlMessaggero.it] Si è chiuso solo con una multa salata per le società e per i dirigenti coinvolti il processo sportivo per il presunto falso in bilancio di Milan e Inter. La Disciplinare ha messo così fine, comminando semplici sanzioni pecuniarie, all'annosa vicenda nata dalla denuncia-esposto sul cosidetto doping amministrativo attivata dall'ex patron del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara e relativa agli anni dal 2003 al 2005 (con la conseguente iscrizione al campionato 2005-06). Prima dell'avvio del dibattimento i deferiti avevano chiesto istanza di applicazione di sanzione, con conseguente pena ridotta. Il provvedimento non è pertanto impugnabile e la vicenda si chiude così. L'organo di giustizia della Figc ha comminato 90.000 euro di multa ai due club milanesi, 60.000 all'amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, e la stessa cifra distribuita per i quattro dirigenti nerazzurri coinvolti: 20.000 euro a Riccardo Ghelfi, attualmente vicepresidente dell'Inter, e a Mauro Gambaro, all'epoca dei fatti contestati amministratore delegato; 10.000 euro per Gabriele Oriali, ex direttore tecnico ora dirigente del club di via Durini, e per Massimo Moretti, ex direttore generale. Ammenda anche per la Sampdoria (36.000 euro) e i dirigenti Giuseppe Marotta e Riccardo Garrone.

Dopo lunghe indagini erano stati passati al setaccio due stagioni per analizzare i presunti trucchi contabili adottati per la compravendita dei giocatori, come quello di Simone Brunelli, portiere passato dalle giovanili del Milan all'Inter e valutato, al tempo del trasferimento, tre milioni di euro. Sul filone milanese della più ampia vicenda del doping amministrativo aveva voluto far luce anche l'ex capo dell'ufficio indagini dell'era calciopoli, Francesco Saverio Borrelli. Il magistrato in pensione prestato al pallone aveva infatti lasciato in eredità tutto il fascicolo a Stefano Palazzi. Il superprocuratore ha però voluto aspettare che si completasse l'iter della giustizia ordinaria: perché in parallelo sulla vicenda scorreva il lavoro della procura di Milano, che proprio il 31 gennaio scorso, ribaltando la richiesta del pm Nocerino di processare Massimo Moratti e Galliani, aveva prosciolto le due società perché «il fatto non costituisce reato». Palazzi aveva però chiesto il giudizio sportivo, avviando i deferimenti lo scorso 4 febbraio. L'accusa era violazione dell'articolo 1, quello della lealtà sportiva per aver sottoscritto contratti «con abnorme e strumentale valutazione» scriveva il magistrato sportivo. Genoa, Udinese e Reggina e alcuni dirigenti dei club intanto sono stati deferiti dal procuratore federale alla commissione disciplinare nazionale per diverse vicende legate a plusvalenze false. In particolare sono stati deferiti il presidente del Genoa Enrico Preziosi, dell'Udinese Franco Soldati e della Reggina Pasquale Foti.

05 giugno, 2008

PELATO AL 150%

Galliani non teme confronti: Il Milan è il re del mercato.

[Gazzetta.it] Adriano Galliani non ci sta. A chi gli chiede se il Milan abbia bisogno urgente di rinforzi, risponde così: «Mi sembra che il Milan si possa considerare la squadra che finora ha agito meglio sul mercato, non mi risulta che gli altri club italiani hanno fatto quanto noi». Queste le parole del vicepresidente rossonero all'arrivo a Roma per il consiglio federale. Riferendosi al mercato del Milan, Galliani ha voluto ricordare quali operazioni siano già state effettuate dalla dirigenza del club di via Turati: «Abbiamo fatto tornare un attaccante come Borriello che ha fatto 19 gol, non credo che un ritorno del genere sia meno importante di un nuovo acquisto. Poi abbiamo preso un portiere (Abbiati), un terzino e un centrocampista importanti (Zambrotta e Flamini). Adesso vediamo se riusciamo a raggiungere l'obiettivo di un altro grande attaccante». Sul nome della nuova punta del Milan sono circolate voci di un possibile accordo già raggiunto con il giocatore dell'Arsenal Adebayor, ma Galliani ha voluto ricordare la norma che «esiste una norma per cui non si possono stringere accordi privati con i calciatori che sono sotto contratto con altri club». E ha aggiunto: «Non so se la nuova punta arriverà dall'Inghilterra, vedremo». In ogni caso, Galliani ha voluto sottolineare i meriti del presidente Berlusconi: «Sono 22 anni che fa grandi investimenti e, visto che il Boca Juniors è stato eliminato questa notte dalla coppa Libertadores, il Milan rimarrà comunque fino al 2009 il club più titolato al mondo». Sulle vicende legate al futuro del tecnico Carlo Ancelotti, Galliani è stato chiarissimo: «Carlo resta con noi non al 100%, ma al 150%».

31 maggio, 2008

MAGGIO 2008: L'ultimo volo in Blues

Chelsea v Bolton Wanderers, l'ultima rete di Sheva.

23 maggio, 2008

FUGA DA LONDRA

Chelsea, è finita. Shevchenko in fuga.

[Gazzetta.it] Se i suoi figli hanno voglia di una favola, sarà meglio che guardino un film di Walt Disney. Perché a Mosca il finale fatato da raccontare non c’è stato. Andriy Shevchenko sperava di giocare un po’, entrare e risolvere qualcosa, poi chiedere la cessione a cuor leggero, tornare al Milan lasciando Abramovich con una coppa fra le mani, e tutti vissero felici e contenti. Invece Abramovich non ha avuto coppe (ma non sembrava preoccupato) e Shevchenko non ha avuto possibilità. E’ stato presente in tre finali di Champions: una l’ha decisa con un rigore, un’altra l’ha persa sbagliando anche lui dal dischetto. Stavolta è rimasto a guardare.

Dopo l’errore di Anelka, Shevchenko ha preso le sue cose e se n’è andato. Non sarebbe salito sul palco in caso di vittoria, non ci è salito da panchinaro sconfitto. Grant lo aveva utilizzato nelle ultime partite di Premier League e a Shevchenko, fra un salvataggio da grande difensore e un gol, sembrava di rinascere. Si sentiva in forma e Mosca era come la terra promessa, due anni di vuoto, di attese inutili, di critiche che si potevano cancellare. Invece è rimasto tutto com’era e l’amarezza è cresciuta. E con l’amarezza la rabbia per questi due anni bruciati, una rabbia fredda che lo ha portato ad andarsene senza dire parole che non ha mai voluto dire. Ieri Shevchenko è partito per Kiev dove lo aspettavano il c.t. Mikhailichenko e i compagni della nazionale ucraina. Il morale è a pezzi e dal Milan sono arrivate telefonate per cercare di tirarlo su.

Il suo ex club ribadisce: in caso di cessione a titolo gratuito, i dirigenti sono pronti a riprendersi l’attaccante che con la maglia rossonera ha segnato meno di Nordahl e più di Van Basten. Forse Shevchenko giocherebbe poco anche a Milano, ma tornare fra gente che lo ha biasimato, ma di base gli vuole ancora bene, sarebbe un passo avanti. Il Chelsea ha chiara la situazione: Shevchenko se ne vuole andare e pare che a Londra non sappiano che farsene. Il club si è preso ancora un po’ di tempo, 2-3 giorni al massimo, per decidere, ma difficilmente Abramovich permetterà che Andriy parta gratis e il Milan, che già ritiene di avere migliorato l’offerta (dal prestito annuale all’acquisto seppure a zero, con risparmio di due anni di stipendio per i blues) non farà di più.

Oggi Sheva sarà a Rotterdam, dove l’Ucraina giocherà in amichevole contro l’Olanda. Starà in campo magari mezzora, stavolta non perché non vogliano farlo giocare, ma perché è più giusto lasciare spazio ai ragazzi che si battono per un posto nelle prossime partite ufficiali. E’ già calato nel ruolo di capitano non giocatore, insomma. Peccato che il Chelsea lo abbia destinato al ruolo di non giocatore già da un pezzo.

22 maggio, 2008

GAME OVER

Sheva-Chelsea, la rottura è insanabile.

[SportMediaset.it] Shevchenko e il Chelsea sono sempre più ai ferri corti. L'attaccante ucraino, al termine della finale di Champions League persa a Mosca contro il Manchester United, era il più arrabbiato di tutti. Sheva, infatti, si aspettava di essere impiegato almeno per uno spezzone di gara con la speranza di risultare decisivo nella lotteria dei rigori. Tenuto in panchina per tutti i 120 minuti di gara da Avram Grant, l'ucraino si è rifiutato di ritirare la medaglia d'argento al termine della partita rifugiandosi negli spogliatoi. Ecco spiegato il mistero della seconda medaglia nelle mani del tecnico Grant e poi lanciata dallo stesso Grant ai tifosi.Oggi l'ex attaccante del Milan non sarà a Londra per parlare del suo futuro perché da Mosca raggiungerà la sua nazionale a Kiev per preparare l'amichevole di Rotterdam con l'Olanda. E' probabile, comunque, che nelle prossime ore il bomber ucraino si metta in contatto con i dirigenti del Milan per pianificare il suo eventuale ritorno in rossonero. Galliani ha ribadito che se Abramovich concedesse il prestito gratuito il Milan è pronto all'acquisizione del bomber. Altrimenti l'affare è destinato a saltare. E il Fenerbahce è dietro l'angolo.

IL CAMBIO SBAGLIATO

[ChelseaFC.com] Making history with a first Champions League Final appearance, Chelsea lost out on penalties to Manchester United after a penalty shootout concluded an enthralling 120 minutes of football at the Luzhniki Stadium. Substitute Nicolas Anelka saw his penalty, our seventh, crucially saved by Edwin Van der Sar in sudden death after a thrilling two hours of football had seen United take the lead through Cristiano Ronaldo before Frank Lampard levelled on the stroke of half-time. Both sides had opportunities to win the game in the second half, and extra-time, but ultimately they could not be separated, and so it was that Chelsea would lose out in Europe's premier club competition for the second season running on spot kicks.

Man United (4-4-2): Van der Sar; Brown (Anderson 120), Ferdinand (c), Vidic, Evra; Hargreaves, Carrick, Scholes (Giggs 87), Ronaldo; Rooney (Nani 100), Tevez.
Unused subs: Kuszczak, O'Shea, Silvestre, Fletcher.

Goals: Ronaldo 25
Booked: Scholes 21, Ferdinand 42, Vidic 110, Tevez 115
Penalties: Tevez scored, Carrick scored, Ronaldo missed, Hargreaves scored, Nani scored, Anderson scored, Giggs scored.

Chelsea (4-3-3): Cech, Essien, Carvalho, Terry (c), A Cole; Ballack, Makelele (Belletti 120), Lampard; J Cole (Anelka 98), Drogba, Malouda (Kalou 91).
Unused subs: Cudicini, Alex, Mikel, Shevchenko.

Goals: Lampard 44
Booked: Makelele 21, Carvalho 45, Ballack 115
Sent Off: Drogba 115
Penalties: Ballack scored, Belletti scored, Lampard scored, A Cole scored, Terry missed, Kalou scored, Anelka missed.

19 maggio, 2008

UN CAPITANO COSI'

Fare i complimenti quando si è vinto è facile, io all’Inter stavolta non li faccio...
Chiamatemi pure rosicone, come si dice a Roma, ma io "bravo" all’Inter non lo dico.
Fra due anni ci si ricorderà solo della classifica, non della storia di questa stagione.
Credo sia giusto soffermarsi su quanto avvenuto, sul perché non abbiamo vinto.
Lo scudetto non l’abbiamo perso a Catania.
La differenza l’hanno fatta i due mesi in cui i nerazzurri erano in difficoltà, ma sono riusciti a vincere 9 partite su 10, e tutti sappiamo come.
Il campionato è falsato, e non solo per quello che abbiamo subito noi: basti pensare al Parma, che fino a 5 minuti dalla fine della sfida di San Siro all’andata era in vantaggio.
È un peccato dovere parlare di questi episodi, ma il campionato non si può ridurre a due partite perché quest'anno è successo il finimondo.
Noi abbiamo vinto partite che non meritavamo di vincere e viceversa, ma questo è il calcio. Invece quello che è successo quest'anno non è calcio.
I giocatori dell'Inter se lo sono sudato lo scudetto, ma un campionato così particolare non si vedeva da tanto tempo... Mi chiedo cosa sarebbe potuto accadere se fosse successo alla Juve quello che è successo all'Inter.
Non ho voluto dire queste cose prima, per non caricare ulteriormente la domenica decisiva.
Anche perché erano uscite cose che, sinceramente, non stavano né in cielo né in terra, e mi riferisco alle intercettazioni.

Però resto della mia idea su quei due mesi.
E comunque a Parma c’erano cinquemila tifosi dell’Inter in tribuna?
Qua a Catania c’erano cinquemila persone in campo...

(Daniele De Rossi, capitano sul campo di Catania-Roma)

Onore a questo capitano. E al suo allenatore, che chiosa il concetto: «Daniele ha detto cose sensate e io le condivido». Il nostro, viceversa, a caldo ha commentato: «Congratulazioni all'Inter che ha vinto il suo terzo scudetto consecutivo»... Terzo, sic! In quanto al bel capitano, c'è da supporre che in tarda serata abbia raggiunto i campioni al privé.

ECATOMBE FINALE

Milan, eurobocciatura.

[LaStampa.it] La «speranziella», come l’ha chiamata alla fine Adriano Galliani, è durata 17 minuti. Dal gol del 2-1 (il 100° rossonero di Inzaghi) a quello del successo viola a Torino, il Milan è stato in Champions League. «Più il tempo passava e più ci credevo», confessa l’ad deluso. Sarebbe stata troppa grazia, per chi in tutto l’anno il 4° posto ce l’ha avuto in mano soltanto alla 24ª e alla 36ª giornata. L’eurobocciatura, con retrocessione in Uefa dopo 6 presenze in Champions, arriva così nella domenica di campionato più triste del ciclo ancelottiano: sa ancor più di amaro l’inutile 4-1 sull’Udinese con l’Inter che festeggia il 16° scudetto e che, con la sua apoteosi serale a S. Siro, costringe i rossoneri a liberare in fretta lo stadio. I 4 gol, le due traverse e il rigore sciupato da Kakà che nella debordante ripresa cancellano l’osceno 1° tempo stile tracollo napoletano, servono quantomeno a strappare un applauso finale. Un tiepido arrivederci ad agosto, in attesa del mercato che sarà.

I tifosi chiedono la rifondazione della squadra più vecchia della A. Lo hanno scritto sui volantini («Siamo stufi, basta chiacchiere. Prima il mercato, poi gli abbonamenti») e sottolineato sugli striscioni in curva: «Mantenete le promesse fatte: acquisti». Sfumata l’ultima «speranziella», Galliani provvede a tranquillizzare il popolo in subbuglio: «Finché il Milan sarà di Berlusconi, avrà grandi ambizioni e grandi giocatori. I primi 12-13 non andranno via di sicuro. Non smantelliamo, rinforziamo. Per questo faremo 6-7 innesti, di cui 4 molto importanti». Per Seedorf potrebbero anche non bastare: «La rosa non era così male, ma ci sono stati tanti problemi fisici. Per questo dico che servirebbe un organico da 22, una ricostruzione con nuovi giocatori e nuove motivazioni». Ripartendo da un obiettivo non più eludibile: lo scudetto. «Sarà il nostro traguardo - conferma inevitabilmente Ancelotti -. In campionato, negli ultimi due anni, abbiamo fatto troppo poco. Prendiamo atto della classifica che ci condanna all’Uefa: colpa dei troppi punti persi in casa prima di Natale. Meditiamo sugli errori commessi, prepariamoci a un anno di purgatorio europeo con l’intenzione di essere protagonisti fino in fondo per il tricolore. Il mercato? C’è tempo per far bene. Lavorerò in sintonia con la società, come sempre».

Possibilmente, per non finire più a -21 dall’Inter. Punto sul vivo, Galliani si scuote: «Non baratterei per nessuna ragione al mondo il nostro bottino delle ultime due stagioni con il loro: mentre l’Inter festeggiava lo scudetto 2007, noi diventavamo campioni d’Europa; ora loro sono di nuovo campioni d’Italia ma noi abbiamo vinto Supercoppa europea e Mondiale. Detto questo, garantisco che l’anno prossimo non competeremo più per il 4° posto ma per il 1°». «Senza trascurare la Coppa Uefa - dice Ancelotti -. Giocheremo al giovedì ma con una rosa larga si potranno ruotare gli uomini. E’ una competizione che ci può dare belle soddisfazioni». E’ l’unica coppa che manca nella bacheca del club più titolato del mondo. Da ieri costretto a farsela piacere, a ingoiare il boccone nel giorno più felice per gli eterni rivali. «A noi per primi scoccia essere finiti 21 punti sotto l’Inter - confessa Inzaghi -. Ma non è proprio il caso di buttare via tutto. Il trionfo di Yokohama è roba di nemmeno 6 mesi fa: l’ultimo di una lunga serie. Io sono qui dal 2001: sono stati anni molto importanti e belli». Ha tutta l’aria di essere la frase che chiude un ciclo.

Shevalove ha parlato, come sempre, in tempi non sospetti. L'ecatombe finale di maggio era scritta in tutti i segni, per chi li sa leggere. Ora buon viaggio all'Inferno, povero Diavolo brianzolo.

15 maggio, 2008

SILENZIO, MORATTI TI ASCOLTA... (segue)

Il boss, le intercettazioni e i giocatori nerazzurri.

[Corriere.it] Intercettati al telefono col boss. A un passo dalla giornata decisiva per l’assegnazione dello scudetto, l’allenatore dell’Inter e alcuni giocatori nerazzurri scoprono di essere finiti nelle trascrizioni di intercettazioni che fanno parte di una vasta inchiesta per traffico di droga. Tutta colpa delle chiacchiere in libertà con Domenico Brescia, il loro sarto. Un signore di mezza età con precedenti per omicidio, associazione mafiosa, rapina e droga. Un pregiudicato inseguito dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano perché accusato di fare parte di un giro di spacciatori di cocaina legati alla ’ndrangheta, eppure con un posto d’onore alla Pinetina e un altro in tribuna vip a San Siro. Un conoscente di mister Mancini e del suo vice Mihajlovic, titolare di un negozio di sartoria a Rovello Porro, nel Comasco, l’uomo che con ago e filo ripara le giacche e le braghe attillate di Mancini e di altri nerazzurri. Almeno così faceva fino a un mese fa, quando la società lo ha allontanato.

È indagando su di lui, Domenico Brescia, 55 anni, natali a Castell’Arquato e mani in pasta con il clan dei boss mafiosi Biagio e Alessandro Crisafulli, che i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale di Milano sono inciampati sulla compagine nerazzurra. È intercettando Domenico Brescia e il suo socio Daniele Bizzozzero, latitante a Montecarlo poi arrestato a Parigi, che sono finiti nel brogliaccio delle intercettazioni Roberto Mancini e Sinisa Mihajlovic, il capitano Javier Zanetti, ma anche Rocco Di Stasi, impiegato dell’Inter, Alessandro Altobelli, il mitico «Spillo», Fausto Sala, direttore responsabile del centro coordinamento tifosi dell’Internazionale, Fausto Salsano, allenatore in seconda e assistente tecnico, Marco Materazzi, un non meglio identificato giornalista sportivo che si chiama Bruno e Alfredo Granconato, della ditta «Granconato Impianti srl». Da un paio di giorni quasi duemila conversazioni intercorse tra Brescia e Bizzozzero con Mancini e soci, qualcosa come una quindicina di volumi, sono arrivate in Procura a Milano e toccherà ora al sostituto procuratore antimafia Marcello Musso decidere che farne. Per i carabinieri del Ros, che all’inchiesta—fiumi di cocaina e ottanta indagati — lavorano in silenzio da un paio d’anni, le telefonate intercettate sulle utenze dei due pregiudicati non hanno evidenziato alcuna responsabilità penale riferibile agli interlocutori, ma sarà proprio il magistrato a dover stabilire se stralciare le intercettazioni dal fascicolo originario oppure proseguire con altri accertamenti.

Con gli interisti, Brescia e Bizzozzero parlerebbero di un po’ di tutto. Di donne, di auto, di costosissimi orologi, di biglietti per lo stadio, di telefonini, di calciomercato, di formazione e di scudetto. Siamo nell’ottobre del 2006, l’11, il 18 e il 26, quando mister Mancini viene intercettato al telefono con il latitante Daniele Bizzozzero. «Quando torni?», gli chiede il Mancio. E quello: «Sto aspettando la Cassazione, magari ce la faccio per Natale...». Poi i due parlano di Brescia, al quale, il giorno dopo, il nocchiero dei nerazzurri domanda un aiuto rapido per fare aggiustare la macchina della moglie. Così come gli chiederà due «stampelle» con urgenza. Roba per gli abiti, perché oltre a spacciare cocaina e a concludere affari strani Brescia si occupa davvero di abbigliamento. Tra Brescia e mister Mancini i carabinieri registrano la prima telefonata il 15 giugno del 2006, l’ultima è del 19 aprile 2007. In una di queste l’allenatore chiederebbe a Brescia che fine avrebbe mai fatto proprio Bizzozzero. «L’hanno arrestato », gli comunica Brescia, il «Dome, come lo chiamano tutti alla Pinetina. «E come mai? Sempre per quella cosa? Era a Montecarlo poi è andato a Parigi... gielo avevo detto di stare lì ad aspettare l’indulto...». Allora Brescia interrompe Mancini e taglia corto: «Quello è uno stupido». E il Mancio: «Con me si era sempre comportato bene... ma quanto deve scontare? ». Cinque o sei anni, risponde il «Dome». Ma agli atti della Procura è finito anche un mms spedito al mister dei nerazzurri dal solito Brescia. È la foto di una bella donna, amica di Brescia, col seno al vento.

Ma il «Dome» si sente spesso con Rocco Di Stasi, il dipendente dell’Inter che si lamenta perché dovrebbe, dato il ruolo, guadagnare molto di più. In una circostanza Brescia e Di Stasi discutono di un sacco che l’interista avrebbe sistemato nell’auto del pregiudicato. «Quella roba lì, guardalo bene, che c’è i brillanti di... lì c’è scritto tremila e cinquanta... duemila e cinque dobbiamo prenderli eh, perché quella non è roba... quella è roba regolare, a posto eh...». E Domenico Brescia, il sarto servizievole indagato per cocaina, risponde: «Sì sì. Tranquillo. Ci penso io».

08 maggio, 2008

C'ERA UNA VOLTA UN SOGNO CHIAMATO MILAN

Presidenza del Milan: la lettera di Sivio Berlusconi.

L'assunzione dell'incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri mi impone, ai sensi della legge 215/2004, di rassegnare le dimissioni dalle cariche sociali. Con vivo rammarico, pertanto, rassegno con effetto immediato le dimissioni dalle cariche di Presidente e di Consigliere della Società A.C. MILAN S.p.A.

Cordialmente
Silvio Berlusconi

dal sito ufficiale, AcMilan.com

05 maggio, 2008

CAMPAGNA ELETTORALE (fine)

Berlusconi: Ronaldinho non serve, ci basta il nostro SuperPippo.

[LaStampa.it] Da Ronaldinho a Inzaghinho. Euforico per il successo nel derby, Silvio Berlusconi annulla i buoni propositi preelettorali e stravolge le strategie di mercato. «Sono stato sempre dubbioso su Ronaldinho e a maggior ragione adesso - ha detto ai microfoni di Sky -. Credo che non ne abbiamo bisogno». Lo spogliatoio del Milan esulta, i tifosi un po’ meno. L’acquisto sbandierato prima del voto politico viene ridimensionato. «Presidente, presidente, ci compri Dinho» chiedevano anche ieri quelli della tribuna d’onore a Berlusconi. Due settimane fa la risposta consegnata al popolo era: «Siamo in pole position, penso proprio che arriverà». Ora la versione presidenziale è diventata: «Ma che ce ne facciamo? Abbiamo Inzaghi». I numeri certificano che Superpippo ha ancora colpi in canna da grande fuoriclasse: in cinque gare consecutive ha segnato nove gol.

La preclusione riguarda soltanto Ronaldinho o il dietro front apre le porte a una prima punta di peso come da mesi si augura Ancelotti? Adriano Galliani lascia intendere che il tecnico potrebbe essere accontentato: «Sono un appassionato di calcio brasiliano e penso che Kakà giochi meglio con un prima punta come Pippo, piuttosto che con Robinho e Ronaldinho». Ancelotti si allinea al pensiero societario e incrocia le dita: magari invece che Shevchenko e Ronaldinho arriverà il suo giocatore preferito: Drogba. Il brasiliano del Barça prima sembrava una necessità, adesso è quasi un oggetto scomodo (e conteso dall’Inter). I maligni insinuano che sia stata solo una mossa elettorale, il Milan invece sostiene che sono cambiate alcune prerogative fondamentali: il prezzo del suo cartellino e l’umore dello spogliatoio. Ipotesi numero due: che sia un modo per fare diminuire le pretese del Barcellona? Bronzetti aspetta di conoscere la reazione di Laporta per relazionare a Galliani. Berlusconi non vuole pagare i 40 milioni chiesti dal club catalano e forse prova la strategia della retromarcia per ottenere uno sconto. Chi segue il Milan da vicino ha già detto a Berlusconi che servono investimenti pesanti per ringiovanire la rosa.Il primo colpo è stato messo a segno: tra giovedì e venerdì è arrivata la firma dello svincolato Flamini. È costato euro zero, ma prenderà un bello stipendio: 4,5 milioni per quattro anni. Il francese è atterrato ieri sera a Milano, ha cenato con Galliani e oggi sarà sottoposto alle visite mediche. L’ad rossonero è euforico: «Era conteso da tutti, l’ultima settimana si è scatenato l’inferno». La rifondazione milanista parte dall’ex centrocampista dell’Arsenal che anche la Juve voleva.

Berlusconi ieri era troppo felice per essersi riaffacciato alla zona Champions per addentrarsi nelle vicende di mercato. Il presidente ha lasciato lo stadio soddisfatto (ma nello spogliatoio ha sgridato Pato: «Dovevi entrare più deciso in partita»). «Nel finale c’è stato un grande batticuore, mi sono emozionato e stancato più negli ultimi 10 minuti che nei mesi di campagna elettorale» ha raccontato ai microfoni di Milan Channel. Poi, prima di salire in auto, ha commentato: «Era il derby che sognavo, il Milan ha giocato da Campione del mondo, in grande spolvero e con un fraseggio sensazionale. Potevamo vincere la partita solo in questo modo, con la nostra tecnica, considerando anche che loro avevano messo un uomo in marcatura su Pirlo». L’ultimo pensiero è andato a Inzaghi: «È un grande. Lo sappiamo tutti, magari trovassimo una clinica per ringiovanirlo». E la Champions? Berlusconi fa lo scaramantico: «Non dico nulla, incrociamo le dita. Nel frattempo faccio gli auguri all’Inter: domenica vincerà di sicuro lo scudetto».

01 maggio, 2008

C'ERA UNA VOLTA UN PRESIDENTE

Gli stimoli di Ronaldinho.

Il caso Ronaldinho è più interessante di altri analoghi, anche degli altri riguardanti il Milan, perché smaschera in maniera brutale i meccanismi dell'informazione non solo italiana. Il punto di partenza è che il ventottenne brasiliano è stato un fenomeno fino ad un anno fa, quando l'appagamento (ha vinto tutto, dal Mondiale alla Champions, passando per i premi personali) sportivo ed una vita fuori dal campo che farebbe sembrare Adriano un penitente con il cilicio lo hanno fatto scivolare via dal Barcellona e dal calcio vero. Complici anche piccoli e medi infortuni, comunque non tali da poterlo definire rotto. L'altro grande partente Rijkaard ha spiegato che Ronaldinho merita di giocare una partita d'addio con i blaugrana ed il Barcellona lo sta da mesi offrendo a mezza Europa: ma Abramovich, inebriato dalla Kalinka cantata dai tifosi del Chelsea, non è quello di due anni fa, le altre big inglesi non sono interessate (la più circuibile sembra il Manchester City del dopo Ericsson), in Italia Moratti lo apprezza ma non sa cosa fare di Mancini (che ha avuto referenze pessime e nella remota ipotesi che rimanga all'Inter, come scommessa preferirebbe Cassano) mentre al Milan lo vuole fortemente solamente una persona, che per sfortuna di Ancelotti, anzi di Lippi, si chiama Silvio Berlusconi.

Per una cifra vicina ai 20 milioni, di solo cartellino, l'affare si può fare, e per una volta la stampa sportiva non mente dicendo che da mesi la società rossonera ha in mano il giocatore. L'aspetto mediaticamente ridicolo della questione è evidente leggendo i giornali spagnoli ed italiani: il Barcellona deve far sembrare un grande affare la sua partenza, per questo i media della casa hanno dato grande risalto alle parole di Beguiristain sul prezzo fissato a 50 milioni, ma certi giorni 40 ed altri 60, ben sapendo che la realtà sta a livelli molto inferiori. Dall'altro lato, i giornalisti di osservanza gallianiana devono far sembrare un colpo fenomenale l'ingaggio di un giocatore grande, potenzialmente ancora grandissimo, ma che a parte Berlusconi non vuole letteralmente nessuno. Ed allora è tutto un susseguirsi di improbabili aste, offerte a sorpresa, blitz in ristoranti dove tossici italiani in camicia bianca ed escort moldave in microgonna nera fanno da contorno a trattative interminabili che in realtà si potrebbero chiudere in un minuto. Mentre incolpevoli aragoste muoiono in un modo atroce, che non augureremmo nemmeno ad un serial killer, e vengono anche avanzate sul piatto da questa feccia (escort moldave a parte) dell'umanità.

La verità non scrivibile, ma ben raccontata ai tavoli degli amici (non paganti) degli amici (paganti), è che mezzo Milan pensa che Berlusconi non abbia più il polso della situazione e che sia calcisticamente fuori di testa: di qui le amare interviste di Gattuso, pronto a trasferirsi al Manchester United, i messaggi per niente in codice di Pirlo e Seedorf, ma soprattutto i missili di Ancelotti contro Ronaldinho. Quale allenatore convinto di restare direbbe mai del sogno presidenziale: "Due anni fa lo volevano tutti" e "Ronaldinho serve se lavora"? Non esattamente un benvenuto, ma il pensiero di campioni che vorrebbero rimanere al Milan e che non possono dire queste cose ad alta voce. In mezzo sta Galliani, che la pensa una volta tanto come Ancelotti e che prova a cavalcarlo per non doversi esporre lui con il capo. In 'mezzissimo' il solito Bronzetti, perché forse il numero telefonico del Barcellona è stato tolto dall'elenco... Previsioni? Sull'esito finale, impossibili: il Milan ce l'ha in mano, ma come abbiamo visto, gran parte dell'ambiente rema contro il volere di Berlusconi. Se Ronaldinho non arriverà sarà tutto un fiorire di articoli sulla sua vita privata scandalosa, mentre per l'integerrimo Sacchi vale la tutela della privacy; se invece arriverà sarà per rilanciarsi, perché è motivatissimo e la Coppa Uefa lo riempie di stimoli.

di Stefano Olivari, su La Settimana Sportiva

30 aprile, 2008

APRILE 2008: L'uomo del Destino?

Sabato 26 aprile 2008, Chelsea-Manchester 2-1. Sheva si alza dalla panca a 7 dalla fine e salva sulla linea di porta il gol del pari: i Blues agganciano i Devils in testa alla classifica e riaprono la corsa al titolo...

IL BILANCIO ONESTO (segue)

Il derby che Moratti ha già vinto.

Inter batte Milan per perdite di esercizio: 206,83 milioni di euro a 31,98 milioni. E’ questo uno degli aspetti economici del decisivo derby di domenica prossima: decisivo sia per la conquista dello scudetto per i nerazzurri che per la rincorsa al quarto posto per i rossoneri, che significherebbe l’accesso al turno preliminare della ricca Champions League. Liberomercato ha esaminato gli ultimi bilanci civilistici: quello della società presieduta e controllata da Massimo Moratti coincide con la stagione calcistica (1° luglio 2006-30 giugno 2007), mentre quello del club presieduto (ancora per poco, a causa della legge sul conflitto d’interessi) da Silvio Berlusconi coincide con l’anno solare 2007 poiché ha aderito al regime fiscale del consolidato nazionale con la controllante Fininvest.

Stato patrimoniale. Emerge il forte squilibrio tra debiti e crediti dell’Inter, pari a 348,46 milioni. La società nerazzurra presenta al 30 giugno scorso un patrimonio netto negativo di 70,2 milioni. Ma non ci sono problemi, grazie alle consistenti disponibilità finanziarie di Moratti. Nella nota integrativa si legge che il socio di riferimento ha provveduto, dopo la chiusura di esercizio, "ad effettuare versamenti a completamento dell’aumento di capitale sociale già deliberato dall’assemblea dei soci del 22 giugno 2007 per l’importo complessivo di euro 70.670.903". Nel documento si sottolinea che "è in corso di attuazione un ulteriore versamento di 35 milioni" a copertura di ulteriori perdite. Tra gli 80,8 milioni di altre passività vi sono 36,7 milioni riferiti "a una cessione pro soluto ad un primario istituto di credito di parte dei corrispettivi derivanti dal contratto di cessione" di diritti tv per la stagione 2007/08. Soldi già spesi per la gestione assieme a 24,88 milioni di risconti passivi. Nonostante lo squilibrio debiti-crediti di 234,83 milioni, anche il Milan non ha problemi grazie alla robusta copertura Fininvest. La sua controllante ha contribuito a irrobustire il patrimonio netto con la rinuncia "di parte di un finanziamento fruttifero" trasformato "in versamento in conto capitale" per 10,86 milioni. Inoltre, la Fininvest ha effettuato un altro versamento per 14,14 milioni. Il revisore Deloitte & Touche ha evidenziato che nello scorso gennaio è stato effettuato un altro versamento di 25 milioni. Dal rosso di bilancio è arrivato un beneficio per la controllante: il Milan le ha trasferito 18,34 milioni per "nell’ambito dell’accordo sull’esercizio dell’opzione per il regime fiscale del consolidato nazionale".

Controversie fiscali. Il Milan spiega che "è stata completamente azzerata" la voce "altri fondi per rischi e oneri" per effetto della riclassifica per 3,06 milioni del fondo tra i debiti tributari "a seguito della definizione dell’assoggettabilità a tassazione di componenti positive di reddito relative alla stagione 2001/2002". Per il debito residuo "è stata concordata con l’amministrazione finanziaria la rateizzazione fino all’anno 2010". La pace col fisco, riguardante l’Irap, ha comportato 1,48 milioni inclusi nella voce "oneri tributari esercizi precedenti". Sulle plusvalenze calciatori l’Inter, spiega in nota integrativa, "ha ricevuto un avviso di accertamento a tali plusvalenze per l’esercizio chiuso al 30 giugno 2002. Inoltre nel mese di luglio 2007 è stato notificato analogo accertamento sull’esercizio chiuso al 30 giugno 2003. L’Agenzia delle entrate ha accertato complessivamente maggiore Irap per euro 5,3 milioni più interessi e sanzioni per euro 2 milioni". La società ha presentato ricorso.

Ricavi e costi. i nerazzurri perdono il confronto sul valore della produzione, incassando 221,21 milioni contro i 257 milioni dei cugini. Ma li superano sui costi: 409,22 milioni contro 285,64 milioni. Riguardo al fatturato dell’Inter i diritti tv sono pari a 91,5 milioni, mentre le sponsorizzazioni 29,6 milioni. Il Milan ha suddiviso i proventi tv tra quelli da Sky, Mediaset e da squadre ospitanti (107,36 milioni), da quelli per partecipazione competizioni Uefa e Fifa (48,3 milioni). Tra i costi dell’Inter ha pesato l’ultima quota di ammortamento, pari a 111,79 milioni, degli oneri del "salvacalcio". I compensi calciatori hanno raggiunto i 117,23 milioni (+10,75%), mentre i premi rendimento sono pari a 21,66 milioni (+54,55%). I contratti dei giocatori sono costati al Milan 124,91 milioni (+12,51%): la quota variabile per i risultati sportivi è di 13,77 milioni (+47,44%). I consiglieri di amministrazione rossoneri hanno ricevuto un compenso globale di 3,05 milioni contro i 750mila euro dei nerazzurri.

di Marco Liguori, su LiberoMercato

25 aprile, 2008

C'È SOLO UN CAPITANO (segue)

Gattuso, la verità.

[Corriere.it] «Io sono più milanista di Galliani». Nelle sue nove stagioni di vita rossonera Rino Gattuso ha ripetuto spesso questa frase ad effetto, forse un modo come un altro per tenere sotto carica costante emozioni, stimoli e adrenalina. E del resto che il rosso e il nero siano i colori dominanti nei suoi cromosomi è ormai fuori discussione, come testimonia il fatto che il cuore del tifo duro e puro lo abbia da tempo dipinto come «uno di noi, Gattuso uno di noi». Il preambolo è fondamentale per comprendere i dubbi che stanno popolando la testa di questo ragazzo del Sud, cresciuto a corsa e fatica, così caparbio da azzerare nel tempo certi grossolani handicap tecnici, così generoso nel cuore e professionale nella quotidianità dei gesti da essere ormai incoronato come uno dei capi carismatici nella sacralità dello spogliatoio di Milanello. Se Rino oggi — nove anni e otto trofei dopo — tentenna, si interroga sul suo futuro rossonero, non è certo perché la sua capacità di «essere più milanista di Galliani» si sia annacquata. Anzi...

E neppure c'entra, come pure è stato insinuato, la vexata quaestio legata all'eredità di Paolo Maldini. Certo, dopo essersi dimostrato tiepido in passato («Queste cose sono per chi veste giacca e cravatta, non per me»), ora la fascia di capitano appagherebbe il suo orgoglio e forse qualche equivoco può averlo ingenerato il club, promettendola nei momenti di euforia ora all'uno (in corsa, in rappresentanza di un passato ricco di medaglie, c'è pure Ambrosini) ora all'altro (Kaká, sostanzialmente il futuro), ma non è questo il nocciolo del problema. Il problema vero è molto «umano» e sta sostanzialmente nel fatto che Rino Gattuso, trasparente come un pezzo di cristallo, si è reso conto che il tempo è passato, lasciando tracce profonde del suo scorrere. Può essere che questa annata complicata, figlia del successo nel Mondiale giapponese per club, abbia accentuato malesseri latenti in lui, certo è che nella sua analisi autocritica Ringhio si è scoperto improvvisamente nudo, senza più il sacro fuoco degli stimoli di una volta. E a questo impaccio mentale, alla testa appesantita dagli stress e dalle pressioni di decine e decine di partite sempre decisive, dentro o fuori, si è venuta a sommare la consapevolezza di non essere più lo stesso anche nel fisico.

Nella sua onestà intellettuale (si dice così?) il maratoneta di Ancelotti ha intuito che, dopo migliaia e migliaia di chilometri trascorsi a correre, la resistenza ma pure la brillantezza, si sono appannate: difficile per uno come lui mascherare la fatica con le magie della tecnica. Un giochino di questo tipo potrebbe riuscire a Kaká, un Pallone d'oro non lo si vince mai per caso, non a un muscolare tout court. Rino era stato investito da una analoga crisi di coscienza già dopo la dolorosa e per certi versi irripetibile sconfitta di Istanbul: ora però, con altri due anni di successi e di amarezze nel motore, lo scenario è soltanto in apparenza simile a quello dell'estate del 2005. Ritrovarsi trentenne a fare avanti e indietro sulla fascia può risultare insostenibile anche per chi ha fatto della fatica la stella cometa della sua vita, e qui, ovviamente, si mescolano pure l'immutabilità di un modulo che non è mai stato generoso con lui e la carenza di alternative che rischiano di spedire in sanatorio anche Pirlo e Ambrosini.

Ecco perché il milanista doc Gattuso Gennaro da Corigliano Schiavonea, Cosenza, sogna di andare a caccia di un calcio più lieve e meno intossicante, ovviamente al di fuori dei patrii confini. E, anche se qualcuno potrebbe sospettare il contrario, non è una faccenda di soldi. «Per il calciatore che sono, guadagno fin troppo» è un altro dei suoi slogan. Uno così è a suo modo un idealista e potrebbe magari tornare sui suoi passi, sulla vecchia strada. Perché non si è più milanisti di Galliani per caso.


Per "essere milanisti più di Galliani" è sufficiente non essere nati a Monza di fede goeba. Ma non è questo il punto. Da quasi tre anni, Shevalove racconta la verità che non si legge sulla stampa di regime e non si ascolta sui canali bulgari: la verità del Popolo Rossonero, cioè del Vecchio Cuore che batte ancora in qualche settore di San Siro, depresso ma non lottizzato dagli sponsor istituzionali e dalla curva degli impiegati ultras che cantano a comando. Racconta la storia di un gruppo di uomini ostinati e predestinati, che ha saputo sopravvivere alla notte delle streghe turche e persino a se stesso, per chiudere il cerchio fantastico delle rivincite contro Liverpool e Boca Juniors. Il ciclo del Milan di Carlo Ancelotti era finito ad Istanbul il 25 maggio 2005, e Rino Gattuso - l'unico e autentico capitano sul campo di quel gruppo - lo aveva capito forse un momento prima dei vari Kakà, Pirlo e Shevchenko: giusto per citare i nomi di chi, fra l'ecatombe dell'Ataturk e il golpe bianco di Calciopoli, aveva già deciso di dare una svolta alla propria vita. La storia poi racconta che di quei Fantastici 4 - per una quantità di motivi che qui è superfluo ribadire - fu sacrificato solo il Balon d'Or, con ciò ripianando per la prima volta nel ventennio berlusconiano un bilancio fisiologicamente deificitario. Altro che le filastrocche sul "traditore".

Ringhio ha staccato la spina da non meno di un anno: diciamo (con amarezza) da quando compare più spesso negli spot televisivi che nello score dei palloni recuperati a centrocampo. Ma da almeno due anni manda segnali chiari ed inequivocabili alla società: la rosa va rinvigorita, meno calciomarketing e più calciomercato. In Rino veritas. L'esito delle sue lamentazioni ha preso a tutt'oggi le fattezze indegne dei vari Bobone Vieri, Marcio Amoroso, "Erre punto" Oliveira, Ronaldo, Emerson, e a seguire forse Ronaldinho. Come direbbe l'amico Pupone sul set romano: famo a capisse... Triste constatarlo, ma quella di Gattuso è solo un'altra faccia (una fra le tante perse alla causa) della progressiva decadenza di un sogno che un tempo era chiamato Milan. Raggiungere il famigerato "obiettivo minimo" di Galliani & Ancelotti (obiettivo finanziario e non già sportivo) significherebbe solamente prolungare di un anno ancora l'equivoco degli "immortali" e la lenta agonia di questo nostro povero Diavolo. Da Rossonero, non è una partecipazione velleitaria alla Champions League ciò che mi auguro per il 2009, ma finalmente una stagione competitiva in Italia. E perché no, un'altra cavalcata europea per l'unico trofeo che non compare nella bacheca di Via Turati. Per poi ricominciare a sognare quella stella in più da cucire sul petto.

17 aprile, 2008

PAROLA DI SILVIO (segue)

I progetti di Berlusconi.

[Gazzetta.it] C’è la politica nei pensieri di Silvio Berlusconi, ma uno spazio riservato al Milan non manca mai. In un’intervista a Sky il futuro presidente del Consiglio ha parlato soprattutto di calciomercato, dilungandosi su Ronaldinho e sul ritorno di Sheva e ipotizzando l’arrivo di un big in attacco. "Ronaldinho vuole venire al Milan — esordisce Berlusconi — ed è chiaro perché: uno, il Milan è la squadra campione del mondo; due, ci sono altri brasiliani in squadra, tutti sanno come noi trattiamo i nostri atleti. Forse noi paghiamo un po’ meno delle altre squadre, ma possiamo fare questo per il semplice motivo che diamo più gloria. Un altro giocatore che amerebbe venire da noi è... No, no, mi taccio. Ronaldinho l’ho detto perché lo sanno tutti. Dell’altro giocatore, importantissimo, centravanti di sfondamento, non faccio il nome. Ma noi siamo tesi all’acquisto di due fuoriclasse per il prossimo anno. E naturalmente i fuoriclasse saranno anche in difesa". Chi è Mister X? Tre i nomi: Drogba del Chelsea, Adebayor dell’Arsenal, Gomez dello Stoccarda. Drogba vorrebbe il Milan, ma il Milan ha scelto Shevchenko e dunque non lo potrà acquistare, lasciando via libera all’Inter. Quindi questa confessione sull’ivoriano appare un dispetto ai nerazzurri. Più credibili le candidature di Adebayor e Gomez.

Sul ritorno di Andriy Shevchenko: "Aveva dovuto chinarsi a una decisione che sua moglie riteneva indispensabile per il bene dei suoi figli. E quindi io l’ho assecondato. Adesso le cose sono cambiate, lui vuole ritornare. Nei tifosi c’è un certo confronto tra chi lo vorrebbe e chi, invece, dice che ha tradito il Milan. Non ha tradito il Milan: un uomo ha la famiglia come punto centrale dei suoi affetti, quindi ho capito che Sheva doveva assumere quella decisione. Sono rimasto in rapporti d’affetto con lui, addirittura gli ho dato il privilegio di prendere casa vicino alla mia ad Antigua, ed è anche più alta della mia. Credo che, se lui tornasse, dovremo accoglierlo non a braccia aperte, ma a braccia spalancate. Io sono uno dei primi sostenitori della tesi del ritorno". Ultime battute su Donadoni: "Esprimo un giudizio assolutamente positivo, mi sono anche permesso di consigliare la conferma in Nazionale. Se il Milan un giorno avesse bisogno di un cambiamento dell’allenatore, bisogno che oggi non c’è, andrebbe benissimo avere uno che è stato nel Milan". Infine sullo scudetto. "Se non sei protagonista in Italia non puoi esser certo di partecipare alle competizioni internazionali ed essere anche protagonista in Europa e nel mondo".

16 aprile, 2008

IL PROFUMO DEGLI ONESTI

I doppi incarichi degli sceriffi del calcio italiano.

Qual è il legame che unisce l’Unicredit alla Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche? In apparenza nessuno: invece un nesso c’è e riguarda il presidente della Covisoc, Cesare Bisoni, riconfermato nell’ottobre 2007 dal consiglio federale Figc dopo la sua prima nomina risalente al 20 novembre 2003. Egli è anche presidente della Commissione di primo grado delle licenze Uefa: sono un requisito obbligatorio per le squadre di serie A, oltre ai piazzamenti in campionato determinati dai regolamenti vigenti, per la partecipazione alla Champions League e alla Coppa Uefa. Stando alle visure della Camera di Commercio, egli è il vicepresidente e membro del comitato esecutivo di Unicredit Private Banking dal 20 aprile 2006 fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2008: quest’ultima, secondo il bilancio 2007 del gruppo bancario guidato da Alessandro Profumo, possiede interamente la Cordusio Fiduciaria. Nelle sue stanze ovattate sono custoditi alcuni misteri dell’italica pedata, come l’azionista di riferimento (al 98%) della Reggina Service, proprietaria del marchio della Reggina Calcio. Quest’ultima possiede anche 2,6 milioni di obbligazioni Unicredit, acquistate nel 2006. Cordusio Fiduciaria detiene il 33,3% della Bs Servizi, una delle due società in cima alla catena di controllo del Frosinone. Inoltre, nella relazione sulla gestione sul bilancio di Unicredit si legge che «entro la fine del primo semestre 2008» nella fiduciaria milanese sarà fusa per incorporazione Romafides. Nella fiduciaria romana è schermato il possessore del 90% della Filmauro, che controlla a sua volta integralmente il Napoli. La visura camerale di Unicredit Private Banking spiega che il consiglio di amministrazione «può delegare al comitato esecutivo poteri propri e attribuzioni ed in particolare ogni potere in materia di concessione di crediti, con facoltà di ulteriore subdelega».

In qualità di presidente della Covisoc, oltre a esercitare secondo l’art.36 dello Statuto Figc «funzioni di controllo sull’equilibrio economico finanziario e sul rispetto dei principi della corretta gestione delle società di calcio professionistiche», Bisoni ha l’obbligo di denunciare eventuali illeciti sportivi. Il dovere è imposto dall’articolo 7 del Codice di giustizia sportiva. Stando alla norma, egli dovrebbe riferire alla Procura federale Figc su comportamenti scorretti di tesserati, anche se soltanto tentati. Ad esempio dovrebbe farlo se dietro il velo, perfettamente lecito per la legge ordinaria, della Cordusio Fiduciaria si nascondesse l’ipotetico trasgressore dell’articolo 16 delle Norme organizzative interne federali, in cui si stabilisce che «non sono ammesse partecipazioni o gestioni che determinino in capo al medesimo soggetto controlli diretti o indiretti in società appartenenti alla sfera professionistica o al campionato organizzato dal Comitato Interregionale». Questa la sanzione prevista per le società nel Codice di giustizia sportiva per la violazione di questa disposizione: almeno due punti di penalizzazione e l’ammenda da 10mila a 50mila euro. Le visure della Camera di Commercio riportano l’esistenza di intrecci bancari anche per tre membri della Covisoc e della Commissione I grado licenze Uefa. Marco Cardia, figlio del presidente Consob, è anche consigliere di amministrazione della Cassa di Risparmio della provincia di Viterbo che fa parte del gruppo Intesa Sanpaolo: è anche socio al 98% e procuratore della società immobiliare Emmeci Consult. Bruno Rossignoli è presidente della Intesa Sec Npl, società di cartolarizzazione crediti posseduta al 60% da Intesa Sanpaolo e al 40% dall’olandese Stichting Viridis. Domenico De Leo è sindaco di Unicredit Banca: inoltre ricopre anche l’incarico di consigliere della Lbo Italia Investimenti, società finanziaria controllata al 100% da Europe Capital Partners V. Quest’ultima, secondo il Journal Officiel del Lussemburgo, è posseduta dalla Europe Capital Partners V Lp con sede ad Hamilton, capitale delle Bermuda.

da Libero Mercato di oggi.

15 aprile, 2008

IL COMMISSIONER PELATO (segue)

Più vincitori che vinti.

Che cosa cambierà nel micromondo calcistico con la vittoria elettorale di Berlusconi? Domanda non epocale, come quasi tutte le nostre, ma comunque di un certo interesse per chi di calcio vive. Per Abete cambia pochissimo: uomo di centro, navigatore nella politica senza mai sembrare maneggione, con il suo non decisionismo (da Donadoni a Collina, in un anno di presidenza non ha preso una decisione davvero sua) si è guadagnato l'indifferenza del futuro presidente del Consiglio, che continua a considerarlo il vice di Carraro. Un calcio veltroniano avrebbe ovviamente spostato la centralità del potere verso la federazione, ma di sicuro non si può dire che Abete abbia perso. Campane a morto invece per Antonio Matarrese, che con la storia del miliardo ha provato a svincolarsi dall'abbraccio della B facendo quello che pensa in grande dopo una vita passata a comporre contrasti fra ras di paese. Niente da fare: se la A saluterà la compagnia prima della fatidica data del 2010, quella di tutte le scadenze, commissioner della nuova lega 'leghista' sarà al 110 per 100 Adriano Galliani. Nell'arco di due anni far crescere un dirigente da Milan non dovrebbe essere difficile: il gruppo è pieno di ottimi manager per la gestione finanziaria, a cui affiancare un 'uomo di sport' (l'amico Natali, piuttosto che Costacurta o un direttore sportivo di provincia) per il mercato. E poi di strapagare bolliti dalla Spagna con la straordinaria consulenza di Bronzetti (è l'unico ad avere il numero di Barcellona e Real Madrid?) dovrebbero essere più o meno capaci tutti. Un Berlusconi presidente del Consiglio non potrà esserlo anche del Milan, ma nella sostanza cambierà poco.

Vince Collina, che Berlusconi e Galliani hanno sempre rispettato tanto da non volersi esporre quando c'è stato da reclamare per qualche torto arbitrale subito dal Milan: alla classifica alla moviola ci ha pensato la Gazzetta (solo che quando la faceva Maurizio Mosca nel leggendario Appello del Martedì non veniva preso sul serio), ben prima della svolta free press a pagamento, nel senso che la Gazzetta attuale sembra una free press da metropolitana ma si paga. Perde Moratti, non solo per le simpatie politico-salottiere per la sinistra (in realtà più della moglie che sue), ma anche perché un presidente del Consiglio può perdere nel calcio ma ha tanti altri tavoli su cui giocare. I guadagni nella raffinazione del petrolio si giocano sui millesimi di euro, una tassettina in più o in meno cambia il destino di una dinastia industriale in un paese in crisi di approvigionamento energetico: diciamo che il Fraizzoli che dopo la telefonata di Andreotti straccia il contratto di Falcao è un paragone che ci può stare. Pareggia la Juventus, che ci ostiniamo per abitudine infantile a collegare al mondo Fiat: dall'abolizione del bollo a mille incentivi per l'auto, annunciati dalla benevolenza verso Silvio del gruppo mediatico Montezemolo, non sarà di sicuro obbligata a fare del pauperismo. E gli Elkann a Berlusconi non sono certo antipatici. Diciamo pareggio perché il reale progetto politico di Montezemolo puntava al pareggio elettorale per poi proporre uno pseudo-governo dei tecnici.

Perde la Roma, con la famiglia Sensi ed il suo giocatore simbolo schierati compattamente per Veltroni ed ingiustamente presi di mira per questo: che il gruppo sia di fatto ostaggio di Unicredit è un elemento che gioca a favore della vendita del magnate di turno, al quale ovviamente non basteranno i soldi ma dovrà trovare anche consenso. Se è vero, come è vero, che i mezzi flop con Manchester United (in modo ostile) e Inter (in modo più discreto) non sono stati dimenticati, una squadra ed una città di notorietà mondiale non dovrebbero dispiacere a Murdoch, eterno finto nemico del Berlusca. Questa la politica, mentre per quanto riguarda i soldi già adesso si puà dire che la legge Melandri sarà spazzata via, più probabilmente per via giudiziaria che parlamentare: gli arieti Sky, De Laurentiis e Zamparini provvederanno a sfondare questo cigolante portone ed a tornare entro il solito 2010 alla soggettività dei diritti tivù. Per il resto nessuno scenario sconvolto: Sky per il satellite, Mediaset e La7 per il digitale terrestre, continueranno a dare il grosso, mentre il piccolo, per il chiaro, quasi certamente tornerà ad una Rai costretta a sobbarcarsi, con la scusa del servizio pubblico, anche una serie B che fra qualche anno non dovremmo vedere più. Ha vinto Berlusconi, ma in generale il calcio di vertice ci guadagnerà. Dimenticavamo: l'uomo forte del Berlusconi politico sarà Gianni Letta, questo significa la ricomparsa calcistica in terra italiana di Franco Carraro, attualmente all'esecutivo Uefa. Non riusciamo ad immaginare in quale ruolo, avendoli già ricoperti tutti e più di una volta.

di Stefano Olivari, su Indiscreto.it

10 aprile, 2008

CAMPAGNA ELETTORALE

Berlusconi: Sheva torna.

[Gazzetta.it] La rutilante campagna elettorale non impedisce a Silvio Berlusconi di lanciare proclami sul Milan. In particolare su Andriy Shevchenko. Anzi, il suo Andriy. Perché... toccategli tutto, ma Sheva no. Ospite a "La7", Berlusconi ha affermato: «Sto cercando di riportarlo al Milan e ci sono molte probabilità che ci riesca». Il numero uno di via Turati ha inoltre commentato le perplessità di Carlo Ancelotti sull'ipotesi di rientro dell'ucraino. «Ancelotti - ha spiegato - ha manifestato una sua opinione, che non è un convincimento perché ora ci ho parlato io».

Maldini apre le porte di Milanello sia a Dinho che a Sheva.

[LaStampa.it] «Credo che questa operazione si farà». Adriano Galliani ostenta ottimismo: al termine dell’assemblea della Lega a Milano, l’ad rossonero continua a pensare che il club di via Turati sia faorito nella corsa al fuoriclasse del Barcellona, nonostante ci sia il chiaro interesse dell’Inter. «Mi risulta un loro interesse - commenta Galliani -. Io vengo informato costantemente di ogni telefonata che parte da Branca». Discorso simile per Andryi Shevchenko. «Sheva è un giocatore sotto contratto, sia lui che Ronaldinho sono nostri desideri, nostri auspici, ma sono tesserati l’uno col Chelsea, l’altro col Barcellona. Penso che se entrambi i giocatori si muoveranno verranno al Milan - spiega ancora il dirigente del Milan -. Ancelotti gradisce molto entrambi, ma non è detto che arrivino».

Il Milan ripartirà da Andriy Shevchenko e Ronaldinho. Almeno questo sembra essere l’obiettivo di Silvio Berlusconi che vuole riportare in rossonero l’attaccante ucraino e, finalmente, realizzare il sogno di vedere il fuoriclasse brasiliano con la maglia del suo Milan. Paolo Maldini apre le porte di Milanello sia a Sheva che a Dinho, partendo dall’ex che ha lasciato l’Italia due anni fa e che adesso non vede l’ora di tornare. «Dal punto di vista dell’ambiente non esiste il problema, assolutamente - assicura Maldini in un’intervista rilasciata a Sky nell’ambito della rubrica il »rosso e nero» -. Tutti quelli che hanno dato tanto a questa squadra, saranno sempre ben accetti da parte della società e dei giocatori. E qui si chiude il discorso che riguarda noi calciatori e lo spogliatoio. Poi, i discorsi tattici, di mercato, sono da fare con altre persone». Da Sheva a Ronaldinho il concetto di capitan Maldini non cambia. «È un grandissimo giocatore e sta bene in qualsiasi squadra. Poi - spiega Maldini -, c’è il discorso tecnico, tattico ma anche economico che è tutto da valutare».

03 aprile, 2008

IL BOIA DI REGGIOLO

Ancelotti il tenero, diventa cattivo.

[LaStampa.it] Quando nel pomeriggio di ieri si è diffusa la notizia di un Carlo Ancelotti arrabbiato e non più disposto ad assecondare le esigenze personali di alcuni giocatori del Milan, il canale tematico rossonero è trasalito: «Milanello non è una caserma». Qualsiasi illazione di questi tempi viene considerata destabilizzante. Ancelotti però non si cura di ciò che viene detto all’esterno e sembra intenzionato a portare avanti le sue convinzioni. Nonostante le smentite, in questi giorni ha cambiato registro con la squadra ed ha assunto atteggiamenti più duri. La sconfitta casalinga con l’Atalanta (seconda di fila) ha costretto l’allenatore a rivedere i programmi di allenamento. Nessuno, sia chiaro, accusa la squadra di scarsa professionalità, ma per non lasciare niente al caso si è deciso di tenere il più possibile Maldini e compagni a Milanello. Ieri ad esempio, c’è stata una doppia seduta di allenamento, questa mattina invece i giocatori si ripresenteranno alle undici per una riunione tecnica. Non era mai successo durante la gestione Ancelotti, perché di tattica si parla generalmente alla vigilia. Il mini ritiro diventerà effettivo domani dal momento che Milan-Cagliari si giocherà di sabato. Per superare il momento no, non basta soltanto cambiare uomini (certi i recuperi di Inzaghi, Kakà, Cafu e Serginho) e modulo. Ancelotti e Galliani (che ieri ha visto Arsenal-Liverpool in un ristorante milanese con Roberto De Assis, fratello e procuratore di Ronaldinho), infatti, sono convinti che il problema sia anche di atteggiamento. Non è quindi un problema solo di condizione fisica se a San Siro ha raccolto la miseria di 19 punti.

Il Giuda di ReggioloAncelotti spera di risolvere il problema facendo rivedere alla squadra le partite giocate e mettendo maggiormente in rilievo gli errori. Pare che abbia alzato la voce in un paio di occasioni e che i giocatori non se la siano presa più di tanto perché comprendono il momento. Se il Milan, infatti, dovesse restare fuori dall’Europa sarebbe il primo a pagare.
Persino le certezze di Berlusconi mostrano qualche crepa. «Gli voglio bene, mi auguro che sia ancora lui il nostro allenatore», dice a Radio Kiss Kiss. Se lo augura, ma con quali rinforzi? «Cercheremo di portare campioni autentici». Anche alla luce dei rischi che corre attualmente, Ancelotti è intenzionato a chiedere garanzie per la prossima stagione, in particolare vuole avere un maggiore controllo sulla campagna acquisti.

Non è un mistero, infatti, che non sia favorevole al ritorno di Shevchenko. L’allenatore del Milan desidera una squadra rifondata ed è stufo di veder arrivare a Milanello giocatori a parametro zero dalla scarsa affidabilità fisica. In difesa secondo lui c’è bisogno di un rinnovamento completo e non crede si possa risolvere la questione confermando Cafu, Serginho e Simic. Anche a centrocampo servono nuovi innesti: Gourcuff è stato definitivamente bocciato nonostante Berlusconi continui a pensare che sia un grande giocatore ed Emerson ha problemi ad entrambe le tibie. Gattuso, Pirlo e Ambrosini hanno bisogno di tirare il fiato. Capitolo Dida: c’è una richiesta del Lione, ma solo per il prestito. Il nodo, va da sè, è il mega-contratto: i francesi saranno disposti ad accollarselo? Galliani dovrà fare il mediatore, convincendo Berlusconi a investire cifre importanti e soprattutto a rimangiarsi la parola data a Sheva. A Leonardo, invece, il compito di setacciare il mercato. La strada però è in salita. Flamini vuole la garanzia di giocare in Champions ed è conteso dalla Juventus (al di là delle smentite di Wenger) mentre lo Stoccarda ha chiesto 50 milioni di euro per Gomez. Braida, intanto, da alcuni mesi è in pensione e non ricopre più la carica di direttore generale per ragioni fiscali e amministrative. E’ consulente iscritto all’ordine dei direttori sportivi senza però potere di firma.

Scenario sempre più apocalittico per questo nostro povero Diavolo. Distruggere il tempio per ricostruire tutto dalle macerie: solo l'ecatombe finale di maggio potrà restituirci il Milan.

02 aprile, 2008

SENATORI (segue)

Sheva vuole il Milan, un ritorno con rebus.

[Gazzetta.it] Ripartire, questo è sicuro. Ma se sia possibile e soprattutto utile ripartire dal Milan, nemmeno lui lo sa. Andriy Shevchenko si allena con le riserve del Chelsea, ogni tanto lo portano in panchina e non è certo questo la vita che voleva scegliendo Londra. Una stagione fa, l’attaccante ucraino non se l’è sentita di chiedere di essere lasciato andare: Abramovich aveva speso 45 milioni di euro per averlo e un anno non bastava a azzerare tutte le aspettative. Adesso è diverso. Due stagioni, poche partite, pochi gol. Sheva a Londra non è mai stato Sheva, forse soltanto per un mese. L’avventura è finita nella dimenticanza generale. E dopo tante chiacchiere dei tabloid, anche l’indifferenza e il silenzio sono una cosa buona per l’ex Pallone d’oro. Soprattutto, permettono un affare che quasi certamente si farà. Perché lo vuole Berlusconi e perché il Chelsea non sembra intenzionato, a questo punto, a chiedere cifre comparabili con quella spesa per portare l’ucraino in Inghilterra. Se non ci saranno sorprese, Shevchenko sarà liberato praticamente a costo zero. Poi vedrà se il Milan lo vuole davvero e il Milan non è soltanto Berlusconi.

Andriy a 31 si sente integro, pieno di forza e di motivazioni. In effetti, è difficile pensare che non ne abbia un campione che per due stagioni si è ritrovato ai margini di un club che per almeno due anni lo aveva corteggiato con insistenza. Le motivazioni ci sono, perché Shevchenko ha voglia di giocare e anche di dimostrare di poter dare tanto. Sa di non essere più quello di quattro anni fa, ma questo è comprensibile. Dunque, armato di stimoli e di nuove consapevolezza vorrebbe tornare a Milano, ma solo se saprà che a Milano lo vogliono. Non ha nessuna intenzione di infilarsi in un altro vicolo cieco, con un altro allenatore pronto a fargli la guerra. Questo vorrà chiarire appena il fair play di una stagione ancora in corso, anche se non per lui, gli permetterà di parlarne con Ancelotti. Ma Ancelotti non è contento di riaverlo. Ha dubbi sulle sue motivazioni e anche sulla sua utilità tattica. Per il 2008-2009 punta ovviamente su Pato e alla società ha chiesto un attaccante diverso. Forse le ultime dichiarazioni su Sheva sono state fatte anche per ricordare al club che il ritorno dell’ucraino non dovrebbe chiudere la campagna attaccanti, ma resta il fatto che sono state dichiarazioni piuttosto pesanti.

Shevchenko aspetta, ormai è abituato, poi quando sarà il momento chiederà. Tornare a Milano è un rischio anche per lui: ridursi l’ingaggio non sarà un problema, rinunciare al numero 7, sulle spalle di Pato, neppure. E Shevchenko ha sufficienti energie per ricominciare daccapo: le partite che continua a giocare con la nazionale ucraina sono la dimostrazione di un’efficienza fisica ritrovata e di un sentimento del gol conservato. Ma Milano-bis resta un rischio, perché Shevchenko potrebbe trasformarsi nell’ideale capro espiatorio se la stagione della squadra andasse ancora storta. Eppure Andriy è disposto probabilmente a correre il pericolo e ad accettare la freddezza iniziale dei tifosi. L’unico rischio che non vuole correre è di tornare e casa e scoprire che nessuno lo vuole. Dopo due anni di nulla, ritrovarsi a Milanello per piombare in un’altra battaglia di nervi sarebbe la peggiore delle beffe. Tanto varrebbe ripartire da zero. Altrove, ma veramente altrove.

Ora che il Boia di Reggiolo è uscito allo scoperto, cade il velo dell'ipocrisia di due anni e le miserevoli verità del popolo bue si mostrano finalmente per quello che son sempre state. Lo scenario che dipinge oggi il foglio rosa (la sponda buona del Balon d'Or, come ha ben imparato il povero Ordine) è agghiacciante ma del tutto verosimile: a queste condizioni, se pure a malincuore, per Sheva (e per Shevalove) meglio chiudere col Milan. Per sempre.

01 aprile, 2008

PAROLA DI SILVIO (segue)

Berlusconi: Ancelotti è il meglio e torna Sheva.

Siccome si tratta di Inghilterra, Silvio Berlusconi parte in inglese. «Sa come diceva la Thatcher all'Unione Europea?I want my money back. E io rivoglio indietro il mio Sheva». Ma il suo allenatore ha appena lasciato intendere che è un traditore, ha detto che non farebbe una buona coppia con Pato... Il presidente del Milan addenta un maccherone e fa un gesto con la mano come dire, tutto passa.

Shevchenko ha scelto il Chelsea per via della moglie?
«Le donne sono padrone in certe situazioni. Kristen è una brava ragazza, intelligente. È stato fatto un errore di valutazione. Shevchenko sarebbe un buon ritorno per noi».

I tifosi fischiano, si lamentano, vogliono gente nuova.
«I tifosi devono stare tranquilli, c'è il massimo impegno per fare un altro grande Milan. Rinnoveremo, ma con prudenza, passione, buon senso, come abbiamo sempre fatto. Nel calcio l'alternanza è ineluttabile. Dopo un grande ciclo arriva sempre l'onda di ritorno».

C'è chi si chiede invece se non sia finito il ciclo di Ancelotti.
«Carletto va benissimo. Si cambia per migliorare. Per il Milan chi potrei trovare di meglio?».

Ci dica intanto chi prenderà per rinforzare il Milan...
«Cominceremo rinnovando la difesa. Ma non è giusto parlare di mercato adesso. E ricordo anche che è vero, il rendimento del Milan in campionato è insufficiente e il rendimento a San Siro resta un mistero incomprensibile. Ma questa stagione è cominciata benissimo, abbiamo vinto la Supercoppa europea e il Mondiale, e penso ancora che possiamo arrivare quarti...».

Come si spiega le difficoltà?
«L'infortunio di Ronaldo ci ha penalizzato pesantemente. Io avevo pensato la squadra con il trio delle meraviglie, Kakà dietro a Pato e Ronaldo. Senza Ronie è diventato tutto complicato. Se avrà voglia tornerà. Io vorrei fargli un contratto a rendimento, per stimolarlo».

Chi vincerà lo scudetto?
«L'Inter. La Roma ha perso una buona occasione nel derby».

da La Gazzetta dello Sport di oggi.

31 marzo, 2008

MARZO 2008: Sheva, rialzati!

Chelsea's Ukranian forward Andriy Shevchenko sits with substitutes before the Premier league football match at The Sadium Of Light, Sunderland north-east England on March 15, 2008

29 marzo, 2008

SENATORI (segue)

Mercato e quarto posto nei pensieri di Ancelotti.

[Agi/Italpress] La mente dovrebbe essere rivolta al campionato e a un quarto posto vitale come l’aria, ma la tentazione è forte. La tentazione di sapere se e come sarà il Milan del futuro, dal momento che la primavera è la stagione che porta con sè le novità più importanti. Il fermento del calciomercato c'è già, lo si sente in ogni discorso, e le parole in questa fase pesano come macigni. Ecco perché quello che Carlo Ancelotti afferma circa la compatibilità tra Pato e il figliol prodigo Shevchenko non passerà sotto silenzio e creerà più di un malumore, soprattutto nel presidente Berlusconi, il primo a voler rivedere Sheva con la casacca rossonera. «Come coppia non sono l’ideale - entra a piedi uniti il tecnico - perché sono due attaccanti con caratteristiche abbastanza simili. Si muovono su tutto il fronte d’attacco e non sono statici. Una coesione tra due grandi giocatori - prova a correggere - è però possibile». Se non è una bocciatura, poco ci manca.

Meglio allora girare la questione, e sondare il terreno su chi potrebbe far coppia con l’astro nascente brasiliano. «I giocatori che possono coesistere più facilmente sono i giocatori con caratteristiche diverse - spiega Ancelotti - ad esempio Gomez ha caratteristiche diverse da Pato, è alto e meno veloce, sta più in area di rigore, ma anche Gilardino è compatibile con Pato. Borriello? Ha caratteristiche diverse dal brasiliano, quindi è compatibile». Tirando le somme le indicazioni sono chiare: no a Shevchenko, sì a uno tra Borriello e Gomez, con Gilardino citato a puro titolo di cortesia: «Il suo procuratore dice che non ha giocato molto? Le sue chance le ha sempre avute, penso che sia stato uno dei giocatori più utilizzati quest’anno». Se sul fronte mercato le cose sono in costante evoluzione, diverso è il discorso per quanto riguarda le panchine, che Ancelotti vede ben più stabili di quanto si senta dire in giro. «Le panchine di Juventus, Fiorentina, Milan e Roma mi sembrano molto stabili - afferma - non dico anche quella dell’Inter perché dopo le dichiarazioni di Mancini credo che alla fine dell’anno ci sarà un chiarimento con la società».

Il tempo è galantuomo e Shevalove ha parlato sempre in tempi non sospetti: nel Senato di Milanello, Ancelotti fu il primo cecchino del Balon d'Or. Al di là del buonismo paciarone imparato in gioventù sulle sponde del Tevere, dove auspichiamo di rivedere a luglio il pervicace di Reggiolo.

28 marzo, 2008

IL COMMISSIONER PELATO (segue)

Finalmente sedici.

Non è un argomento da titolo come la confidenza di Drogba sul suo futuro interista, Shevchenko che sogna il ritorno al Milan o Lampard che ha già trovato casa a Torino (titoli realmente letti sulla stampa italiana dell'ultimo mese: questo Chelsea deve essere un inferno...), ma il ricorso di Sky all’Unione Europea è senz’altro più importante per l’assegnazione degli scudetti futuri. E non è un caso che i media abbiano quasi totalmente oscurato la vicenda, dal momento che gli editori puri di quotidiani e tivù (diverso per i libri) non esistono più da decenni. Per farla breve, da più di una settimana l’emittente di Murdoch ha presentato presso la Commissione Europea un ricorso contro la legge sui diritti televisivi, il cui volto è stato quello di Giovanna Melandri, perché lederebbe i diritti della concorrenza. Verissimo, da buone ultime ruote del carro l’abbiamo scritto sei mesi fa dopo avere consultato i nostri legali (in realtà uno solo, ma parlare al plurale fa effetto: ce l’ha insegnato quel direttore querelomane finito a fare l'ultrà): una norma anticostituzionale, perché va a toccare la libertà di impresa imponendo la vendita collettiva, prima ancora che contro un fantomatico mercato. Diciamo fantomatico perché si sta parlando dei soliti tre, quattro soggetti che decidono a tavolino come spartirsi tutto: a meno che non esista qualcuno di così stupido da rinunciare alla squadre con più tifosi per puntare su realtà geografiche e sportive dallo share infinitesimale. Per questo il ricorso di Sky è sembrato improvvisato, con argomentazioni quasi pretestuose, ispirato in fretta e furia, quasi a voler prevenire l’intervento in ordine sparso dei proprietari di società con tanti potenziali teleabbonati: prima di tutti Zamparini, che fra un esonero e l’altro (mentre scriviamo l'allenatore è Colantuono) aveva visto giusto parlando in Lega di anticostituzionalità, poi De Laurentiis convinto che in tutto il mondo ci sia voglia di Napoli, infine tutti gli altri medi con ambizioni. In una trascurata intervista ad Antenna Tre, Berlusconi aveva fatto intuire che la legge Melandri avrebbe avuto vita breve, ma non poteva certo mandare allo sbaraglio un Galliani che vuole giocarsi bene le sue carte da commissioner di una Lega depurata dalla B e dai piccoli. Una lega che vada verso un campionato semichiuso a 16 squadre, magari con fase a orologio per allungare il brodo e playoff per vendere qualche superevento anche al chiaro oltre al metadone della pay per noi tossici. Un presidente di queste medie con ambizioni ha spiegato qualche giorno fa ai suoi più stretti collaboratori che Matarrese ha i mesi contati, a meno che non si esibisca nell’ennesimo carpiato alla Louganis abbandonando la provincia al suo destino; e che milanesi, romane, Juve e Fiorentina hanno strategie diverse pur nella comune lotta alla legge comunista. Bianconeri e Inter vorrebbero tornare ai vecchi diritti soggettivi, che poi sono all’origine dei contratti in essere fino al 2010, Fiorentina e Lazio vorrebbero mettersi di traverso spuntando cifre superiori al numero assoluto dei propri tifosi (con questo trucco: stadio virtuale, cioè percentuale di diritti alla squadra in trasferta, del 19 per 100 quando in trasferta ci sono le piccole, e del 50 quando ci sono le sei sorelle), la Roma sta nel mezzo ed il Milan culturalmente starebbe con Moratti e Cobolli ma praticamente ha una mission che per il gruppo conta più della Champions League: sventare la nascita di quella tivù della Lega vagheggiata da Matarrese e ben delineata nel progetto di un giornalista oggi curiosamente alle dipendenze di Berlusconi, per salvare il digitale terrestre di Mediaset e le televisioni del finto nemico Murdoch. Che solo l’antiberlusconismo viscerale genere Micromega poteva trasformare in uno di sinistra... Conclusione: la serie A a sedici squadre è più vicina di quanto l'appassionato medio pensi, stando ad alcuni dei presidenti interessati. L'obiettivo sarebbe farla partire nel 2010: tutta in pay, con qualcosa di bello in chiaro, e magari il nostro Super Bowl. Massimo due romozioni/retrocessioni, temperate da criteri di ammissione oggettivi (tipo numero di abitanti della provincia, abbonati, eccetera). Secondo il manuale del giornalista sportivo dovremmo scrivere un'editorialessa sui bei tempi andati, ma onestamente ci sembra una buona idea.

di Stefano OIivari, su Settimana Sportiva

12 marzo, 2008

PAROLA DI SILVIO (segue)

Un tesoretto da 50 milioni per ridisegnare la squadra.

Nella prossima campagna acquisti estiva il Milan potrà fare affidamento su almeno 50 milioni di euro. Sarebbe questa l’entità del "tesoretto" messo a disposi­zione dal presidente Berlu­sconi. Il numero uno di via Turati, interve­nendo lunedì se­ra in diretta ad Antenna 3 Lom­bardia, ha fatto una promessa importante: l’ac­quisto di un fuo­riclasse, con chiaro riferi­mento ad un attaccante di un certo peso e prestigio. Gli in­dizi conducono a uno fra Drogba, Amauri e Adebayor. Quest’ultimo appare sfavo­rito per il fatto che è extraco­munitario e, quindi, toglierebbe il posto al rientrante Shevchenko. La scelta verrebbe ridotta a Drogba e Amauri. L’ivoriano e il brasiliano sono soggetti a una discriminante che potreb­be fare la differenza. Drogba viene valutato dal Chelsea al­meno 35 milioni di euro. Zam­parini ha fissato in 25 milioni di euro il prezzo di Amauri. Berlusconi ha annunciato anche un intervento piuttosto importante anche in difesa. Il gettonatissimo Zambrotta sta già preparando le valigie e do­vrebbe costare almeno 6 mi­lioni di euro, poco più della metà di quanto l’aveva pagato il Barcellona. Il rientro alla base di Marzoratti contribuirebbe ad abbassare l’età media del­l’organico milanista. Scontato il di­vorzio da Dida, in via Turati ci si sta interrogando sull’eventualità di puntare anche su un portiere esperto e afferma­to come Frey (valutato alme­no 20 milioni di euro) oppure su un giovane promettente co­me Lloris, anche lui francese, attualmente fra i pali del Niz­za. Si tratta di una scommes­sa del valore di 3,5 milioni di euro. La campagna acquisti rossonera dovrebbe essere completata dagli ingaggi di Shevchenko (ceduto in presti­to gratuito dal Chelsea) e da Flamini. Il potente centro­campista dell’Arsenal è in scadenza di contratto e il Mi­lan l’ha già opzionato.

dal Corriere dello Sport di oggi.

07 marzo, 2008

SENATORI (segue)

Sheva, con 10 milioni si scappa dal Chelsea.

Un affare di famiglia. Nella notte dopo l'eliminazione, il presidente Berlusconi è tornato più forte e più chiaramente che mai sulla scelta di cuore («Voglio riprendermi Shevchenko») e ieri, davanti alle telecamere di Sky, anche Paolo Maldini ha fatto la sua dichiarazione di voto: «Sheva ha già fatto 200 gol per il Milan, quelli che hanno fatto bene per il Milan hanno sempre una porta aperta». La sera del 20 febbraio, dopo lo 0 a 0 all'Emirates contro l'Arsenal, Shevchenko salì sul pullman del Milan e andò a cena con i suoi ex compagni. In albergo, c'erano già i familiari ad aspettare. Adriana Maldini era seduta a tavola con Kristen Shevchenko.

Tante voci si sono diffuse subito dopo l'eliminazione del Milan dalla Champions e qualcuno parla di contatti fra la moglie dell'ucraino e agenti immobiliari: i due cercherebbero casa a Milano. In realtà, i due non hanno necessità immediata di un appartamento, visto che ne hanno conservato uno nella zona più elegante del centro. L'unica certezza, nella nebbia che ancora avvolge la carriera di Shevchenko, è che l'ucraino in nessun caso resterà a Londra. E non ci sono molte squadre, Milan a parte, per le quali abbia voglia di traslocare.

E non ci sono neppure molte offerte valide: due anni di Chelsea hanno sensibilmente ridotto il suo appeal, però anche il valore del suo cartellino è cambiato e questo per il Milan potrebbe essere un vantaggio. Perché quello che non si poteva fare per motivi economici dopo la finale di Atene si può fare adesso: Sheva potrebbe costare 10 milioni di euro, ed è stato ceduto per 45. I tifosi del Milan protestano perché non vogliono più giocatori «a fine carriera», come scrivono su molti siti, ma è difficile che Berlusconi in questo momento spenda 40 milioni per un attaccante: i messaggi dell'altra notte sono chiarissimi.

Nonostante le due stagioni di riposo più o meno forzato, causato in principio da Mourinho, poi dai suoi guai fisici, infine dalla eccezionale concorrenza (Drogba, Salomon Kalou, Anelka, Wright Phillips), l'ucraino si ritiene in ottime condizioni, e lo stesso pensano fisioterapisti e preparatori che lavorano con lui. Shevchenko si allena accanitamente, anche da solo quando non può farlo con le riserve del Chelsea: ieri ha sostenuto dei test di velocità e i risultati sono brillanti. Fisicamente, l'ucraino c'è. Il resto dovrà valutarlo il Milan, ma è chiaro che il ritorno a casa (così la famiglia Shevchenko considera Milano) è il desiderio più grande.

da La Gazzetta dello Sport di oggi.

Osservo con un occhio evidentemente interessato l'evoluzione recente della comunicazione mediatica sul tema che mi sta a cuore. A parte il tam-tam ogni giorno più insistente del foglio nazionale - ma si sa (ne sa qualcosa anche il povero Ordine) che la sponda rosa è quella buona - rilevo che il Senato di Milanello ha già iniziato a manifestare le proprie dichiarazioni di voto, come si legge sopra. Dico il Senato delle famose «tre componenti» di Galliani, quello del «veto tecnico», insomma quello che ha scagliato lontano il Balon d'Or un paio d'estati or sono. Ebbene, detto di Maldini (dichiarazione sommamente diplomatica, dichiarazione da prossimo dirigente non giocatore), riporto nei commenti una carrellata di opinioni rubate fra le righe. Ciò che conta è che oggi si trova il coraggio di pubblicare una verità che su questo blog si racconta da mesi: il presidente non investirà per ricostruire. E allora, per quale motivo dovrebbe essere Sheva l'eccezione alla regola di cinque anni di gestione al risparmio del club?