16 dicembre, 2007

IL CERCHIO FANTASTICO

Yokohama, 16 Dicembre 2007: Milan 4 - Boca Juniors 2. Il Milan è campione del mondo per la quarta volta nella storia e diventa il club più titolato di sempre con 18 trofei internazionali.L'ultimo cerchio si è chiuso. Nel giorno dell'anniversario del Diavolo, il Destino consuma l'ultima fatale rivincita di questo gruppo di uomini ostinati e predestinati. È la fine del ciclo di Ancelotti, il pervicace di Reggiolo. È la fine del Milan di Maldini, il bel capitano dei record. È la fine del Milan di Dida, Cafu, Serginho, il clan brasiliano che ha ospitato fra gli altri anche le comparse Ronaldo ed Emerson. È forse (purtroppo) la fine anche del Milan di Inzaghi, il santo piacentino del Buon Carlone. Immenso, infinito, irripetibile esecutore d'area.

L'ultima icona capace di muovere ancora un fremito, di riaccendere la passione dissanguata e scarnificata di questi anni di decadenza brianzola. Superpippo a fine partita ha parlato con splendida lucidità: «oggi si chiude un cerchio fantastico». Il Grande Arrigo, collegato da Milano con Yokohama, ha mostrato gli occhi lucidi. Dentro le sue lacrime c'è tutta la nostalgia (la sua e la nostra) per un sogno chiamato Milan. Perché il Presidente non investirà per ricostruire, le carte ora mai sono scoperte. La finale giapponese ha messo a fuoco, oltre ai punti di forza (da cui si dovrebbe ripartire), tutti i punti deboli che di questo gruppo sono risaputi da non meno di tre stagioni. Parlo di 4 o 5 innesti di peso nell'undici titolare (portiere, laterali di difesa, centrocampista d'incontro, punta) oltre a 3 o 4 elementi d'esperienza e/o di buona prospettiva per la panchina (portiere, centrocampista di costruzione, punta).

Per completare il piano senza sbracare come un petroliere onesto, a Berlusconi occorrerebbe Moggi nel ruolo che è di Galliani. Non per nulla ci aveva provato in tempi non sospetti. Al più, potremo invece attenderci qualche nuovo colpo di teatro (alla Ronaldinho) per trascinare il carrozzone di questo calcio-zelig fino alla prossima campagna abbonamenti. Il geometra dal cranio lucente, dal canto suo, ha già assimilato il concetto: «il Milan non comprerà nessuno perché può contare su un gruppo molto forte capace di raggiungere venti finali internazionali». Fino a quando durerà l'inganno? Auspichiamo, non oltre l'ecatombe finale del prossimo mese di maggio. A quel punto saremo sufficientemente lontani sia da Mosca che dal dannato "obiettivo minimo", a meno di una imprevedibile joint-venture con i fratelli Della Valle... Un male cospicuo, ma necessario.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

BERLUSCONI AI TIFOSI DEL MILAN: PERCHE' NON MI REGALATE RONALDINHO?

mercoledì 19 dicembre 2007 - Un presidente che spiazza regolarmente avversari e tifosi senza possibilità di replica: «Con tutti gli scudetti, i palloni d’oro e i trofei vinti dal Milan, dovrebbero essere i tifosi a fare un regalo al loro presidente». Argomento l’arrivo di Ronaldinho Gaucho, annunciato e smentito, in rotta con il Barcellona di Frank Rijkaard, ambito dal Chelsea di Abramovich e sognato dal popolo rossonero. Silvio Berlusconi però ha lanciato una proposta che mette i tifosi contro un muro, anzi dentro a un gazebo: «Da Barcellona mi arrivano notizie non auree sul momento che attraversa il giocatore. Il Milan è una squadra già adeguata al ruolo di protagonista mondiale, tuttavia noi tifosi rossoneri non disdegneremmo che ci fosse un campione come Ronaldinho. Se per caso si potesse fare e se la richiesta fosse esagerata, lancio una proposta: perchè non apriamo una sottoscrizione tra i tifosi rossoneri?».

Scherza? Chissà, d’altronde, ricorda Berlusconi, visto che gli italiani hanno pochi soldi, noi milanisti che facciamo? «Andiamo a spenderli per Ronaldinho?». Non sarebbe calcisticamente corretto e si scatenerebbe subito il fuoco del nemico sul leader dell’opposizione. Quindi meglio la sottoscrizione per arrivare al Gaucho che assieme a Pato, Ronaldo e Kakà farebbe schiattare d’invidia anche un santo. Intanto Ronaldo è già in partenza per le vacanze: venerdì lascerà l’Italia per il Brasile dove si farà visitare dal medico della sua nazionale.

Puntuale, invece, la precisazione di Forza Italia sulla strumentalizzazione delle parole di Berlusconi a proposito di Moggiopoli: «Il Presidente ha solamente voluto precisare che, per quanto riguarda il Milan, si è trattato di una montatura». Nessun riferimento alla Juventus e tantomeno all’Inter: «Solo che ci è costato qualche scudetto».

da: www.ilgiornale.it

Anonimo ha detto...

Ciao TheSteve, è la prima volta che vengo su questo blog e non sono d'accordo su ciò che scrivi.
Secondo me(le opinioni personali sono sacre,rispetto la tua),non è affatto vero tutto quello che hai scritto in precedenza. E' vero che abbiamo bisogno di qualche innesto, ma non vero che abbiamo dei dirigenti incompetenti,visto che i soldi in Europa ce l'hanno in tanti(Inter,Chelsea,Manchester,Real,Bayern...)
ma in pochi,anzi ,nessuno ha vinto come noi...ci sarà un motivo, non credi?
La nostra dirigenza è tra le più serie in assoluto...non ci abbandonerà ora come non l'ha fatto negli ultimi 20 anni...è vero che potrebbe esserci qualche hanno buio, ma è impossibile vincere sempre nello sport!
Tra l'altro non sono così sicuro che questo ciclo sia finito...è tutto da vedere!
Detto ciò, sperando che tu possa accettare la critica in maniera positiva e non come una provocazione(non cerco di farti cambiare idea, ognuno è libero di esprime quello che vuole, ma non voglio minimamente neanche provocarti, sia chiaro, non mi permetterei), ti saluto e ti faccio calorosi auguri di buone feste!
LT

TheSteve ha detto...

Caro "LT", ti ringrazio per il commento e ricambio innanzi tutto i tuoi auguri. Gironzolando come faccio fra i blog a tinte rossonere, osservo che da un paio d'anni a questa parte ha assunto i toni quasi di una contrapposizione ideologica il confronto fra chi (come te) tesse le lodi della dirigenza e chi (come me) la critica invece apertamente. Senza voler riassumere qui un centinaio di pagine di riflessioni e approfondimenti, che ho pubblicato sul tema dall'agosto 2005 ad oggi, vorrei esprimere un solo concetto molto elementare ma credo anche esaustivo.

Frequento San Siro da oltre trent'anni e l'abbonamento del Milan rappresenta per me (e la mia famiglia) una sorta di "tassa spontanea". Intendilo come un investimento vitalizio sulla passione, per non dire sui sentimenti: la nostra passione, insomma, è la partita di calcio allo stadio (che è altra cosa dalla partita di calcio in poltrona) e ovviamente il Milan. In trent'anni a San Siro, quindi, ne abbiamo viste rotolare di palle fra coppe di campioni e retrocessioni. In definitiva, questo è il senso del gioco: oggi vinci, domani perdi, e a noi va bene così. Quel che conta è giocare e esserci.

Può essere che dopo un decennio trionfale come il primo di Berlusconi ci siamo fatti il palato un po' troppo fine: a ben vedere, la grande "rivoluzione culturale" portata da Silvio è stata proprio quella di insegnarci a pensare sempre in grande, a porci sempre nuovi traguardi ambiziosi, a immaginarci oggi sempre e comunque più forti di ieri e meno di domani. Il fatto è che lui, il Berlusca, almeno "visivamente" è sempre lì al comando del vapore. E forse inconsapevolmente, noi ci aspettiamo che il club venga gestito con la stessa energia, la stessa creatività, le stesse risorse "illimitate" di quel primo decennio fantastico. L'aspettativa, mi rendo conto, è alta e soprattutto è fisiologicamente (di sicuro non economicamente... stando alle graduatorie di Forbes)insostenibile. La politica di gestione del secondo decennio berlusconiano (e segnatamente, dell'ultimo quinquennio) è stata progressivamente meno evolutiva e più conservativa: il proprietario, in buona sostanza, ha stretto i cordoni della borsa, tanto è vero che l'ultima campagna di rafforzamento "alla Berlusconi" data ormai l'estate del 2002. Nelle stagioni successive, dopo il jolly Kakà pescato nel 2003, sono arrivati infatti solo giocatori over-30 ed è stato effettuato solo un'investimento cospicuo all'anno: Stam (già in fase calante) nel 2004, Gilardino nel 2005 (un semi-flop da 25 milioni), Oliveira nel 2006 (un mega-flop da 23 milioni), Pato nel 2007 (ad oggi, un'incognita da 25 milioni).

Questi dati oggettivi stanno, dal canto mio, a rappresentare una fase di sostanziale disimpegno economico e dirigenziale da parte della proprietà, cui si aggiunge una mediocre capacità tecnica e organizzativa di individuare gli uomini giusti per rigenerare il ciclo vincente. Berlusconi di calcio capisce e non poco, tant'è che prima del terremoto di Calciopoli aveva tentato di portare a Milano l'unico fuoriclasse assoluto del mercato pallonaro, l'Italo Allodi del Duemila. Il mandato di Luciano Moggi al Milan sarebbe stato, guarda caso, il medesimo già assegnatogli da Giraudo alla Juventus nella fase del disimpegno economico della famiglia Agnelli (causa congiuntura negativa sul mercato automobilistico e conseguente crisi Fiat): comprare talenti giovani per pochi danari, valorizzarli nel club, e realizzare plusvalenze cospicue rivendondoli per molti danari, da reinvestire nell'acquisto di nuovi talenti giovani e così via, in un ciclo virtuoso che nel decennio della Triade ha prodotto vittorie sportive e contemporaneamente bilanci in attivo. Un autentico prodigio manageriale e tecnico che, a parità (o quasi) di nefandezze e illeciti commessi, il nostro antennista brianzolo ha dimostrato di non poter riprodurre con le proprie forze (né con quelle di Berlusconi).

Se al quadro aggiungo certi toni e temi della comunicazione istituzionale dell'ultimo biennio, così leziosamente autoreferenziale e piagnucolosa, così scarsamente autocritica e credibile nel momento in cui il blasone del Diavolo veniva infangato da ogni sorta di scandalo giudiziario e mediatico, l'impressione complessiva che io ne ricavo è quello di una triste e irreversibile decadenza.

Chiudo il cerchio: lo spettacolo di San Siro (sempre più vuoto, con buona pace di Sky e Milan Channel), che poi è la linfa vitale della passione di cui raccontavo in principio, è addirittura disperante: per la pochezza dei contenuti agonistici (il nostro calcio è sempre più esibizione e sempre meno competizione sportiva, ma non potrebbe essere altrimenti se l'età media dei ragazzi è 32 anni), per l'immutabilità stucchevole dei nomi e dei temi di gioco (con Ancelotti abbiamo undici/dodici titolari fissi e quattro/cinque panchinari fissi, con i quali giochiamo un solo modulo di calcio che spocchiosamente riteniamo "di qualità superiore" ma che tutti gli allenatori del pianeta hanno imparato a neutralizzare), per l'impresentabilità di troppi volti che sono stati icone rivali (del filone Vieri Ronaldo Emerson: per mio conto, cadute di stile insopportabili e inconfondibilmente brianzole) o dicitori mediocri spesi per supercampioni (del filone Oddo Gilardino Oliveira: la cui presenza si giustifica, alternativamente, o con la scarsa competenza degli addetti o per qualche tornaconto personale dei medesimi).

Confesso, e concludo, che le ultime coppe innalzate al cielo hanno riscaldato ben poco il nostro vecchio cuore rossonero perché il tessuto sportivo che le ha prodotte è quello descritto sopra. Io, sinceramente, del "progetto Milan" di Berlusconi oggi fatico a vedere il domani, perché la dinastia non ha eredi credibili. E a poco vale volgere indietro lo sguardo ogni momento per rimirare il nostro luminoso, ma purtroppo irripetibile ieri.

Ciò detto, comunque e sempre Forza Milan!