31 gennaio, 2007

GENNAIO 2007: Il Re di Coppe

29 gennaio, 2007

C'ERA UNA VOLTA

C'era una volta un Presidente di Lega dal cranio lucente. E c'era un patto d'acciaio fra Mediaset S.p.A. e Giovanni Agnelli & C. S.a.p.a. che consentiva alla Juventus FC di incassare i diritti televisivi satellitari criptati in anticipo di due anni e chiudere i bilanci in attivo fatturandone i proventi. C'erano anche i compagni di merenda del cranio lucente, Antonio e Luciano. E davanti ai soprusi perpetrati ogni domenica sul campo dalla loro "combriccola romana", c'erano i "sofferti silenzi" dell'a.d. del Milan AC, in aperto conflitto d'interessi con la carica di Presidente di Lega. Tutto questo c'era una volta, e oggi non c'è più...

[Corriere.it] Mediaset-Lega Calcio: la partita prosegue in tribunale. Il gruppo di Berlusconi ha infatti depositato un atto di citazione presso il Tribunale di Milano contro la Lega Calcio. L'atto contiene la richiesta di riduzione del prezzo dei diritti in chiaro del campionato di calcio di Serie A in seguito allo scandalo "Calciopoli". Mediaset, si legge in una nota, «è stata costretta alle vie legali dall'atteggiamento della Lega Calcio che non ha mai dato concreto seguito alle richieste di modificare consensualmente il contratto in essere, concluso prima di Calciopoli. Dall'estate 2006 a oggi, infatti, si è sviluppato un intenso carteggio tra Mediaset e Lega Calcio culminato con due incontri di vertice, rassicuranti a parole ma infruttuosi nei fatti. E anche l'auspicio di Mediaset di risolvere la vicenda in forma riservata attraverso un arbitrato «super partes» non ha ricevuto alcun segnale di disponibilitá da parte della Lega. Pertanto, dopo aver atteso anche l'ultima sentenza definitiva sullo scandalo Calciopoli, Mediaset si vede costretta a procedere per vie legali».

PERDITA DI INTERESSE - Mediast afferma che «esaminando diversi parametri ufficiali, è oggettivamente dimostrabile che le retrocessioni e le penalizzazioni irrogate dal giudice sportivo hanno prodotto una forte perdita dell'interesse del pubblico verso il Campionato di A (i tifosi delle squadre retrocesse o penalizzate costituiscono il 40% del numero dei tifosi complessivi) che si traduce in una corrispondente riduzione del valore di mercato dei diritti televisivi in chiaro.

I DATI - Comparando solo alcuni tra i principali valori numerici della stagione calcistica 2005-2006 a quelli della stagione 2006-2007 emergono i seguenti risultati: 1) Abbonamenti stadi Serie A: - 17.5%; 2) Spettatori paganti: - 10.0% (solo nelle prime 13 giornate); 3) Calo valore contratti Pay tv Serie A: -14.8%; 4) Crescita valore contratti Pay tv Serie B: +52.0%». Mediaset, prosegue il comunicato, «deve assicurare ai propri azionisti la tutela degli interessi della società e procedere ad acquisti di diritti televisivi calcolati secondo principi di equità, è pacifico che ora questi diritti non hanno più un valore equo. E davanti alla politica della Lega che insiste nel negare l'evidenza, non resta che la strada del tribunale».

CONTRATTI IN CORSO - L'azienda precisa che continuerà ad onorare i contratti in corso. «Nonostante i dati di fatto esposti, Mediaset non vuole penalizzare il mondo del calcio, soprattutto le squadre e le serie minori a cui vengono redistribuiti i ricavi dei diritti in chiaro. Pertanto, invece di sospendere i pagamenti come sarebbe naturale in questi casi, Mediaset continuerá ad onorare l'impegno finanziario previsto dal contratto, a dimostrazione della propria correttezza e totale buona fede. Ovviamente, il pagamento sarà effettuato con riserva in attesa della decisione del giudice».

27 gennaio, 2007

IMPAZZIRE DI CADETTERIA

SERIE B TIM 2006-2007
Ventunesima Giornata, sabato 27 gennaio 2007
Stadio Alberto Picco di La Spezia

SPEZIA - JUVENTUS 1-1
RETI: Confalone 39 p.t., 47 s.t. Nedved

SPEZIA: Santoni; Nicola, Giuliano, Addona, Gorzegno; Saverino; Guidetti (dal 25 s.t. Padoin), Confalone, Frara, Do Prado (dal 11 s.t. Baù); Varricchio.
A disposizione: Rotoli, Grieco, Ponzo, Alessi.
Allenatore: Soda.
JUVENTUS: Buffon; Birindelli (dal 33 s.t. De Ceglie), Piccolo, Giannichedda, Balzaretti; Camoranesi (dal 45 s.t. Marchionni), Zanetti, Paro (dal 25 s.t. Palladino), Nedved; Del Piero, Trezeguet.
A disposizione: Mirante, Legrottaglie, Marchisio, Bojinov.
Allenatore: Deschamps.

ARBITRO: Rocchi di Firenze.
ASSISTENTI: Alvino e Angrisani.
QUARTO UOMO: Ruini.
AMMONITI: Confalone (32 p.t.), Do Prado (9 s.t.), Gorzegno (15 s.t.), Giannichedda (25 s.t.).
ESPULSI: Giannichedda 34 s.t.

18 gennaio, 2007

LIES, LIES, LIES

[TimesOnline.co.uk] The least of the accusations against Andriy Shevchenko in recent days is that, at a record £30.8 million, he is a waste of money. He has been called a dressing-room snitch, a destabilising influence and the cause of the political infighting that is undermining Chelsea, but in an interview with The Times last night, the Ukraine forward began his fightback. «I am being made a scapegoat for things that have nothing to do with me» he said. Shevchenko’s frustration at his lack of goals — three in 20 Barclays Premiership appearances — is nothing compared with his unhappiness at all the off-field rumours, including the suggestion that he is protected at Stamford Bridge by the patronage of Roman Abramovich. After such a trying baptism in England, it would be understandable if he was to decide that he has had enough and headed back to the familiar surroundings of Serie A, but Shevchenko insists that he will stay at Chelsea, despite the traumas of the past six months. «My contract runs for four years [until 2010]» he said. «I am here now and I am staying here. I am continuing to work to fit inside the team. I have been attacked from all sides but I intend to carry on. I will grit my teeth. I am not a quitter. I just want to be kept out of the politics».

Shevchenko can hardly deny that Abramovich was the driving force behind his move last summer from the San Siro to Stamford Bridge, but Mourinho approved the purchase and the Ukraine striker is particularly hurt by the suggestion that he seeks favours, or acts as the dressing-room eyes and ears of the Chelsea owner. «Those rumours are all lies» he said. «A lot of things have been said which aren’t true. They have caused a lot of hurt to myself and my family. I am a footballer, not a politician. My job is to play, that’s all. It is what I’ve been doing since I was nine years old. People are crossing the limits in what they are saying about me. It is bull***t».

There were further allegations from Italy this week that Shevchenko had proposed the recruitment of Carlo Ancelotti, the coach of AC Milan, in place of José Mourinho but the striker is adamant that he has no communication with Abramovich beyond that of the rest of his team-mates. «There are things written about my relationship with Roman Abramovich which have been overexaggerated» he said. «My relationship with him is the same as every other player. He’s the president and I am a player — it is entirely professional. I see Abramovich in the dressing-room sometimes or occasionally at training. We might have a quick word with each other but that is natural as we both speak Russian. Maybe I shouldn’t speak Russian. Maybe that gives people the wrong idea».

The idea that Shevchenko is one of the main causes of conflict between Abramovich and Mourinho, who have fallen out to the extent that the manager looks certain to depart this summer, grew in strength when the Chelsea owner suggested hiring Avram Grant, the director of football at Portsmouth. Abramovich believes that Grant can help Shevchenko to find his best form but Mourinho regarded the proposal as unwelcome interference. It is just another example of the boardroom politics that Shevchenko is desperate to avoid. «Avram Grant? I know who he is but I don’t know him» he said. «I only know that he was coach of Israel, but it doesn’t concern me if he comes or does not come. This is a decision the club makes. I am just here to play. It is hard when you are thrown in the middle of everything».

Shevchenko is fit to line up against Liverpool on Saturday as the champions attempt to cut the six-point deficit on Manchester United but has no idea whether he will start. He has been left on the substitutes’ bench in recent matches but claims to accept Mourinho’s decision. «If he decides I am not capable, I just have to work harder,” the striker said. «It doesn’t matter what I think».

IL CRANIO LUCENTE

Il Diavolo veste Galliani.

[Espresso.it] Su Adriano Galliani, il vicario di Berlusconi al Milan, l'opinione dei calciofili italiani si divide in due. Da un lato i tifosi rossoneri, che lo amano d'amor viscerale perché allo stadio fa certe facce - e certi gesti - che nemmeno un ultrà. Poi ci sono tutti gli altri, gli avversari, che lo considerano un antennista brianzolo miracolato da Berlusconi (quelli buoni) o uno squalo senza scrupoli (quelli meno buoni). Il Galliani in carne ossa e calvizie è invece un signore di 62 anni che si rade con cura la coroncina di capelli superstiti, si veste da una vita allo stesso modo (giacche blu di Tincati e cravatte gialle di Hermès), si è sposato tre volte (l'ultima con Malika, modella di Rabat più giovane di trent'anni) e a Natale ha finito di scontare la sua condanna per Calciopoli: una squalifica di cinque mesi e mezzo per le relazioni pericolose con gli arbitri di un suo (ex) collaboratore, Leonardo Meani.

Contento che questa inibizione sia finita?
«Sono stati mesi di grande tristezza. Sa, io sono uno che vive per il Milan, 12 ore al giorno dal lunedì al venerdì e tutti i weekend a Milanello o in trasferta. Ma adesso basta, a quella storia non voglio pensare più».

Intende dire Calciopoli?
«Sì, ci voglio tirare sopra una riga, il tempo è galantuomo e il giudizio ormai spetta alla storia. Certo, quel che è successo mi ha fatto parecchio male umanamente. Sono stato condannato per una telefonata di 106 secondi con Meani in cui gli chiedevo se avesse protestato per un gol annullato a Shevchenko. Tutto lì».

Il resto l'ha fatto il suo amico Meani...
«Macché amico, era un consulente esterno a 30 mila euro lordi l'anno. Uno che tra l'altro non avevo portato io al Milan».

E lei si è dovuto pure dimettere dalla presidenza della Lega. C'è chi dice che hanno voluto farla fuori proprio per ottenere questo risultato...
«Sì, credo di aver anche pagato il fatto di essere, all'epoca, presidente di Lega».

Almeno con le sue dimissioni è finito un lungo conflitto di interessi: lei è uomo di Mediaset, azienda che comprava i diritti tv ai club...
«Non c'era nessun conflitto, le regole non impedivano a un dirigente di club di salire ai vertici della Lega. Mi hanno eletto democraticamente due volte e credo di aver portato risorse al calcio italiano».

Veramente il pallone sembra esploso come una bolla di sapone: conti in rosso, bilanci truccati, un fallimento dopo l'altro, perfino presidenti latitanti all'estero. Colpa della sbornia dei diritti televisivi?
«Non c'è stata nessuna sbornia. In Italia non sono i diritti tv a essere cresciuti troppo, sono le altre risorse a essere cresciute troppo poco. Come il merchandising e gli introiti dai biglietti».

Già, allo stadio ci va sempre meno gente. Domenica scorsa, per Milan-Reggina, ad esempio, c'erano meno di 7 mila spettatori paganti...
«È evidente che c'è un problema di impianti. Servono stadi più moderni e attraenti, che siano di proprietà dei club e non dei comuni».

Infatti Moratti per l'Inter vuole costruirne uno tutto suo. E il Milan?
«San Siro è stato solo del Milan dal 1926 al 1947. Poi è arrivata l'Inter, che prima giocava all'Arena. Fino al '35 era anche di nostra proprietà, poi purtroppo è stato venduto al Comune. Insomma, noi siamo molto affezionati a San Siro e non vorremmo andare via. Però, certo, bisogna ristrutturarlo del tutto: metterci ristoranti, negozi e così via».

Avete già pensato come?
«Sì, abbiamo nel cassetto un progetto di Giancarlo Ragazzi (architetto storico del gruppo fin dai tempi dell'Edilnord, ndr). Ma per ora l'impianto è del Comune, in concessione ai due club fino al 2030, con diritto di recesso ogni cinque anni. Se l'Inter dà la disdetta per costruirsi il suo stadio, noi cercheremo di comprarci San Siro e di rifarlo, sempre che aboliscano un po' di vincoli edilizi, come hanno fatto negli anni scorsi in Inghilterra con il Taylor Act».

E poi dovreste trovare i soldi. Pare che Berlusconi non abbia più voglia di spendere per il Milan. Tanto che i tifosi si lamentano per l'ultima campagna acquisti.
«Da tempo abbiamo un input chiaro dalla proprietà: fare quadrare i conti. Non mi sembra che un azionista debba giustificarsi se a un certo punto chiede non dico di portare a casa dei dividendi, ma almeno di non rimetterci più. Bene: il 2006 si chiude con un fatturato record di 253 milioni di euro e - fatto storico - anche con un leggero utile».

Però siete a 28 punti dalla prima.
«Non certo per colpa dell'organico, che è all'altezza di quello dell'Inter».

E allora perché?
«Partire penalizzati è molto disincentivante: se sai di non poter lottare per lo scudetto, è più difficile concentrarsi. E poi ci hanno detto il 25 luglio che dovevamo giocare i preliminari di Champions il 9 agosto, quindi abbiamo dovuto fare una preparazione forzata, che ha inciso sulla forma dei ragazzi e ha provocato in seguito una valanga di infortuni. L'anno prossimo, in condizioni normali, sarà tutto diverso».

Perché lei in tribuna è così esagitato?
«Beh, io sono uno malato di calcio. Da sempre, da quando ero ragazzino e andavo a vedermi il Monza al San Gregorio. Praticamente ho imparato a leggere sulla 'Gazzetta dello Sport'. Mio padre si arrabbiava, mi diceva che a leggere 'la Gazza' non avrei combinato nulla di buono nella vita... E adesso che ci sono le tv satellitari, la sera mi guardo tutte le partite possibili immaginabili».

Chissà com'è contenta sua moglie.
«Malika è brava e non si arrabbia, ma in effetti nei precedenti matrimoni qualche problemino l'ho avuto. Parecchi anni fa, un sabato mattina, sono sceso per fare due passi e ho incontrato degli amici che stavano andando in macchina in Puglia a vedere un Foggia-Cesena. Io mi sono aggregato al volo. Sono tornato a casa il lunedì all'alba e mia moglie non mi ha fatto entrare. Pioveva a dirotto e io: 'Dai, aprimi, ti prego!'. Niente, alla fine sono andato a dormire da mia sorella».

Perché non ha provato a fare il calciatore?
«All'oratorio giocavo da attaccante ma presto mi sono reso conto di essere troppo scarso. Allora ho capito che per me l'unico modo di lavorare nel calcio era diventare dirigente. E quando nel '75 sono entrato nella proprietà del Monza, mi sembrava di aver raggiunto un obiettivo fantastico. Invece il bello doveva ancora arrivare».

E com'è arrivato?
«Nel '79, quando sono diventato socio di Berlusconi, gli ho detto: dottore, io qui lavoro anche 24 ore al giorno, ma i weekend me li lasci liberi perché devo seguire il Monza. Insomma, gli ho fatto capire subito qual era la mia grande passione. Così, quando nell'86 ha preso il Milan, mi ha proposto di venire qui».

E lei è diventato un uomo ricco.
«No. Sa, ho due divorzi alle spalle...».

Quanto guadagna?
«Meno di quello che spendo. Mi piace fare acquisti, per me e per gli altri».

Le dà fastidio quando la chiamano 'zio Fester', il pelatone della famiglia Adams?
«Ma no, ci rido. Mi fanno arrabbiare molto di più altre cose».

Tipo?
«Essere dipinto come uno squalo, un duro, uno spietato, mentre il mio carattere è esattamente l'opposto. Credo di essere una persona mite e buona. Io proprio non mi ci ritrovo nell'immagine che di me danno giornali e tv. A volte quando guardo certe trasmissioni in cui si parla di me - Galliani di qua, Galliani di là - bah, penso che si riferiscano a un altro».

E perché secondo lei la dipingono così?
«Onestamente, non lo so. Forse non ho mai compiaciuto abbastanza i giornalisti, non li ho coccolati. Ci sono altri - imprenditori, manager - che hanno fatto della cura della propria immagine quasi una professione, mentre io ho sempre pensato solo a lavorare sodo per la mia azienda. Pazienza, in fondo qualcosa di simile è successo anche a Ezzelino da Romano».

A chi, scusi?
«Un cavaliere di ventura del Duecento che gli storiografi definiscono 'il terribile' e invece non lo era affatto. Una volta ho letto un libro su questo 'equivoco giornalistico' d'epoca medievale e mi sono consolato».

Altri libri sul suo comodino?
«Il mio preferito è 'Più grandi dell'amore', di Dominique Lapierre: un'opera che insegna a diventare più buoni. Ne ho regalata una copia a ogni giocatore del Milan».

Lei è cattolico?
«Credo in Dio, guardo con simpatia alla Chiesa e le dò il mio 8 per mille».

Nel '68 lei aveva 24 anni: che cosa pensava del movimento?
«Stavo dall'altra parte, ero un anticomunista che simpatizzava per la destra Dc. Come i miei genitori. E come quasi tutti, a Monza. Sono stato anche candidato al consiglio comunale, nel '75, primo dei non eletti».

Ora invece abita a Milano. Discoteche, feste, mondanità?
«Ma no, la sera quando non ci sono partite in tv vado al ristorante con mia moglie e con gli amici: il risotto con l'ossobuco del Matarel e il pesce da Giacomo sono il massimo dei miei peccati».

In che zona vive?"
«Via Bigli, a due passi da casa di Massimo Moratti. Ci incontriamo spesso, la mattina. E sua sorella Bedi è addirittura mia condomina».

Pare che quest'anno, a fine campionato, dovrà fare i complimenti ai suoi vicini.
«Eh, la sensazione è questa».

Già adesso, per via di Calciopoli, le tocca vedere lo scudetto cucito sulle maglie nerazzurre. La cosa le fa girare le scatole?
«Mi perdoni, ma almeno su questo lasci che io mi avvalga della facoltà di non rispondere...».

17 gennaio, 2007

IL FALSO NEL BILANCIO ONESTO

[Sports.it] L'Inter rischia grosso. Il club nerazzurro rischia pesanti sanzioni qualora le indagini su Massimo Moratti, patron dell'Inter, avvalorassero l'accusa di falso in bilancio negli anni in cui era diffusa pratica contabile ripianare i debiti e ritoccare i conti con scambi di giocatori a prezzi gonfiati. Insomma plusvalenze inesistenti per coprire i buchi di bilancio. A dirlo è il Corriere della Sera. Ciò che è grave secondo i calcoli della Finanza e della Procura, senza la pratica del doping amministrativo dei bilanci nerazzurri, l’Inter non sarebbe riuscita a rientrare nei parametri previsti e quindi, per regolamento, non avrebbe potuto partecipare al campionato 2004-05, concluso al terzo posto.

Anche Adriano Galliani è indagato per la stessa ragione ma in difesa del Milan c'è il fatto che non sarebbe stato in discussione la partecipazione al campionato. Le due società, intese come persone giuridiche, sono indagate dal pm Carlo Nocerino in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa delle società per reati commessi da propri dirigenti nell’interesse aziendale. Sul fronte si prospettano pesantissime sanzioni pecuniarie nel caso di modelli organizzativi carenti o assenti, e penali, nel caso l'accusa contestata a Moratti e Galliani s'infranga nei brevi termini di prescrizione contemplati dalle norme sul falso in bilancio. Alla fine del campionato 2002-2003, Milan e Inter si scambiarono ben otto giocatori senza che essi giocassero. Le indagini sulla cosmesi dei bilanci indagano sulle plusvalenze generate dalla cessione di giocatori ipervalutati: le plusvalenze, che sono le differenze tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto, venivano inserite nel bilancio, taroccando i risultati veri.

La Procura di Roma ha già chiesto il rinvio a giudizio del presidente della Roma, Franco Sensi, e dell’ex patron della Lazio, Sergio Cragnotti. A Genova si indaga su Galliani, il presidente della Sampdoria, Garrone, e il proprietario del Genoa, Preziosi. A Torino si indaga sulla Juve su ben 41 contratti di calciatori venduti o acquistati dalla Juventus nell’era dell’ex amministratore delegato Antonio Giraudo e di Luciano Moggi.

13 gennaio, 2007

E BUON ANNO ANCHE A VOI...

SERIE B TIM 2006-2007
Diciannovesima Giornata, sabato 13 gennaio 2007

Stadio Danilo Martelli di Mantova

MANTOVA-JUVENTUS 1-0
RETI: 8 s.t. Bernacci.


MANTOVA: Brivio; Notari, Sacchetti, Cristante, Mezzanotti; Sommese (23 s.t. Tarana), Grauso, Doga, Caridi (37 s.t. Spinale); Bernacci (31 s.t. Noselli), Godeas.
A disposizione: Bellodi, Di Cesare, Antinier, Brambilla.
Allenatore: Di Carlo.
JUVENTUS: Buffon (34 s.t. Mirante); Birindelli (47 s.t. De Ceglie), Zebina, Kovac, Balzaretti; Paro, Piccolo (12 s.t. Camoranesi), Marchisio, Del Piero; Zalayeta, Trezeguet.
A disposizione: Urbano, Bojinov, Guzman, Venitucci.
Allenatore: Deschamps.

ARBITRO: Giannoccaro di Lecce.
ASSISTENTI: D’Agostini, De Luca.
QUARTO UOMO: Andolfatto.
AMMONITI: 24 s.t. Birindelli, 31 s.t. Notari, 43 s.t. Spinale.

10 gennaio, 2007

IL BILANCIO ONESTO

[IlSole24ore.com] Con un passivo di 181,5 milioni di euro nell'ultima stagione, l'FC Internazionale stabilisce il primato delle perdite tra le società di calcio italiane. Il risultato emerge dal bilancio consolidato al 30 giugno 2006, predisposto per la prima volta dalla squadra presieduta da Massimo Moratti, ma non divulgato. Finora era noto il bilancio civilistico dell'Inter, approvato dai soci il 6 novembre. Questo documento dichiara una perdita netta di 31,14 milioni, un deficit contenuto rispetto alle consuetudini del club nerazzurro, reduce da una perdita di 118,7 milioni nel 2004/2005. Il precedente record negativo era del Parma Ac di Calisto Tanzi nel 2002/2003, finito in amministrazione straordinaria con 167,3 milioni di passivo.

Con l'analisi dei conti dell'Inter si apre un'inchiesta del «Sole 24 Ore» sui bilanci delle società di calcio. Conti sempre traballanti, nonostante vengano partoriti nuovi artifici contabili. Dopo la legge salvacalcio, varata nel 2003 e bocciata dall'Ue, le squadre più "intraprendenti" hanno escogitato la rivalutazione e cessione del marchio. Ma si tratta di operazioni in famiglia: la cessione a se stessi. Questo ha consentito di mettere una toppa (di carta) ai buchi della gestione nei bilanci civilistici, nei quali formalmente vengono ammesse plusvalenze anche se realizzate in famiglia e quindi, in realtà, fasulle. Anche la Covisoc, la commissione della Figc che vigila sui conti delle squadre, dopo aver tentato l'affondo del rigore l'estate scorsa è stata tollerante sui conti taroccati.
L'Inter ha dichiarato una plusvalenza di 158 milioni a fine 2005 "vendendo" il marchio alla controllata Inter Brand Srl. Nel bilancio civilistico questo guadagno è stato utilizzato per ridurre le perdite. I revisori della Kpmg però hanno storto il naso,con richiami o eccezioni su questa e altre voci del bilancio di Moratti. Tra l'altro — rileva Kpmg — su questa plusvalenza non è stata accantonata l'Irap, che sarebbe di6,7 milioni e aumenterebbe la perdita finale.Nell'ultimo bilancio l'Inter ha stanziato 111,8 milioni di ammortamenti per assorbire il 35% della svalutazione calciatori fatta con la legge salvacalcio ( per 319,4 milioni totali).Dovrà assorbire i residui 111,8 milioni con il bilancio corrente, al 30 giugno 2007.
Il 9 giugno 2006 l'Inter ha ottenuto da Banca Antonveneta un finanziamento di 120 milioni, dando in pegno il marchio. L'Inter si è impegnata a rispettare parametri economici e finanziari, Moratti si è impegnato «a supportare economicamente e finanziariamente in caso di necessità la società e su tale presupposto è stato redatto il bilancio consolidato», si legge nel documento.

Nel consolidato, che dà una rappresentazione dei conti più realistica, è stata eliminata la plusvalenza di 158 milioni perché infragruppo ed è stato stornato l'ammortamento di 7,9 milioni sui marchi. Questo ha fatto emergere la perdita di 181,5 milioni, anziché di 31 milioni come nel civilistico. Il costo del personale è di 141,95 milioni, su un valore della produzione di 210,45 milioni, escluse le plusvalenze da calciomercato, pari a 7,5 milioni. Altro indice di fragilità è il patrimonio netto consolidato: a fine giugno era negativo per 122,8 milioni, contro debiti verso banche per 209 milioni (e 35 milioni di liquidità). Moratti ha appena varato un rafforzamento patrimoniale e un riassetto, attraverso la fusione tra FC Inter e Inter Capital Srl, la nuova società azionista di controllo del club, costituita il 4 luglio 2006 e posseduta da Internazionale Holding. Con la fusione, approvata ieri dai soci, il club riceverà liquidità per 70 milioni, assicurata da un aumento di capitale di Inter Capital per metà già versato da Moratti, il quale aumenta dall'89 al 92% la sua quota nella squadra di calcio.

08 gennaio, 2007

FOSSE VERO!

I soldi per Oddo e Galliani al capolinea, di Stefano Olivari

[PaoloZiliani.it] Un'inchiesta del Sole 24 Ore ha evidenziato che nel 2006 Silvio Berlusconi e famiglia hanno incassato 215 milioni di euro, fra profitti e riserve, dalle quattro holding che controllano il 61,13 per cento della Finivest (con le altre si arriva al cento per cento, ma gli assegni sono arrivati solo da quattro). Soldi veri, non partite di giro: facile il confronto con i 141 milioni 2005 e i 79 del 2004.

Lasciamo i discorsi pauperistici a quotidiani sempre meno letti e sempre più assistiti dallo stato, ed andiamo direttamente sul Milan. Il Berlusconi in giacca e cappottino leggero ascoltato nel gelo del San Siro post Trofeo Berlusconi non sembrava certo uno disposto ad abbandonare il calcio: dai discorsi sui massimi sistemi alla conferma di Ancelotti, tristemente chiamato "Ancellotti", la motivazione dell'uomo è sembrata ottima. E allora? Solo con i soldi incassati nel 2006, trascurando quelle due lire guadagnate nel mezzo secolo precedente, Berlusconi potrebbe resistere al devastante dimezzamento del decreto spalmammortamenti ed avere le potenzialità per una grande operazione: cose alla Messi (se fosse in vendita), alla Buffon (se non lo avesse già preso l'Inter), alla Henry.

Perché quindi sta esponendo Galliani alla brutta figura di essere in balia della Lazio (e della moglie del giocatore) per Oddo, il giovane di trentun anni che mancava, o al ridicolo di essere sollecitato dall'Udinese a fare una telefonata per Iaquinta che viene via con poco? La motivazione non può che essere una: nella testa presidenziale non c'è di sicuro una smobilitazione, ma un ricambio sì. Per mille motivi non può accompagnare alla porta Galliani, per cinquecento altri (i 22 milioni buttati per Oliveira pesano meno della gestione della vicenda Shevchenko, isolato all'interno di uno spogliatoio che ha già sbarrato la porta all'arrivo gratis di Cassano) spera che sia lui a farsi da parte aprendo la strada ad un nuovo tandem: manager finanziario puro (un Giraudo, non necessariamente Giraudo) più direttore delle operazioni calcistiche (Capello, se viene cacciato da Madrid, se no Costacurta). Bella cosa, la gratitudine...