31 luglio, 2006

ONESTOPOLI

C'era un volta un petroliere onesto... Per dieci anni ci hanno raccontato questa fiaba incantevole. Nulla da dire, ci ha fatto sorridere. Ha regalato non poche soddisfazioni. Soprattutto sul campo, in ogni angolo d'Italia e in quel poco d'Europa che gli Onesti hanno frequentato. Che Moratti come dirigente non sia il massimo, ora mai lo hanno capito persino gli interisti: si evince, banalmente, dal pallottoliere di milioni che in questi anni ha sperperato per raccogliere, in cambio, solo insulti (dai tifosi della sua squadra) e pernacchie (dal resto del mondo). Ma anche fuori dal campo, in quanto a prodezze manageriali, il petroliere onesto non ha avuto eguali. Lo scorso novembre, ad esempio, pare abbia ceduto in leasing il marchio FC Internazionale alla banca Italease per 160 milioni. Il gruzzoletto necessario a ripianare una perdita di bilancio di 118 milioni (il passivo più pesante di tutta la Serie A) ed evitare l'ennesima ricapitalizzazione. Una volta venduto il blasone, si capisce che resta poco da salvare. Restano solo gli amici. E così il petroliere onesto si è ricordato di un amico di vecchia data, un amico che può dirsi a ragion veduta straordinario. Il Sole 24 Ore racconta, per citare un altro esempio, di un'operazione di cosmesi contabile messa in atto dal petroliere onesto per realizzare una plusvalenza fittizia di 158 milioni di euro. Quando la Covisoc ha chiesto all'Inter di ricapitalizzare per 100 milioni, pena la mancata iscrizione al campionato 2006/2007, Moratti si è presentato dal Commissario Figc che, con un colpo di bacchetta magica, ha cancellato il 60% (secondo altre fonti, addirittura l'80%) di quel debito. Dici Commissario Straordinario e pensi alla farsa dei Tre Saggi e allo scudetto a tavolino: in sostanza, non uno scudetto di stoffa ma di legno.

La trama del romanzo popolare di Calciopoli è arcinota. Ad aprile, le intercettazioni Telecom fanno saltare gli organi federali. La Figc viene commissariata e la massima carica è affidata a Guido Rossi. Rossi ha rivestito il mandato di presidente Telecom ed è amico di vecchia data di Moratti. Non solo. Per quattro anni ha seduto nel CdA neroblu, col petroliere onesto in persona (che è consigliere Telecom), con il vicepresidente Buora (che è amministratore delegato Telecom) e con Tronchetti Provera (che è presidente Telecom). Anni in cui nell'Inter ha giocato - poco, ma questa è un'altra favola moderna tutta morattiana - un uruguayano con passaporto comunitario falsificato. Illecito, sportivo e ordinario, per il quale il dirigente Oriali e il giocatore Recoba hanno patteggiato una pena di sei mesi di reclusione. Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport (Gruppo editoriale RCS, partecipato fra gli altri da Pirelli ovvero, di nuovo, da Tronchetti Provera) iniziano un tam-tam mediatico finalizzato a diffondere nel paese un sentimento collettivo, che infine si fa Opinione Pubblica: lo scudetto vada agli Onesti! La Federazione emette le sentenze di condanna e riscrive la graduatoria dell'ultimo campionato (che peraltro non è oggetto di indagine giudiziaria): «Abbiamo cercato di interpretare un sentimento collettivo, abbiamo ascoltato la gente comune e provato a metterci sulla lunghezza d'onda», riconoscerà il giudice della corte Mario Serio. «Nella calura dell'estate italiana spira il venticello del buon senso...», chioserà trionfalmente il candido Cannavò. L'epilogo di fine mese è tristemente noto. Mi pare che non sia necessario chiamare il Tenente Colombo per accorgersi che i tasselli del puzzle sono tutti sul tavolo: il quadro che ne emerge ha già i contorni del crimine perfetto. Mancherebbe solo una prova: chi commissionò le intercettazioni telefoniche a Telecom?

Riporto un articolo di Giuseppe Davanzo, pubblicato lo scorso mese di maggio su Repubblica. Oggetto è l'indagine della Procura di Milano in merito alle attività del detective privato fiorentino Emanuele Cipriani e della sua società Polis d'Istinto, per conto di Telecom.

Per quanto racconta Cipriani ai magistrati, nei file illegali della Polis d'Istinto ci sono alcuni dossier raccolti, su input dell'Inter di Massimo Moratti e ordine di Marco Tronchetti Provera, contro l'arbitro Massimo De Santis, il direttore sportivo di Messina e Genoa Mariano Fabiani, il direttore sportivo del Catanzaro Luigi Pavarese. La scoperta ha amareggiato (e irritato) molto la Procura di Milano. Ai pubblici ministeri, tre anni fa, è stata segnalata la confessione che l'arbitro Danilo Nucini affida in privato al presidente dell'Inter, Giacinto Facchetti. La giacca nera racconta il metodo Moggi; le pratiche occulte utilizzate per aggiustare i risultati prima della partita; le modalità e i luoghi degli incontri clandestini del direttore della Juve con gli arbitri addomesticati. Addirittura indica i numeri di telefono coperti utilizzati dalla banda per comunicare in sicurezza. Facchetti invita Nucini a incontrare i magistrati. L'arbitro non ne vuole sapere, non se la sente di strappare il velo. Il presidente dell'Inter insiste. Pena un po'. Alla fine, la spunta. Nucini va in procura, ma è un buco nell'acqua. L'arbitro non conferma le sue accuse. Tocca ora a Facchetti. Se la sente di diventare attore della denuncia riferendo ai magistrati le rivelazioni di Nucini, peraltro registrate dal presidente dell'Inter? Facchetti affida la decisione al patron della squadra, Massimo Moratti. Che esclude la testimonianza per non compromettere il presidente del club. La storia sembra morta lì. Invece continua per vie oblique (da qui l'irritazione della procura che si sente oggi utilizzata e gabbata dall'Inter). Il club neroazzurro si rivolge alla rete spionistica di Telecom, alla Polis d'Istinto di Emanuele Cipriani, per venire a capo della presunta corruzione di Massimo De Santis, indicato da Nucini come uno dei protagonisti dei trucchi. Il Corriere della Sera ha già svelato la nota di accompagnamento dell'indagine spionistica: «Con il presente report siamo a riportare quanto emerso dall'attività di intelligence attualmente in corso a carico di Massimo De Santis e della di lui coniuge, sviluppata al fine di individuare eventuali incongruità in particolare dal punto di vista finanziario e patrimoniale a carico del soggetto di interesse».

Solo per gli annali: nel 1927, lo scudetto fu revocato al Torino per illecito sportivo e non assegnato al secondo classificato, il Bologna, per il fatto che il Presidente Federale - il bolognese Arpinati, eletto nel frattempo - non volle dare adito a sospetti di favoritismo.
Altri tempi. E lo chiamano lo Scudetto degli Onesti...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

INTER: IL MARCHIO E GLI AFFARI IN FAMIGLIA - (5 novembre 2006)

Il "Sole-24 Ore" di sabato, in merito alle acrobazie di bilancio dei club, scriveva: "Quest'estate la Covisoc aveva tentato di applicare criteri rigorosi, rifiutando l'iscrizione al campionato di Milan e Inter se ne avessero ottenuto una ricapitalizzazione di almeno 100 milioni ciascuno. Ma poi il rigore è svanito". Come? Spiega l'articolo: "Non è chiaro se per intervento Figc (il commissario era Guido Rossi) o per quale altre ragione. E Moratti ha potuto iscriversi al campionato versando appena 4 milioni di ricapitalizzazione". Storia molto curiosa. Ora l'Inter si presenta domani all'assemblea degli azionisti con una novità: il passivo è stato ridotto grazie allo scorporo del marchio, che è stato valutato in 158 milioni di euro, e la vendita alla Inter Brand Srl (il cui presidente è Angelomario Moratti, nato nel 1973, e figlio di Massimo Moratti...). Affari di famiglia e in famiglia, insomma.

da: www.repubblica.it

Anonimo ha detto...

CALCIO E CAMBIALI

L'Inter di Moratti e del tronchetto dell'infelicità, quest'ultimo onnipresente sui giornali a spiegarci che la banda larga è il futuro dell'Italia quando negli altri Paesi è già presente, e nelle università ad ammorbare gli studenti con i suoi discorsi, ha avuto un lampo di genio.
Ha avviato un'operazione di "alta tecnica finanziaria". Ma vediamo i fatti.
L'Inter ha chiuso il bilancio in rosso per 118 milioni di euro. Mi immagino Moratti, Tronchetti, Buora e Facchetti chiusi nella stanza a chiedersi: "e adesso che si fa?"
Facile, basta un po' di finanza creativa:
? Si cede in leasing per 10 anni il marchio neroazzurro ad una banca (Banca Italease)
? Italease da' in cambio 160 miloni di euro all'Inter
? L'Inter si impegna a riprendersi il marchio con dieci comode rate e una commissione. E paga subito il 20% a Italease pari a 32 milioni.
? 160 milioni incassati, 32 milioni di euro pagati, marchio ceduto in leasing e un po' di cambiali da pagare e il rosso dello scorso anno non c'è più.
E bravi Moratti, Tronchetti. Avete aperto la strada ad un nuovo miracolo italiano basato sulle cambiali.

Massimo Moratti mi ha inviato questa lettera che pubblico e della quale lo ringrazio.
"Caro Beppe,
nel tuo Blog dell?11/11/05 ho trovato una notizia riguardante me, Tronchetti e l?Inter in generale, a proposito di una operazione di leasing con la Banca Italease. Mi permetto di risponderti personalmente per confermarti che abbiamo studiato questa possibilità, con la Banca da te citata, ma che non siamo arrivati a nessuna conclusione. Per quanto riguarda, invece, le perdite di bilancio dell?anno scorso, sono state già da me e dagli altri azionisti appianate e così anche quelle potenziali dei primi mesi dell?anno in corso. Rimane lo studio per valorizzare patrimonialmente il marchio dell?Inter, cosa che continuo a considerare una buona opportunità per la Società. Quindi, purtroppo, il miracolo finanziario a cui accennavi non è accaduto e non può accadere.
A presto. Grazie."
Massimo Moratti

da: www.beppegrillo.it - 11/11/2005

Anonimo ha detto...

"Il F.C. Juventus profondamente offeso dalla comprovata inaudita corruzione perpetrata ai suoi danni esprime la sua ardente gratitudine all’onorevole Leandro Arpinati e all’onorevole Direttorio Federale, invocandone l’altissimo ausilio per l’efficace continuazione delle indagini che auspica condotte fino all’accertamento di tutte le responsabilità. Per l’opera di corruzione e per i colpevoli il F.C. Juventus, fiero del suo trentennale nome immacolato, forte della sua condotta inflessibilmente leale, ha una sola parola di disprezzo". Possibile?

Già, possibile: non è Calciopoli, per carità, ma il suo antenato. Anno 1927: scudetto revocato al Torino, la strana vicenda del bianconero Allemandi e di 50mila lire offerte per perdere contro i granata. È la prova evidente che il pallone rotola sulla storia, magari al contrario, ma alla fine torna sempre indietro.

da: www.settimanasportiva.it