19 ottobre, 2005

MILAN 0 - PSV 0

Abbiamo giocato con Dida, Cafu, Stam, Maldini, Kaladze, Gattuso, Pirlo, Seedorf (Serginho dal 29 ST), Kakà, Shevchenko (Inzaghi dal 4 ST), Vieri.

Il tema tattico: scacco matto a Carlone. La vecchia volpe Guus Hiddink - che ad aprile ci aveva spedito a Istanbul con un pallottolliere di gol falliti - non ha più il demonio coreano Park a fare flipper sul fronte d'attacco, ma si presenta con tre pseudo-punte che sono, in realtà, i primi marcatori dei nostri uomini di costruzione. Altro che calcio universale, questi olandesi sembrano belgi: stile Club Brugge di qualche nervoso 0-0, ai tempi d'oro dei Tulipani. L'obiettivo è quello, tignosamente perseguito e conseguito con l'atteggiamento da provinciale che, notoriamente, soffriamo. Al punto che, quando nel secondo tempo gli uomini della Philips hanno un paio di palloni da giocare in superiorità numerica, rinunciano a puntare l'area di rigore e retrocedono verso il centro del campo! Per rendere l'idea, Didone nostro si sporca i guanti giusto due volte: raccoglie un tiro e un cross. Ma sta a noi alzare il ritmo e cercare la via più breve verso il gol. Viceversa, nel primo tempo non si verifica mai l'atteso cambio di passo. Solo nella fase centrale abbiamo un sussulto: con un tentativo di Kakà, non sfruttato in tap-in da Seedorf, e con una buona verticalizzazione (l'unica) per Sheva, che è poco fortunato nel controllo, rimedia, ma strozza il destro. Nel finale, un Pirlo avanzato ci prova da fuori area. Le corsie laterali non funzionano: da un lato Cafu è visibilmente scarico; dall'altro Kaladze avanza a intermittenza, ma con i mezzi mediocri di cui dispone. Anche al centro abbiamo poca qualità nelle giocate dei fantasisti. Aggiungo che tutto il mondo ha imparato la lezione di Poulsen: stasera il mastino di turno si chiama Simons. Non mollerà l'osso un secondo, se non per una magia-Kakà nel secondo tempo: finta a uscire d'esterno e tiro (fuori) come sa fare lui.

Gli episodi chiave: se si ferma Sheva... Il primo tempo si chiude con il fiato sospeso per una smorfia di dolore del Balon d'Or. Chiede il cambio, ma dopo i quindici minuti di riposo è ancora in campo. Mi domando il perché. Appena 180 secondi, e su un pallone non trattenuto da Gomes, il 7 Rossonero si lancia in anticipo: il gigantesco portiere brasiliano lo afferra per un piede (rigorino?) e il muscolo tira. Fine del tour-de-force, con i dovuti ringraziamenti a Carlone. Entra Pippo, ed è l'unica nota lieta della serata. Al primo pallone giocabile, costringe Reiziger (è ancora in circolazione) al fallo da cartellino: ecco il fattore Inzaghi. Proviamo ancora dalla distanza (Kaladze, Seedorf, Cafu), ma nulla. Sui palloni alti, giganteggia Alex (mi pare lo avessimo cercato quest'estate) e scompare Vieri. Domanda: non era stato acquistato esattamente per risolvere queste partite, esattamente per sfruttare queste situazioni tattiche? Sospendiamo il giudizio, solo perché siamo ad ottobre. C'è tanta più intensità nel secondo tempo, ma concretizziamo poco in proporzione a quanto costruiamo: il match report parla di 25 occasioni da gol. Uno sproposito da analizzare. Il meglio viene nell'ultimo quarto d'ora, quando dalla panchina si alza Sergio: assist d'oro per Kakà (ciabattato a lato) e pallone in corridoio per Pippo, che salta il portierone come ai vecchi tempi ma strappa solo un corner. Rientrerà negli spogliatoi con un cartellino giallo per proteste (buon segno, più difficile che accada al suo pacioso compagnone di reparto) e un contatto dubbio in area olandese, ma senza dolori al ginocchio: è questo che conta. Bentornato davvero, caro Superpippo!

La tribuna di Steve: fenomeni in patria, randagi in Europa. E il terzo giorno di Champions cascarono gli asini. Sorseggiamo questo calice di Porto (2-0 ai neroblu) per accompagnare la gustosa Bavarese di martedì (2-1 ai bianconeri, immortale Magath!). Sicché invincibili e imperatori non esistono, se non nell'immaginario collettivo costruito ad arte dalla stampa in rosa: sufficiente varcare i confini dell'orticello tricolore per riequilibrare pesi e misure. Ennesima conferma della mediocrità del calcio nostrano, livellato in basso dal torneo a venti. Non che dal canto nostro abbiamo molto da gioire. Nel girone E, graduatoria più corta e pericolosa con turchi e olandesi a un punto, tedeschi a meno tre: tutto lascia intendere che il destino si compirà di nuovo a Istanbul, fra un mese.

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