23 ottobre, 2005

MILAN 2 - PALERMO 1

(28 PT) Caracciolo, (29 PT) Gattuso, (32 ST) Inzaghi.

Abbiamo giocato con Dida, Cafu, Costacurta, Maldini, Serginho, Gattuso (Seedorf dal 29 ST), Vogel (Pirlo dal 1 ST), Jankulovski, Kakà, Inzaghi, Gilardino (Vieri dal 21 ST).

Il tema tattico: Maldini-Gattuso-Inzaghi, spina dorsale. Cuore e classe, cuore e rabbia, cuore e istinto. Questo è il nostro Milan. Torno a sottolineare come, ancora un mese fa, i fogli rosa fossero inchiostrati di cattive intenzioni: il primo per smettere, il secondo per andarsene, il terzo per arrendersi. Una cosa che non potranno mai toglierci è il cuore, il Vecchio Cuore Rossonero! In assenza di schemi e idee (undicesima formazione in undici partite, siamo in media Mancini), tanto basta per prendere tre punti fondamentali. Orfani del Balon d'Or, perdiamo anche Stam nel riscaldamento: al centro della difesa ricompare la coppia inossidabile. Ma il cosiddetto turnover di Ancelotti ha poco di funzionale: serve solo a confondere l'identità della squadra. Centrocampo insipido e leggero: Rino lascia un numero inusitato di palloni agli avversari, lo svizzero ne tocca pochi (troppo pochi per la posizione che occupa), il ceco ne tocca molti ma con poca qualità: escludere lo Zionero, come sempre, significa rinunciare a geometria e classe (tangibili al suo ingresso, nel decisivo quarto d'ora finale). Il primo tempo è equilibrato: subiamo pressing a tutto campo - sui livelli di Gelsenkirchen - come nelle migliori tradizioni del 4-4-2 targato Clouseau; dietro i delneriani hanno la difesa munita di granatieri e siamo sempre in inferiorità, con Gila & Pippo in cerca (soprattutto) di se stessi. Peraltro, la nostra fase difensiva ormai funziona, se è vero che il Palermo costruisce in totale due palle gol: sulla prima siamo graziati da Santana, sulla seconda puniti da Caracciolo. L'azione parte da un altro pallone buttato da Gattuso, e proprio per questo è il Sindaco che va a mettere il pari sessanta secondi più tardi: esagera e lo mette a palombella. Poi corre a perdifiato sotto la curva (come a Perugia), i pugni sollevati al cielo e in gola il ruggito della battaglia: icona della rinascita.

Gli episodi chiave: il cuore di Pippo oltre l'ostacolo. In controtendenza, vediamo il primo cambio già nell'intervallo: bocciato Vogel, dentro Pirlo. Secondo tempo di intensità superiore, come mercoledì contro gli olandesi. I rosanero si chiudono a riccio e non graffiano più davanti. Ma il nostro play ha gambe molli e Kakà conferma di averne solo per 45 minuti. Nel primo tempo aveva spinto forte, con due (infruttuose) cavalcate delle sue, un destro da fuori e un tacco smarcante per Rino. Nella ripresa è sfiancato dai calcetti di Mutarelli, al punto da leggere malissimo due situazioni di contropiede: sulla prima ignora il Gila, sulla seconda (in superiorità numerica) Inzaghi e Vieri. Si gioca di nervi più che di testa. Ancelotti ribalta il centrocampo, escludendo clamorosamente Gattuso. Ma la indovina, perché alla mezzora Jankulovski gioca l'unico pallone di qualità del suo pomeriggio (cross col contagiri), Pippo stacca in orizzontale, col cuore in mano e un sogno negli occhi: torsione a volo d'angelo e palla in fondo al sacco. Un anno e mezzo dopo l'ultimo in Serie A (3-1 alla Samp), un anno e passa dopo l'ultimo in assoluto (3-1 al Celtic): Popolo Rossonero in delirio! La corsa liberatoria questa volta non è sotto la curva ma incontro a chi ha creduto sempre in lui: a Carlone riconosciamo lo spessore umano. Per quantificare la dimensione di Superpippo basta un episodio nei concitati minuti finali: già in preda ai crampi, fa a sportellate sulla fascia, commette fallo, cade, si rialza, intercetta la punizione, punta di nuovo il difensore, subisce il tackle, conquista la rimessa. Non c'è altro da aggiungere, e lo capisce anche il friulano dislessico, finalmente placato in panchina. Monumentale il capitano, Billy è ieratico, i nostri "terzini" brasiliani sono preziosi come non mai quando c'è da sostituire i tocchi di classe con le pallonate, la grinta, il sudore. Resta il trempo di vedere Vieri inciampare in un pallone disegnato col compasso da Seedorf. Tra lui e il Gila, due ingranaggi ancora estranei al meccanismo. Escluso che dalla panchina qualcuno si occupi di disegnare per loro un paio di schemi ad hoc, sarà il tempo a dire quando impareranno a muoversi in armonia con la squadra.

La tribuna di Steve: ora che conta, occhio al fischietto. La settimana che porta allo scontro diretto è iniziata. Si parte per Empoli da -5. Impossibile non tornare con la memoria alla vigilia di un anno fa, al capolavoro di Tiziano Pieri che tenne la capolista a distanza di sicurezza... Quest'anno ci ha pensato tale Oscar Girardi a cancellare Flachi da Juventus-Sampdoria di mercoledì (doppia ammonizione al minuto 81). Che dire, quel fischietto farà strada...

1 commento:

Anonimo ha detto...

"Maldini, Gattuso, Inzaghi" si, insomma....
Maldini ha cappellato sul goal, Gattuso grande ma ha segnato "di fortuna" Inzaghi è l'unica nota positiva.
Ma al solito è un pò troppo "nervosetto"...