28 gennaio, 2006

MILAN 1 - SAMPDORIA 1

(12 PT) Shevchenko, (36 PT) Gasbarroni

Abbiamo giocato con Dida, Stam, Nesta, Kaladze, Serginho (Jankulovski dal 41 ST), Gattuso (Cafu dal 29 ST), Pirlo, Seedorf, Kakà, Shevchenko, Inzaghi (Gilardino dal 20 ST).

Fine della corsa. Crollano anche le mura amiche, non abbiamo più santi protettori. Venti minuti del primo tempo, con il vantaggio su rigore propiziato dal solito Superpippo, e una decina di minuti al centro del secondo, sono poca fatica per meritare più della Samp. Magrado De Santis, che è una jattura e non a caso ci inchioda al secondo pari stagionale. La trama è la solita: il vantaggio, il calo atletico, lo scollamento tattico, il panico difensivo, il gol subito, l'apnea di mezzora, la fiammata nervosa e la resa finale. In tutto ciò, la dirigenza tace e lascia ad Ancelotti il pietoso sermoncino della sera: "Il Milan non ha bisogno di scosse dal proprio allenatore, come sempre valuteremo tutto insieme con serenità e facendo autocritica". Ai tempi di Radice, con la stessa flemma rotolammo in B. L'unico che non fa autocritica è sempre LUI. E la serenità non la conserveremo a lungo, volando in caduta libera dalla seconda posizione... Le strategie tattiche sono da ritenersi acquisite, un po' per ostinazione e un po' perché con una fila di mezze punte in rosa devi pur fare di necessità virtù: la difesa a quattro e il centrocampo a rombo ce li porteremo fino all'ultimo respiro della stagione. E fino alla consunzione psiscofisica di Seedorf, Pirlo, Gattuso e Kakà. Che la rosa sia mal assortita, si intende a chiare lettere allorché gli infortuni creano emergenza: difetto di programmazione. Se si rompe Ambro - muscoli di cristallo non da ieri, vista la media di 25 presenze a stagione - il Sindaco è costretto a giocare tre volte in otto giorni, dal momento che di Vogel (terzo e ultimo incontrista) si son perse le tracce a ottobre. Lo Zionero è un unicum nel suo ruolo e provare ad alternarlo con Sergio o - dio ci scampi - con Jankulovski ha procurato solo inarcamenti del proverbiale sopracciglio reggiano. Si narra che il ceco sia stato strappato alla concorrenza della Juventus con 9 milioni di euri tintinnanti, trascurando il dettaglio che costui è uno specialista della posizione di esterno sinistro nel centrocampo a quattro in linea: batte il cuoio anche di destro, per cui potrebbe (al più) traslocare sulla fascia opposta, ma nella posizione speculare. Non è un difensore e lo si è capito quando difronte ha trovato un Pasqualino Foggia (mica Garrincha). Dell'assortimento di centrali difensivi riciclati sugli esterni ho già ripetuto alla nausea. Simic avrebbe meritato più attenzione (non da oggi, ma negli ultimi due anni), per la continuità e l'affidabilità che ha dimostrato, ma nel suo ruolo naturale è chiuso dai veterani. Insistere mandandolo a destra è comunque il minore dei mali, se la prima scelta in assenza di Cafu è sempre e solo il pachidermico Stam. In compenso Kaladze, che sull'estrema sinistra è spaesato e inaffidabile, ad agosto risultava da rottamare al Chelsea e a dicembre è diventato "erede naturale" di Costacurta... Quando una squadra annaspa nel marasma tattico e mentale, il primo passo certo verso la terra ferma è quello di restituire ogni uomo alla propria posizione naturale. Se Babbo Natale avesse portato in dono una panchina nuova con sopra - per dirne una che ha già detto bene in situazioni analoghe - Cesarone Maldini, suppongo che a partire dalla cruciale trasferta di Roma sarebbe cambiato qualcosa: a due mesi dal Bayern. Viceversa, ci illuderemo di poter continuare a sopravvivere dei colpi d'istinto, di classe e di cuore dei nostri grandi rifinitori e finalizzatori d'attacco. Anche quando versano in condizioni pietose, vedi Sheva da un mese. Dei gol di Pippo, fatti o procurati, ho romanzato a sufficienza. Rui Costa ha pur dimostrato di avere gamba e voglia quali raramente si erano viste negli ultimi due anni: continuo a non prediligere il suo calcio da "10" vecchia maniera, insistente sino a diventare cervellotico nella ricerca del tocco in profondità; ma gestire il gruppo con duttilità e intelligenza significa ridisegnare, ogni tre giorni, l'assetto tattico in funzione della condizione atletica e mentale di tutti gli uomini della rosa. I Milan di Ancelotti, viceversa, sono da sempre uguali a se stessi: contano 11-12 titolari predestinati, più 4-5 sostituti fissi. A prescindere da ogni fattore, avversario incluso. Se l'avversario modifica il tema, restiamo uguali a noi stessi perché la partita "l'avevamo preparata così". Questa è la pericolosa via di non ritorno verso la demotivazione e lo scoramento: dei titolari, che anche su una gamba sanno di non rischiare il posto; e dei sostituti, che anche al top della condizione sanno di non avere chance (se non per disgrazie altrui, di indisponibilità o squalifica). Chi pagherà a giugno? Di certo, il nostro Milan.

1 commento:

Anonimo ha detto...

29/01/2006 MILANELLO - C?è chi ha ipotizzato che il gol di Gasbarroni fosse simile a quelli segnati da Pirlo su punizione a San Siro in questa stagione grazie all?utilizzo dello stesso pallone. Il centrocampista rossonero Andrea Pirlo, interpellato da Milan Channel ha così risposto: "Sì può essere, anche nella sua punizione la palla è partita bene e poi è andata storta. Per Dida in quella occasione c?è stato poco da fare perchè non sapeva come gli sarebbe arrivata la palla. Queste traiettorie possono essere un vantaggio nei tiri dalla distanza, dovremo tirare di più in porta anche noi proprio per sfruttare le traiettorie che cambiano nel finale e che sorprendono i portieri".

da www.acmilan.com