08 gennaio, 2006

MILAN 4 - PARMA 3

(24 PT) Cannavaro, (27 PT) aut. Cardone, (29 PT) Gilardino, (36 PT) Kakà, (25 ST) Marchionni, (36 ST) Shevchenko, (40 ST) Marchionni.

Abbiamo giocato con Dida, Simic, Nesta, Kaladze, Serginho (Costacurta dal 42 ST), Gattuso, Pirlo, Seedorf, Kakà (Rui Costa dal 27 ST), Shevchenko, Gilardino (Ambrosini dal 29 ST).

Anno nuovo, Milan vecchio. Segnali di stasi: il 2006 inizia nel segno della continuità, nulla evolve. Trovo disperante il fatto che la squadra non impari alcunché dalle lezioni, sanguinose, che ha subito negli ultimi sei mesi. Segnale inequivocabile che manca la capacità, o la volontà, di correggere i propri errori. Ora mai li conosciamo a memoria: non esistono grossi margini d'interpretazione e qui si finisce per diventare ripetititivi... Cambiare i connotati tecnici di un gruppo a metà stagione è difficile, se non impossibile. Possediamo una forza d'urto in attacco che è devastante e fa supporre ai nostri di poter trovare la via del gol pressoché in qualsiasi momento della partita, contro la maggior parte degli avversari. Emblematico, in tal senso, l'andamento della prima uscita dell'anno a San Siro: capovolta nel giro di sei minuti e virtualmente chiusa nei sei successivi. Contro avversari di caratura superiore, non a caso, l'atteggiamento tattico è sempre più prudente, l'intensità mentale (spesso) meno intermittente. Dopo il vantaggio, di norma, cala la tensione nervosa. Si perdono gli equilibri tattici: il centrocampo scopre la difesa. E ad ogni svista fa seguito, puntuale, una punizione. Siamo perennemente a rischio di rimonta. Anche perché "quando stacchi la spina" in corsa, poi diventa dura riallacciare la corrente e ricominciare a marciare: in Rino veritas. Il tema tattico voleva essere, di nuovo, il miracoloso 4-4-2 del Picchi. Ma come già contro il Lecce, abbiamo rischiato la beffa nel secondo tempo. Ancelotti, per non smentirsi, corregge l'assetto sempre con una mezzora di ritardo. Che la squadra potesse calare nella ripresa, tutto sommato, lo si poteva anche intuire, dal momento che il ritiro è stato posticipato di due giorni - premio per la vittoria di Livorno (sic) - e gli allenamenti ammassati in doppie sedute giornaliere nel corso di una settimana... Non sarebbe stato più avveduto coprirsi già dall'intervallo, senza attendere gli sberleffi di Marchionni alle belle statuine di centrocampo e difesa? Seedorf ha giocato in debito (e vistoso) di ossigeno per tutto il secondo tempo, dopo i primi 45 minuti da delirio, mandando a ramengo il redivivo assetto capelliano nella fase difensiva. Pirlo e Kakà, dal canto loro, non garantiscono - non lo hanno mai fatto - 90 minuti di tenuta atletica e mentale assoluta. Contro i bianco-crociati è andata di lusso SOLO per la serata di buona vena di Rui Costa e l'istinto da feroce realizzatore di Sheva: il quarto gol è da antologia, episodio chiave al pari della paperona di Dida nel primo tempo (inspiegabile quanto preoccupante, e significativo l'urlo da capitano del Sindaco dopo il pareggio). Sono161 reti per il 7 Rossonero, che fa ufficialmente il suo ingresso nell'olimpo delle nostre divinità: terzo miglior marcatore di sempre con Altafini, a tre passi da Rivera e dietro solo a Nordhal. In compenso, Galliani è felice. Dice che questo è il Milan che lui vuole vedere. A prescindere dalla marcia trionfale della capolista, che sta giocando un campionato a parte - vien da chiedersi se non sia stato disegnato su misura dal Palazzo - con qualcosa come +13 punti di media inglese, la nostra conformazione (deformazione?) tattica ci rende, in estrema sintesi, non competitivi nell'arco dei 20 turni rimanenti. Avremo forse qualche chance in più da spendere là dove le sorti si concentrano e decidono in due soli round ravvicinati. E tuttavia, Parigi è ancora molto lontana.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

la squadra è semplicemente sbagliata.Il grosso Carlo lo sapeva sin dallo scorso anno tant'è che aveva perfezionato l'albero per supplire ad un centro campo senza uomini di copertura.Poi arrivò il diktat e tutto divenne poesia.Il nostro centrocampo è formato da un incontrista fumantino che non costrisce, un ex rifinitore narciso, una mezza punta che prenderà in esame i ripiegamenti fra sei anni, un ex rifinitore geniale nel costruire ma inadatto a difendere.AGGIUNGIAMO le ossa scricchiolanti dei difensori ed ecco l'illogicità di una squadra che per vincere deve segnarne uno in più secondo i dettami della scuola critica partenopea.Così non si vince niente nè in Italia nèin Europa

TheSteve ha detto...

IN RINO VERITAS
"E' come se tutta la squadra non avesse giocato il secondo tempo, non solo il reparto difensivo. Noi domenica sera siamo scesi in campo con il 4-4-2 ma nel secondo tempo non l'abbiamo mai rispettato, eravamo disordinati e la palla non circolava con velocità. La partita ci era sembrata facile perché avevamo segnato tre gol nel giro di pochi minuti e invece ci siamo complicati la vita. Questo però è un atteggiamento con il quale ci siamo già fatti male in passato e non dobbiamo cascarci più. Se durante una partita stacchi la spina, poi diventa difficile ritrovare tensione e riprendere a giocare in caso di necessità. Quello che è successo contro il Parma non è un caso e per questo il nostro allenatore ci ha parlato nello spogliatoio. Era dai tempi di Bologna-Milan che il nostro mister non si arrabbiava così. Ed è giusto che si arrabbi. Nell'intervallo, domenica sera, ci eravamo detti, ragazzi chiudiamo questa partita il prima possibile e invece al ritorno in campo, alla nostra prima azione, abbiamo fatto otto passaggi laterali. Per di più lenti. Non deve essere questa la nostra mentalità. Con il nostro allenatore ci siamo detti che dobbiamo giocare dal primo minuto al novantesimo con la stessa cattiveria agonistica e con lo stesso ritmo".

da www.acmilan.com