Shevchenko incontra Berlusconi, ma la squadra non lo vuole
[IlGiornale.it] Altro che shopping. Andrji Shevchenko è piombato a Milano lunedì mattina per spianarsi la strada in vista di un improbabile ritorno a Milanello. E come un anno prima, ha scelto l’interlocutore privilegiato, residente ad Arcore, Silvio Berlusconi, il padrino di suo figlio Jordan, presidente del Milan. Allora il colloquio chiesto e ottenuto dopo la partita col Parma risultò decisivo per ricevere dal numero uno del club rossonero via libera per il trasferimento in Inghilterra. L’incontro di lunedì, riservatissimo, si è svolto nelle ore che han preceduto lo spoglio delle elezioni amministrative: conclusa la missione diplomatica, Sheva si è diretto nel centro di Milano dove lo hanno poi immortalato i fotografi. Berlusconi era di ottimo umore, i primi dati provenienti dalla sua segreteria politica confermavano la tendenza positiva per la Cdl. Perciò l’ospite Shevchenko non ha impiegato molto tempo per esporre il suo piano. Pur di tornare nel calcio italiano e nel Milan, Sheva si è detto disposto a ridursi lo stipendio che nel frattempo gli è stato garantito da Abramovich a Londra, 6 milioni di euro netti l’anno e non i 9 milioni dei quali si è favoleggiato entrando così nei paletti fissati da Galliani per i rossoneri (Kakà è il più pagato con 5,5 milioni l’anno).
Se Shevchenko si è rivolto direttamente a Berlusconi (ma in programma c’è anche una cena con Paolo Maldini), che gli ha spalancato le porte, i motivi sono essenzialmente due: 1) a Milanello il gruppo della squadra non ha espresso il gradimento per il suo ritorno; 2) l’ucraino non ha ancora ottenuto il colloquio con il magnate russo Abramovich, decisivo per capire a quale cifra potrà eventualmente tornare indietro. Adriano Galliani, vice-presidente vicario, ha chiosato così la vicenda: «Io so perdonare». Che ha un sapore amarognolo. Vuol dire che da altre parti, il perdono non c’è stato. E che lo stesso sentimento è condiviso da gran parte della tifoseria milanista. E pensare che proprio Galliani aveva avvertito Sheva: «Ricordati che tornare sarà impossibile». Galliani, Ancelotti e lo spogliatoio sono dello stesso avviso: meglio Eto’o che Shevchenko.
E non certo per risentimenti personali ma per queste motivazioni tecniche ed economiche: 1) il Chelsea ha pagato Sheva 46 milioni di euro un anno prima, adesso che Abramovich ha lasciato la conduzione del club a Peter Kenyon è impensabile che possa rispedire al mittente senza reclamare un indennizzo sostanzioso; 2) Sheva nell’ultimo anno si è allenato secondo i sistemi del Chelsea e ha ridotto oltre che la propria performance anche la consistenza muscolare; 3) Eto’o è molto più giovane e può garantire il futuro mentre l’ucraino, 31 anni a settembre, può al massimo garantire un paio di stagioni ad altissimo livello. Altro particolare: il Milan è alla ricerca di un attaccante di grande spessore (che non ha divertito Gilardino) per un motivo inconfessato, legato agli interrogativi fisici sul conto di Ronaldo. La società punterà sul camerunense del Barcellona ma per farlo dovrà attendere la conclusione della Liga spagnola, fine giugno. Solo in caso di mancato acquisto di Eto’o è possibile ricucire con Sheva.
Leggere Ordine è sempre spassoso ed istruttivo: come in certi giochi enigmistici, che consistono nel localizzare nomi, aggettivi e verbi a tema in una griglia di lettere - tenendo presente che possono essere scritti dall'alto verso il basso e viceversa, da sinistra verso destra e viceversa, o persino in diagonale - tutto sta a riconoscere le "parole mascherate" nel defluvio di piaggerie e verità artefatte che rigurgita con studiato tempismo dalla gola profonda di Milanello, e ricomporle infine in un messaggio di significato univoco e inequivocabile: cronache di ordinaria disonestà giornalistica. Assieme a Mauro Suma e Luca Serafini - il gran trio dei Moschiettieri del Vicario - questo splendido esemplare di rampicante pugliese esce il meglio del proprio repertorio folk quando in televisione (preferibilmente sulle frequenze bulgare) si scompone, gesticola e alza i toni sino a diventare garrulo. Ogni parola vergata o strillata attraverso i media di regime, codifica o decodifica un diktat di matrice brianzola: è il cosiddetto Ordine di scuderia.
L'articolo che riproduco sopra, nel suo genere è un capolavoro. Il filo di arianna è quello che vado riavvolgendo dall'estate scorsa sotto il capitolo: senatori. In buona sostanza, il Balon d'Or non se ne andò neppure per soldi, giacché guadagna a Londra due spiccioli (in valuta berlusconiana) più di quanto guadagni a Milano il Bambino d'Oro. Appurato che la benemerita Signora Pazik avrebbe già nostalgia del Lago di Como (o di Corso Como, non è rilevante) e che le lezioni d'inglese non hanno mai dato i frutti attesi, verrebbe spontaneo domandare al nostro Pifferaio Magico del Tavoliere quale sia stata la motivazione autentica dell'alto tradimento di Sheva. La motivazione è la medesima per la quale Sheva non tornerà, ed è sintetizzata nel titolo: «la squadra non lo vuole»! La "squadra", ça va sans dir, non è un congresso democratico ma un senato nel quale pochi eletti hanno diritto di voto (e nel caso specifico, di veto): tant'è che «in programma c'è anche una cena con Paolo Maldini». L'annunciata investitura dell'altra cariatide Costacurta a vice allenatore (by the way, con tanti cordiali saluti al caro vecchio Tasso...) chiude, una volta per tutte, il cerchio dei miei leciti sospetti e delle ipocrisie pelose confezionate ad uso e consumo del popolo bue.
Una volta pronunciata l'ingombrante verità, che è poi una sentenza definitiva, non resta che depositarne le motivazioni. Quelle che seguono sono tre pennellate da premio Pulitzer. Il "pollice verso" dei senatori si spiegherebbe «non certo per risentimenti personali» bensì per le seguenti «motivazioni tecniche ed economiche».
1) Il giocatore era stato venduto a 46 e andrebbe riacquistato oggi al costo di un sostanzioso indennizzo, si parla di 25-30. Un enigma finanziario: questa operazione non produrrebbe una plusvalenza di almeno 16 milioni (in un anno, senza contare i 6 milioni d'ingaggio risparmiati)?
2) Nove mesi in Blues non solo avrebbero deteriorato le performance del calciatore, ma addirittura la sua «consistenza muscolare». Un enigma medico: gli scienziati di Milan Lab, che hanno riportato in vita centravanti trapassati come Vieri o Ronaldo, e recentemente condotto il Santo Piacentino fin sull'Olimpo di Atene, guarderebbero ora impotenti ed arresi il nostro ucraino smagrito?
3) L'anagrafe di Sheva poi è da vertigine: classe 1975, con il pronostico benevolo di appena due anni di autonomia agonostica. Contemporaneamente in Via Turati, si rinnova il contratto a Fiori (1969), a Kakac (1972), e a Dida (1973). Poi a Cafu (1970), a Serginho (1971), a Favalli (1972) e naturalmente a Maldini (1968). Oltre che a Inzaghi (1973), per non dire di Ronaldo (1976). E della trattativa in corso con il Real Madrid per il coetaneo Emerson: classe 1975, da scambiare alla pari con il fenomeno Ricardo Oliveira (23 milioni un estate fa) oltre a una decina di milioni cash, cosa possiamo dire?
Le soluzioni del gioco si leggono in ultima pagina, capovolte, oppure nel prossimo numero.
30 maggio, 2007
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3 commenti:
Berlusconi lo vuole, lo spogliatoio è perplesso.
SHEVA, IL RITORNO DA 30 MILION DIVIDE IL MILAN
MILANO - È il giorno delle punte: Andriy Shevchenko, Hernan Crespo, Luca Toni. Nelle prossime ore il loro futuro, se non sarà completamente definito, di certo apparirà meno incerto. Cominciamo dall'ucraino, attanagliato da una nostalgia canaglia per Milano e le sue brume. È previsto in queste ore un primo contatto formale fra il Milan e il Chelsea. Peter Kenyon, amministratore delegato dei Blues, oggi a Milano per chiudere la trattativa con i nerazzurri per Hernan Crespo, incontrerà anche Adriano Galliani. Gli inglesi sono disposti a sedersi attorno a un tavolo per discutere la cessione del centravanti, pagato dodici mesi fa 43,5 milioni di euro. Pare che gli inglesi non abbiano intenzione di scendere dalla richiesta di 30 milioni. Se la domanda verrà giudicata eccessiva o equa lo deciderà in queste ore lo stato maggiore milanista, che con l'esborso della medesima cifra potrebbe acquistare il cartellino di Samuel Eto'o, più giovane di Sheva di cinque anni. Pro e contro dell'operazione «grande ritorno». Punto a favore della riapparizione di Sheva a Milanello: Silvio Berlusconi è il fan più accanito del campione di Kiev, con il quale i contatti anche nelle ultime ore sono stati intensi e continui. Al Cavaliere Andriy aveva domandato, in una visita ad Arcore l'anno scorso, il permesso di emigrare a Londra. Al Cavaliere, nel blitz milanese di lunedì, l'ucraino ha chiesto la possibilità di rientrare. Punto a sfavore: al di là delle dichiarazioni di facciata, lo spogliatoio milanista non è nella sua unanimità favorevole al rientro di Shevchenko, scappato — a detta di qualcuno — nel suo rifugio dorato, proprio nell'estate di Calciopoli, devastata da mille difficoltà, esibendo scuse poco credibili.
Ecco perché lunedì l'ex numero 7 milanista è stato avvistato a cena con Paolo Maldini: per ottenere la benedizione del capitano? Di sicuro si dovrà aspettare minor tempo per conoscere il futuro di Carlo Ancelotti, che nella prossima settimana, al ritorno di Adriano Galliani dal workshop rossonero in Sardegna con gli sponsor, firmerà il prolungamento del contratto con il Milan fino al 2010. A Liga conclusa, Emerson chiarirà le proprie intenzioni: «Le parole di apprezzamento di Ancelotti nei suoi confronti sono importanti — ha dichiarato Gilmar Veloz, agente del brasiliano —. L'interessamento del Milan lo rende felice». Maldini e Gilardino sono stati operati ieri ad Anversa da Martens: se il centravanti (intervento per una cisti meniscale alla pars media del menisco esterno del ginocchio destro) sarà pronto per il raduno del 23 luglio, il capitano (operato a causa di una condropatia femoro- rotulea) dovrà osservare quattro mesi di stop, saltando perciò la Supercoppa europea con il Siviglia (31 agosto).
da: www.ilcorriere.it
Come disse il fuoriclasse Eddy Merckx alla Rai, dopo essere stato beccato "a caso" dopato un pò meno di tutto il resto del gruppo ed escluso dal Giro, "io non capisce niente". Io non capisce niente di questa storia dell'ucraino.
Spostando le lancette all'estate scorsa, avevo cercato di darmi delle verità nella volontà di provare una nuova esperienza professionale con uno straricco ingaggio.
Tutto quello che è successo da gennaio in avanti, le parti in commedia, queste dichiarazioni reciproche di amore eterno, questo ritorno più dichiarato che voluto da entrambi, disegnano un copione di cui io appunto "non capisce niente".
Quello che intuisco è che gli attori stanno giocando più parti in commedia a Londra ed a Milano, quello che è certo che Andry gioca a far fuori l'allenatore portoghese e che il Berlusca è consapevole di essere senza attaccanti decenti per dare sostanza a qualche speranza di protagonismo per la prossima stagione.
Eppure ho la sensazione che questa sia una storia non riannodabile e che i protagonisti siano prigionieri del copione recitato la scorsa estate e il gennaio scorso.
Il futuro attaccante del Milan è individuabile in un partner d'attacco compatibile e funzionale alle caratteristiche di Ciccionaldo, che è la vera scommessa-investimento di Via Turati per il prossimo biennio.
Che questo, nelle incapaci mani di Galliani, si traduca in un altro Oliveira o in E'too, lo sapremo fra un mese.
Danielone
La mia personale comprensione della vicenda è quella che segue.
Da una parte, Sheva se ne andò non senza ponderosi pensamenti, sommando alcuni fattori: relazioni logore con l'allenatore (che solo per citare l'ultima stagione, iniziano con il vis-a-vis di agosto dietro alle cucine di Milanello e terminano con il vaffanculo di Parma nell'episodio dell'ultima sostituzione sul campo - episodio eclatante e quindi emblematico, se solo si faccia mente locale sull'educazione sportiva appresa dal ragazzo di Kiev alla scuola del Colonnello Lobanovski) e relazioni logore con i senatori: le conferme sono plurime, non ultima la soffiata della cena di rigore con Maldini per sondare gli umori dello spogliatoio.
Per correttezza e rispetto della società, ma soprattutto del Presidente, cui deve tutto sul piano professionale (e molto anche sul piano umano, non dimenticando l'operazione chirurgica del padre) Sheva ritengo avesse volutamente spostato il tiro, calcando la mano sui "motivi famigliari". Fors'anche con un fondo di sincerità: la signora Kristen - wannabe-starlet e anglofona - sognava London City; l'amico Roman Abramovich garantiva ingaggi ridondanti, senza l'assillo di un elettorato tignoso, come è nel caso del Cavaliere di Forza Italia; la Premier League rappresentava un approdo ideale per un atleta alla soglia dei 30, integro a sufficienza da poter ambire legittimamente a quei traguardi, nazionali ed internazionali, che in Italia al Milan erano stati preclusi negli ultimi due anni dalla cupola moggiana, e con l'incombenza di Calciopoli ad oscurare l'orizzonte.
Al Chelsea, le cose non hanno funzionato come era auspicabile. In un'intervista pre-Atene rilasciata alla rivista americana Sports Illustrated, Sheva ha spiegato quanto segue.
"Sono ancora convinto che sia una grande esperienza per me. Sono entusiasta del paese, del club e dei tifosi. Non ho giocato nella mia posizione quest`anno. Non ero la chiave dell`attacco. Ho giocato piu` indietro, lontano dal gol, in un ruolo differente rispetto a quello in cui giocavo nel Milan. Forse per questo motivo Drogba ha segnato cosi` tanti gol quest`anno. Al Milan giocavo nel mio ruolo naturale, qui devo adattarmi ad essere qualcosa d`altro e l`ho fatto per aiutare la squadra. Comunque il mio obiettivo e` quello di fare bene il prossimo anno".
Dunque, perché Milan?
Perché a Londra è stato riconfermato Mourinho, il che significa che il tema tattico del gioco del Chelsea non cambierà: a Sheva sarà demandato l'onere del sacrificio per la squadra, a Drogba (o chi per lui, durante la Coppa d'Africa) andrà l'onore della ribalta in area di rigore.
E perché a Milano la linea di Berlusconi era e resta quella della continuità. C'è da fare caso che al Milan "falliscono" tutte le facce nuove: dai mediocri come Dhorasoo e Vogel, ai promettenti come Gilardino e Gourcuff. Mentre incontrano miglior sorte le facce note di ritorno o gli amici di famiglia: vedi Brocchi, Vieri e Ronaldo. Il Milan di Berlusconi è un clan, e per questo Berlusconi l'ucraino se lo riporterebbe a casa di corsa.
Galliani, alla meglio, applica linee guida berlusconiane con intelligenza imitativa. Ancelotti invece è in dubbio: potendo scegliere, prenderebbe E'too che è un'antilope alla Weah, ma essendo un aziendalista doc sarebbe disposto a riprendersi pure Sheva. Lo spogliatoio, c'è da stare certi, non ne fa una questione tecnica, per il semplice motivo che non è un problema di sua competenza. Per lo spogliatoio, un centravanti vale un altro. Per i senatori no, ed è per questo che Sheva arriverà solo se salta l'operazione E'too.
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