20 giugno, 2007

STORIA DI UN CRANIO LUCENTE

Caro Signor Galliani...

[banditosnews.blogspot.com] Il Signor Adriano Galliani. Brianzolo purosangue, nato a Monza, 30.7.1944, geometra figlio di un segretario comunale; Adriano Galliani: babypensionato sociale (dal '76 all'età di anni 32) grazie agli 8 anni da geometra nell'ufficio edilizia pubblica. Una mini pensione da 223,83 euro al mese. Dopo avere provato a sfondare nel settore citofoni senza particolari risposte, e dopo avere gestito uno stabilimento balneare a Vieste sul Gargano, località raggiunta ogni fine settimana in Fiat 500, stando a malapena a galla, Galliani acquista la società Elettronica Industriale ipotecandosi l'appartamento. Produce "apparati di ricezione". In buona sostanza, antenne. Ma ha capito che le televisioni nazionali cambieranno il mondo: la scintilla si accende guardando la Svizzera e Capodistria, che in quegli anni già trasmettono a colori mentre la Rai, secondo lui, "è un mortorio". Veramente, la pulce nell'orecchio gliela infila suo padre, già segretario comunale a Lissone, che qualche anno prima aveva conosciuto uno svizzero, tale ingegner Barbuti, capace di spalancargli tutto un universo fatto di antenne, tralicci, ripetitori, concessioni, segnali, programmi in rete. Il futuro, probabilmente. Papà Galliani si mette in movimento e acquista montagne in proprio. Appalta cocuzzoli, attività che Adriano amplierà su scala industriale, vendendo i suoi apparati di ricezione e spostando la tivù svizzera fuori frequenza: chi voleva tornare a vederla, doveva acquistare i magici aggeggi dell'Elettronica Industriale.

Il tutto avveniva in assenza di leggi specifiche, anche se delle irregolarità c’erano e riguardavano i gabbiotti che ospitavano i trasmettitori che, se rintracciati, venivano chiusi dai carabinieri. «Non vorrei raccontare – Galliani racconta in una vecchia intervista al settimanale Epoca - una storia troppo piratesca e sembrare uno di quei baronetti inglesi che prima avevano fatto i corsari. Comunque con quel sistema cominciammo a vendere decine di migliaia di convertitori alla settimana. Dalla fabbrica di Lissone consegnavamo queste apparecchiature ai rivenditori di materiali elettrici che, oltre alle apparecchiature, distribuivano il segnale all’interno delle varie regioni. Una specie di catena di Sant’Antonio. Loro prendevano il segnale al Nord della regione, lo trasportavano sino al Sud e ce lo riconsegnavano. Noi lo passavamo a un altro concessionario e così via. Con questo sistema arrivammo sino a Messina con Telecapodistria e con la tv svizzera. E finalmente nel 1975, la legge di riforma della Rai: la cosa divenne legale». Così quando nel 1976 una sentenza della Corte Costituzionale riconosceva legittimità alle tv locali, Galliani era già in possesso di frequenze e ripetitori. Tra i suoi clienti comparirono i possessori di Tv locali, tra cui Mondadori, che si rivolgevano a lui per aumentare la copertura dei segnali di regione in regione attraverso un sistema di ponti. La svolta avviene alla fine del 1979, si racconta di una telefonata perentoria che lo invitava il 31 ottobre a cena ad Arcore. Berlusconi lo vuole con sé. Galliani era il braccio tecnico a cui affidare la diffusione nazionale di Canale 5. «Se accetta, io sono disposto ad acquistare il 50 per cento dell’Elettronica Industriale. Il prezzo lo faccia lei».

Geometra Galliani, il solo nel globo a dividere, al 50%, una società con Silvio Berlusconi. «Dopo quel colloquio e quell’accordo con Berlusconi - raccontò ancora Adriano Galliani - partii ventre a terra per costruire la rete di trasmissione e cominciai a preparare tante emittenti regionali, poiché solo quello si poteva fare... Chiamai a raccolta tutti miei commandos e a tutti dicemmo di abbandonare le trasmissioni della Svizzera italiana per spostarsi su quelle di Canale 5. Un anno dopo, nel novembre 1980, la rete era completata... A quel punto Berlusconi ebbe un’idea geniale, determinante per il successo: capì che non c’era spazio per una tv che trasmettesse in ambito locale, vivendo quindi di pubblicità locale. C’era bisogno di grandi inserzionisti, che a loro volta avevano bisogno di reti nazionali e soprattutto di inserire i loro messaggi nello stesso prodotto televisivo». La soluzione escogitata fu quella del "pizzone" che veniva spedito a tutte le emittenti con il medesimo programma preregistrato e gli stessi spot pubblicitari per trasmettere in simultanea ed aggirare il divieto alle trasmissioni in diretta. Con l’acquisizione di Italia1 e Retequattro (1.1.1985) la Fininvest era pronta a conquistare i mercati della tv e della pubblicità. C’era però da superare qualche problemino legale. Nel 1985 numerosi pretori italiani disposero l'oscuramento dei canali Fininvest, per chiamiamola l’extralegalità degli impianti. Ma non c’è cosa che non si possa risolvere: occorre una sanatoria e Craxi è al governo anche per questo...

Le vicende giudiziarie vedranno Galliani accompagnare Berlusconi: falso in bilancio (processo All Iberian 2, nel 2002 il governo Berlusconi ha cambiato la legge sul falso in bilancio, trasformando i suoi reati in semplici illeciti sanabili con una contravvenzione e soprattutto riducendo i tempi di prescrizione del reato - da 7 anni, aumentabili fino a 15, sono diventati 4. Processo andato quindi in prescrizione). Lo stesso Galliani è stato salvato dalla prescrizione per i dieci miliardi in nero versati dal Milan per comprare l'attaccante Luigi Lentini dal Torino. Adriano Galliani è stato rinviato a giudizio dal gip Fabio Paparella per frode fiscale a conclusione dell'indagine preliminare sui contratti di sfruttamento dell'immagine relativi ad alcuni calciatori e atleti di società sportive controllate dal gruppo Fininvest. Nel 1986 Berlusconi acquista il Milan. Galliani fa già parte del ristretto entourage di Silvio. C’è preoccupazione tra gli uomini del presidente per l’avventura calcistica, tra i tanti "precedenti" che portano con loro non ne figura nessuno in campo calcistico. Adriano sì, vanta un’esperienza dirigenziale nel Monza - anche un passato da tifoso juventino, ma su quello è meglio sorvolare conoscendo la tifoseria rossonera, solo dopo molti trionfi ne parlerà seppure in modo sfumato: «Una certa juventinità in Brianza c’è, bisogna ammetterlo... io non ero tifoso del Milan perché ero tifoso del Monza dov’ero dirigente, ma ho sempre ho avuto forte simpatia per il Milan».

Galliani è nel Milan ma acquista la luce dei riflettori solo quando questi si spengono. Marsiglia, 20 marzo ’91, partita di ritorno della Coppa dei Campioni dopo il pareggio (1-1) a San Siro, il Milan perde uno a zero contro l’Olimpique. Mancano ormai pochi minuti alla fine dell’incontro e per i rossoneri si profila l’eliminazione, quando un guasto nell’impianto di illuminazione mette al buio una zona di campo. Galliani scende in campo, gesticola ed alla fine ordina il ritiro della squadra dal campo: avremo partita vinta, annuncia. Per il Milan l’Uefa ha altre idee: viene squalificato per un anno da tutte le competizioni europee. La reazione è semplice: organizzarsi una propria manifestazione, nasce proprio nell’estate del 1991 il "Trofeo Luigi Berlusconi". Qualche anno di rodaggio, le trasmissioni in diretta televisiva su Canale5, e dal 1995 l’antagonista del Milan non cambia più: è la ritualizzazione dell’appuntamento in sfida estiva Milan – Juventus. Nel 1993-94 nasce Tele+ e Galliani è presente nel suo Consiglio d’amministrazione, così come in quello della Mediaset. "Amico del presidente del Milan" - sta scritto nel Dizionario del Calcio Italiano a cura di Mario Sappino - ne diventa l’ombra, ne condivide le iniziative, ne difende le scelte a ogni livello. E quando Berlusconi entra in politica, i suoi poteri aumentano. Queste le parole di Silvio: «Ho fatto la scelta di restare nominalmente presidente del Milan... Non sono più andato a vedere le partite... I tifosi del Milan devono sapere che la responsabilità delle scelte è dell’attuale dirigenza e dell’attuale allenatore. A Galliani ho dato e confermo la mia totale fiducia. Lui ha scelto l’allenatore e ne ha condiviso le scelte. E non può essergli addebitato di aver risparmiato sugli investimenti». E Galliani per ringraziare di questa permanente investitura, puntualmente rispondeva a chi lo chiamava Presidente del Milan: «E’ una carica che non mi spetta perché il presidente può essere solo Silvio Berlusconi». E quando nel marzo 2002 l’annoso e irrisolto "conflitto di interessi" avrebbe portato verso una legge relativa all’incompatibilità tra impegni di governo e cariche onorifiche Galliani, dopo la maglia di Baresi ha ritirato anche la carica di presidente. La forza del geometra è stata la sua capacità di dare operatività a pensieri, desideri, intuizioni del Cavaliere. Da ripetitore televisivo a suo depositario nel mondo del calcio quando Berlusconi entra in politica.

Amministratore delegato e vicepresidente del Milan assume incarichi per la Lega Nazionale Calcio, fra cui trattare la cessione dei diritti televisivi alle emergenti pay-tv, fino a diventarne vicepresidente. Il bello ed il brutto della storia recente rossonera passano da Galliani. Ed è una storia ricca di successi Dal 1986: 7 scudetti, 1 coppa Italia, 5 supercoppe, 5 coppe campioni, 4 supercoppe d’Eropa, 2 coppe Intercontinentali. Ha scavalcato l’Inter e si è avvicinato alla Juve. Passano nel dimenticatoio le brutte figure, gli acquisti sbagliati, i giocatori mandati via troppo in fretta (Davids, Vieira), gli allenatori sbagliati (Tabarez, Terim), quelli rimasti solo perché hanno vinto uno scudetto come Zaccheroni, i numerosi buchi nell’acqua da Rivaldo, Redondo a Oliveira alla "colonna" Chamot, il processo per l’acquisto di Lentini... Nel 2001 Franco Carraro, presidente di Lega, viene individuato come l’uomo giusto per la presidenza della Federalcalcio. I mondiali di Corea e Giappone bussano alle porte, e non c’è tempo da perdere. In Lega si scatena la battaglia infinita tra Franco Sensi, allora avversario di Juve e Milan, ed il giovane Tanzi, che non viene risolta né a colpi di maggioranza, né dai "saggi" nominati tra cui l’imperturbabile geometra brianzolo – che nel frattempo è riuscito agevolmente a far diventare cittadino comunitario Andry Shevchenko, molto prima dell’integrazione dell’Ucraina nell’Unione Europea. E proprio Galliani, con la regia di Giraudo, diventa l’uomo che risolve la crisi di Via Rosellini.

Il geometra viene nominato il 9 luglio 2002 presidente della Lega e contestualmente deve lasciare le proprie poltrone nei consigli d’amministrazione di Mediaset e Telepiù - bastano questi atti formali per mettere fine ad un conflitto d’interessi?. L’esordio è clamoroso, sembra non sia stato al vertice della squadra che più ha fatto impazzire i conti del calcio italiano (panchina lunghissima, doppia squadra, ingaggi stratosferici, obbiettivo del campionato europeo per club) e strabilia gli occhi di fronte ai bilanci – i conti sono nel pallone! Invocare lo stato di crisi, dopo averlo provocato, serve ad ottenere sgravi fiscali e misure indirette di sostegno. Serve anche a forzare la mano per interventi a sostegno del criptato, a favorire il processo di concentrazione in atto tra Stream e Tele+, con l’obbiettivo di regalare tutto al magnate Murdoch. Cosa che puntualmente avviene con l’apertura anche in Italia della piattaforma Sky. I risultati puntualmente arrivano. Dopo le minacce di serrata e la farsa di "Giococalcio" piattaforma alternativa perorata da Matarrese, il campionato riparte. Aver cancellato la Fiorentina non fa respirare le finanze del calcio nazionale, i bilanci sono drammatici, le insolvenze non si contano e, soprattutto, il giochino delle plusvalenze, che proprio il Milan di Galliani ha sviluppato in modo industriale con gli eterni rivali dell’Inter, non basta più a cambiare in positivo il segno dei bilanci. Puntualmente il governo Berlusconi all’inizio del 2003 è intervenuto con il cosiddetto decreto "spalmadebiti" che permette a poche società di distribuire in dieci anni (poi portati a 5 dall’Unione Europea) ammortamenti per 1090 miliardi di lire, posponendo la crisi finanziaria.

L’asse con Giraudo e la Juve ha una sua celebrazione a livello mondiale nel 2003. Dopo la finale di Champions a Manchester, 0-0 e poi calci di rigore, l’incontro viene replicato, questa volta per l’assegnazione della Supercoppa italiana, a New York il 3 agosto 2003. Questa "globalizzazione" del Trofeo Berlusconi ha anche un obbiettivo a breve termine. Il 31 luglio 2003 è la data di inizio delle trasmissioni di Sky, ed il primo evento di grande rilevanza ad essere trasmesso è proprio la partita di New York. Poco importa che la stessa estate del 2003 sia stata la più rovente per il calcio italiano. Il caso Catania, le sentenze dei Tribunali Amministrativi Regionali (TAR) che modificano in continuazione le classifiche; il decreto governativo che cambia il format della serie A e della serie B, la conseguente serrata delle squadre di B... scandali di ogni tipo, plusvalenze, fallimenti. Credibilità del calcio a pezzi, ma nessun pezzo grosso non solo non paga ne pagherà, ma rimarrà saldamente al proprio posto. L’esistenza di un centro di potere sull’asse Milano-Torino, è la caratteristica del calcio italiano all’indomani dello scudetto vinto dalla Sampdoria di Mantovani (1990-91). Degli ultimi 14 scudetti 6 sono andati al Milan e 6 alla Juventus. Al gatto ed alla volpe ne sono scappati soltanto 2 - non a caso a cavallo del Giubileo – andati a Roma e Lazio, ma costati carissimi sia a Cagnotti – fallimento - che a Sensi – patrimonio proprio ceduto a Capitalia).

La ciliegina sulla torta è l’accordo siglato da Galliani con Mediaset per la cessione dei diritti del digitale terrestre relativi a Milan, Juventus ed Inter nella tarda serata del 28 giugno 2004. Mediaset ha comunicato di aver raggiunto un accordo con Juventus, Milan e Inter per la trasmissione in Italia, con accesso a pagamento, delle partite interne del campionato di Serie A via digitale terrestre, cavo e Adsl. L`accordo ha una durata di tre stagioni, a partire dal 2004/2005, e ha un valore complessivo di 86 milioni di euro. Si scatena la protesta dei presidenti: il geometra brianzolo ha trattato direttamente con Mediaset (ovvero con se stesso) insieme a Juventus e Inter, senza informare e coinvolgere le altre 39 società che facevano parte della Lega che presiede, venendo meno a mandato, doveri e responsabilità del ruolo che riveste. Il conflitto si renderà palese quando, nella querelle tra Rai e Mediaset dopo che quest'ultima ha acquistato i diritti tv della stagione in corso, Galliani "schiererà" la Lega calcio dalla parte del biscione nelle previste battaglie legali. Ma al duopolio non può sfuggire, come si è visto lo scorso anno con la battaglia di Della Valle in Lega, il possesso dei centri decisionali che permettono, tra l’altro, la gestione delle regole e della giustizia sportiva. Per questo il 23 marzo 2005 Galliani è stato rieletto presidente della Lega. Non bisogna mai scordarsi che il mondo del calcio è, giuridicamente, un "ente privato" in cui i "soci" si danno le regole che vogliono.

Massimo Cervelli

1 commento:

Anonimo ha detto...

01/06/07, Repubblica.it

Lucia Vignale, gup di Genova, ha rinviato a giudizio il presidente della Sampdoria Riccardo Garrone, il dg dello stesso club Beppe Marotta e l’amministratore delegato del Milan Adriano Galliani nell’ambito dell’inchiesta sul doping amministrativo delle società di calcio. Falso in bilancio è l’accusa diretta per i primi due, in concorso per Galliani. Il bilancio sotto processo è quello della Sampdoria chiuso al 30 giugno 2003. Ci sarebbero plusvalenze legate ai giocatori Ikechukwu Kalù, ceduto in compartecipazione dalla Samp al Milan per circa due milioni di euro, e Luca Antonini, ceduto in compartecipazione dal Milan alla Samp per circa 4 milioni di euro.

01/06/2007, Repubblica.it

Adriano Galliani è stato rinviato a giudizio. L'amministratore delegato e vicepresidente del Milan dovrà rispondere del reato di frode fiscale in relazione all'inchiesta sui fondi neri della società rossonera negli anni Novanta. La decisione è stata presa dal giudice delle udienze preliminari, Fabio Paparella, che ha fissato al 9 maggio il processo davanti alla terza sezione del tribunale penale. Pronta la replica di Galliani che si dice "sorpreso" della decisione presa e si difende dicendo di aver denunciato regolarmente i soldi: "Sorprendentemente mi si addebita un'evasione fiscale, e si parla di fondi neri, in relazione a fatture attive contabilizzate regolarmente e che sono state ovviamente inserite nelle dichiarazioni dei redditi dell'AC Milan". Sono stati invece sostanzialmente prosciolti tutti gli altri numerosi indagati ancora coinvolti nell'inchiesta dopo l'uscita dei tre campioni olandesi ex rossoneri, Marco Van Basten, Ruud Gullit e Frank Rijkaard, condannati in precedenza per lo stesso reato a tre mesi di reclusione convertiti in pena pecuniaria. La vicenda riguardava contratti fittizi per lo sfruttamento dell'immagine che avrebbero consentito ai giocatori del Milan e anche di altre società sportive dell'allora polisportiva del gruppo Fininvest (oltre al calcio, hockey, rugby e pallavolo) di avere un'integrazione dell'ingaggio sul quale non avrebbero pagato le relative imposte. A conclusione delle richieste di rinvio a giudizio, fatte dal pubblico ministero Bruna Albertini, e degli interventi dei vari difensori, il giudice ha disposto il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste nei confronti di Mauro Tassotti, Dejan Savicevic, Gaetano Orlando, Roberto Cturtlik e Stephan Konder. Non luogo a procedere anche per Dan Peterson, ma per l'ex allenatore di basket e commentatore sportivo la decisione è motivata dal fatto che il reato a lui contestato è estinto per intervenuta prescrizione. Per quanto riguarda Paolo Maldini, Franco Baresi, Christian Panucci, Gianluigi Lentini, Jean Pier Papin, Fernando De Napoli e poi ancora Claudio Galli, Andrea Zorzi, Franco Bertoli, Peter Douglas Beal e Jeffrey Stork non si procederà perché il fatto originariamente contestato non è più previsto dalla legge come reato dopo la riforma sulle frodi fiscali. La difesa di Maldini aveva proposto di attendere alcuni giorni per emettere l'ordinanza, in attesa della normativa sul condono in materia, essendosi il capitano rossonero dichiarato disponibile ad accedere al beneficio, pagando il previsto 10% sulla somma che gli veniva attribuita come evasione.

3 febbraio 2003, Caso Lentini

Il caso Lentini è chiuso. Gli imputati sono stati tutti prosciolti per intervenuta prescrizione. La seconda sezione penale del tribunale di Milano, presieduta da Vincenzo Perrozziello, ha infatti archiviato il caso del calciatore Gianluigi Lentini, passato dal Torino al Milan. Un acquisto fatto in parte alla luce del sole, per il resto con un pagamento fuori bilancio: a Gianmauro Borsano, presidente del Torino, andarono infatti, secondo l'accusa, 10 miliardi delle vecchie lire. Soldi mai iscritti in bilancio, dunque in nero. Imputati nel processo il premier Silvio Berlusconi, all'epoca presidente del Milan, Adriano Galliani, amministratore delegato e Massimo Maria Berruti, l'avvocato che perfeziono il contratto di cessione dell'attaccante. Tutti e tre erano accusati di falso in bilancio. Ma oggi la seconda sezione penale del Tribunale di Milano ha respinto l'eccezione di legittimità costituzionale della legge del falso in bilancio, avanzata, come in altri processi, dal pm Gherardo Colombo. Secondo i giudici infatti né la Corte di Giustizia europea né la Corte Costituzionale possono riscrivere le leggi penali. "I giudici debbono applicare le leggi anche quando possono apparire sgradite o discutibili", ha commentato Ennio Amodio, difensore di Silvio Berlusconi. "L'eccezione dell'accusa - spiega Amodio - mirava a far rivivere il vecchio sistema e a cancellare la nuova legge sul falso in bilancio. Ma la risposta del Tribunale è stata perentoria: spetta al Parlamento legiferare". Nel contratto ufficiale di acquisto di Lentini depositato alla Lega Calcio si indicava come cifra di pagamento 18 miliardi e mezzo delle vecchie lire. Ma secondo il capo di imputazione altri 10 miliardi sarebbero stati pagati all'allora presidente della società granata Gianmauro Borsano. Circostanza ammessa dallo stesso Borsano e poi verificata attraverso lo svolgimento di rogatorie con la Svizzera. Ricostruiti i passaggi della trattativa, la procura della Repubblica di Milano contestò il reato di falso in bilancio (per Berlusconi e Galliani come amministratori della società rossonera, per Berruti come concorrente esterno). Per quanto riguarda la posizione processuale di Borsano, l'ex presidente del Torino non fu inquisito a Milano, ma a Torino doveva aveva altre pendenze (tra cui la bancarotta) e dove ha poi patteggiato. Secondo indicrezioni la procura della Repubblica di Milano sarebbe orientata a impugnare la sentenza: questa sezione del tribunale è stata finora l'unica a contrastare la linea dei pm che, nei vari processi che riguardano il premier o persone a lui vicine, avevano finora ottenuto dai collegi giudicanti l'invio degli atti all'Unione Europea con la richiesta di dichiarare la nuova legge italiana contraria ai principi comunitari.

5 novembre 2002, Calciopoli

«È stata un'imboscata». Luciano Moggi si difende e lo fa in un'intervista pubblicata da QN, Quotidiano Nazionale. Secondo l'ex direttore generale della Juventus sarebbe stato Galliani a far scoppiare lo scandalo delle intercettazioni per difendere il suo posto nella società rossonera. «Io so solo che per quel che mi riguarda è stata un'imboscata, un colpo alle spalle terribile che mai mi sarei immaginato. Lo scorso settembre, quando andai a Palazzo Grazioli, Berlusconi mi propose di andare al Milan. Io rimasi sorpreso, e pur lusingato da quell'offerta, gli dissi che ci avrei riflettuto. Eravamo solo all'inizio della stagione, in quel momento dovevo pensare alla Juventus. Ma tutti noi sappiamo com'è fatto il proprietario del Milan, basta poco per entusiasmarlo. E così raccontò tutto a Galliani, con grande enfasi.... Che non la prese bene. Neppure a farlo apposta, due settimane dopo il mio incontro con Berlusconi, alla Figc arrivarono i fascicoli della Procura di Torino con intercettazioni che riguardavano me e altri personaggi del calcio. Carraro informò subito Galliani, il quale ovviamente ne parlò con Berlusconi. Evidentemente Galliani suggerì a Berlusconi di stare molto attento prima di fare certe scelte, gli disse che forse non era il caso di insistere su di me per via dell'inchiesta».