06 luglio, 2007

SENATORI (segue)

Il Milan non compra ma piace.

[IlGiornale.it] Forse è l’onda lunga di Atene. Di sicuro lo squillo di tromba avvertito ieri mattina in via Turati, abbonamenti arrivati a quota 30mila, è un dato in controtendenza rispetto alle canoniche abitudini del settore. Di solito, le esperienze del passato, Milan compreso, si possono così sintetizzare: calcio-mercato sontuoso uguale corsa all’abbonamento. Nell’era Berlusconi il precedente irraggiungibile è di oltre 70 mila abbonamenti (oltre il tetto del Napoli di Maradona). Ricevuta la notizia, Adriano Galliani ha dettato al sito di casa una dichiarazione affatto banale. «Li ringrazio tutti, uno a uno. A loro e agli altri tifosi rossoneri che si abboneranno per la prossima stagione, assicuro che il signor Ricardo Kakà è assolutamente incedibile. È un impegno d’onore che prendo anche a nome del presidente Silvio Berlusconi».

Ecco il punto: per difendere Kakà, con le unghie e con i denti, dall’assalto del Real Madrid e per evitare che l’arrivo di altre stelle (Ronaldinho su tutti) possa provocare il distacco del brasiliano dal club rossonero, il Milan ha scelto d’investire sul “ritocco” dello stipendio da passare al brasiliano e su un paio di giovani che possono garantire il futuro. Non è una questione di disponibilità economica. I mezzi, a parte la nota generosità dell’azionista (ogni anno vengono ripianati debiti per circa 60-70 milioni di euro), ci sono. Un paio di cifre sono simboliche, in proposito. Gli oltre 10 milioni di euro incassati con gli abbonamenti (30mila in campionato, 5mila per la Champions a scatola chiusa), aggiunti ai 39 milioni 592mila euroni ricavati dal trionfo di Atene costituiscono un tesoretto sufficiente. Così dall’elenco dei possibili rinforzi sono stati via via cancellati nomi impegnativi come Henry, Ronaldinho, Eto’o, adesso anche Shevchenko frenato dal costo eccessivo (il Chelsea è fermo a 20-25 milioni di euro, il Milan a 10) oltre che dalla forte opposizione interna, a causa in particolare della visita fatta da Sheva ad Arcore, tre settimane fa. Neanche la cena a Miami con Maldini e Nesta è servita a ricucire i rapporti diplomatici. Formalmente Cassano può diventare una pedina ma il Real invece che scegliere la pratica della rescissione ha vincolato il trasferimento del giocatore barese, con un prezzo fissato, 5,5 milioni, al gradimento di Calderon. Ancelotti ha contribuito a sintetizzare tutte le esigenze e ha trovato una brillante via d’uscita.

L’eventuale colpaccio può essere indirizzato lungo la rotta brasiliana, con Pato, il cui agente, Gilmar Veloz, ha parlato chiaro ieri: «Lo vogliono tutti, Chelsea, Inter, Milan e Real Madrid. A fine anno prenderemo una decisione». A fine anno vuol dire che Pato è trasferibile col mercato di gennaio a causa della sua giovane età (deve compiere in ottobre i 18 anni). E vuol dire anche che il Milan per tesserarlo deve lasciare libera la casella del terzo extracomunitario. L’idea di Ancelotti è la seguente: la formula Champions, un solo attaccante, Ronaldo (Gilardino e Inzaghi le alternative), più Kakà seconda punta, con alle spalle un trequartista fisso, Seedorf e Gourcuff ricambio immediato. Solo in alcune partite di campionato si passerebbe ai 2 attaccanti più Kakà. Con Oliveira a Saragozza la quarta punta arriverà a gennaio: Pato appunto.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

La campagna acquisti del Milan, fatta di kakamantra, giaculatorie del foggiano, idee zero, soldi del monopoli, ritorsioni del pollaio di milanello fa venire i sudori freddi.
Che Liverpool anche quando si vince resti per noi una maledizione?

Danielone

TheSteve ha detto...

In effetti, il secondo pensiero che mi è passato per la testa al triplice fischio di Atene è stato questo: adesso non ce lo schiodiamo più. Inteso come Ancelotti. Ma inteso anche come Galliani. Inteso insomma come tutta quella corte dei miracoli che incarna - come già raccontato altrove in questo blog - il peggior berlusconismo. La campagna acquisti da saltimbanchi di quest'estate sintetizza credo in maniera illuminante il concetto. La gestione del club (anzi, dell'azienda Milan) "alla brianzola" onestamente ha rotto i coglioni. La vicenda Shevchenko è emblematica. Una trattativa da straccioni, tirata fino allo sfinimento (di chi legge, figurarsi del diretto interessato) che manco uno strascinat' e cim d' rap. Tutt'intorno, quel brusio di pettegolezzi e maldicenze da ringhiera in cui sguazzano meretrici del giornalismo tipo il foggiano che scrive sul Giornale e le sue varie gole profonde. Ne ho la nausea. Tant'è che non so più neanche io cosa sperare. Per il Milan, per Sheva e per noi superstiti di una certa razza di milanisti che sembra ormai in estinzione: a giudicare dai commenti che si leggono e si sentono in giro, sembrano tutti definitivamente lobotomizzati dalle televisioni. E non c'è possibilità di dialogo: sono urticati dal contraddittorio. Allora passa la voglia, ripeto. E tuttavia, io credo che il bene del Milan sarebbe il prepensionamento di alcuni senatori e dei vari grilli parlanti ("sempre più parlanti e semnpre meno giocanti") e una botta di Silvio. Quello vero però, quello d.o.c. che era e resta innamorato di Sheva.

Anonimo ha detto...

Non ho mai amato Galliani. Né lo reputo calcisticamente competente (semmai è un bravo manager). Però non riesco a dire che una dirigenza che ci fa vincere così tanto mi abbia rotto i coglioni

Anonimo ha detto...

Come ha detto in modo illuminante Berlusconi, le vittorie si godono un giorno e poi si pensa al prossimo obiettivo. Il malessere di queste settimane è la constatazione che per Galliani e i suoi camerieri giornalistici e televisivi il mondo si è fermato ad Atene, e l'interruttore cerebrale lì si è spento. La coppa diventa allora la Madonna Pellegrina da fare girare in Italia in una ubriacatura di passato che è già remoto.
Intanto il povero Braida vende 12 giocatori per allegerire il budget ingaggi e non c'è una idea sparata su come rafforzare la squadra, salvo i soliti impossibili veicolati sulla stampa amica. L'ultima bufala è questo Pato. Visto su Rai satellite al mondiale under 20 dà l'impressione di un montatello che potrà diventare da adulto di tutto. Anche un Oliveira.
La realtà è che il cerebro di Via Turati resta spento e che il Testone non sa più leggere le reali esigenze della squadra, e se lo sa non le trasmette al brianzolo ebbro di interviste.
Io, per chiarire, sono uno che dice mille volte grazie per quello che questa dirigenza ha dato al Milan in oltre 20 anni. Ma ho occhi per vedere la decadenza manageriale degli ultimi cinque anni ed il fallimento complessivo della politica di rinnovamento. Se vinciamo ancora è grazie alla classe immensa della nostra vecchia guardia ed alle invenzioni di Kaka. Ma nel frattempo sono passati 5 anni, il calcio ha proposto nuovi talenti e come in tutte le cose della vita chi si ferma è perdente.

Nostalgia del Milan che fu.