19 ottobre, 2007

COLPI DI CLASSE

Sheva: Ora seguo la mia strada, poi penserò a un ritorno.

La carriera di calciatore di Anriy Shevchenko è cominciata nell'officina di Valeri Lobanovski, quella della star Sheva nell'atelier di Giorgio Armani. E siccome l'ex milanista è un tipo che si affeziona, l'amicizia resiste e i progetti comuni crescono. Logico quindi che Sheva sia stato il primo invitato ieri, quando lo stilista ha deciso di andare a vedere come era venuta la nuova lounge di Stamford Bridge, che ha disegnato insieme alle divise del Chelsea. Una squadra che sembra non avere preso le misure dell'ucraino, che tanti vorrebbero rivedere in Italia.

Shevchenko, in un sondaggio di qualche giorno fa tra i tifosi italiani, lei è risultato uno dei più richiesti.
Sorride: «Lo so, me l'hanno detto».

Un anno fa non era così.
«Credo che i tifosi del Milan si siano un po' calmati. Quando si fa una scelta di vita si valuta tutto, e loro lo hanno capito».

Molti pensano che lei si sia pentito.
«Quando si fa una scelta di vita qualcosa si perde e qualcosa si guadagna, non posso pentirmi di quello che ho scelto. Devo seguire la mia strada finché mi è possibile, poi, se arriverà il momento di scegliere ancora, ci penserò».

Mourinho non l'aveva in simpatia, ma, visto il polverone creato dalla stampa inglese, per lei è peggio che se ne sia andato...
«C'è gente che prova a mettermi in mezzo, che dice che Mourinho se n'è andato per colpa mia. Ma io non faccio il dirigente, faccio il calciatore. Per me l'unica cosa che conta è dare tutto quello che posso per la squadra».

Sorpreso delle difficoltà del Milan anche in Europa?
«Intorno al Milan c'è troppa critica: se giochi bene e non ottieni risultati non va, se il risultato arriva ma non c'è il gioco non va lo stesso. Il Milan ha sempre cercato di giocare bene e di vincere. I risultati arriveranno anche questa volta: il Milan è diverso da altre squadre italiane, ha gli stessi giocatori da anni, ha eccanismi perfetti. E poi c'è Kakà».

Superfluo chiedere chi sceglierebbe per il Pallone d'Oro fra Kakà e Pirlo...
«Per Kakà è stato un anno meraviglioso. Anche Andrea ha fatto una stagione bellissima, cominciata anche prima, con i Mondiali. Pirlo è fondamentale per il Milan ed è un campione. Meriterebbero tutti e due il Pallone d'Oro, ma Kakà è stato più decisivo».

In Italia c'è chi dice: Ibrahimovic è più decisivo di Kakà, e pure Totti.
«Impossibile. Ora non c'è nessuno al mondo più decisivo di Kakà. Totti è un campione ed è decisivo per la Roma, ma purtroppo per la sua squadra non ha fatto la finale di Champions. Ibra sta andando magnificamente e avrà tempo per vincere tutto quello che vuole, ma neppure lui ha fatto la finale di Champions, e giocare bene in campionato non basta. Stiamo parlando di grandi talenti, ma al momento nessuno merita il premio di France Football più di Kakà».

Ha ragione Avram Grant a dire che il Chelsea farebbe bene a comprarlo, anche a 150 milioni di euro?
«Non mi faccia queste domande, io non sono un dirigente. Posso soltanto dire che Kakà è un mio amico, che gli ho sempre predetto un grande futuro, che ho stima e ammirazione per il giocatore e per la persona».

Ha stima anche di Dida? Dopo Glasgow, i tifosi del Milan lo criticano.
«Conoscendo Dida, non posso pensare che abbia fatto una cosa scorretta. Magari è stato un momento di difficoltà psicologica, tre anni fa ha preso un petardo addosso e certe esperienze lasciano il segno».

Armani dice che bisogna preservare l'eleganza, anche nel calcio, e che il pubblico inglese è perfetto.
«È diverso da quello italiano, più ordinato, fatto anche di famiglie. Ma quello che mi ha dato la gente in Italia, quello che mi ha dato il pubblico del Milan non potrò mai dimenticarlo: quando sono andato in curva a vedere la partita, prima di andarmene, ho provato emozioni fortissime, fra le più forti della mia vita».

Allora, prima o poi tornerà?
Sorride ancora, si alza: «Non dovevamo parlare soltanto di Armani?».

da La Gazzetta dello Sport di oggi.

1 commento:

TheSteve ha detto...

Intervista molto di maniera, in bello stile rosa. Corredata dalle dichiarazioni a piè di pagina di Bronzetti - "consulente di mercato del Milan" - lascia intravedere qualche scenario di speranza. Essendo ora mai rotta e insostenibile la favola londinese, l'ipotesi più plausibile continua a sembrarmi il parcheggio a Kiev da gennaio a giugno. E a luglio, se tutto va bene, il Balon d'Or tornerà sul mercato: a quel punto, sta a vedere se a Milanello saranno rimaste (come spero) solo le macerie del Jurassic Park 2007. In qualsiasi caso, deliro al pensiero del travaso di bile del povero Ordine nel leggere il pezzo di Alessandra Bocci, che è certamente una di quelle "giornaliste milanesi molto amiche" a cui Sheva rilascia volentieri le sue interviste :-))