11 febbraio, 2008

UN RAGGIO DI SOLE

Milan, è baby boom.

[LaStampa.it] Pato più Paloschi, uguale Patoschi. Prepariamoci all’ennesimo tormentone dopo la scoperta del baby rossonero che, parole di Adriano Galliani, «domenica sera ho ordinato di riprendere dal torneo di Viareggio dopo l’infortunio di Pato, così in attacco abbiamo anche il Pa-Pa». Adesso i fenomeni non sono soltanto quelli che scendono in campo. Il Gallianone ha la sfera di vetro e vede nel futuro. Forse sapeva che il ragazzo, nato il 2 gennaio 1990 a Cividate al Piano in provincia di Bergamo, sarebbe stato determinante, avrebbe tenuto il Milan in corsa per un posto in Champions. Meno male che non ha anche detto che era sicuro che avrebbe segnato il gol-partita. E che gol: lancio profondo di Seedorf destro al volo in corsa nell’angolo alla sinistra di Manninger. Una rete strepitosa da attaccante che ha numeri importanti. Bisogna avere qualità e faccia tosta per compiere quel gesto tecnico a freddo. Fatto storico: il baby, che è più giovane di Pato di quattro mesi, era entrato in campo da 20 secondi appena. Ancelotti prima ha riso, poi siccome ha un cuore tenero si è perfino commosso. Sky l’ha colto con l’occhio umido, mentre scuoteva il testone e diceva: «Non è possibile». Già, il calcio è strano. Rischi di non vincere la partita con giocatori a corto di condizione e pronti per essere serviti sul carrello dei bolliti (età media di ieri 33 anni), e ti ritrovi la vittoria in tasca grazie a un pivellino che un’emozione come quella di ieri poteva soltanto sognarla.

Paloschi ha risolto una partita molto incasinata. Carletto aveva provato a battere il Siena con Ronaldo che ha giocato per un tempo in pigiama e ciabatte e con Inzaghi, reduce da una lunga assenza. Tentativo avventuroso e soprattutto inutile. Il colpaccio alla squadra dei matusa è riuscito grazie a questo ragazzino che al Milan non è costato niente. Utilizzarlo subito sarebbe stato forse troppo, Carletto ha preferito l’usato sicuro prima di dare spazio al nuovo fenomeno che cuce la bocca anche a Moratti. Il presidente interista qualche giorno fa: «Pato è costato oltre venti milioni, mentre Balotelli l’abbiamo pagato 350 mila euro». Purtroppo per lui nella corsa al ribasso, il Milan è balzato al comando. Prezzo di Paloschi: euro zero. Prelevato sette anni fa dalla Civitadese e inserito nelle giovanili rossonere grazie al fiuto di Chicco Evani, Alberto è cresciuto nella Primavera di Filippo Galli e ha dimostrato di essere così bravo che è già stato inserito nella lista B della Champions. Lo volevano Rimini e Lecce. Nulla da fare, Ancelotti, in grave emergenza attaccanti, ne ha bloccato il prestito. Gli sono valsi il lasciapassare per l’Europa i due gol segnati al Catania in Coppa Italia. Quello di ieri è una conferma di cose già note, un di più.

Galliani a fine partita ha atteso il ragazzo, che a luglio sosterrà la maturità scientifica, al culmine della scaletta che porta negli spogliatoi. Un grande abbraccio e il solito sorrisone delle grandi occasioni. Poi una massima da ricordare: «Il problema nel calcio non è essere giovani o meno giovani. È essere bravi o non bravi. Non dimenticate che Paloschi ha segnato tre gol e tutti a difese di serie A». Ripresosi dall’emozione, Ancelotti, ovviamente, ha detto che lui ci credeva: «In allenamento avevo capito che la qualità c’era. Lui è un predestinato: tre gol in una partita e due spezzoni. È il nostro attaccante con la percentuale-gol più alta. Ora diamogli la possibilità di crescere, credo che mercoledì nel recupero con il Livorno partirà titolare. Anch’io al debutto ho sfiorato il gol dopo un minuto che ero in campo». Dai grandi ha già imparato l’esultanza. La corsa verso la bandierina del calcio d’angolo impugnata come un trofeo di guerra. A fine partita, anche per l’emozione, non riusciva a fare pipì ed è rimasto a lungo all’antidoping. Poi ha portato la sua faccia da bravo ragazzo che ha soltanto il foglio rosa e agli allenamenti va con un bus, davanti alle telecamere, autodenunciandosi subito come amico di Balotelli: «Vedo spesso Mario fuori dal campo. Dedico il gol alla famiglia e non mi esalto. Sto al mio posto, ho tanto da imparare. Soprattutto da Inzaghi che è il mio modello di attaccante». Nota a margine: dopo il gol, gli ultrà rossoneri hanno insultato più Balotelli che esaltato il ragazzino tutto casa, scuola e calcio. Dov’è la novità?

Premesso (e ribadito) il concetto che per leggere una critica non deforme sulle cose sportive di Milano è necessario leggere una pagina non pubblicata a Milano, torno oggi a scrivere volentieri di cronaca del campo perché ieri pomeriggio è accaduto qualcosa di nuovo. Un lancio lungo, la volata in profondità, il colpo secco scoccato dal limite, una saetta a fil di palo: il miracolo sublime del Calcio si è consumato di nuovo a San Siro! Erano almeno due anni che un gesto tecnico tanto perfetto quanto inatteso, insperato, come quello del 18enne "Patoschi" non faceva saltare dal sedile persino un orfano inconsolabile del Balon d'Or, rassegnato e disilluso come il sottoscritto. Un raggio di sole, anzi di più: una scarica di elettricità ad alto voltaggio nella spina dorsale di un pubblico pagante sempre più scarno, intontito e sperso nei meandri del Jurassic Park di Ancelotti. Conosciamo i nostri polli: non fosse stato per la concomitanti defezioni di Gilardino (squalificato), Pato (infortunato) e Ronaldo (acciaccato all'intervallo), il non-papero bergamasco avrebbe trascorso un'indimenticabile domenica pomeriggio in panchina assieme al non-brasiliano Gourcuff. Ma il dio del pallone ne sa una più del Diavolo. E fu così che al minuto 19 del secondo tempo di Milan-Siena, il Popolo Rossonero potè esplodere in una spontanea standing ovation all'indirizzo dell'esordiente col numero 43: fino a 18 secondi prima, solo una sagoma nera senza foto sul tabellone delle formazioni. Perché il Calcio non è Crescina99. Il Calcio è Paloschi. Tutto il resto è lo zelig di Galliani su Sky.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Due considerazioni.
La prima. La spavalderia ribalda con cui il Paloski, appena sistemate le mutandine, ha fulminato Manninger dal limite dopo trenta metri di corsa è un toccasana per un pubblico che a questo Milan NON CI CREDE PIU'. Sono tornate vecchie emozioni, sagome di esuli in Inghilterra che hanno lasciato nella squadra un vuoto mai colmato. La grinta con cui ha impugnato la bandierina a petto in fuori ci dice che il ragazzo ha i maroni, non è un complessato, per primo ci crede lui, è un tosto come tutta la sua benedetta gens. Diventerà un campione o sarà una meteora? Il precedente di Mannari ci rende cauti, ma l'adrenalina che ci ha percorsi ieri è un fatto acquisito.
Se la festa continuerà avremo finalmente trovato l'erede dell'ucraino e ripreso il filo di un gioco di attacco decente.
Secondo. Galliani ha ormai superato il limite della decenza. Fantasma quando la squadra perde, pronto ad attribuirsi i meriti di tutto, smemorato nel dimenticare la vergogna Ronaldo del primo tempo. Che la follia dei presidenti lo riporti in Lega affinchè il Milan possa finalmente rappresentarsi con una nuova dirigenza meno sputtanata.
Danielone