18 settembre, 2005

SAMPDORIA 2 - MILAN 1

(19 PT) Gilardino, (38 PT) Bonazzoli, (13 ST) Tonetto.

Abbiamo giocato con Dida, Cafu (Vieri dal 33 ST), Stam, Maldini, Kaladze, Gattuso (Serginho dal 17 ST), Pirlo (Ambrosinidal 30 ST), Seedorf, Kakà, Shevchenko, Gilardino.

Il tema tattico: le gambe non girano ancora. Che Samp-Milan dovesse essere il primo crocevia del nostro campionato lo avevano intuito tutti. Forse un presagio. Monzon ci ha messo sotto prima sul piano agonistico che su quello tattico: non abbiamo vinto un contrasto, le gambe sembravano legate, i riflessi ritardati: la Samp non aveva giocato tre giorni prima? Temo che il nostro torpore, però, sia mentale più che fisico. Svuotato Pirlo, appannato Kakà, non pervenuti i laterali. Le nostre velleità di innescare le macchine da gol che abbiamo davanti sono appese al filo dell'iniziativa personale. Pare che l'unico schema d'attacco che siamo in grado di mettere in campo sia la percussione a testa bassa nella mischia degli avversari. Giochiamo a scartare? suvvia Carlone, questo è calcio da oratorio! E al limite dell'area di rigore, mai l'iniziativa di un tiro: è indispensabile cercare SEMPRE il passaggio smarcante davanti al portiere? mi pare calcio da Playstation. Quando non ci pensa il Balon d'Or è peggio che andar di notte. Troppo facile parlare di errori della difesa, se Seedorf è la controfigura di se stesso e Ringhio non ha più sangue da sputare per sé e per gli altri. Il timore di fatto è che ci avviamo ad una stagione di transizione, più che di rivincite.

La tribuna di Steve: quando Sheva ha la mira turca... Un pari, una vittoria, una sconfitta. Siamo punto e a capo un anno fa, dopo tre giornate. Gli stessi limiti, con un anno in più di battaglie (perse) nelle gambe. Non mi riferisco solo alle ginocchia di Maldini (un grande capitano, peraltro, anche a Genova). Se Pirlo è costretto a giocare quattro partite in dodici giorni e se sulle fasce non abbiamo alternative credibili a Cafù (un titolo mondiale da difendere fra 9 mesi) e Kaladze (non abbiamo forse tentato di cederlo al Chelsea per tutta l'estate?) significa che la campagna acquisti a parametro zero non basta. Lo svizzero sarà maturo per dare il cambio a Pirlo, forse, a primavera... in quanto al ceco, mi pare che due apparizioni estive siano state sufficienti per accorgersi che non ha i movimenti del laterale difensivo (accorgersene prima?). Totale: non abbiamo corretto i difetti di rosa della scorsa stagione. Aggiungo che non abbiamo corretto i difetti di mentalità: d'altronde, l'unica terapia era liberare Ancelotti. Sarebbe stato maledettamente stile Juve, ma con lo stile Milan noto che si vincono pochi scudetti. Pochi rispetto alla potenzialità del gruppo, che rimane di prim'ordine, non fosse per la carenza di ricambi in difesa. Per quanto doloroso, quando l'ambiente ha bisogno di una scossa, l'unica soluzione è cambiare allenatore. E dopo Istanbul, mi pare che occorresse un elettroshock più che una scossa. Sconfitta amara, dunque. Negli occhi resta di buono la gioia del Gila al primo centro (ne sono certo, di una lunga serie) e l'abbraccio sincero che lo soffoca due istanti dopo: per la cronaca, il primo della fila è Vieri. Segnali inconfondibili di stile Milan, questo sì. E mercoledì si gioca ancora, con una certezza. Sarà la prima vera serata da leoni, sarà una serata da VECCHIO CUORE ROSSONERO!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Un elettroshock sarebbe stato molto salutare, specie dopo la scorsa stagione. La domanda sorge però spontanea: al posto di Carletto chi mettiamo? Io qualche idea l'avrei anche, vedi Cosmi, Prandelli, DelNeri...
Però direi di finirla con il vivere nel passato, inseguendo allenatori (e poi cosa, presidenti, direttori sportivi...) che da giocatori hanno fatto grandissimo il Milan (vedi olandesi o livernesi), con tutto il rispetto che meritano e meriteranno per il loro lavoro attuale, proviamo a investire su qualche persona fuori dal giro! O siamo paralizzati dalla paura di galleggiare?
Può succedere comunque, anche con DonFabio, l'Arrigo e Carletto...

TheSteve ha detto...

Caro anonimo, la vocazione nostalgica della nostra dirigenza temo si scritta nel DNA: non ce la scolliamo di dosso...
Peraltro, ne convengo: fu un'intuizione geniale del nostro Presidente ad aprire l'era delle favolose vittorie, occorrerebbe il coraggio di una nuova intuizione. Non aspettiamocela da Galliani, pero :-)
Io comunque il nome giusto per risolvere l'imbarazzo del momento ce l'avrei: Cesarone!