23 novembre, 2005

FENERBAHÇE 0 - SHEVA 4

(16 PT) Shevchenko, (6 ST) Shevchenko, (25 ST) Shevchenko, (31 ST) Shevchenko.

Abbiamo giocato con Dida, Simic, Nesta, Maldini, Serginho, Gattuso (Vogel dal 31 ST), Pirlo, Seedorf, Kakà (Rui Costa dal 19 PT), Gilardino (Vieri dal 30 ST), Shevchenko.

Il tema tattico: notte da Diavolo nell'inferno turco. Sotto una pioggia battente di fischi e acqua gelida, iniziamo contratti a protezione dell'area. Primo non prenderle, infatti le linee di centro e difesa sono ammassate una sull'altra, a troppi metri dalla linea d'attacco. Ci scopriamo spesso sul centrosinistra, dove Seedorf cerca le misure del campo. Carlone ha schierato - neanche a dirlo - il suo Undici dei Sogni: unica novità Dario Simic, per l'assenza concomitante di Stam e Cafu. Sarà lui la rivelazione della serata, straodinario per affidabilità e carisma. Perdiamo subito Kakà per una contusione all'anca, e forse non è un disastro: il Bambino ha bisogno di rifiatare, dentro Rui Costa. I turchi hanno assenze pesanti: Marco Aurelio e Fabio Luciano squalificati, fuori anche la stella Alex. C'è poca qualità e si nota dal folto centrocampo a cinque, che costruisce macchinosamente, isola un abulico Anelka e perde troppi palloni. Ne recupererà un numero incalcolabile Pirlo. Ma intercetta la prima lo Zionero, che manda in porta il Balon d'Or. I padroni di casa accusano il colpo e sbandano paurosamente dietro. Abbiamo una decina di situazioni d'attacco dopo il vantaggio, ma poca lucidità negli ultimi metri: clamorosa la zappata del portoghese su un appoggio geniale ancora di Seedorf, all'altezza del dischetto. Il rischio è quello di tenere in gioco i gialloblu e di fatto arriverà il prevedibile forcing prima del the. Ma il movimento longitudinale del biellese (su tutto il fronte d'attacco) combinato al movimento latitudinale dell'ucraino (a destra, a sinistra, al centro) garantisce le due dimensioni alla nostra manovra d'attacco. La verità è che la squadra gira in armonia quando il trio di centrocampo esprime il top del repertorio. Pirlo è inesauribile in copertura, Il Sindaco va in aggressione su ogni filo d'erba e lo Zio d'Olanda è ispirato dagli dei: giostra a piacimento sul terreno pesante col suo baricentro basso, piede perno e rotazione, fulmineo sul breve, esce dalla marcatura e con aperture verticali illumina la notte turca: manuale di calcio universale! Davanti a Dida, la coppia d'assi non fallisce un colpo: la giornata non può essere sempre viola... Prudente Sergio nel primo tempo, nella ripresa trova la corsia aperta per galoppare come più gli garba e lasciare il segno. Rui Costa aggiunge geometria, a prescindere dalle amnesie che a caldo restano indisponenti. Il crollo psicologico del Fenerbahçe, alla fine, sorprende. Ma era la notte del Balon d'Or: in una sola parola, incontenibile.

Gli episodi chiave: sette volte "7". Quando al quarto d'ora Kakà stringe i denti e tira il muscolo, temiamo un baro segno del destino. Al contrario, la notte delle favole sta per cominciare, con Seedorf che cattura un pallone a metacampo, alza la testa e lancia una stella filante oltre la mediana: progressione imperiosa di Sheva e colpo letale fra le gambe di Volkan. La nostra manovra più bella è una doppia triangolazione disegnata dal Gila con Simic: anticipo di testa e legno esterno del bomber, sempre più intenso per dedizione e concretezza. A seguire, l'unica conclusione pericolosa degli upmini di Daum: il sinistro teso di Yozgatli solca tutta l'area ma si spegne a lato. Nei cinque minuti finali (più due di recupero) i gialloblu spostano avanti il baricentro, cercando ossessivamente il cross: sono preziose due prese di Nelson, per dare tranquillità al reparto e stemperare i bollenti spiriti. Il capitano si distingue sulle respinte aeree, ma la chiave di volta è un recupero in tackle sulla trequarti offensiva, che stronca una ripartenza mortifera dei padroni di casa. Non basta: incursione finale di Tuncay, che salta tre dei nostri come birilli e penetra a fondo area, parte l'appoggio al centro e ancora Paolino in scivolata sventa in corner. Come in uno spot: mica male per uno che doveva smettere a settembre... e sono 150 presenze di Coppa. Nel secondo tempo andiamo subito in gol con una splendida verticalizzazione di Pirlo per Seedorf, il Gila rifinisce al limite dell'area per Sheva: dribbling secco sull'uomo con l'interno destro e shoot furibondo da fermo con il sinistro, una fiondata nell'angolo basso. Balon d'Or! I calcioni subiti al tallone dolente (due) nel primo tempo, ora non fanno più male. Sulla
risposta di Onder dalla distanza, Didone la toglie dal sette. Sheva vola via da ogni lato: per tre volte è solo davanti a Volkan, che fa miracoli. Al quarto tentativo, parte Sergio sulla sinistra, la mette a giro rasoterra e il piattone di destro è un gioco da ragazzi. Tutto lo stadio è in piedi! Entra Vieri e gioca subito l'assist per il quarto. In totale potevano essere sette le gemme del 7 Rossonero: peccato specie per l'ultimo pallone di Seedorf, che prova a piazzare il destro invece che appoggiare a Sheva, smarcato per la cinquina. Mi si perdonerà... ma questa è ingordigia da Shevalover :-)

La tribuna di Steve: l'altra Istanbul ai piedi del Balon d'Or. Minuto 69: il pubblico del Sokru Saracoglu spegne nel silenzio la pioggia di fischi che aveva riversato sui nostri al kick-off, si alza in piedi e fa scrosciare solo applausi: Andry Shevchenko ha appena appoggiato in gol il suo terzo pallone dopo tre salvataggi di Volkan, generoso e indomabile. Si chiama standing ovation, e non accade tutte le sere su un campo di calcio. Specie nella massima competizione europea. Nessuno poi avrebbe pensato di attenderselo in uno stadio che, solo una settimana prima, era stato teatro di una rissa indecente nello spareggio Turchia-Svizzera per l'accesso ai Mondiali. Accade al Milan. E accade al Balon d'Or, che qui un anno fa ottenne l'incoronazione con una doppietta alla nazionale di casa. A memoria, dubito sia accaduto ad un'altra squadra italiana. Sono certo che non è MAI accaduto alla squadra con le strisce bianconere: in Italia, in Europa o dovunque nel mondo. Accadde invece ai Rossoneri già nel 1993, ed ero presente al Parken di Copenhagen, quella sera gelida di Champions: 0 a 6, coi danesi in delirio per il Diavolo. Certo, un'autentica disdetta per i catastrofisti dei media! Attendevano la nostra ecatombe nella bolgia della fatal Istanbul, erano pronti ad intonare il de profundis per il Milan di Ancelotti. Accade, viceversa, che i nostri Ragazzi qua scrivano una pagina di storia (un'altra), incantando i rivali e lanciando un avvertimento al Continente del calcio. Quattro reti del Balon d'Or, come solo l'immenso Cigno di Utrecht al Goteborg. Passi decisi nell'Olimpo Rossonero, verso il record "irraggiungibile" di Nordhal. E fanno cinquanta reti in Champions (50!), una meno del primatista merengue Raul. Complessivamente, 54 nelle Coppe: segnò di più solo il leggendario Gerd Muller negli Anni Settanta. Questi sono i numeri del 7 Rossonero: history maker. Lunedì prossimo consegnerà - dicono - il SUO Pallone d'Oro all'extraterrestre del Barca. "Giusto così" ha commentato Sheva,"Ronaldinho fa vincere la sua squadra, diverte la gente e gioca sempre col sorriso sulle labbra". Ma il pallone di Fenerbahçe-Milan se lo è portato a casa e lo terrà per sempre: lo ha autografato la terna arbitrale e consegnato nelle mani del "Balon d'Or" in carica. Anche questo accade solo a pochi eletti: tradizione quanto mai british, come è costume nella patria del football e di certi valori sportivi, incomprensibili nel mondo latino e più che mai nel meschino cortile italiota. "Ringrazio la squadra", ha chiuso Sheva, "ma preferirei segnarne uno per quattro partite consecutive, piuttosto che quattro in una partita sola". E gli altri si tengano pure i loro fenomeni e imperatori.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ANche io preferirei che ne segnasse uno per quattro partite e non 4 in una, soprattutto in campionato, per il fantacalcio...