20 novembre, 2005

FIORENTINA 3 - MILAN 1

(10 PT) Toni, (24 PT) Gilardino, (32 ST) Jorgensen, (42 ST) Toni.

Abbiamo giocato con Dida, Stam (Cafu dal 18 ST), Nesta, Maldini, Serginho, Gattuso, Pirlo, Seedorf (Rui Costa dal 15 ST), Kakà (Inzaghi dal 29 ST), Shevchenko, Gilardino.

Il tema tattico: l'Undici dei Sogni vs l'undici dei viola. Carlo Ancelotti è fermo all'Ottomaggio, è il suo giorno della marmotta. Ha undici nomi in testa: sono i più forti e sono i più belli. Toccano il pallone di fino e quando girano all'unisono, i virtuosismi diventano sinfonia. Eccoli allineati, come un mazzetto di figurine Panini. Da Dida a Gila: sono tutti in campo, non occorre pretattica. Fatta salva la fisiologica alternanza Stam-Cafu nel ruolo di laterale destro, quindici giorni fa lui li aveva immaginati così. E poco conta che le Nazionali gli abbiano restituito, come di norma, sacchi vuoti di energie fisiche e nervose. Pirlo torna fantasma impalpabile, il Sindaco non ringhia ma grufola sulla mediana: e con ciò ne avremmo abbastanza per dire che il centrocampo è viola, laddove l'ottimo e onesto Prandelli aggiunge un uomo (il talentino atalantino Montolivo) per rinunciare a una punta. Stesso tema tattico di Genova (là fu Zauli per Flachi) e analogo esito. Da subito, la trequarti è terra di conquista: subiamo due ripartenze a freddo, col settore di destra pericolosamente aperto (Jappone è fuori giri): rimedia la coppia d'assi al centro. Dieci minuti e siamo in corto circuito sul primo calcio da fermo. Senza spinta sulle fasce (a sinistra Sergio ha poca gamba, dall'altro lato non se ne parla nemmeno), la manovra è retta ora e sempre dallo Zionero: ma porta i guanti neri, segno che è infastidito dal clima. Non pervenuto Kakà, le uniche note liete vengono dalla linea d'offesa: rientra Sheva dopo giorni trentuno, e fa splendida coppia con il Gila più concreto della stagione. In sofferenza il Balon d'Or (forzato da subito a 90 minuti ingiustificabili), l'alchimia tecnica e tattica della nuova coppia è esplosiva, almeno in prospettiva: i due highlight della domenica li confezionano loro in finissimo fraseggio, uno per tempo e senza fortuna nella conclusione. Il Gila punisce, però, sul primo e ultimo tocco magico di Sergio. Ne mette due ma, come contro Udine, gliene cancellano uno (pesante): farebbero 10 in dieci turni... e ho già detto in passato. Con ciò, mettiamo la Fiorentina in soggezione per almeno un'ora: raccolta in trenta metri, a difendere. Ma ci puniscono (come a Marassi) gli episodi: subiamo tre tiri nello specchio e tre gol (là furono due e due gol). I colpi mortali li inferisce, peraltro, la coppia arbitrale: in quel momento, come altrove, invece di ruggire mugoliamo e dalla panchina arriva un harakiri, con Seedorf ereticamente escluso per Rui Costa. Imbarazzante il quarto d'ora finale a tre punte, di cui non ricordo precedenti su questa sponda del Naviglio...

Gli episodi chiave: odore acre di Juventinove... 45 minuti per eliminare dal campo il Bambino d'Oro: questa volta non occorre un mastino alla Poulsen o alla Simons, basta un anonimo Rodomonti da Roma. Scientifica la sequenza degli interventi nella prima mezzora. Su una copertura difensiva, palleggio e carambola fortuita sul braccio: punizione e gol. Sulla fascia, contrasto a spallate con Brocchi: fallo e cartellino giallo da urlo. Infine, fuga (l'unica) nella corsia centrale con intervento in scivolata subìto da tergo, caduta e fischio contro per fallo di mano! Un'apoteosi, suggellata da una spinta sulla schiena del Gila al limite dell'area: tutto regolare, nel finale in crescendo rossonero che poteva cambiare il corso della gara. Dopo l'intervallo, il fischietto cede le redini dell'incontro allo sbandieratore di linea, che fissa il risultato finale. In area viola, Sheva gioca di tacco con spalle alla porta: Brocchi si adagia all'indietro e con il braccio aperto intercetta il pallone a terra. Copelli ha la prospettiva migliore, da pochi metri, ma non segnala a Rodomonti (verosimilmente coperto dalla mischia). Segnala, di converso - e questo è il capolavoro della giornata - un fallo del Gila sul volo d'angelo spettacolare che inchioderebbe il pari a due. Per onore di cronaca: Dainelli tiene a distanza il nostro con il braccio destro teso, Gilardino con il sinistro si divincola e scivola, perdendo l'appoggio: qui si regge alla spalla del difensore (che cade su se stesso) e coglie lo slancio per il tuffo vincente. Non fossero stati tollerati contatti analoghi del corazziere Toni sul capitano, se ne potrebbe anche parlare... infatti Rodomonti aveva convalidato, né avevano protestato difensori e portiere. Coerenza zero. Si riprende e Toni mette il 3 a 1 finale, come si conviene. Prova della malafede arbitrale è l'episodio in area Milan nei minuti successivi: mani solare di Nesta, la giacchetta nera a cinque metri lascia proseguire. Ciò detto dei gol che ci hanno impedito di realizzare. Dei gol subiti (i due rilevanti) va rimarcata un'amnesia imperdonabile sul primo: se marchiamo a zona i calci da fermo, Toni lo deve prendere Sergio e non Paolo. Non è un difensore, e lo conferma al secondo 32 della ripresa: scivola Rino in interdizione sulla trequarti, parte un cross senza pretese a centro area, scivola Nesta sul piede d'appoggio in rinvio: la palla sfiora il tacco e fila sul piede di Jorgensen (posizione dubbia?) che fredda Dida, in splendida solitudine. Domenica no. E lo conferma lo stiramento di Cafu, a tempo scaduto: con Stam squalificato, si andrà a Istanbul con la destra scoperta.

La tribuna di Steve: il sofferto silenzio dei parvenu. "Questo non è più calcio... mi dispiace per chi crede ancora che il calcio sia una cosa seria: la logica è che dovevamo perdere il campionato". Gianni Rivera, 12 marzo 1972. Parlavamo così trent'anni fa, perché la storia del pallone in Italia non è mai stata diversa da oggi. Non si vince il tricolore nelle annate
in cui Piazza Crimea esprime una squadra competitiva. Dura Lex. Un anno fa, di questi stessi tempi, la medesima sceneggiatura: Juve in calo, Milan in crescita. Ad un turno dallo scontro diretto, occorreva salvaguardare il divario di 4 punti: e fu il capolavoro di Pieri a Bologna. A Torino, la direzione epocale di Bertini. Più avanti vennero Olimpico e Bentegodi sul fronte bianconero; per noi venne Bologna (a San Siro), poi Siena e il tripudio di maggio, entrambi griffati Collina. Quast'anno ho parlato in tempi non sospetti, ovvero dopo una tripla e una cinquina. Implacabile, la Legge. Avvicinarsi pericolosamente alla capolista equivale a incappare in quelle sfortunate sviste arbitrali... Oggi come trent'anni fa sul campo di Cagliari. Sabato all'Olimpico occorreva un lavoretto pulito, come per Roma-Juve della passata edizione: nulla di così clamoroso, è stato sufficiente chiudere gli occhi su una cintura di Cannavaro a Montella (sullo 0-0) e lasciare correre il fenomeno slavosvedese a gomiti alti (toh) per chiudere il conto. Il resto del copione lo recitano avversari mediocri o compiacenti e scribacchini o strilloni zelanti. Così accade di leggere di un Milan "schiantato" dalla Fiorentina e di un Toni "stratosferico": per inciso, ne ha viste due in 90 minuti, azzerato per il resto da Nesta&Maldini. Bravo a toccarle di testa, ma per decenza non sfiorate il Gila! Inghiottiamo fiele, siamo avvezzi: questo è il calcio da divulgazione per il pubblico bue del brogiess' de lluneddì. Ma c'è un limite alla sopportazione. Che la Televisione di Stato incoroni Copelli come un collaboratore "di personalità" per le iniziative che ha preso e non preso è un po' oltre il buon gusto. Oggi come trent'anni fa, quando su Mamma(santissima) Rai la domenica sportiva era quella che decideva di raccontare Carlo Sassi. Ai tempi avevamo un capitano di classe e carisma: il Gianni ci metteva faccia, opere (d'arte) e parole. E portava a casa quattro mesi di squalifica, se necessario: stagioni concluse a marzo, con buona pace di Barbaresco e Michelotti. Perciò lo chiamavamo "la Bandiera Rossonera". Oggi abbiamo solo omissioni, parole garbate del nostro capitano tumefatto ed il solito "sofferto silenzio" della dirigenza: mi obbliga la mia posizione di Presidente di Lega... oh, so politically correct. Congratulazioni Galliani. Resti ben saldo alla sua Poltrona, seduto al convivio dei Grandi, e si compiaccia della sua scalata al Potere. Arrossisca anche, quando arrivano schiaffi in volto, ma poi taccia e raccolga le briciole. Se ne lascia la Vecchia Signora.

No, questo non è più calcio. Questo non è più Milan. Quelle non sono più le nostre Bandiere.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Sì, condivido tutto, specie la grama affermazione finale...
Ma forse la difesa andrebbe adeguata a gennaio, e qualche stimolo in più dalla dirigenza impegnata solo in beghe politiche e di potere si potrebbe avere. Chi parla di due Milan, o di Milan dai due volti non ha torto!

TheSteve ha detto...

E intanto la scalata continua...

GALLIANI PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE 'COMPETIZIONI' DELLA FIFA 22/11/2005 MILANO - A metà settembre a Marrachek il consiglio esecutivo della Fifa ha istituito una 'Task force' del grande calcio di cui fanno parte i club, le leghe e le federazioni. All'interno sono state create tre commissioni: 'commisione politica', 'commissione finanziaria' e 'commissione delle competizioni'. Da qualche giorno Adriano Galliani è diventato il presidente della 'commissione delle competizioni', il vice presidente è Michel Platini e tra i membri ci sono Pierluigi Collina, Arsene Wenger, Lucio Cesar Menotti ed Emilio Butragueno.

Anonimo ha detto...

Confemo quanto hai scritto... soprattutto su una decisione al limite dell'irresponsabile nel far partire sheva all'inizio dopo 31 giorni di stop... e soprattutto con una coppia a disposizione come Gilardino (che sta iniziando a girare a mille e adrenalina Inzaghi)... la sostituzione di seedorf...speriamo voluta per salvaguardare il giocatore per stasera... e un Kakà veramente impalpabile.

Ho una proposta: mettere Riccardo verso metà secondo tempo...quando lui corre come una gazzella... e gli altri faticano?

Fare qualche lancio in più in avanti per saltare un centrocampo a 5 seduto al limite dell'aria viola?

Airnelson