22 settembre, 2006

IL PETROLIERE ONESTO

I Moratti producono elettricità a partire dagli scarti della lavorazione del petrolio. Per legge sono una fonte rinnovabile di energia, che lo Stato sovvenziona con i nostri soldi. Ecco come trasformare un rifiuto speciale in un ottimo affare.

[AltraEconomia.it] I soldi per comprare i giocatori dell'Inter Massimo Moratti li prende da qui, da questo piccolo paese sulle coste sarde. Ma non sentitevi esclusi: anche voi contribuite a investire sulla squadra. Ogni volta che pagate la bolletta della luce. Sarroch è in provincia di Cagliari. Vi sorge lo stabilimento di raffinazione della Saras, la società di famiglia dei petrolieri Moratti, fondata nel 1962 da papà Angelo (già presidente dell'Inter). Dal satellite si vede che l'impianto è di gran lunga più vasto dell'agglomerato urbano. È sulla costa, per permettere l'attracco delle petroliere: un quarto del petrolio trasportato via nave nel mondo passa di qua, dal mare della Sardegna. È la più grande raffineria di petrolio del Mediterraneo per capacità produttiva: 15 milioni di tonnellate l'anno di petrolio grezzo trattato, che per la maggior parte viene da Libia e Mare del Nord. Tra i clienti Shell, Repsol, Total, Eni, Q8, Tamoil.

I conti di Saras sono ottimi: 5,5 miliardi di euro di ricavi nel 2005, un bel più 48% rispetto al 2004, e utili per 332 milioni (ancora: più 47% sul 2004). E nei primi mesi del 2006 le cose marciano anche meglio, con risultati netti che raddoppiano rispetto allo stesso periodo del 2005. Saras dà lavoro a 1.600 persone. Ma il vero gioiello dell'azienda sta nell'angolo sudorientale dell'impianto: è la centrale elettrica Sarlux. La Sarlux è una società posseduta al 100% da Saras. La centrale produce energia elettrica bruciando gli scarti di lavorazione che la Saras produce raffinando il petrolio. Questo scarto si chiama tar, detto anche "olio combustibile pesante", una pece semi solida che potrebbe essere utilizzata per fare bitume, e che per essere bruciata viene gassificata e irrorata di ossigeno. È un combustibile altamente inquinante, molto più del metano di solito utilizzato nelle centrali elettriche. L'impianto brucia 150 tonnellate di tar l'ora. Oltre a CO2, ossidi di azoto ed emissioni varie, a fine anno la combustione lascia in dote 1.400 tonnellate di scarti tra zolfo e concentrati di metalli, come il vanadio e il nichel.

L'energia prodotta dalla centrale Sarlux viene tutta comprata da un ente pubblico, il Gestore del sistema elettrico (Grtn), che la paga il doppio di quanto varrebbe sul mercato. Questo accade perché per la legge italiana l'impianto Sarlux è un impianto "assimilato" alle fonti rinnovabili, e per tanto va incentivato come queste ultime. Come sia possibile che una centrale che brucia scarti della lavorazione del petrolio sia pagata come fosse un impianto a energia solare lo dobbiamo al famigerato provvedimento Cip6 (comitato interministeriale prezzi) del 1992. All'epoca il governo decise di agevolare la costruzione di impianti rinnovabili garantendo di comperare (attraverso Enel) elettricità a un prezzo più alto, il doppio e in alcuni casi il triplo, e destinando alla collettività, attraverso le bollette, l'onere del sostentamento dell'energia pulita. Ma poi allargò questa opportunità anche a un numero limitato di altre centrali che utilizzavano fonti che definì "assimilate"e che di rinnovabile non avevano nulla: per la precisione gas, carbone, tar, rifiuti.

Da allora gli italiani pagano anche il 10% in più in bolletta pensando di contribuire alla diffusione di energia pulita. Invece l'0% di quei contributi finisce a impianti come quello dei Moratti. Per il 2005 parliamo di un totale di oltre 3,1 miliardi di euro (erano 2,3 miliardi nel 2004). Oggi il meccanismo Cip6 è stato superato da quello dei certificati verdi nato nel 1999, che non prevede fonti "assimilate", ma le convenzioni stipulate nel passato sono ancora per la maggior parte attive. Sarlux non è l'unica a trarre vantaggio da questa situazione. L'elenco dei beneficiari non è pubblico, ma sappiamo che metà della torta Cip6 finisce a Edison, che appartiene ai francesi della Edf. Anche altri petrolieri, come i Garrone di Erg o i Brachetti Peretti di Api godono delle incentivazioni con impianti simili, che producono cioè elettricità bruciando scarti della lavorazione del petrolio.

Ma l'impianto dei Moratti ha qualche particolarità interessante: la prima, è che è uno dei più grandi, con i suoi 575 megawatt di potenza e 4 miliardi di kilowattora prodotti l'anno. La seconda particolarità è che è tra gli ultimi ad aver avuto accesso agli incentivi, visto che la convenzione è partita l'8 gennaio 2001. Tra l'altro la convenzione di Sarlux dura 20 anni, cinque in più rispetto a quanto stabilito dal provvedimento Cip6. Stando alle analisi della società, il prestito di oltre un miliardo di euro stipulato nel 1996 con Banca Intesa e Banca Europea per gli investimenti per costruire l'impianto dovrebbe essere ammortizzato entro il 2011. Poi saranno dieci anni di guadagno netto. Un paradosso ulteriore è che più cresce il prezzo del petrolio, lo stesso che i Moratti vendono pochi metri più in là, maggiore è il contributo che lo Stato riconosce all'impianto Sarlux in quanto fonte "assimilata" alle rinnovabili. Sarlux è strategica per i Moratti, tanto che anche nella fase di approvvigionamento del petrolio grezzo si tiene conto delle esigenze della centrale. È vero, rispetto al fatturato del gruppo i ricavi equivalgono solo a un decimo, ma gli utili di Saras sono per oltre il 36% riconducibili alla centrale elettrica (122 milioni di euro su 332). Senza gli incentivi produrre elettricità costerebbe moltissimo, molto più di quanto si guadagnerebbe vendendola (solo per l'ossigeno impiegato per la combustione Sarlux spende 50 milioni di euro l'anno). E se non vengono bruciati, gli scarti di lavorazione si tramutano, da fonte di guadagno, in un costo, perché sono rifiuti speciali e vanno smaltiti adeguatamente.

A maggio Massimo e Gian Marco Moratti, rispettivamente amministratore delegato e presidente di Saras, hanno messo in vendita le azioni della società che detenevano a titolo personale, facendo sbarcare l'azienda in Borsa. Oggi il 40% di Saras è in mano al mercato. I fratelli avranno comunque il controllo dell'azienda attraverso la finanziaria di famiglia Angelo Moratti s.a.p.a., che mantiene il 60% delle azioni. La vendita di azioni ha fruttato ai fratelli poco meno di un miliardo di euro ciascuno. Immaginiamo che parte di questi soldi verranno investiti su qualche buon giocatore. Le azioni, vendute a 6 euro l'una, per lotti minimi di 600 azioni, sono andate a ruba. Il giorno dopo il debutto a piazza Affari, però, il titolo è crollato del 10%. A fine luglio chi ha investito in Saras perdeva il 20% (un'azione era quotata 4,8 euro). Per gli 80 mila investitori che hanno creduto in Saras non resta che sperare nel campionato.

1 commento:

TheSteve ha detto...

1 Dicembre 2006, RESET Inceneritori!

Il 10 aprile al dipendente Romano Prodi fu chiesta l'abolizione dei finanziamenti agli inceneritori di rifiuti ed alle centrali a fonti fossili (carbone, olio combustibile, scarti della lavorazione petrolifera) tramite le nostre bollette Enel (voce A3). Questi impianti sono considerati, solo in Italia, fonti d'energia rinnovabile ed assimilate e hanno un contributo che dovrebbe andare alle vere rinnovabili: sole, vento, acqua. Nonostante l'Unione Europea lo vieti e sull'Italia vi sia una procedura d'infrazione.
Va ricordato al dipendente Prodi che il suo commissario all'Energia Loyola De Palacio affermò il 20.11.2003 che "la frazione non biodegradabile dei rifiuti non può essere considerata fonte di energia rinnovabile".
I finanziamenti vanno ai soliti noti. Alle multiutilities con inceneritori, all'Api con le sue centrali a Falconara e poi Edison, EniPower, Enel etc. Bruciando gli scarti delle lavorazioni petrolifere a Sarroch (Cagliari) e Priolo Gargallo (Siracusa), Moratti e Garrone si pagano le campagne acquisti di Inter e Sampdoria anche con le bollette della luce di milanisti e genoani. Dov'è la calcio condicio?
Leggete l'elenco di chi ha goduto dei finanziamenti Cip6 nel 2006 e dal sito ufficiale dell'Authority dell?Energia i consuntivi del 2003-2004 con le quote percentuali delle prime 10 società che si sono accaparrate contributi per fonti assimilate e false rinnovabili: troviamo: Asm Brescia, la multinazionale Fooster&Wheeler (che costruisce inceneritori tra le altre cose), Sarlux (petrolio, famiglia Moratti) Erg (petrolio, famiglia Garrone), Edison (gassificatori), ApiEnergia? (petrolio) Parliamo di un giro di finanziamenti pari a 3,1 miliardi di euro nel 2005 (2,4 miliardi nel 2004). Oltre ai Cip6 c'è la nuova frontiera i... "Certificati Verdi" ed a goderne sono sempre loro. Con i nostri soldi.
Tutto avviene alla faccia delle vere rinnovabili che ricevono solo una minima parte dei fondi.
Queste macchine da tumori stanno in piedi perché le finanziamo noi con un meccanismo illegale per la stessa Unione Europea. Le finanziamo con la bolletta della luce. Paghiamo rinnovabili e creiamo tumorifici.
Gli investitori della Borsa vogliono sempre più inceneritori, gassificatori, centrali a carbone "pulito". Naturalmente e solo grazie ai finanziamenti pubblici e coatti.
Ci prenotano l'aldilà anticipato per tutti ed intanto se la godono facendo i capitalisti con i nostri soldi.
In Parlamento c'è chi sta provando ad abolire questo meccanismo "drogato" dei Cip6-Certificati Verdi, ma la lobby trasversale resiste. Da AN ai DS passando per Forza Italia, Margherita, Rosa nel Pugno, Udc.

da: www.beppegrillo.it