04 novembre, 2006

POUR PARLER

La farsa di Calciopoli si è chiusa ufficialmente con le sentenze della Camera di Conciliazione e Arbitrato Coni. Si è chiusa un venerdì sera, con splendido tempismo: ovvero, ventiquattr'ore prima del Derby con gli Onesti. Uno si domanda, ma perché un venerdì sera? Lo definirei un cameo d'autore, l'ultimo colpo di teatro concepito dagli Sceneggiatori del più grande reality show che il mondo dello spettacolo abbia messo in scena (ad oggi) sul tema. Altro che «Campioni», il Cervia, la D'Amico... Davvero Calciopoli non è stato mai - ma neppure per un giorno - un processo di giustizia sportiva! Sin dall'Atto Primo. Il giorno in cui le cartelle dell'inchiesta "Off-side" dalle Procure di Napoli e Torino finirono sui tavoli delle redazioni giornalistiche (e di lì, sui proverbiali banconi dei gelati del «Camillo» di Christian Rocca), Calciopoli - già Moggiopoli, o come vezzosamente ha creduto di riformulare, ex post, il doppiovelo rosa: "Calciocaos" - è stato un grande processo di piazza, celebrato attraverso i media, e per il controllo dei media. Un processo mediatico tout court: bibliografia sufficiente per scrivere un trattato sul valore della verità e la "fabbrica del consenso" secondo Noam Chomsky. Mi sono ampiamente dilungato, in corso d'opera (dalle inchieste di Borrelli ai deferimenti di Sandulli, alle sentenze di Palazzi, alle controsentenze di Ruperto), a documentare il percorso logico che, attraverso linee editoriali concordate dalle principali testate giornalistiche nazionali, ha prodotto il sentimento collettivo che è divenuto infine consenso, presso la giuria popolare del più ampio movimento di piazza poi sfociato in un'autentica Onestopoli: il golpe bianco dello straordinario Commissario Telecom, la pantomima dei Tre Saggi artatamente ispirati dall'Uefa e l'happy-end, già scritto a maggio, dello Scudetto di legno ai Perdenti.

Ma in retrospettiva, ciò che più atterrisce (con un occhio alle sorti prossime del nostro vituperato blasone) è la constatazione inequivocabile che il potente Signore di tutte le Antenne, il più grande comunicatore dell'ultimo trentennio di storia italiana, il self-made man capace di costituire un partito politico dal nulla e salire in un anno al Quirinale con il consenso espresso nelle urne elettorali dal Popolo Italiano - nonché, incidentalmente, il Presidente dell'A.C. Milan - è stato affrontato per l'appunto sul terreno di battaglia della comunicazione (il suo terreno di competenza) e attraverso i media (le sue armi privilegiate): là è stato affrontato, e così è stato demolito. Dai silenzi sdegnosi e ostinati, agli outing pre-elettorali ("a me gli scudetti"), allo stucchevole teorema della persecuzione personale: ogni parola spesa o non spesa dalla dirigenza si è rivelata, con proverbiale regolarità, un passo falso capace di produrre effetti devastanti. Sicché di questo stiamo parlando: del definitivo annientamento di un centro di potere ("grumo" nel lessico radical chic del poliziotto Borrelli). Il centro di potere che, tramite il controllo di una carica istituzionale chiave dell'ordinamento sportivo (la presidenza della Lega Nazionale Professionisti), "rappresenta, su delega specifica rilasciata per ogni singolo contratto e da ogni singola società, le società che partecipano alle competizioni agonistiche ufficiali limitatamente alla cessione per la diffusione sul solo territorio italiano dei diritti televisivi degli highlights in chiaro e in differita dei Campionati di Serie A e di Serie B" (art. 1 del Regolamento L.N.P). Ovvero, distribuisce alle società per azioni del calcio italiano la voce di entrata primaria di bilancio.

La ripartizione dei diritti televisivi è infatti "il tema di attenzione prioritario nel quale trova origine e spiegazione - affermava già in premessa il Capo Ufficio Indagini nella sua relazione - la fitta rete dei rapporti intercorsi tra soggetti a vario titolo partecipanti al mondo del calcio". L'inibizione di Adriano Galliani "a svolgere ogni attività in seno alla F.I.G.C., a ricoprire cariche federali ed a rappresentare le società nell'ambito federale, indipendentemente all'eventuale rapporto di lavoro" (art. 14, Titolo II del c.g.s.) non è stata, pertanto, una sanzione sportiva: ciò di cui il Popolo Rossonero nella sua totalità (fatto salvo lo sdegno di un paio di scribacchini di corte) sarebbe stato grato a Borrelli per i tempi a venire. L'ineffabile Vicario ha preservato infatti le mansioni istituzionali, con il silenzioso beneplacito del Presidente, e perseverato nel produrre danni irreparabili per il Club: tanto a livello d'immagine, affidando le proprie farneticanti esternazioni al maggiordomo Cantamessa, quanto soprattutto di gestione, sperperando le poche risorse messe a disposizione dalla proprietà con operazioni di mercato imbarazzanti (18 milioni di euro più Vogel per Ricardo Oliveira, per dire la più grossa) oltre che deleterie. Ne stiamo raccogliendo i frutti sul campo. L'inibizione di Adriano Galliani ha avuto l'unica evidente valenza del colpo di grazia ai gangli vitali del centro di potere espresso dal Presidente di Lega. Da quel momento, la ripartizione dei diritti televisivi non è più controllata da un dirigente Fininvest e non è più garantita dalla controparte criminosa del patto d'acciaio con la Giovanni Agnelli & C., la cupola di Big Luciano.

L'Ultimo Atto della farsa è dunque lo sconto sostanzioso per tutti i Club penalizzati, tutti meno il Milan! L'Avvocato del Diavolo insorge, si noti bene, non già per difendere gli interessi sportivi di squadra e tifosi (8 punti di handicap nel campionato in corso e 30 in quello passato, con conseguente esclusione dal girone a classifica di Champions League), bensì gli interessi particolari dell'A.D. o forse, sarebbe più corretto dire, del dirigente Fininvest. Emerge uno scenario maleodorante (e tipicamente italiota) di accordi sottobanco fra le controparti legali, coerente tuttavia con i patteggiamenti più o meno espliciti fra dirigenza sabauda del nuovo corso e Federazione (niente ricorso al Tar in cambio "della Serie B con una congrua penalizzazione in punti"). Ancora una volta, il nostro antennista brianzolo viene sorpreso con le dita nel barattolo della marmellata: disonesto quanto gli altri, solo un po' più pirla, dal momento che a giugno tenta di barattare un tornaconto personale (a danno del Milan) per raccogliere a novembre le beffe di Rossi e Borrelli. Così recita oggi lo splendido neo Commissario Pancalli: «Prima di affrontare la conciliazione ho sentito telefonicamente il professor Nicoletti, che mi ha negato l'esistenza di un'intesa con Galliani. L'allora vice commissario mi ha spiegato che si trattava soltanto di un pour parler. Così, per rispettare una linea di coerenza, abbiamo deciso di non conciliare e di mandare tutto all'arbitrato». In buona sostanza, non esistevano accordi scritti né formali, ma un "gentleman agreement" (per l'appunto...) in base al quale l'A.C. Milan accettava di mantenere un profilo basso difronte ai media, per ricevere in cambio dalla Camera di Conciliazione uno sconto sulla squalifica di nove mesi a Galliani (che scadrà il 14 aprile 2007) e non sui punti di penalizzazione alla squadra: in questo modo, dal primo di gennaio, il nostro disinibito Vicario avrebbe potuto fare la sua trionfale rentrèe in Lega, e ricominciare a spartire le fette della torta delle televisioni.

6 commenti:

TheSteve ha detto...

NO COMMENT, 02/11/2006

"La decisione della Camera di Conciliazione e di Arbitrato del CONI non merita alcun commento da parte dell'A.C.Milan".

da: www.acmilan.com

Anonimo ha detto...

GALLIANI E QUEL PATTO SALTATO, ECCO PERCHE'... 12/11/2006

"Galliani? Non rispetta le regole": questo ha detto Francesco Saverio Borrelli in un'intervista a Radio Capital, anticipata da La Repubblica. E questo era quello che temevano anche Guido Rossi e il suo braccio destro Paolo Nicoletti quando l'estate scorsa tentarono un accordo con l'amministratore delegato del Milan. Rossi e Nicoletti erano partiti da un concetto semplice: le inibizioni nel calcio non servono a nulla e non spaventano nessuno. Tanto che presidenti, ad, direttori generali squalificati continuano a fare quasi quello che facevano prima (magari di nascosto, vero Moggi?). Per questo Rossi e c. avevano preparato un decalogo scritto, da fare firmare a Galliani. In cambio di uno sconto di pena (che l'arbitrato gli avrebbe dovuto portare al 31 dicembre prossimo), l'ad del Milan si impegnava a non rilasciare più dichiarazioni, a non partecipare a riunioni nemmeno carbonare, a non fare mercato, ecc. Se avesse sgarrato, avrebbe scontato sino all'ultimo giorno (17 aprile 2007) la sua squalifica. L'accordo poi non fu sottoscritto, forse perché Galliani andò in Spagna con Braida a trattare Oliveira. E ora il n.2 del Milan ha fatto fuoco e fiamme, ha accusato Luca Pancalli e soprattutto si comporta come se non fosse inibito: vedi riunione al "Gallia" con gli altri presidenti. Cosa che è stata fatta notare da Borrelli. Ma adesso Galliani potrebbe essere deferito? Rossi e Nicoletti volevano tentare un accordo anche con Diego Della Valle: la sua squalifica sarebbe stata ridotta a 18 mesi. Poi anche per lui è saltato tutto.

da: www.repubblica.it

Anonimo ha detto...

DIRITTI TV: IL MILAN CI RIMETTE 40 MILIONI, ma la Melandri contesta i dati di Galliani.

(10 dicembre 2006) "Quaranta milioni di euro in meno", secondo Adriano Galliani. "Soltanto una decina", secondo gli esperti del ministero dello sport. Si tratta dei soldi che il Milan andrebbe a prendere, in meno appunto, quando sarà completata la riforma sui diritti tv. Sempre che, ovviamente, il Milan rimanga ai vertici della classifica. L'ad rossonero ha fatto i suoi calcoli: dal suo bilancio dovrebbe togliere dai 30 a 40 milioni di euro, che finirebbero nelle casse dei club medio-piccoli. Sbagliato, sostengono i consulenti del ministro Giovanna Melandri: le loro proiezioni prevedono che un club come quello rossonero (e lo stesso la Juventus), darebbe in mutualità circa una decina di milioni in più. Ma di sicuro ci sarà battaglia forte all'interno della Lega Calcio per stabilire i nuovi criteri di ripartizione, il bacino d'utenza, i meriti sportivi, ecc. Ma se non ce la fanno, allora interverrebbe il governo.

Sono i diritti tv d'altronde che tengono in piedi il Circo del pallone: secondo alcuni calcoli per la prossima stagione ammonterebbe esattamente a 888.999.034 euro (di cui la parte prevalente, 739 milioni, dal criptato): i club si augurano di arrivare a quota 1.000 milioni nel 2010, ed è anche possibile con le nuove tecnologie (telefonini, internet, Dvbh, ecc.). Di sicuro una quota di questi diritti, almeno il 5%, dovrà andare "obbligatoriamente ai settori giovanile e ai vivai del territorio" (parole della Melandri). Il disegno di legge n.1496 dovrebbe tornare in discussione alla Camera da martedì prossimo. "In settimana - spiega il ministro- l'aula dovrebbe quindi approvare la prima riforma strutturale che cambia lo scenario del calcio italiano". Poi la riforma passerebbe al Senato: e lì forse avrebbe più problemi ad essere approvata. Intanto, i grossi club, guidati dal Milan, si preparano ad una "partita" durissima.

da: www.repubblica.it

Anonimo ha detto...

LAGA CALCIO, MAI PIU' UN CASO GALLIANI, ma ora è guerra alla Figc.

18/12/2006 - Mai più un altro caso Galliani, guerra aperta alla Federcalcio. Queste le due scelte emerse dall'assemblea della Lega di Milano. E' stato approvato il nuovo regolamento che prevede appunto l'impossibilità di eleggere un presidente che abbia anche incarichi in società di calcio. Per evitare altri conflitti d'interesse come successe con Galliani.

Secondo Antonio Matarrese, questo è "un regolamento rivoluzionario che porterà la Lega a voltare pagina". Nella riunione di oggi è emersa anche una netta opposizione al nuovo statuto della Figc: "Non lo voteremo o ci asterremo - ha spiegato il presidente del Cagliari Massimo Cellino - perché è uno statuto fuori dal tempo".

Alla Lega Calcio non è piaciuta per nulla la bozza del nuovo statuto della Figc inviata dal commissario straordinario Luca Pancalli e che ora sarà discussa nell'assemblea straordinaria del 22 gennaio. Con il nuovo statuto federale la Lega di Milano potrebbe avere un ruolo fortemente ridotto per quanto riguarda la gestione dei campionati professionistici, dal loro format alla distribuzione delle risorse. Per questo, il presidente Antonio Matarrese chiede che la Figc "sia chiara su quello che vuole fare. Io non voglio aprire scontri con nessuno ma voglio la certezza che la Figc abbia la forza di difendere la Lega".

Secondo Matarrese, infatti, con il nuovo statuto la Figc stessa cederebbe parte del suo potere al Coni, "e quindi alla politica che ha fatto una invasione nel mondo calcistico e nel Coni". E ora che succederà? Un bel problema: il Coni potrebbe decidere di prorogare il commissariamento di Pancalli, che scadrà a fine febbraio. Certo è uno scontro durissimo perché se la Lega trova un accordo al suo interno, ora apre un fronte caldissimo con la Figc. Dovrà intervenire il presidente del Coni Gianni Petrucci.

da: www.repubblica.it

Anonimo ha detto...

DIRITTI TV, ALLA CAMERA DAL 15 GENNAIO

18/12/2996 - Superato lo scoglio della Finanziaria, il governo punterà nel 2007 a varare subito la nuova legge sui diritti tv (collettivi) nel calcio. Se tutto va come nelle previsioni, dovrebbe andare alla Camera il 15 gennaio: ha ottime probabilità di passare indenne, qualche problema in più al Senato. Ma la Melandri è sicura che alla fine la legge porterà grossi benefici al mondo del pallone. "Ci sarà più equilibrio". Toccherà però alla Lega di Milano mettersi d'accordo sulle nuove ripartizioni (50% uguale per tutti, il rimanente diviso in base al bacino d'utenza e i risultati sportivi).

da: www.repubblica.it

Anonimo ha detto...

BORRELLI VUOL VEDERCI CHIARO, GLI INIBITI RISPETTANO LE REGOLE?
Altro capitolo dello scontro Galliani-Borrelli, l'ex capo del pool di Mani Pulite è intenzionato ad aprire un fascicolo per accertare se gli inibiti abbiano rispettato il regolamento che gli impedisce di scendere negli spogliatoi e di rappresentare ufficialmente la società di appartenenza. Una regola sistematicamente elusa.

Roma, 14 novembre 2006 - Borrelli contro Galliani, il duello continua senza esclusione di colpi. All'ordine del giorno della prossima riunione dell'Ufficio Indagini Federcalcio, presieduto dall'ex capo del pool Mani Pulite, ci sarà l'apertura di un'inchiesta sul comportamento dei dirigenti inibiti in seguito ai processi sportivi di Calciopoli.

Fra i personaggi eccellenti c'è Adriano Galliani, vicepresidente vicario e amministratore delegato del Milan, inibito sino al 14 aprile 2007, protagonista di un durissimo scontro verbale con Borelli. Questi, in un'intervista rilasciata a Radio Capital, aveva puntato il dito contro il rossonero affermando che in Italia non vige il rispetto delle regole, ma la loro elusoine.

Evidente il riferimento alla condotta di Galliani e alla riunione "informale" cui lo stesso aveva partecipato la settimana scorsa in un grande albergo di Milano per discutere di diritti tv assieme ad alcuni presidenti di A e B. Galliani aveva replicato accostando Borrelli al famigerato Laurenti Beria, capo della polizia segreta stalinista, poi fucilato.

Oggi la notizia dell'apertura dell'inchiesta che intende accertare se gli inibiti abbiano rispettato il regolamento che, peraltro, è alquanto tollerante impedendo soltanto ai sanzionati di scendere negli spogliatoi e di rappresentare ufficialmente la società di appartenenza. Una regola sistematicamente elusa.

da: quotidiano.net