Sotto l'albero di Natale vorrei lasciare una letterina al Presidente...
Silvio Berlusconi ci ha regalato gli anni più belli della nostra vita da Rossoneri, principalmente perché ha saputo immaginare un Calcio - in senso lato - differente da quello che era stato, da sempre. E perché ha avuto la forza (la capacità imprenditoriale, il talento, la passione) per trasformare il suo sogno in realtà.
La storia del pallone, in questo paese, va raccontata distinguendo due epoche facilmente riconducibili: Prima e Dopo Silvio. Con buona pace del Perdente Onesto, dello straordinario Commissario Telecom e del fido Poliziotto Borrelli. Ma dopo i fasti del ventennio romantico, oggi ci troviamo nel clou del più lugubre decadentismo. Appare ormai evidente che il grande limite di Berlusconi (e del berlusconismo che ne discende, drammaticamente impersonato dal Vicario disinibito e dalla sua corte dei miracoli) sia stato quello di affezionarsi a se stesso, alle proprie idee che furono vincenti, al proprio passato glorioso. E di supporre che le stesse idee - non più innovative - debbano continuare ad essere vincenti. E che il futuro riprodurrà all'infinito i risultati del passato, all'unica condizione di conservare lo stato delle cose nel presente, reiterando ad oltranza le medesime scelte.
Quella rossonera, tristemente, è oggi una dirigenza che ha smarrito la forza devastante dell'immaginazione e dell'innovazione: ciò che ha reso il Milan di Berlusconi, a cominciare da Sacchi e proseguendo con Capello - non dimenticando l'eredità tecnica, tattica e umana inconfondibile del Barone Liddas - un unicum tanto splendido quanto, forse, irripetibile.
Silvio deviò per sempre il corso naturale della storia il giorno in cui prescelse il Profeta di Fusignano. E dopo Arrigo inventò Don Fabio, già allevato dirigente alla scuola della polisportiva Mediolanum (altro progetto rivoluzionario, che purtroppo non ha avuto seguito né trovato emulazione). Sarà un fatto fisiologico: gli anni passano per tutti, la terzà età è fatalmente conservativa più che evolutiva... Fatto sta che da alcuni anni, il nostro Presidente sembra impegnato a contare i trofei messi in bacheca e a ricontare le schede elettorali, più che a sviluppare il progetto Milan. Il suo progetto, la nostra fede incrollabile.
Domando: dobbiamo essere condannati ad affondare con la nave ed il suo Comandante? Io ritengo di no. Il Milan non è (solo) un'azienda di Berlusconi. Il Milan esiste prima di Berlusconi ed esisterà dopo di lui. Il Presidente ha guadagnato una pagina di immortalità nella storia del club e conquistato, per sempre, il nostro affetto e la nostra riconoscenza. Ma se oggi non ha più nulla da dire (se non pronunciare, fuori contesto, proclami che assomigliano a slogan politici e che producono effetti collaterali deleteri) - e ha ben poco da dare - meglio che passi la mano. Per il bene del Milan. «Domani sogneremo altri traguardi, inventeremo altre sfide, cercheremo altre vittorie. Che valgano a realizzare ciò che di buono, di forte, di vero c'è in noi, in tutti noi che abbiamo avuto questa avventura di intrecciare la nostra vita a un sogno che si chiama Milan» (Silvio Berlusconi, 24 marzo 1986).
Grazie di cuore, Babbo Silvio.
Ora abbiamo bisogno di ricominciare a sognare.
E sempre, FORZA IL VECCHIO CUORE ROSSONERO!
24 dicembre, 2006
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2 commenti:
Questa fotografia non ha margini sfuocati.E'la realtà amara e vera.La condizione esistenziale della terza età è chiudersi nei propri ricordi,specie se belli,e ritenerli irripetibili,perfetti, immodificabili perchè la macchina del tempo non conosce la retromarcia, La parabola umana di Berlusconi, per quanto sia vitale e fantasioso l'uomo, non si discosta da quella di un bancario travettone. Forse se non fosse distratto dalla politica potrebbe spendere le ultime energie nel calcio. Ma tant'è e dobbiamo accontentarci della stanca ripetizione di una sceneggiatura in altri tempi dirrompente. E dobbiamo tenerci le figurine ingiallite, come i denti di Galliani, della dirigenza baldanzosa di allora. Compreso il Testone che è un cammeo di quel sogno, un sopravvissuto della cultura di gruppo. La sfortuna è che con Silvio la famiglia Berlusconi ha finito di dare al calcio ed al Milan.Accontentiamoci dei nostri tramonti che nella loro squassante fuggevolezza possono essere meravigliosi sebbene sempre il preludio dell'ombra.
danielone
Riportiamo qui di seguito le dichiarazioni di Silvio Berlusconi rilasciate a Milan Channel dopo Milan-Juventus.
E' stato un buon inizio di 2007, un'amichevole che però metteva di fronte le due formazioni più titolate d'Italia. Si è visto un buon gioco, ottima la presenza di pubblico con 36.000 spettatori. All'inizio sono andato a bordocampo per far vedere alla squadra che c'ero, ho mantenuto il mio impegno!
La squadra è motivata, non c'è aria di crisi. Abbiamo avuto una penalizzazione ingiusta, arbitraggi discutibili e molta sfortuna in campo, oltre ai numerosi infortuni. Anche la squadra migliore dopo una serie di situazioni così non può pretendere grossi risultati. Questa squadra mi ha dato l'onore di essere il presidente che ha vinto di più, in questo ventennio tutti i tifosi rossoneri hanno gioito. Capitano gli anni di pausa, non si può sempre essere ai vertici, ma io conto ancora di trovarmi ai vertici in Champions League in questa stagione.
La preparazione invernale a Malta vede il Milan circondato d'affetto, ma in realtà dovunque vada il Milan lo trova: per il bel gioco e il comportamento. Buffon è stato applaudito, è il più bravo, ci ha fatto vincere il Mondiale, ed è un uomo vero. Tutti sognano un portiere così, è normale. Che l'Inter sia competitiva è una cosa positiva per tutta la città di Milano, lo penso davvero. E' importante che il Milan continui ad essere il Milan, anche durante la campagna acquisti. Non credo che certi nomi letti sulla stampa possano rafforzare questo Milan, che è sempre formato da grandi campioni. Credo che alla fine anche Ricardo Oliveira verrà fuori positivamente.
Da: www.acmilan.com
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