17 gennaio, 2007

IL FALSO NEL BILANCIO ONESTO

[Sports.it] L'Inter rischia grosso. Il club nerazzurro rischia pesanti sanzioni qualora le indagini su Massimo Moratti, patron dell'Inter, avvalorassero l'accusa di falso in bilancio negli anni in cui era diffusa pratica contabile ripianare i debiti e ritoccare i conti con scambi di giocatori a prezzi gonfiati. Insomma plusvalenze inesistenti per coprire i buchi di bilancio. A dirlo è il Corriere della Sera. Ciò che è grave secondo i calcoli della Finanza e della Procura, senza la pratica del doping amministrativo dei bilanci nerazzurri, l’Inter non sarebbe riuscita a rientrare nei parametri previsti e quindi, per regolamento, non avrebbe potuto partecipare al campionato 2004-05, concluso al terzo posto.

Anche Adriano Galliani è indagato per la stessa ragione ma in difesa del Milan c'è il fatto che non sarebbe stato in discussione la partecipazione al campionato. Le due società, intese come persone giuridiche, sono indagate dal pm Carlo Nocerino in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa delle società per reati commessi da propri dirigenti nell’interesse aziendale. Sul fronte si prospettano pesantissime sanzioni pecuniarie nel caso di modelli organizzativi carenti o assenti, e penali, nel caso l'accusa contestata a Moratti e Galliani s'infranga nei brevi termini di prescrizione contemplati dalle norme sul falso in bilancio. Alla fine del campionato 2002-2003, Milan e Inter si scambiarono ben otto giocatori senza che essi giocassero. Le indagini sulla cosmesi dei bilanci indagano sulle plusvalenze generate dalla cessione di giocatori ipervalutati: le plusvalenze, che sono le differenze tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto, venivano inserite nel bilancio, taroccando i risultati veri.

La Procura di Roma ha già chiesto il rinvio a giudizio del presidente della Roma, Franco Sensi, e dell’ex patron della Lazio, Sergio Cragnotti. A Genova si indaga su Galliani, il presidente della Sampdoria, Garrone, e il proprietario del Genoa, Preziosi. A Torino si indaga sulla Juve su ben 41 contratti di calciatori venduti o acquistati dalla Juventus nell’era dell’ex amministratore delegato Antonio Giraudo e di Luciano Moggi.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Io ho già scritto che il carrozzone è pronto a saltare per aria. Non per i falsi in bilancio che sono un modo d'essere delle società calcistiche italiane e fanno un tutt'uno con le leggi spalma debiti oggi ed i mutui federali l'altro ieri per sanare l'indebitamento con le banche che minacciavano di escutere le fidejussioni dei presidenti. In mezzo ci stanno mille gherminelle, le partite vendute nelle ultime giornate per fare tesoreria, i giocatori in leasing, in falsoprestito,gli ingaggi pagati con assegni scoperti e tutto quello che la fantasia truffaldina è riuscita a concepire. Il big bang, come già fu per il pugilato professionistico vent'anni fa , ci sarà quando Sky scoprirà che un evento pinco palla, magari il poker di cui stanno facendo le prove tecniche di trasmissione, fa quadrare meglio il rapporto costi/audience. E poichè Sky non è la Rai e vive per fare utili,toglierà il bocchettone dell'ossigeno ai pallonari.
Questa storia è già scritta e solo i gonzi e gli stipendiati delle curve pensano che tutto durerà all'infinito, sempre più chiassoso, sempre più clamoroso, sempre più falso
danielone

Anonimo ha detto...

La Pravda dello Sport, 18 gennaio

Stamattina quel giornale rosa che si trova sui banconi dei gelati nei bar dello sport va oltre il ridicolo a cui da tempo ci aveva già abituato. Mentre Tuttosport titola "Scandalo Inter", il Corriere dello Sport con buona evidenza titola "Falso in bilancio, Bufera su Moratti", il Corriere della Sera e la Stampa danno notizia che l'irregolarità di iscrizione riguarda anche la stagione scorsa, quella dello scudetto rubato alla Juventus per meriti di onestà, la Pravda diretta da Carlo Verdelli fa questo titolino minuscolo: "Moratti come Galliani".

da: www.ilfoglio.it/camillo

Anonimo ha detto...

Christian Rocca, 18 gennaio 2007

Fuori le procure dal calcio, please. L’abbiamo scritto quando c’è stata l’immonda gogna mediatica di questa estate, quella che voleva far credere che la palla non fosse rotonda, lo ripetiamo adesso che la procura di Milano ha messo sotto inchiesta l’onesto Moratti, ma anche i dirigenti del Milan, con l’accusa di aver falsificato il bilancio delle loro squadre di calcio, attuando uno stratagemma senza il quale non si sarebbero potuti iscrivere al campionato di serie A di due anni fa. Il doping amministrativo non è una novità nel mondo del calcio, vista la volubilità degli asset (i calciatori) delle società sportive. Nel passato altre squadre sono state coinvolte, Roma e Lazio, ma soprattutto la Fiorentina, una società che pochi anni fa è stata cancellata (non per falso in bilancio, ma perché il bilancio non reggeva) fino al Torino che è stato costretto a perdere tutto e poi, grazie al lodo Petrucci, a ripartire dalla B. La squadra di Moratti, tra l’altro, ha avuto problemi di creatività di bilancio già questa estate, insieme col Milan, nel pieno di calciopoli. La Covisoc, ovvero la Consob del calcio, aveva scoperto una vendita fittizia per 158 milioni di euro del marchio Inter a una società controllata dallo stesso club. I controllori avevano chiesto la ricapitalizzazione di 100 milioni di euro, pena la non iscrizione al campionato in corso. La Federcalcio di Guido Rossi, secondo il Sole 24 Ore, ha trovato il modo di fare uno sconto del 60 per cento a Moratti, poco prima di regalargli lo scudetto vinto sul campo dalla Juventus.
Ma oltre a toghe e Savonarola, sarebbe il caso che stessero fuori dai campi di gioco anche i moralisti che poi magari si rivolgono al capo della sicurezza Telecom per far pedinare calciatori, arbitri e dirigenti. Massimo Moratti è già petroliere e ambientalista, oltre che industriale e compagno del subcomandante Marcos, per non dire di Hugo Chávez, ma da patron dell’unica squadra condannata per aver ricettato una patente e falsificato un passaporto di un calciatore, il paradossale titolo di Cavaliere dell’Onestà pare francamente una definizione guadagnata a tavolino.

da: www.ilfoglio.it/camillo

TheSteve ha detto...

Calciopoli, parla il capo dell'ufficio indagini Francesco Saverio Borrelli, 19 gennaio 2007.

ROMA - Qui non finisce più. O almeno così sembra. Ogni settimana, ne salta fuori una. Da Parma il calcio scommesse. Da Milano i bilanci. Da Roma le polemiche arbitrali. Finisce un giro e si ricomincia subito. Da Udine altre scommesse. Da Genova altri bilanci. Da Milano altre polemiche politiche. Il calcio del 2007, "anno uno" del dopo Calciopoli (ammesso che un dopo Calciopoli esista davvero) è in piena e continua emergenza.

Da qualche mese, Francesco Saverio Borrelli, l'ex procuratore di Milano, capo del pool Mani pulite, quest'emergenza la osserva da una postazione privilegiata: l'ufficio indagini della Federcalcio, di cui da giugno è alla guida. Fare un punto sul suo lavoro, oggi, significa fare un check-up complessivo al sistema del calcio, al suo stato di salute.

Dottor Borrelli a che punto siamo della notte?
"Partiamo da una premessa: non posso entrare nello specifico del lavoro del mio ufficio".

Parliamone per linee generali, allora. Partiamo dalla fine. Da Moratti indagato a Milano e dal doping amministrativo. Indagherete?
"Lo abbiamo già fatto. Prima dell'estate abbiamo indagato su Milan e Inter. L'ipotesi era quella di un'ipervalutazione di un calciatore. Abbiamo fatto una relazione, inviata ad agosto al procuratore Palazzi cui adesso spetta una decisione. Per quell'indagine abbiamo ascoltato sia Ghelfi (al tempo amministratore delegato dell'Inter, ndr) sia Galliani".

È lo stesso calciatore al centro dell'indagine milanese?
"Questo non lo sappiamo. Le notizie di Milano sono recentissime e ancora non ci siamo messi in contatto con la procura. Però lo faremo presto. Del resto, proprio sul doping amministrativo, siamo in contatto costante con molte procure italiane. È un punto su cui siamo sempre allerta e su cui siamo intenzionati ad andare a fondo".

Tra i mali del calcio, il doping amministrativo che posto ha?
"È un aspetto sintomatico della disinvoltura con cui vengono gestiti dal punto di vista amministrativo i club. La sopravvalutazione di un calciatore può servire per riportare in pari un bilancio. E questa pratica ha dei riflessi significativi sull'iscrizione al campionato, e quindi sulla sua regolarità".

Cosa rischiano Inter e Milan?
"Non è semplice dirlo ora. Ma non è neanche così importante. Ciò che conta, qui, non è tanto la sanzione in sé, quanto l'opportunità di riaffermare il predominio della legge e delle regole. C'è una funzione simbolica ed esemplare della giustizia che può persino prescindere dall'applicazione delle sanzioni. L'importante è che alla fine venga dichiarato ciò che di scorretto viene fatto. E che questo diventi oggetto di una sanzione quanto meno morale".

Quali sono gli altri fronti ancora aperti?
"Genericamente. C'è la questione della Gea, che è molto grossa e che deve ancora essere conclusa. Ci sono parecchie persone da sentire per vedere se nel recente passato ci siano stati comportamenti che abbiano condizionato il mercato. Se, insomma, è vero quello che ipotizza la procura di Roma: che ci siano state promesse e minacce per influenzare le scelte dei giocatori e delle società. Poi c'è la questione Inter-De Santis".

Quella non era finita in archivio?
"Per la verità siamo in attesa delle carte dalla procura di Milano. Poi c'è l'indagine che ci arriva da Udine sul calcio scommesse, e quella che arriva dalla procura dell'Aia sugli arbitri".

Ancora gli arbitri?
"Sì: una quindicina di direttori di gara che avrebbero avuto comportamenti scorretti"

Arbitri ancora in attività?
"Sì".

E cosa avrebbero fatto?
"Non voglio entrare nello specifico".

Ma l'indagine a che punto è?
"La settimana scorsa abbiamo trasmesso gli atti alla procura federale".

Un bel caos, insomma, e la politica come si comporta di fronte a questo? Lei ha più volte sostenuto che per far funzionare la giustizia sportiva fosse indispensabile eliminare l'istituto dell'arbitrato. E' stato fatto?
"Mi è stato detto che allo stato attuale delle cose non è possibile perché, l'istituto dell'arbitrato è previsto sia dal Coni sia, più in là, dalla Fifa. E questo è un aspetto un po' singolare della giustizia calcistica: qualunque giurista non avvezzo alle cose dello sport guarda con diffidenza a un meccanismo che dopo due gradi di giurisdizione ne prevede un terzo di natura arbitrale. Sarebbe stato meglio, credo, provvedere ad eliminarlo. Però va detto che altre mie richieste sono state recepite".

Quali?
"La fusione di ufficio indagini con la procura federale e la creazione di un comitato di garanzia per la giustizia calcistica a cui spettano le nomine dei giudici sportivi. Specialmente quest'ultima novità è molto importante".

Ha letto il nuovo statuto?
"No. Però ho visto che tutte le componenti del calcio hanno trovato un accordo e questo mi pare importante. Anche Matarrese ha dato l'assenso della Lega... Poi ci sarà il problema delle nomine, ma questo è un altro discorso".

A proposito di Matarrese. Si lamenta perché lei non ha mai voluto parlargli.
"Questo mi stupisce sinceramente. Io e Matarrese non ci siamo mai incrociati, nemmeno per strada. So a malapena come è fatto, perché vedo le sue fotografie sui giornali. E poi va detto che lui non è mai venuto a trovarmi. Io del resto non ero tenuto a fargli visita... Non credo che rientrasse nell'etichetta... Comunque se lo incontrassi, sarei ben lieto di stringergli la mano".

Ultimo argomento: Moggi professore.
"Sono sicuro che i ragazzi di quel liceo si divertiranno. L'Italia è un paese davvero colorito. Detto questo, mi stupiscono un po' i professori. La loro è una sfida alla legalità oltre che un'iniziativa diseducativa, tanto più che si tratta di un personaggio popolare che riesce facilmente a calamitare simpatie e attenzione. Moggi è pur sempre un uomo indagato per associazione a delinquere".

da: www.repubblica.it