25 giugno, 2007

IL BILANCIO ONESTO (segue)

Inter prima anche nei debiti, passivo 2006 di 181 milioni.

[Il Giornale.it] L’Inter avrà finalmente vinto sul campo lo scudetto, ma ci sono altre classifiche, fuori dal rettangolo di gioco, in cui la squadra di Massimo Moratti è ben lontana dalla vetta. Anzi, è addirittura all’ultimo posto fra i club della massima serie. Stiamo parlando della graduatoria stilata dal Sole 24 ore (e pubblicata ieri) sui bilanci consuntivi delle società di calcio iscritte al campionato 2005-2006 (l’ultimo di cui si conoscono le cifre). Il club nerazzurro registra una perdita di 181,5 milioni di euro. Ma è tutta la serie A, con rare eccezioni, a uscire malconcia dall’analisi del quotidiano color salmone. Basti pensare che il buco di gestione del nostro torneo per la stagione 2005-2006 si avvicina ai 380 milioni (contro i 407 del 2004-05), nonostante il giro d’affari sia salito di un buon sette per cento (raggiungendo quota 1400 milioni), rispetto alla stagione precedente. Allo studio del Sole 24 ore mancano, a dir la verità, i rapporti su tre squadre: Sampdoria, Reggina e Messina, che sono state considerate nell’indagine facendo una media delle statistiche raccolte sulle altre 17. Se il bilancio dei blucerchiati sarà presto archiviato nella banca dati Cerved-Infocamere, diverso è il discorso per calabresi e siciliani. Secondo quanto riporta il giornale diretto da Ferruccio de Bortoli, dei consuntivi di Reggina e Messina infatti «non c’è traccia». Il dato finale non subirebbe comunque variazioni rilevanti. Non si scappa, insomma: la serie A è in «rosso».

Chi si salva? Innanzittutto l’Udinese, prima della classe, forte di un utile pari a 6,5 milioni di euro. Poi il Parma, l’Ascoli e il Milan, che grazie alla plusvalenza realizzata con la cessione di Shevchenko al Chelsea (42 milioni) è in attivo per 2,48 milioni (al 31 dicembre 2006). A ruota altri cinque club, fra cui la Lazio del «moralizzatore» Claudio Lotito. In piena zona retrocessione invece Juventus (-36,5 milioni) e Fiorentina (-19,5 milioni, ma al 31 dicembre 2006), mentre la Roma chiude quasi in pareggio, con una perdita di appena 800 mila euro. Il Sole 24 ore però non si è limitato a riportare i numeri, spingendosi a dare un voto alla qualità dei conti di ogni squadra. Qui a primeggiare sarebbe il Livorno, seguito da Empoli, Juventus e Parma. L’Inter conserverebbe il primato negativo.

A incidere pesantemente sui conti delle società sono i costi del personale (741 milioni), pari al 56,6 per cento delle entrate. Ecco spiegate le vulgate da parte di proprietari e dirigenti per abbassare gli stipendi degli addetti ai lavori. Curiose, poi, le cifre che calcolano il costo delle reti segnate in rapporto agli ingaggi pagati da ogni squadra. Anche qui l’Inter recita la parte della più «spendacciona» della serie A. Ogni gol realizzato nel 2005-06 da Adriano e soci è infatti stato pagato dalla famiglia Moratti poco più di due milioni di euro. Al secondo posto la Juventus con circa 1,9 milioni a rete, mentre il terzo gradino del podio è occupato dal Milan con 1,6 milioni. Distanti le altre e comunque tutte sotto il milione a segnatura. A testimoniare come le tre grandi, almeno prima di calciopoli, avessero un tetto sugli ingaggi decisamente superiore a tutte le altre. Il confronto fra il numero dei gol fatti e gli stipendi elargiti premia, però, le piccole società come Empoli (192 mila euro a gioia), Chievo (265 mila) e Ascoli (322 mila). Anche il dato generale è interessante: ogni volta che un pallone gonfia la rete di una porta su un campo del nostro campionato, i patron sborsano in media 850mila euro.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Pensate che ridere.
Cediamo un bomber mondiale per 42 milioni e riusciamo a spenderne 40 per:
a) non risolvere il problema della sostituzione;
b) arricchire con 32 milioni due società spagnole che ci rifilano due scoppiati con ingaggi stratosferici;
c) prendere dalla Lazio la solita "sola" e strapagarla;
d) assicurarsi una minusvalenza per il bilancio 2007-2008 di almeno 20 milioni, qualora si riesca a piazzare Oliveira in Messico o in una neopromossa spagnola.

Date a Galliani la statuina del manager del secolo.

Danielone

Anonimo ha detto...

MINIMIZZIAMO
di Stefano Olivari
21.06.2007

Nell'ultimo caso plusvalenze, che per un pomeriggio ha permesso ai bar di tutta Italia di sfuggire alla noia e a noi smarchettatori di sfuggire al calciomercato, non ha sorpreso nemmeno l'ultimo della curva lo scoprire che i bilanci di buona parte delle società di serie A, dall'Inter in giù, sono tenuti in piedi da artifici contabili ai confini ed oltre i confini della legalità. Bastava leggere i libri e gli articoli di Marco Liguori e di pochi altri giornalisti che non riescono più a vedere partite perché sanno che è tutto finto: tanto per non divagare e andare sugli scambi Inter-Milan invitiamo a leggere quanto scritto quattro mesi fa, http://www.indiscreto.it/indiscreto.nsf/ae8140bf6cc31ac3c12569a300629c7f/8f5d920e81e0c214c1257280004fd55a?OpenDocument , e denunciato già nel 2004. Nel mondo dell'autocitazione, citiamo almeno un professionista serio.

Insomma, era un meccanismo noto a tutti e praticato da tutti i grandi club tranne la Juventus (che per il lifting dei suoi bilanci ha usato compravendite immobiliari), moralmente riprovevole, finanziariamente suicida (alla fine le perdite vengono solo diferite nel tempo e si accumulano, costringendo a ricapitalizzazioni mostruose) e giuridicamente assimilabile al falso in bilancio (questa è proprio l'ipotesi del pubblico ministero). Purtroppo il falso in bilancio, per motivi che con il calcio hanno poco a che vedere, è stato di fatto depenalizzato, ma quello che ci interessa non è conoscere le probabilità di Moratti e Galliani di finire in galera (nessuna) quanto quelle di Inter e Milan di essere penalizzate da un punto di vista sportivo. In particolare dell'Inter, visto che secondo Nocerino il tarocco contabile avrebbe consentito alla società di Moratti di rientrare nei parametri per l'iscrizione alla serie A 2005-2006. Scontato lo schema mediatico, con i milanesi a sostegno dei loro campioni, gli juventini che ancora un po' riabilitano Moggi ed i romani imbarazzati perché fra poco arriva il loro turno.

Scontato il finale, in una giustizia sportiva che da quando ha toccato i grandi club viene gestita un tanto al chilo: il Verona di Garonzi, per una telefonata insinuante al suo ex centravanti Clerici, andò in serie B, esattamente come una società il cui direttore generale ha per dieci anni trattato designatori e arbitri come suoi burattini. Secondo i vecchi schemi di decenza, ancora prima che morali, gli incontri mazzianiani di Della Valle, Meani che organizzava riunioni segrete fra Collina e Galliani nel giorno di chiusura del ristorante, l'Inter che pedinava arbitri sospetti e schierava un giocatore (non importa se inutile e dannoso) con passaporto falso, sarebbero stati da B sparata. E stiamo parlando di reati sportivi, in qualche modo assimilabili a quelli del 'vecchio' calcio. L'impossibilità, per motivi di ordine pubblico, di radiare la Juventus, ha di fatto creato una situazione di impunità generale in cui chiunque ha buon gioco nel piagnisteo genere 'Perché proprio a me?'. Se poi ti chiami Inter ti farai sempre più sentire che se ti chiamassi Chievo. Fin qui la dietrologia, la davantologia invece dice che i bilanci nerazzurri e rossoneri in questione arrivano fino a giugno 2004, e che quindi i termini per la penalizzazione sportiva sono scaduti.

E quindi? L'esercito dei minimizzatori avrà buon gioco, facilmente sul piano penale e prendendosi qualche schizzo di fango su quello sportivo. Con la Juve in A, insieme a Napoli e Genoa, tutti club capaci di portare gente in piazza sono allineati al via e per toccare adesso questi equilibri ci vuole, con tutto il rispetto, qualcosa in più di Abete. Capita di dovere essere radiati e di ritrovarsi dopo un anno in serie A, capita di meritarsi, dal punto di vista etico, la serie B per reati finanziari e di ritrovarsi con lo scudetto sul petto. E' il calcio, la famosa metafora della vita. Si riparte il 25 agosto, dopo qualche triangolare.

da: www.settimanasportiva.it

Anonimo ha detto...

CON TUTTI I SOLDI CHE AVEVA MORATTI
di Cristiano Valli
29.06.2007

Senza entrare nel merito della vicenda plusvalenze, fra quel che emerge nei commenti dei quotidiani, sportivi e non, c'è un aspetto che sconcerta. L'argomentazione dei più, soprattutto fronte Gazzetta dello Sport (che ha ribadito il concetto in ben tre editoriali in una settimana) è la seguente: "Con tutti i soldi che ha Moratti l'iscrizione al campionato non sarebbe stata certo un problema". Il che è sicuramente vero, ma rimane l'affermazione più sfacciata che abbia mai avuto occasione di leggere. Cioè. Spiegatemi meglio. Se un ricco ruba dei soldi "Va tutto bene perché aveva già tanti di quei soldi che figuriamoci se non li avrebbe trovati comunque"? Se un miliardario non paga le tasse "ci mancherebbe anche che sia un
problema, con tutti i soldi che ha le avrebbe potute pagare in qualsiasi momento"? La tesi è in effetti suggestiva e sia chiaro, spesso funziona proprio così. Chi ha soldi e protezioni se la cava meglio di fronte alla legge di chi non li ha. o ne ha di meno. Con buona pace di Gazzoni e del suo Bologna. Ma qui si va oltre. Perché dell'impunità dei ricchi, quando è reale e non letteraria, si sa. Ma quando se ne scrive lo si fa con distacco, riprovazione, se ne parla come di un brutto segnale o un cattivo esempio. Ed invece all'improvviso diventa argomento valido per discolpare un miliardario in euro che ha truccato bilanci che lui stesso ha approvato ricavandone un beneficio illecito. Il tutto nero su bianco, pardon, su rosa. Oibò, sarà che davvero i giornali non li legge più nessuno, ma ci si ferma al titolo...oppure siamo talmente assuefatti al ridicolo che nemmeno l'assurdo in prima pagina è ormai degno di biasimo.

da: www.indiscreto.it