23 giugno, 2007

SILENZIO, MORATTI TI ASCOLTA... (fine)

De Santis pedinato, la procura federale assolve Moratti.

[IlGiornale.it] Procedimento archiviato perché non sono emerse questioni di rilievo disciplinare. Al procuratore federale Stefano Palazzi basta un comunicato di poche righe per dire che il caso Moratti-De Santis non esiste, almeno per la giustizia sportiva. Dunque, non arriverà nessun deferimento per l’Inter dopo il fascicolo aperto dall’Ufficio indagini sui presunti pedinamenti ordinati dal club nerazzurro verso l’ex arbitro internazionale. L’unico caso non prescritto per la giustizia sportiva, a differenza delle altre «vittime» del presunto pedinamento: i calciatori Vieri, Ronaldo, Mutu e Jugovic. Fu proprio Moratti ad ammettere il pedinamento dell’ex centravanti azzurro davanti al capo degli 007 federali Borrelli, con Bobo pronto ora a chiedere un risarcimento danni di 21 milioni di euro.

Le indagini erano iniziate lo scorso settembre, dopo alcune notizie secondo cui nel 2002 l’Inter avrebbe commissionato a una società di investigazioni private legata a Telecom il controllo delle attività di alcuni tesserati, come l’arbitro De Santis. Le informazioni sul fischietto romano emergerebbero dalla vicenda più complessa dello spionaggio Telecom. Il dossier era stato catalogato sotto il nome «Operazione ladroni» e sarebbe nato dopo una conversazione in cui l’ex arbitro Danilo Nucini avrebbe avvertito il suo amico Giacinto Facchetti (bergamasco come lui) sugli strani rapporti tra Moggi, De Santis e l’ex dirigente di Messina e Genoa Fabiani (comparso nella seconda tranche di Calciopoli). Facchetti avrebbe chiesto a Nucini di riferire i fatti alla Procura di Milano, ma quest’ultimo avrebbe fatto marcia indietro. Così l’Inter avrebbe deciso, come sarebbe emerso dal lavoro della magistratura, di rivolgersi all’agenzia investigativa di Cipriani per far pedinare De Santis. E l’indagine privata sarebbe stata scoperta in un dvd (la chiave della vicenda), trovato in una perquisizione ordinata nell’inchiesta sullo stesso Cipriani.

Secondo quanto affermato nell’ottobre scorso da Giuliano Tavaroli, l’ex capo della security di Telecom, il dossier De Santis sarebbe stato commissionato dall’Inter e poi «confezionato» da lui e dal suo «socio in affari» Cipriani. Moratti, interrogato da Borrelli qualche giorno dopo, avrebbe negato: «A Tavaroli chiedemmo solo un consiglio, dopo quanto Facchetti aveva saputo da Nucini sulla Juve e gli arbitri. Volevo proteggere Giacinto, temevo che ai suoi danni qualcuno avesse ordito una trappola. Ma a Tavaroli non ordinammo nulla su De Santis. Tutto ciò che venne realizzato, fu una sua iniziativa». Borrelli a quel punto ha cercato di registrare la versione di Nucini. Il quale però fa ancora marcia indietro: nessuna paura, pare, dell’ex arbitro, ma rispetto alla memoria di un amico (Facchetti) appena scomparso. Un motivo nobile e rispettabile, motivo per il quale vengono a mancare i tasselli decisivi della vicenda per comporre il puzzle. Da qui l’archiviazione del procedimento sportivo, decisa da Palazzi.

Dopo il successo incassato, resta ancora aperto il fronte delle presunte plusvalenze fittizie. La relazione di Borrelli è sul tavolo di Palazzi da una quarantina di giorni, ma il procuratore federale non potrà decidere in tempi brevissimi. «Sono preoccupato quanto lo ero per le “voci” sui pedinamenti - ha detto ieri Moratti, presente all’assemblea dei soci del club nerazzurro -. Avete visto tutti come si è risolta quella vicenda. Certo, non fa piacere che giustizia sportiva e ordinaria si occupino dell’Inter». Intanto ieri è stato votato il nuovo aumento di capitale di oltre 70 milioni di euro. «Tale aumento è la dimostrazione che un’operazione analoga non sarebbe stato un problema anche all’epoca dei fatti contestati dal pm. A suo tempo abbiamo usato altri metodi, comunque regolari, proprio per evitare altre ricapitalizzazioni».

Nessuna risposta a Fabio Capello che nell’intervista a Sky ha lanciato l’ennesima frecciata all’Inter per il caso plusvalenze («in Spagna mi arrivavano tante voci sullo scudetto degli onesti..., sarebbe bello se adesso lo assegnassero alla Roma»). E sempre sull’Inter il tecnico del Real ha aggiunto: «Credo che l’Inter abbia veramente uno squadrone, il livello di classe dei giocatori in generale è nettamente superiore a tutti gli altri. Mancini? Sta facendo bene, adesso poi gli hanno dato anche due scudetti in più, mi sembra...». Capello ha parlato anche dei suoi titoli alla Juve revocati con Calciopoli, oltre che di Luciano Moggi. «Gli scudetti sono nove, le medaglie degli altri due non sono venuti i carabinieri a prendermele a casa. Noi sul campo lo abbiamo vinto correttamente, con agonismo e determinazione, non abbiamo mai avuto, secondo noi, facilitazioni durante le partite. Qualcuno ha deciso di toglierlo altrimenti avrebbero perso il posto in Champions. Moggi? Non rinnego il rapporto con lui, non sono di quelli che salgono sul carro e poi ti scaricano da un momento all’altro. C’è un’amicizia, un rapporto di lavoro che abbiamo avuto e soprattutto un rapporto fuori dal campo che è stato molto importante».

2 commenti:

Anonimo ha detto...

IL PROCURATORE E LO SPIONAGGIO DI DE SANTIS

Improvvisamente, forse sollecitato da Giancarlo Abete, il procuratore federale, il giovane magistrato militare napoletano Stefano Palazzi, si è svegliato. E ha iniziato a togliere dai cassetti i tanti (troppi) fascicoli che ha in giacenza ormai da mesi e mesi. L'altro giorno ha chiuso l'inchiesta sullo "spionaggio". La storia è vecchia: l'Inter aveva fatto pedinare alcuni giocatori di cui si fidava poco o nulla (Vieri, Mutu, Ronaldo, Jugovic). Risultato: eventuale reato prescritto per la giustizia sportiva. Ma si sa già che Vieri chiederà 21 milioni di euro di danni sia all'Inter che alla Telecom. Chiuso anche il caso-De Santis. In questo caso però pare proprio non ci sia prescrizione: da ambienti Figc, infatti, si fa notare che se fosse ancora vivo Giacinto Facchetti sarebbe stato deferito. Sulle carte di Palazzi è scritto: "Non essendo emerse fattispecie di rilievo disciplinari procedibili, ovvero non prescritte". Sibillino ma non troppo. Il procuratore non se l'è sentita di dare la responsabilità "presunta" a Moratti: possibile non sapesse nulla? Chi ha pagato quella fattura? Le carte sull'ex arbitro sono brutte: non hanno scoperto nulla, intendiamoci, ma sono andati a frugare in maniera estremamente pesante nella sua vita privata. Ora De Santis è intenzionato a chiedere 5 milioni di euro di danni (a chi non si sa). Una sola domanda: se a pedinare l'arbitro fossero stati Galliani, o Moggi, che sarebbe successo? Forse, scusate la battuta, Moggi non aveva bisogno di pedinare gli arbitri... Quello dell'Inter, comunque, non è certo un bel comportamento e offusca l'immagine del club nerazzurro. Palazzi intanto va avanti: sul caso plusvalenze dovrà attendere però le carte che gli arriveranno da Milano, non prima di metà luglio quando ci saranno i rinvii a giudizio di Moratti e Galliani (il reato penale comunque va dritto verso la prescrizione). Dal punto di vista sportivo, visti i precedenti, i due club rischiano un'ammenda. Improbabile una penalizzazione in classifica per la prossima stagione. Sul caso Gea, invece, la giustizia sportiva deve aspettare il processo penale: ci vorranno mesi e mesi.

da Spycalcio, del 23 giugno 2007

Anonimo ha detto...

Stiamo all'essenza delle cose. In un contesto di una gravissima violazione delle regole sportive, organizzata dalla dirigenza juventina, c'è stato anhe spazio per più modeste illiceità di Lazio, Fiorentina e Milan.
Una dirigenza commissariata politicamente ne ha tratto spunto per orientare il sistema delle punizioni ad esclusivo beneficio di un club legato al potere di sinistra che nel frattempo aveva vinto le elezioni in Italia. Una storia perfetta in cui i vari Rossi, Borrelli, Pancaldi, Palazzi, Sandulli, hanno recitato la parte in commedia che gli avevano rigidamente assegnato.
L'Inter è stata beatificata come società degli onesti ed amnistiata nei mesi seguenti per reati che in altri momenti sarebbero stati severamente sanzionati.
Per i reprobi è stato via via modellato un sistema delle pene che al proprio interno aveva un sua logica gradualità, che colpiva ma non distruggeva, che era armonico alla scelta politica di privilegiare il bianco fiore di Via Durini.
Questo è quanto, e tutte le società hanno chinato il capo al nuovo potere. Non dimentichiamo a tale riguardo gli inginocchiamenti dei difensori della Juve o la farsesca difesa di Cantamessa, preoccupato unicamente di ridurre le pena di Galliani e totalmente disinteressato al proscioglimento del Milan in aula (le sparate sul Canale non contano e fanno parte delle "messe cantate" in casa del maggiordomo).
L'altissima dirigenza del Milan non ha chiamato Galliani a rispondere delle sue colpe, Meani è sparito nel nulla (ma che faccia avrà?) e la giostra ha ripreso a girare.
Alla faccia di noi poveri fessi che ci siamo mangiati il fegato, che abbiamo patito per un'estate, che crediamo ancora che ci abbiano tirato dentro ad un trappolone.
Il magnifico gioco è questo. Credi solo quando vinci, ma è sempre e comunque una bisca taroccata.

Danielone