01 dicembre, 2007

C'ERA UNA VOLTA (segue)

L'ultimo imperatore.

[LaStampa.it] Quando Kakà atterrava su una spalla di Buffon e il Cavaliere, contrito, regalava Abbiati ai soci. Quando il trofeo Berlusconi si giocava a Manchester ed era la finale di Champions League. Quando Galliani era il presidente di Lega, e Giraudomoggibettega la Triade. Quando, ci siamo capiti, comandavano loro. Milan e Juventus. Calciopoli ha spaccato l’Azienda. Non più sinergie, e neppure coccole. Da stasera, Milan-Juventus torna a essere una grande partita «normale». Senza i tifosi bianconeri di fuori, senza più la Triade dentro. È rimasto lui, l’Adriano rossonero. In fin dei conti, ci ha rimesso solo la Lega, di cui era amministratore «designato», grazie alle ringhiose questue del trio Mo-Gi-Be, e oggi è inquilino «designante». Giraudo e Moggi sono stati squalificati dalla giustizia sportiva; Bettega è stato «espulso» dai nuovi dirigenti. Eppure erano tutti pappa e ciccia: così amici, così legati, così attirati dagli stessi progetti e le stesse antenne. Salvo 180' a stagione. L’ultima volta in serie A, al Meazza, fu il 29 ottobre 2005: Milan-Juventus 3-1. Al ritorno, 0-0. Scudetto alla Signora, il secondo consecutivo di Capello.

Nel maggio del 2006, è saltato il banco. Può darsi che il telefono allunghi la vita: di sicuro, non le carriere. Non tutte, almeno. E dire che c’era stato un momento in cui Berlusconi in persona aveva citato Moggi & Giraudo come modello di gestione, «questi qui, meno spendono più vincono», suscitando la malinconica invidia del fedelissimo vicario. Il quale, fra un Rivaldo e un Ronaldo appesi al muro dei rimorsi, potrà sempre scrivere nelle sue memorie di avergli portato Kakà, oltre alle strenne di Moratti, un certo Pirlo e un certo Seedorf che - in quanto tali, appunto - non fanno classifica. Il finimondo delle bobine miracolò Galliani. Con i designatori e i loro attendenti, è vero, parlavano tutti: chi più, chi meno e chi troppo (Lucianone). C’era, in compenso, chi usava il «preservativo»: lui. Si chiamava, e si chiama, Meani. Mica fesso, il vice presidente del Milan. Berlusconi, non pago, andò avanti per una settimana con la storia dei due titoli che dovevano tornare a casa. Guido Rossi, nel dubbio, uno non lo distribuì e l’altro lo assegnò alla «sua» Inter. La Juve sprofondò in B, il Milan recuperò addirittura i preliminari di Champions. E già che c’era, la vinse.

A essere pignoli, Galliani ha perso anche la battaglia dei diritti televisivi, che dal 2010 saranno venduti in blocco. Il suo posto, in Lega, l’ha preso Matarrese. Al Milan, nessuno. È l’unico sopravvissuto dei quattro che, dopo ogni trofeo Berlusconi, tiravano le due di notte attorno a un tavolo e, magari, al Pieri di turno. Il Massimo Fattore ha chiuso i rubinetti e, dunque, tocca ad Adriano inventarsi analisi che possano giustificare il ritardo dall’Inter, la nuova tiranna, senza minare il carisma dell’Onnipotente. Ah, Ibrahimovic. Ah, Zambrotta. In passato avrebbero preso la via di Milanello, matematico. Per tacere di Buffon, sedotto e abbandonato.

Il primo Milan-Juventus del dopo purga nasce, così, in condizioni inedite. Da una parte, la formazione tipo: Berlusconi, Galliani, Braida. Dall’altra, i «neopromossi» Cobolli Gigli, Blanc, Secco. Mancheranno Ronaldo (solita tegola) e Camoranesi (brutta tegola). Il Diavolo, in campionato, non ha mai vinto a San Siro. La Signorina, viceversa, in trasferta fatica ad alzare la voce. Dirigerà Morganti. Da quando gli arbitri li allena e li sceglie Collina, colui che chiedeva di nascosto a Meani di fissargli un appuntamento con il capo, Juve e Milan sono proprio le società che più si sentono danneggiate. Galliani ha già inoltrato i suoi dossier, da Torino è stata la vecchia guardia a tirare per la giacca i dirigenti: suvvia, dite qualcosa. In campo saranno botte guerriere, come sempre. Diverso, sarà il panorama in tribuna. L’operazione simpatia eccita Lapo, non il popolo. La Triade non c’è più. Resiste Galliani. Il «vedovo» allegro.


Ciò detto per non dimenticare... che c'era una volta un Presidente di Lega dal cranio lucente. E c'era un patto d'acciaio fra Mediaset S.p.A. e Giovanni Agnelli & C. S.a.p.a. che consentiva alla Juventus FC di incassare diritti televisivi satellitari criptati in anticipo di due anni per chiudere i bilanci in attivo. C'erano poi i compagni di merenda, Antonio e Luciano. E davanti ai soprusi perpetrati ogni domenica sul campo dalla loro combriccola romana, c'erano i "sofferti silenzi" dell'amministratore delegato del Milan AC. In aperto conflitto d'interessi con la sua carica di Presidente di Lega. Tutto questo c'era una volta, e oggi non c'è più.

1 commento:

TheSteve ha detto...

Per la cronaca, passati i tempi belli di tartufo e porcini, le due vecchie signore hanno preso un té col biscotto. Patto d'acciaio.