03 dicembre, 2007

DOPO SHEVA IL NULLA

Sheva, inizi a mancarci...

[Goal.com] Tre gol fatti in 7 partite a San Siro, dei quali due su rigore e uno (quello di Seedorf contro il Parma) arrivato da un rimpallo su calcio d’angolo. Numeri talmente netti da essere impietosi e invitare tutti ad un’analisi più approfondita del problema. Perché il Milan ha un problema tra le mura amiche in campionato ed è tanto evidente quanto sorprendente che nessuno in società, impegnato tra i festeggiamenti per il meritato Pallone d’Oro di Kakà (ma Pirlo meritava almeno il podio) e la partenza imminente per Tokyo – magari cercando domani di chiudere contro il Celtic al primo posto il girone di Champions, onde evitare un ottavo di finale da brivido – paia preoccuparsene. Adesso tutti aspettano il Messia Pato: i tifosi si augurano vivamente che a gennaio la situazione possa risolversi ma per il quarto posto, che sarebbe ad ogni modo un risultato deludente per le premesse di inizio stagione, occorre iniziare a correre da subito: la situazione è cambiata rispetto all’anno scorso e un margine pesante sarà ben più faticoso da recuperare.

Non piacerà sentirselo dire ai tifosi più viscerali del Diavolo, che considerano Shevchenko un traditore dopo il suo addio nel momento più difficile della storia recente rossonera, ma da quando è partito l’ucraino l’attacco del Milan non è più lo stesso. Il motivo tattico è di facile intuizione: Ancelotti non ha più a disposizione - se si eccettua Ronaldo, ormai però oggetto del mistero - uno stoccatore là davanti che sia capace di svariare su tutto il fronte dell’attacco e concludere anche dalla lunga distanza. Gilardino e Inzaghi hanno un’altra tipologia di gioco, che ben si adattava in simbiosi con l’ex numero sette del Milan: a loro non si possono richiedere certi movimenti perché non sono nel loro DNA, da qui lo spostamento in avanti di Kakà e Seedorf cui viene più facile partire da lontano e concludere anche da fuori area. Ma, i numeri lo dicono chiaramente, non è la stessa cosa.

Un giocatore come Shevchenko – e parliamo del vero Sheva, non della pallida copia di scena al Chelsea negli ultimi due anni – non è mai realmente stato sostituito dalla dirigenza. Non è tempo adesso di tornare a far emergere vecchie (ma sempre attuali, purtroppo) polemiche sulle strategie societarie; tuttavia la problematica tecnica è lampante e andrà risolta al più presto se si vuole continuare a poter parlare di “dimensione internazionale”. Questa passa senza appello dall’accesso alla prossima Champions e affidarsi solo alle prodezze di un 18enne di talento potrebbe risultare alla lunga deleterio nonché negativo per la crescita costruttiva del giovane su cui stanno ricadendo troppe speranze. Constatato che Ronaldo non dà ormai certezze, serve un attaccante in rosa capace di risolvere alcune gare con un guizzo personale senza attendere in area il lavoro offensivo della squadra (peraltro meno efficace con due interditori puri come Gattuso ed Ambrosini). Sheva l’ha fatto diverse volte in passato, togliendo spesso e volentieri le castagne dal fuoco ad Ancelotti. Da scartare un suo ritorno ma urge trovare un giocatore di tali caratteristiche. Parlano i numeri nel calcio, parlano però anche i nomi: tre stagioni fa, il Milan contava sul tandem Shevchenko – Crespo (il suo mancato riscatto grida ancora vendetta) con Kakà alle spalle e Tomasson o Inzaghi pronti all’uso. Ora i rossoneri giocano con Gilardino o Inzaghi supportati dal solo Kakà ed in panchina l’unico giocatore offensivo è Gourcuff. Aspettando Pato, qualcosa vorrà pur dire...

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