18 gennaio, 2008

NOSTALGIA DE MILAN

Shevchenko soffre di nostalgia.

[Corriere.it] L'Italia di Shevchenko è stata per lungo tempo nel cuore di Milano, ora invece il cuore di Sheva è immerso nel verde della campagna del Surrey, ville in stile vittoriano, green per giocare a golf. Qui i tentacoli di Londra si intuiscono appena. Il mondo di quello che è stato il più implacabile cecchino milanista dell'era moderna è concentrato nelle foto, decine di foto a colori, che raccontano la storia sua e della sua famiglia, di sua moglie e dei due figlioletti. Un piccolo ritratto con Ronaldinho e con il Pallone d'oro è l'unica testimonianza di tanti successi, un'istantanea con Silvio Berlusconi è il solo aggancio visibile alla sua vita in rossonero. Sheva ufficialmente non ha rimpianti («Me ne sono andato per crescere i miei figli in una nuova realtà, non per trovare qualcosa di meglio del Milan: al mondo non conosco nulla di meglio del Milan») ma dentro di sé ha cullato più di una volta il sogno di una retromarcia impossibile. Però l'argomento è tabù. Come le riflessioni su Mourinho.

Andriy, com'è il ricordo dell'Italia a poco più di un anno e mezzo dal suo addio?
«L'Italia mi ha dato tanto. Ho un grande feeling con la sua gente, non soltanto con i tifosi del Milan. E poi parlo sempre la lingua... Come le sembra il mio italiano?».

Insomma... Piuttosto, come va con l'inglese?
«Capisco quasi tutto. Faccio invece fatica a parlarlo. Preferisco l'italiano».

Nostalgia?
«Sì. Mi mancano gli amici e certe cose dell'Italia. La cucina ad esempio. E poi mi manca l'atmosfera, la forte tensione delle partite. Qui invece è tutto più rilassante».

Meglio la Premier o la serie A?
«Dipende da quello che uno preferisce. Il calcio italiano è fantastico. È tattica e intelligenza. In Italia apprezzano il campione e la giocata. Il calcio inglese è più veloce e fisico. Le piccole squadre cercano di colmare il gap con le grandi giocando con molta forza. In sintesi possiamo dire che il calcio italiano è finalizzazione e logica, come una partita a scacchi, il calcio inglese è velocità e istinto».

Come vede la doppia sfida di Milan e Inter con Arsenal e Liverpool?
«Arsenal e Liverpool giocano molto bene in casa. Quindi saranno difficili le due partite qui in Inghilterra. Conoscendo bene il Milan sono sicuro che preparerà alla perfezione la partita. L'Inter sta facendo benissimo in Italia ma per essere considerata una squadra veramente forte deve incominciare a vincere in Europa. Comunque l'Arsenal mi sembra ancora un po' troppo giovane per certe imprese mentre il Liverpool ha qualche problema e non gioca con continuità».

Sheva, perché con la maglia del Chelsea non è ancora riuscito a sfondare?
«Nel mio primo anno ho segnato 14 gol. Certo, non sono i 30 gol che facevo nel Milan, ma non sono andato così male come è stato scritto. Il vero problema è che non riesco a trovare la continuità. Adesso stavo andando bene, avevo segnato 7 reti nelle ultime 10 partite e all'improvviso mi sono bloccato con la schiena. Dovrò stare fermo quasi un mese. Prima di essere giudicato, vorrei ritrovare la continuità».

Visto Pato? In tanti sostengono che le assomigli.
«No, non l'ho visto. Però tutti i miei compagni mi dicono che è forte e se lo dicono loro mi fido».

E di Ronaldo che gliene pare? Cammina, però segna. Un vero fenomeno.

«Adesso scopriamo che Ronaldo è un fenomeno? Basta che ritrovi un minimo di condizione... Però lui è uno che può risolvere le partite anche da fermo».

Con Kaká vi sentite spesso?
«L'ultima volta ci siamo sentiti per la vittoria del Pallone d'oro. Gli ho mandato un messaggino. Sono stato veramente contento per lui. Ricordo che quando l'ho visto nei primi allenamenti a Milanello ho detto: ecco un altro del Milan che vincerà il Pallone d'oro. Sarebbe bello che Pato percorresse la stessa strada. Però non basta avere talento: per sfondare ti devi confermare, devi dimostrare personalità, devi sapere essere importante nelle partite importanti, devi prendere la squadra per mano nei momenti difficili».

Qualcuno o qualcosa che l'ha sorpresa in serie A.
«L'Udinese. A Udine sono proprio bravi. E poi ho visto un paio di gol fantastici segnati da Di Natale».

Com'è l'Italia immaginata da lontano? La spazzatura a Napoli, il Papa che non può parlare all'Università...
«Ognuno ha le sue grane... Napoli? I soliti problemi, Napoli è una città particolare. Quello che è successo al Papa è invece la conferma di come in questo secolo stanno cambiando i valori. Se pensiamo a cent'anni fa, al potere che aveva la Chiesa... Però la Chiesa è un valore importante, è la nostra cultura. Nella Chiesa ci sono le nostre radici... Sta cambiando tutto, purtroppo. Anche le cose che dovrebbero essere scontate: il rispetto dei giovani per i vecchi, il rispetto per chi è vicino a te e per chi ha idee dalle tue».

A 31 anni si incomincia a pensare al futuro. Lei lo sta facendo?
«Si. Potrei fare tante cose».

Ad esempio?
«Non so se rimarrò nel calcio. Sto pensando che potrei servire il mio Paese, avvicinandolo all'Europa».

Vuole fare il ministro degli Esteri?
«No, la politica no. È un mondo sporco. Però potrei fare da consulente ad alto livello oppure qualcosa di simile al presidente del Comitato olimpico nazionale. Mi devo ancora chiarire le idee».

Dunque non si immagina presidente del Chelsea nel nome e per conto di Abramovich.
«No, per adesso non mi ci vedo proprio».

E non pensa ad un possibile ritorno nella grande famiglia milanista.
«Nemmeno».

Andriy, potesse riavvolgere il tempo di un anno e mezzo...
«Se io sono qui, significa che dovevo essere qui. Inutile voltarsi indietro».

2 commenti:

Anonimo ha detto...

SHEVA A 360 GRADI

16/01/2008 - Intervistato per "I signori del gol", programma che va in onda su Sky Sport, il bomber del Chelsea e della nazionale ucraina, nonché grande ex del Milan, Andriy Shevchenko si racconta a 360 gradi.

Dopo 61 gol in Europa hai ancora un sogno da giocatore?
«Vincere ancora la Champions e continuare a giocare ad alti livelli».

Avevi mai pensato ad una carriera così?
«A 14-15 anni capivo che facevo la differenza nelle giovanili della Dinamo e credevo molto in me».

Fare l’attaccante è stata una scelta o una cosa casuale?
«Queste sono le mie caratteristiche, all’inizio sono partito più a centrocampo e poi sono stato spostato. Da giovane non segnavo molto, poi sono diventato più freddo. Ho capito che devi sfruttare sempre i palloni che arrivano, cercare sempre di centrare la porta».

Avevi un idolo da bambino?
«Tanti, il più famoso è stato Oleg Blokhin. Poi Protassov, Mikhailichenko, Belanov, Zavarov. Ho avuto la fortuna di girare l’Europa sin da giovane ed ho conosciuto altri grandi campioni».

Assomigli a qualche grande del passato?
«Non penso, ho le mie caratteristiche».

Ti ricordi il tuo primo gol a livello europeo?
«Molto bene. Col Bayern, avevo appena compiuto 18 anni e l’allenatore mi ha fatto giocare sulla destra. Ero molto felice perché era il gol dell’1-0».

Qual è il tuo gol più bello in Europa?
«Il rigore di Manchester in finale, mi ha cambiato la carriera. Poi bei momenti, la tripletta a Barcellona, i quattro gol contro il Fenerbahce».

Ripensi mai a quel rigore a Manchester?
«Spesso, sono stati momenti bellissimi. Poi, però, penso anche ad un rigore sbagliato nella finale contro il Liverpool».

Sei stato capocannoniere della Champions. E’ un punto di arrivo?
«È importante in una competizione così. Ogni anno però ci sono nuove sfide e non puoi sempre pensare di fare molti gol. Sono felice perché ho avuto dei momenti bui e sono stato in grado di combattere e tirare fuori il meglio di me».

Un altro gol che ricordi con piacere?
«Quello in semifinale di Champions contro l’Inter, in una partita molto tesa. Una delle cose più belle che ho visto nel calcio è il derby di Milano».

Ti manca l’atmosfera del derby?
«A chi è stato a San Siro per vederlo, o giocarlo, il derby non può non mancare. È una delle più belle cose che puoi vedere nel calcio, sia da spettatore e che da giocatore».

L’allenatore più importante che hai avuto?
«Lobanovsky, che mi ha portato ai livelli europei. Poi Zaccheroni all’arrivo in Italia e infine Carlo Ancelotti, una persona fantastica».

Mourinho non è nell’elenco...
«Ci ho lavorato un anno, ma non ha lasciato un segno importante nella mia carriera».

Che ruolo ha avuto la famiglia per la tua crescita di calciatore?
«I miei genitori mi hanno sempre fatto scegliere, mi hanno lasciato provare a diventare professionista».

Un insegnamento particolare dei tuoi genitori che ti ha aiutato a diventare calciatore e uomo...
«Valori come l’umiltà, i sacrifici. Mio padre lavorava dall’età di 9 anni e questo mi ha insegnato che per arrivare dove vuoi devi lavorare molto».

I tuoi figli ti chiedono qualcosa sul futuro? Vogliono diventare calciatori?
«Qualche volta il più grande prova a giocare ma non insisto. Come è stato per me da bambino, la voglia deve venire da lui. Io ho ricordi di me da piccolo solo con un pallone fra i piedi».

In ogni città hai lasciato amici e bei ricordi. È importante vivere la città dove giochi?
«Molto, per me è importate avere sintonia con le persone. Non vivo solo di calcio, ma anche di rapporti. L’Ucraina è la mia patria, Milano rimarrà sempre nel mio cuore per il rapporto con la gente. Non solo Milano, tutta l’Italia».

Cosa farai quando smetterai di giocare?
«Ci penso perché l’età è quella in cui cominci a pensare. Non ho ancora deciso, vorrei restare nel mondo del calcio. Ora penso a giocare e divertirmi».

Hai un amico particolare nel mondo del calcio?
«Ho tanti amici. Ho sempre un buon rapporto con le persone con cui ho lavorato».

Penso magari a Kaladze che dice di sentirti spesso...
«Sì lui, come altri giocatori e dirigenti».

Alla fine della carriera quanti amici veri credi restino ad un giocatore?
«Dipende da quanti ne hai. Io non ne ho molti, però loro mi stanno vicino».

Chi è Shevchenko fuori dal campo?
«Sono semplice, tranquillo. Sono felice di vedere crescere i miei figli ed avere soddisfazioni nel calcio».

Quanta pressione senti perché sei quasi un simbolo per l’Ucraina?
«Da quando ho 18 anni è così e in questi anni ho fatto belle cose per la mia Nazione».

TheSteve ha detto...

Nostalgia de Milan
(Testo e musica di Giovanni D'Anzi)

Stasera sont in vèna
de fà el sentimental!
La nòtt l'è inscì serèna
ma mi me senti mal!
Te scrivi, cara mamma,
son stuff de restà chi:
el mè Milan 'l me ciama
visin a tì!

Oh mamma mia
mi son lontan,
ma gh'hoo la nostalgia
del mè Milan!
Mi voraria
tornà doman,
t'el giuri, corraria
col coeur in di man!

Vedè la Madonnina,
sentì el mè bel dialett,
svegliass ona mattina
in del mè lett!
Oh mamma mia,
inscì lontan
t'el giuri, corraria
pur de vess a Milan!

La par 'na stupidada
se pensi al mè bastion
me foo 'na zifolada
per cascià giò el magon!
E quand ven giò la sira,
ricòrdi i bei tosann,
rivedi la ringhera
di mè vint ann!

Oh mamma mia...etc.