26 febbraio, 2008

«I SOGNI SONO GRATIS»

A Reggio Calabria, un’altra Napoli.

[FcJuventus.com] Come a Napoli. Peggio che a Napoli. La Juventus torna a perdere una gara di campionato a distanza di quattro mesi dal 3-1 del San Paolo e, proprio come allora, sul risultato pesa una direzione arbitrale discutibile, quella del signor Dondarini.

Serie A TIM 2007/08 - 5ª giornata di ritorno, Reggio Calabria, stadio Granillo. Sabato 23 febbraio 2008. REGGINA-JUVENTUS 2-1 (1-0)
Al Granillo, la Reggina si impone 2-1 al termine di una gara in cui succede di tutto. Vantaggio calabrese con Brienza al 36’ del primo tempo e rigore negato a Nedved prima del riposo. Nella ripresa, Sissoko giù in area ma si prosegue. Dopo il pareggio di Del Piero (sinistro da lontano con complicità di Campagnolo), nel forcing finale viene negato un terzo penalty per un netto fallo di mano. E proprio allo scadere il rigore arriva, ma per la Reggina.


Sissoko prova la sforbiciata e colpisce Amoruso che mai sarebbe arrivato sul pallone. Lo stesso ex attaccante bianconero trasforma. C’è ancora tempo per l’ultima beffa. Cartellino rosso per Zanetti che salterà così il derby di martedì sera. Alla stracittadina con il Torino, i bianconeri arrivano senza il centrocampista, ma soprattutto con tanta rabbia. L’assalto al secondo posto fallisce per il momento, ma per una sera nessuno ha voglia di guardare la classifica.

A ben pensarci, forse Onestopoli valeva il prezzo del biglietto.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

TOTTI: LAMENTI JUVE? ASSURDO

ROMA, 25 febbraio - «La Roma va a San Siro per riaprire il campionato», firmato: Francesco Totti. Il capitano giallorosso rilancia la sfida scudetto e le ambizioni della squadra capitolina. Piccato il suo commento alla lettera aperta inviata dalla Juventus all'AIA e alla Figc per protestare contro i torti arbitrali subiti dalla squadra bianconera: «Oggi leggiamo che una società si lamenta degli arbitri, quando solo qualche anno fa dirigenti dello stesso club, nello stesso stadio, chiudevano nello stanzino il direttore di gara».

da: www.corrieredellosport.it

Anonimo ha detto...

CHI SILAMENTA È UN PROVINCIALE

Grazie Juve. Ridere fa sempre bene, lo dicono i medici, i sociologi ed addirittura i giornalisti. Ridere è salutare, però i tempi sono duri, l'inflazione reale è superiore a quella dell'Istat e onestamente mancano i motivi per far vedere i trentadue denti. Per fortuna la società Juventus ce ne ha offerto uno. Come tutti sapranno, i mattacchioni di Corso Ferraris hanno pensato bene di scrivere una letteraccia, del genere «Se si continua così, noi non ci stiamo». Perbacco. Domanda: se contro il Toro il povero arbitro Rizzoli sbaglierà, quale sarà la risposta bianconera? Uscire dal campo? Togliersi le mutande? Pernacchie? E poi l'Atalanta, oppure il Siena, il Catania, il Genoa e le altre perché mai non dovrebbero fare la stessa cosa? O si è deciso che solo contro la Juve si fischia in maniera errata? Lo sappiamo, l'argomento è noioso: arbitri pro e contro i bianconeri, negli ultimi due giorni se ne è parlato a non finire. Noi vogliamo solo fare una piccola e modestissima considerazione. Visti dall'estero, dove abbiamo vissuto i nostri primi tren'anni, i numeri uno della Juventus non ci hanno mai entusiasmato. Gianni Agnelli faceva ridere solo i giornalisti italiani, che si rotolavano per terra prima ancora che l'Avvocato aprisse bocca. Umiliazione in più, umiliazione in meno cosa contava per loro? Tanto poi raccontavano agli amici come il patron della Fiat (patron quando faceva utili, in caso contrario pagavate voi) portasse l'orologio e questo bastava per dare un senso alla propria vita. A proposito, provate oggi a indossare l'orologio sopra la camicia: ve ne direbbero di ogni. A meno che non diate pubblicità ai media, in quel caso diventereste chic e trendy. Spirato l'Avvocato é arrivato il fratello, grado di simpatia meno mille. Capita. Ora c'è Cobolli Gigli, uno che di caccia al fagiano sembra saperne una più del diavolo ma sul calcio le spara a caso. È il classico ragazzo che alle feste del liceo ballava il lento quando gli altri si scatenavano. Fuori situazione, sempre. Gran brava persona, ma forse è arrivato troppo in fretta a dare lezioni sul calcio; solo due anni addietro aveva dubbi sul fatto che si giocasse in undici oppure in sette, su un campo d'erba oppure sulla neve. Guardare una gara di polo a Cortina, vestito con il pellicciotto ed un calice di champagne in mano ci sembrerebbe più nelle sue corde. Una lettera da lui scritta crea un effetto strano, cioè l'effetto contrario a quello desiderato. Altro che indignazione. È come guardare Stanlio e Ollio. Ha continuato la verace (si fa per dire) protesta Alessio Secco, uomo buono come il pane. Di lui pensiamo ogni bene, al di là della cattiva stampa che ha (come se Moggi telefonasse solo a lui, in Italia). Sono loro che gridano contro le ingiustizie? Ma dai. L'unico vero, in senso calcistico, è Claudio Ranieri, difatti i bianconeri guadagnano molto in immagine quando ad apparire è lui. Il resto pare uno scherzo riuscito male. Un grande club (non è il caso di questa Juve) avrebbe semplicemente scritto una nota secca e da venir i brividi freddi: «Noi, Juve, sappiamo solo lavorare, lottare, sempre e comunque, e lo faremo ogni attimo della nostra vita nonostante gli arbitraggi negativi. Nessuno piegherà mai i nostri giocatori, i nostri ideali, i nostri valori. Siamo nati per vincere». Troppo semplice, forse. La conclusione è la solita: o c'è un disegno contro la Juventus, cosa che non si può escludere a priori, ed allora Cobolli deve far saltare tutto il calcio italiano, da Abete in giù, a colpi di denunce alla magistratura sportiva ed ordinaria, oppure non c'è ed allora le lettere ed i dossier mettono i bianconeri sullo stesso piano delle piccole squadre. I sopracitati giornalisti che si sbellicavano dalle risate ricorderanno la battuta del'Avvocato loro idolo: '«Chi si lamenta è un provinciale».

da: www.settimanasportiva.it

Anonimo ha detto...

COLLINA E GLI ARBITRI DI CALCIOPOLI, ECCO PERCHE' DONDARINI E ROCCHI

Perché il designatore-allenatore Pierluigi Collina ha mandato Dondarini per Reggina-Juve? Prima cosa: il designatore crede moltissimo in lui tanto che l'ha designato quest'anno per ben 13 volte in serie A (il massimo, con Rocchi). Non è un grande arbitro, Dondarini: a mio avviso, Collina ha esagerato a impiegarlo troppo anche se è vero che ultimamente il "Donda", come la chiamava Pairetto, era andato bene. Seconda cosa: quando Collina decise la designazione, venerdì scorso, nessuno ebbe nulla da ridire, se non che la Juve con Dondarini aveva sempre vinto (ma è un dato statistico). Terzo cosa: solo dopo ci si è ricordati che anche Dondarini è coinvolto in Calciopoli, indagato a Napoli e in attesa di sapere se sarà rinviato a giudizio (con lui anche Rocchi, appena internazionale). Ma l'arbitro-assicuratore di Finale Emilia non è sotto indagine per l'intercettazione con Gigi Pairetto: quella (relativa a Samp-Juve 0-3) è stata giudicata del tutto ininfluente dalla procura di Napoli e prima ancora da quella di Torino. Che difatti hanno archiviato. E' sotto indagine per Lazio-Juve 1-2, perché secondo i pm avrebbe favorito la società di Moggi e Giraudo. L'arbitro Rocchi è stato mandato in precedenza al derby di Roma, pur essendo anche lui in attesa di sapere se dovrà andare sotto processo per Chievo-Lazio (ma non si capisce perché sia stato tirato in ballo, la sua posizione sembra più che marginale). Che deve fare Collina? Questi arbitri reduci dai veleni di Calciopoli, e ci mettiamo pure Trefoloni, sono stati giudicati e assolti dalla giustizia sportiva e fanno parte dell'organico messo a disposizione del designatore l'estate scorsa. Che deve fare, allora: mandarli solo ad alcune partite? La Juve è una società che ha "ripulito" completamente i suoi organici dirigenziali, a differenza di molte altre che hanno ancora dirigenti che erano stati coinvolti in Calciopoli (e alcuni hanno già scontato le squalifiche). Come deve comportarsi il designatore? Se, per ipotesi, torna Paparesta che fa? Non lo manda alla Juve o al Milan? Lo stesso Collina fu sfiorato da Calciopoli, per i suoi rapporti di amicizia antica con Meani del Milan ma è stato giudicato e prosciolto dalla giustizia sportiva (mai preso in esame invece da quella penale). Se il designatore ha piena fiducia in certi arbitri, li manda dove ritiene più opportuno. Senza pensare ogni volta a Calciopoli e alla tante intercettazioni. Poi, Collina può anche sbagliare le sue scelte. Ma deve essere libero, senza alcun vincolo. Così d'altronde lavora sino a quando lo lasciano lavorare o non si stanca prima lui. Non accetta alcun tipo di condizionamento, nessuno deve permettersi di avere voce in capitolo: è sempre stato un uomo libero, e non ha alcuna intenzione di cambiare adesso. Con questo, c'è da dire che sinora non tutto è andato come si sperava. Non c'è ombra di dubbio: Collina si impegna, per carità. Legge, vede tanti filmati, tiene i contatti continui con gli arbitri, fa lezioni a Coverciano, viaggia con la scorta dopo che gli sono arrivate a casa lettere minacciose con pallottole, eccetera. Forse non riesce ancora a farsi capire da alcuni arbitri, qualche scelta non è stata azzeccata, di sicuro la sua "squadra" ha tanta gente scadente e ci vogliono anni per farli migliorare. Ma non esistono complotti, solo errori: la Juve è stata penalizzata due volte, a Napoli e Reggio. Anche il Milan ha avuto torti arbitrali, soprattutto ad inizio stagione. Altre squadre hanno avuto da lamentarsi. Collina ha già punito Morganti, Giannoccaro, Gervasoni e ora tocca a Dondarini (sarà sospeso ma non due mesi). Ha appena recuperato Farina, ha un gruppetto di giovanotti che sta cercando di svezzare (lo stesso Gervasoni, richiamato dopo gli errori in Inter-Parma). Ma non parlate al designatore di Calciopoli: lui è uno spirito libero, da arbitro scontentò tutti. "Il problema - confidava l'altro giorno - non è vero Dondarini...". Il vero problema è il clima che si respira intorno agli arbitri, la fiducia in Collina che sembra vacillare. Giancarlo Abete ha preso le distanze: nel senso che per il n.1 della Figc gli arbitri sono autonomi, se la sbrigassero quindi fra di loro. Forse giovedì farà un comunicato e risponderà alla lettera della Juve. Il presidente Aia, Cesare Gussoni, invece dovrebbe dire una parola chiara: vuole andare avanti con un progetto pluriennale? O a fine stagione si ricambia di nuovo? E con chi? Nicchi, Braschi? Chi sarebbe il nuovo designatore? E gli arbitri stranieri? Sono migliori dei nostri? Non scherziamo, per favore. Altrimenti, era inutile chiamare Collina: qualche altro lavoro l'avrebbe trovato anche se come commentatore tv era peggio, molto peggio, che come designatore...

da SpyCalcio del 26 febbraio 2008

Anonimo ha detto...

DONDA SU DONDA, 27 feb 2008

1. Se Umberto Eco fosse un appassionato di calcio, dopo la “Fenomenologia di Mike Bongiorno” (1963) scriverebbe oggi la complessa “Fenomenlogia del Donda”: dove per Donda s'intende Paolo Dondarini, di Finale Emilia (Modena), l'arbitro di calcio che sabato sera – con mano sicura – ha condotto la Juventus alla sconfitta per 2-1 nell'anticipo di Reggio Calabria. Abbiamo detto arbitro, ma forse il Donda andrebbe definito in altro modo. Per esempio, pilota. Per l'esattezza, pilota di risultati. Per chi non lo sapesse. L'arbitro Dondarini di Finale Emilia (Modena), divenne lo zimbello di tutti, nel pianeta-calcio, quando dalle intercettazioni di “Calciopoli” emersero due telefonate tra il Donda e il designatore Pairetto, prima e dopo un famigerato Sampdoria-Juventus 0-3, terza giornata del campionato-tarocco 2004-2005, una partita che il Donda pilotò con mano sicura, ligio agli ordini, per spianare la strada del successo alla Juventus di Moggi, Giraudo e Capello. In particolare: al minuto 19, sul risultato di 0-0, il Donda s'inventò letteralmente – alla De Santis - il rigore che consentì alla Juventus di sbloccare il risultato per un fallo in mischia visto solo da lui di Falcone (si suppone) su Emerson (si suppone). Le scene d'isterismo dei giocatori della Samp, continuamente vessati nel corso della partita, durarono dal 1° al 90° minuto. Per la cronaca: stiamo parlando del campionato che costò alla Juve la retrocessione dal primo all'ultimo posto in classifica e la caduta, imbarazzante, in serie B. Oggi che il Donda, a 20 mesi dall'esplosione del più grande scandalo della storia del calcio (non solo italiano), è riuscito nell'impresa di condurre la Juventus alla sconfitta nell'intento – probabile – di purificarsi agli occhi di chi lo aveva deriso come arbitro servo e burattino nelle mani di designatori disonesti, vale la pena andare a rileggere le intercettazioni di allora. Per capire meglio che cosa succede oggi.

2. Dal nostro libro “Calcio truccato”, maggio 2006, Press-Tv editore.
“Riportiamo indietro l'orologio e torniamo a fine estate, lunedì 20 settembre 2004, vigilia della cena che i dirigenti juventini hanno organizzato con Bergamo e Pairetto. Mercoledì si gioca un turno infrasettimanale, la 3^ giornata, e un'impiegata della Federcalcio chiama Moggi al telefono:
IMPIEGATA. Sono usciti gli arbitri per mercoledì.
MOGGI. Sì, sì... ma li conosco già. Abbiamo Dondarini.
IMPIEGATA. ... ah! Li conosce già?... sì, Dondarini: esatto.
L'indomani l'arbitro Dondarini, visibilmente emozionato, chiama Pairetto per ringraziarlo. Di Dondarini, Pairetto si fida ciecamente, tant'è vero che lo ha candidato alla qualifica di internazionale.
PAIRETTO. Pronto.
DONDARINI. Gigi, sono Donda.
PAIRETTO. Ciao Donda, come stai? (...) Mi raccomando, domenica che non ci salti tutto...
DONDARINI. Mercoledì. Domani.
PAIRETTO. Sì, mercoledì... ecco fai una bella partita: tu sai che lì... sai che son sempre...
DONDARINI. ... eh, son particolari... Con cinquanta occhi bene aperti!
PAIRETTO. Eh, bravo, per vedere anche quello che non c'è, a volte... non facciamo subito che si dica: “Ah bene, complimenti per le scelte”...
DONDARINI. Vedrai che non vi deludo.
Sampdoria-Juventus, la sera dopo, finisce 3-0 per i bianconeri con un rigore contestatissimo che sblocca il risultato al 19': una trattenuta di Falcone ad Emerson che vede solo Dondarini (nessun giocatore della Juventus protesta). E il 23 settembre, il giorno dopo la partita, c'è una nuova telefonata fra Pairetto e Dondarini.
DONDARINI. Eh, bella battaglia hai visto?
PAIRETTO. Minchia!
DONDARINI. Orca miseria, ma questi erano fuori di testa!
PAIRETTO. Come?
DONDARINI. Erano fuori di testa questi della Sampdoria.
PAIRETTO. Quelli della Samp, eh?
DONDARINI. Mamma guarda ti giuro, se non c'erano i giocatori della Juve che mi aiutavano io non so come finiva questa partita perché erano veramente... ma dall'inizio, dal primo minuto.
PAIRETTO. Sì, sì, ma questi son sempre tutti fuori...
DONDARINI. Poi sai, ho dovuto dare quel rigore lì... guarda che è di un netto, Gigi!
PAIRETTO. Sì, ma ci credo perché poi dalla vostra posizione...
DONDARINI. Guarda ho dovuto sopportare perchè se no...
PAIRETTO. Sì, sì.
DONDARINI. Sì ho dovuto... ho cercato di non infierire perché questi erano in cerca di... non erano sereni dall'inizio, per cui...
PAIRETTO. Sì si ma vanno sempre in campo mai sereni contro le grandi squadre... si sentono sempre vittima di tutto, guarda sono incredibili!
DONDARINI. Certo, ma io ti dico, io ho cercato... di far sì, insomma, che la partita andasse a quella fine”.

3. Ecco. Le ultime parole del Donda, “io ho cercato di far sì che la partita andasse a quella fine”, chiudono il cerchio che il disgustoso Pairetto, alla vigilia, aveva aperto dicendo al giovane arbitro “mi raccomando, che domenica non ci salti tutto”, con la drammatica raccomandazione di “vedere anche quello che non c'è”. Per esempio – come poi avviene - il rigore fasullo per fallo fasullo di Falcone su Emerson per il quale, in diretta, non ci fu uno straccio di protesta di un solo giocatore juventino. Cos'è successo, dunque, in questi 20 mesi, nel cuore e nella testa del povero Donda, tuttora sotto inchiesta nel processo penale che si tiene a Napoli e assolto invece, come anima candida, nei processi-farsa della giustizia sportiva (unico arbitro condannato: De Santis)? Il povero Donda dev'essersi detto: mi hanno messo alla gogna come l'arbitro che faceva vincere la Juventus a comando; appena posso, dimostrerò a tutti che la Juve, se voglio, posso anche farla perdere. Tanto, Pairetto mi ha insegnato che si può “vedere anche quello che non c'è”. E per conseguenza, non vedere quello che c'è. Come Valdez che sgambetta in area Sissoko davanti ai tuoi occhi, per esempio. Basta chiuderli, gli occhi. E il rigore scompare! Questo è il calcio italiano del dopo-Calciopoli. Un baraccone che non è stato in grado di disfarsi di gente come Dondarini – per non parlare del leggendario Trefoloni e di altri burattini - e che adesso, per la legge del contrappasso, cola a picco per la seconda volta, trascinato nell'abisso dalla zavorra di questa parte infetta di classe arbitrale. I Ragazzi Terribili della banda Bergamo & Pairetto, quelli che avevano imparato che l'uomo decisivo, in partita, non è Del Piero, o Ibrahimovic, o Totti, o Inzaghi: l'uomo decisivo, se vuole, può esserlo il Donda. Basta vedere quello che non c'è.

da: www.paoloziliani.it

Anonimo ha detto...

MA QUELLA LETTERA DELLA JUVE L'AVEVAMO GIA' LETTA NEL 1967

27/02/08 - Niente di nuovo sotto il pallone. Arbitri, errori, critiche, rigori negati, gol non visti. Persino le lettere di «richiamo» alla federcalcio per chiedere tutele e regolarità. Giovanni Cobolli Gigli ci ha pensato lunedì (dopo i fatti di Reggio Calabria), scrivendo al presidente della Figc Abete e a quello dell’Aia Gussoni: «Il ripetersi di episodi così gravi impone di richiedere un intervento dei massimi organismi federali a garanzia della regolarità del campionato... La federcalcio ha il dovere di vigilare sul rispetto delle regole... Abbiamo il dubbio che nei confronti della Juventus non ci sia un atteggiamento sereno e adeguato alla serietà della Società e della squadra... Chiediamo provvedimenti immediati ed efficaci per sanare una situazione gravemente compromessa...». Ma Cobolli non ha inventato niente, non ha fatto che rispolverare un precedente di quarantun anni fa, quando il suo predecessore Vittore Catella, dopo un gol fantasma non convalidato a De Paoli nel gennaio del ’67 contro la Lazio, prese carta e penna e si rivolse al presidente della Figc, Pasquale, al capo degli arbitri, conte Giulini, e persino al presidente del Coni, Onesti, chiedendo loro «di intervenire a difesa non solo della Juventus ma della regolarità del campionato... La serietà e la correttezza della Juventus, di fronte a ben tre gol annullati in due giornate, non devono essere confuse con debolezza... Sta in voi far sì che la fiducia del mondo sportivo nella serietà e nella buona fede della categoria arbitrale tutta, venga ristabilita».
Ieri e oggi, insomma, ma il prodotto non cambia. Vittore Catella, onorevole del Partito liberale (a Torino girava la battuta elettorale «Per una Juve più bella votate Catella»), ex aviatore decorato al valor militare, capo della flotta aerea privata di casa Fiat (pare che Agnelli lo nominò presidente nel ’62, o meglio commissario, con una battuta: «Visto che lei ama il richio...»), scatenò immediatamente la reazione interista di Moratti (anche qui nulla di nuovo, ma si trattava ovviamente di Angelo) che definì la lettera «Una prova d’isterismo». Il mago Herrera non si tirò indietro: «La Juve protesta per influenzare gli arbitri». E Catella non fece attendere la replica: «Lui se ne intende... Ha sempre usato tali metodi», non risparmiando nemmeno il collega nerazzurro: «Gli unici isterismi che ricordo sono quelli riferibili ai dirigenti interisti ed ai componenti della famiglia del commendator Moratti». E allora il patron nerazzurro si scatenò: «Quando si arriva a mettere sullo stesso piano il sano entusiasmo di giovani come i miei figli e l’isteria velenosa di chi vuole a tutti i costi intorbidire le acque dello sport, si dimostra di essere capitati per caso nel mondo sportivo, forse soltanto per finalità elettorali».
Veleni a confronto dei quali le polemiche contemporanee sembrano zuccherini. Anche se l’Inter di oggi non ha gradito la lettera di Cobolli: «Serve solo a creare nervosismi e pressioni sulla classe arbitrale».
Per la cronaca quel campionato finì con la vittoria della Juve al fotofinish in sorpasso sull’Inter e proprio grazie a un errore. Non di un arbitro, ma di un portiere: Giuliano Sarti nella fatal Mantova. Ma in quel caso non partì nessuna lettera.

da: www.ilgiornale.it